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Gestione del rischio in ginecologia: un percorso integrato tra formazione, tecnologia e assicurazione

I reclami relativi ai reparti di ostetricia e ginecologia sono considerati tra i più seri nell’ambito del risk management, sia a causa del loro impatto emotivo su mamma e sul bimbo sia per i danni significativi che possono provocare alle strutture sanitarie coinvolte. Ci si può infatti trovare a gestire situazioni di rischio in cui gli operatori devono essere sempre pronti a svolgere la propria funzione rapidamente.

Approfondiamo cosa vuol dire occuparsi di gestione del rischio in ambito ginecologico.

La necessità di un approccio proattivo al risk management

Un sinistro grave, ancora di più se accade in ambito ginecologico, danneggia l’immagine dell’ospedale, oltre a compromettere il rapporto medico/paziente. Non solo: reclami ed eventi avversi hanno, in generale, un forte impatto sul benessere psicologico del personale sanitario. Uno studio condotto su Lancet Psychiatry ha evidenziato che, rispetto alla popolazione generale e ad altri gruppi professionali, i medici hanno una maggiore prevalenza di depressione, ansia e pensieri suicidi.

Storicamente, il risk management si è concentrato sulla gestione degli eventi avversi e sul rischio finanziario, cercando di scegliere l’opzione più vantaggiosa tra mantenere il rischio o stipulare una polizza assicurativa. Di recente, però, il concetto di gestione del rischio si è evoluto, adottando un approccio proattivo che mira a identificare le aree a rischio per prevenire gli eventi avversi, piuttosto che limitarsi a mitigare i danni una volta che questi si sono verificati.

Attraverso una visione multidisciplinare, è possibile individuare e correggere le aree di debolezza prima che gli eventuali problemi possano verificarsi. L’obiettivo del risk management moderno non è più solo ridurre i costi dei reclami, ma anche migliorare la sicurezza dei pazienti, riducendo il numero e l’impatto degli incidenti. E questo vale anche in ambito ginecologico.

Gestione del rischio in ginecologia: il ruolo della formazione e della sicurezza

Il parto in sé è un momento critico, e i rischi possono essere molti. Lo scopo di introdurre programmi formativi dedicati al personale sanitario è proprio quello di imparare a gestire lo stress, in particolare negli ospedali in cui il personale è meno preparato ad affrontare situazioni di emergenza legate alla nascita. 

Dedicare fondi per investire in formazione e tecnologia è fondamentale, ma come si può aumentare la sicurezza per le future mamme?
Gli approcci possibili sono due: uno reattivo, che si basa sull’analisi delle cause principali e l’analisi dei dati a disposizione. Sviscerare le cause di un sinistro è un metodo di problem-solving che individua le motivazioni reali dietro eventi avversi, fungendo da input le future per azioni correttive. È fondamentale che questa analisi avvenga il prima possibile: se un evento non viene prontamente riconosciuto, infatti, sarà più difficile identificare il problema all’origine del claim, perdendo l’opportunità di imparare dagli errori.

L’altro approccio, di tipo proattivo, basato sulla valutazione del rischio. Lo approfondiremo nel prossimo paragrafo.

Valutazione del rischio in ginecologia, l’importanza di un’alleanza tra ospedali 

La valutazione del rischio – in ogni ambito, compreso quello ginecologico – è un processo, spesso gestito da un ente esterno alla struttura sanitaria, che cerca di identificare e fornire raccomandazioni per mitigare o eliminare i rischi identificati. Tuttavia, i risultati di questo processo non vengono sempre utilizzati al massimo del loro potenziale: gli ospedali, da parte loro, possono essere riluttanti a lasciare che una compagnia di risk management controlli le loro procedure, le politiche aziendali e la cultura organizzativa.

Gli assicuratori, inoltre, non vengono sempre considerati come partner credibili nelle discussioni scientifiche. Questo pregiudizio può avere ripercussioni sulla sicurezza dei pazienti e sulla qualità delle cure, ostacolando i processi che potrebbero ridurre il numero di reclami e, di conseguenza, il valore dei premi assicurativi.

Il risk management deve quindi evolvere: da uno strumento di risparmio a uno destinato a liberare fondi per gli investimenti. Questo approccio, adottato quotidianamente in Relyens, è l’unico modo per ottenere risultati nell’ambiente ginecologico sanitario. I risk manager hanno un ruolo chiave nel contribuire all’analisi dei dati raccolti.

Questa la modalità che consente agli ospedali di imparare dagli errori e dagli eventi avversi, creando una nuova sinergia tra sanità e assicurazione, prerequisito per ristabilire la fiducia nell’alleanza terapeutica.

Cogestione sinistri, conciliazione e risarcimento danni: l’alleanza tra sanità e assicurazione con sistema misto della Regione Piemonte

Dal meccanismo del drop down alla prassi della conciliazione, dalla relazione medico-paziente come strumento di risk management allo scambio di competenze nel CVS: in questo articolo approfondiremo l’esperienza dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria con il gruppo Relyens avvalendoci del contributo del dott. Fabrizio Ferrando, Direttore SC Processi Amministrativi Generali e di Approvvigionamento.

Gestione sinistri e drop down, il legame tra sanità e assicurazione

“Dal 2005 la Regione Piemonte ha adottato un sistema assicurativo misto che prevede, assieme al tradizionale trasferimento del rischio ad un assicuratore, la costituzione per ciascuna annualità assicurativa di un fondo regionale unico per la liquidazione dei sinistri rientranti in franchigia” spiega Ferrando. “Ciò significa che ogni singola Asl piemontese si confronta con le stesse regole e lo stesso interlocutore. A questo sistema si è aggiunta, dal 2017, in coincidenza con l’aggiudicazione della polizza RCT/O regionale a Sham (ora gruppo Relyens), la reintroduzione del meccanismo del drop down”.

Come funziona il meccanismo del drop down nella gestione sinistri?

“Prima dell’arrivo di Relyens, la gestione dei claim era separata: quelli al di sotto della franchigia venivano gestiti dall’Azienda sanitaria, con il supporto di un loss adjuster esterno e l’acquisizione di un parere obbligatorio ma non vincolante dei Comitati Gestioni Sinistri sovrazonali; quelli al di sopra, dall’assicuratore” inizia Ferrando. “Il processo prevedeva poche occasioni di confronto. Ciò è cambiato con la reintroduzione del drop down nel 2017 e la previsione di un sistema di cogestione dei sinistri (ad eccezione dei soli sinistri di importo non superiore a € 5.000,00 interamente a carico, sia nella gestione che nella liquidazione a carico di ciascuna Azienda)”.

Ma cosa prevede nel dettaglio il drop down? 

“All’esaurirsi del Fondo regionale dedicato al pagamento dei risarcimenti al di sotto della franchigia – al momento pari a 27 milioni di euro per tutto il Piemonte nell’anno di riferimento –, l’assicurazione è operante, nei limiti del massimale aggregato annuo previsto in polizza, per tutti gli ulteriori sinistri RCT aperti che saranno definiti con oneri a carico dell’assicuratore, con la sola applicazione della franchigia fissa e frontale di 5.000,00 euro a carico dell’Azienda sanitaria” spiega Ferrando.

Nei programmi assicurativi precedenti, escluso un periodo assicurativo agli esordi del programma regionale, una volta eroso integralmente il fondo regionale tutti gli oneri ricadevano sulle singole aziende sino al limite della franchigia. 

“Questo meccanismo, proprio perché ha come effetto quello di esporre in prospettiva l’assicuratore ad un maggiore rischio (mediamente il fondo regionale va ad esaurirsi nell’arco di 6/8 anni ed i sinistri ancora pendenti sono tendenzialmente quelli più consistenti e spesso associati a contenziosi legali), si riequilibra con un sistema di cogestione dei sinistri nel quale assicuratore e assicurato sono reciprocamente coinvolti”.

Soprattutto l’assicuratore è costantemente interessato nella gestione dei sinistri minori (in fase di apertura, in fase di apposizione delle riserve, nella valutazione del sinistro in CGS) ed anche nella fase di prevenzione del rischio. “Per la mia esperienza personale, l’approccio di Relyens rende il Gruppo particolarmente ben predisposto a fare fronte a questo nuovo scenario” commenta Ferrando.

Gestione dei sinistri e drop down in assicurazione, cosa è cambiato con l’arrivo di Relyens 

“Relyens è un interlocutore assicurativo che dedica grande attenzione alla prevenzione del rischio a fianco della gestione dei sinistri. I due processi, si può dire, si rafforzano a vicenda quando lo scambio di informazioni e il confronto tra assicurato e assicuratore sono fluidi e frequenti. La mitigazione del rischio – tratta anche dalle lezioni della gestione sinistri – è un traguardo per la sicurezza dei pazienti. Meno richieste di risarcimenti significano, infatti, non solo meno spese per la sanità pubblica, ma sono un’indicazione che gli eventi avversi stanno diminuendo; cosa che, sia in Piemonte che a livello nazionale, sta effettivamente accadendo dopo il picco del 2015/16: un indizio – è l’auspicio di molti addetti al settore – che la legge Gelli-Bianco e gli investimenti in prevenzione cominciano a produrre un impatto quantificabile

La cogestione dei sinistri sanitari assieme a Relyens

“La cogestione si sviluppa attraverso il confronto e la condivisione delle competenze nel Comitato Gestione Sinistri. Nel caso di richieste al di sotto della franchigia è l’ospedale ad istruire la pratica con i propri uffici interni (reparto, direzione sanitaria, medico legale, ufficio sinistri, ufficio legale); nel caso di eventi di importo superiore alla franchigia, o comunque che presentino una quantificazione del danno permanente superiore al 50%, nei bay cases e negli eventi per i quali il sinistro è aperto a seguito di avvio di una indagine penale, è l’assicuratore a guidare il processo. A rimanere costante, però, è la stratificazione dei pareri e delle analisi multidisciplinari che avviene nel CGS e dai quali emerge la decisione di transare o resistere alla richiesta. C’è un vero scambio di competenze che rende struttura ospedaliera e assicurazione più ricche e preparate per capire l’orizzonte nel quale opera la controparte” spiega Ferrando.

Per approfondire il caso della Regione Piemonte, leggi l’intervista a Marta Ravotto, Loss Adjuster e membro dei Comitati Valutazioni Sinistri.

Sanitari e transazione conciliativa: cosa è cambiato

“La prima preoccupazione di un terapeuta implicato in una richiesta di risarcimento è contribuire alla ricostruzione dell’evento perché è forte il coinvolgimento emotivo e il senso di responsabilità. La collaborazione dei medici, infermieri e tecnici, perciò, è sempre molto alta. Meno pronunciata è la disponibilità a riconoscere un errore, anche se va anche detto che le scelte vengono sempre fatte in scienza e coscienza e, spesso, un esito diverso da quello atteso non è riconducibile ad una colpa o mancanza individuale” spiega Ferrando.

“Da parte dell’Azienda Ospedaliera, cerchiamo di preparare i dipendenti all’eventualità di un avviso di garanzia e di un claim; eventualità che purtroppo, ritengo essere altamente probabile per i professionisti sanitari, soprattutto nelle specialità storicamente più a rischio (aree chirurgiche, aree emergenza/urgenza ecc.) In definitiva, sebbene non sempre venga accolta con favore da parte del sanitario, la decisione di transigere è una scelta aziendale sempre motivata nell’ottica di ridurre il rischio di un contenzioso che potrebbe avere riflessi economici e di immagine ben peggiori”.

I vantaggi della conciliazione e la strategia dell’AO di Alessandria

“Noi cerchiamo di essere, innanzitutto, tempestivi” chiarisce Ferrando. “Per diversi motivi: il primo è la considerazione del piano emotivo: un paziente che abbia – o sia convinto di aver – subito un danno ha diritto ad una risposta rapida. Molti pazienti, inoltre, non cercano solo il riconoscimento economico, ma anche quello ‘morale’: veder riconosciuta la loro sofferenza. È possibile chiudere la transazione, anche in casi difficili, venendosi reciprocamente incontro. Qualora vi siano i presupposti, la transazione conciliativa – sia stragiudiziale che all’interno di un procedimento – è una soluzione win-win: fa risparmiare l’Azienda ma risparmia anche al paziente un lungo e faticoso iter. A beneficiare è, infine, la fiducia tra cittadino e sistema sanitario. Una fiducia nella quale bisogna investire – come la AO di Alessandria invita a fare nella sua formazione – attraverso una buona comunicazione medico-paziente; un elemento che riduce a priori la probabilità di una richiesta di risarcimento.

A fronte di questi vantaggi, la domanda che sorge è se i dipendenti pubblici che optano per la conciliazione si sentano tutelati quando si assumono la responsabilità di transare. Come è cambiata la situazione da questo punto di vista?

“La nostra responsabilità non è cambiata molto” risponde Ferrando. “Le ultime modifiche normative in materia di mediazione, hanno ribadito che il dipendente pubblico risponda solo per dolo e colpa grave. La multidisciplinarietà del CGS, alle cui riunioni partecipano l’assicuratore ed il broker assicurativo, costituisce un fondamentale momento di confronto e di crescita attraverso la stratificazione di pareri qualificati che consentono di formulare una proposta di transazione o di reiezione con una motivazione solida e articolata. Di fatto, essendo una scelta discrezionale, la Corte dei conti si astiene dal metterla in discussione almeno che non si tratti di casi con una palese incongruità nella motivazione e/o nell’entità del risarcimento. Anche in caso di transazioni difficili e cospicue, il dipendente pubblico si tutela grazie alla bontà e ragionevolezza della motivazione”.  

“La media delle richieste di risarcimento della nostra Azienda è di circa 40 all’anno e circa una metà viene accolta. Di quelle respinte, si tratta in alcuni casi di richieste poco motivate o con fine prettamente speculatorio e non hanno seguito. In altri, la vertenza prosegue fino al giudizio con esiti alterni. È verosimile ipotizzare un incremento nelle transazioni conciliative in futuro perché rappresentano, in diverse circostanze, la soluzione più conveniente sotto molteplici punti di vista” dice Ferrando.

“Ad esempio in materia di infezioni nosocomiali che costituiscono uno dei claim più frequenti ed in continua crescita, i criteri recentemente elaborati dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione rendono estremamente complesso per le aziende sanitarie riuscire a fornire la prova liberatoria richiesta ossia dimostrare di aver posto in essere nel caso specifico tutte le misure possibili per impedire l’infezione. Questo comporterà inevitabilmente un approccio diverso da parte delle aziende nella gestione di questa tipologia di claim più orientata alla transazione”.

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L’Ospedale Valduce e il progetto formativo sul Risk Management 

L’Ospedale Valduce, il 27 giugno, ha ricevuto il Premio nazionale eccellenza Formazione all’interno del concorso promosso da Associazione Italiana Formatori, riportando una Menzione Giuria nella categoria Organizzazione Risorse Umane per “interdisciplinarietà in Sanità”.

Il progetto, nato per iniziativa del Servizio Risk Management, aveva come obiettivo il miglioramento e consolidamento della cultura aziendale in tema di eventi avversi e loro gestione, avvicinando la componente sanitaria e quella amministrativa dell’ospedale. 

La Congregazione e la Direzione hanno mostrato entusiasmo e sostegno, convinti della necessità di favorire l’aumento della collaborazione e il lavoro di squadra, attraverso il rafforzamento della sicurezza, della prevenzione e della reattività anche in casi difficili.

Il progetto formativo sul risk management

“Volevamo creare un momento di confronto e insegnamento che superasse la logica della lezione frontale” raccontano il Vice Direttore Sanitario dott. Nunzio Castiglione e la Risk Manager dott.ssa Alessandra Orzella, spiegando come il corso formativo, della durata di4 ore, consistesse in una vera e propria rappresentazione teatrale della gestione dei sinistri ed eventi critici. 

“La nostra metodologia prevedeva di partire da un canovaccio che raccontasse l’antefatto. Ci siamo ispirati a casi italiani realmente accaduti che potessero effettivamente incontrare l’interesse dell’auditorio con situazioni che vivono quotidianamente” spiega la dott.ssa Orzella. 

Uno sguardo innovativo e coinvolgente sul modello organizzativo aziendale, che ha approfondito l’iter del sinistro (a gestione diretta, stragiudiziale, civile e penale) e le strutture gestionali aziendali.

In particolare, le figure del Comitato Valutazione Sinistri sono state dirette protagoniste dell’evento formativo: Coordinatore Risk Manager, Direzione Amministrativa e Sanitaria, Medico Legale, Broker, Loss Adjuster, Avvocati, Compagnia Assicurativa.  

Una grande attenzione è stata dedicata alla trasmissione dell’importanza del ruolo del personale sanitario, secondo le due direttrici di consapevolezza di contesti/situazioni e di appropriatezza dell’agire, per favorire cambiamento e sviluppo organizzativo, cultura della sicurezza e lavoro di squadra.

Dibattito formativo recitato: il risk management diventa interattivo

Dinamiche gestionali, punti di forza e debolezza per rendere i partecipanti più consapevoli di strumenti ed elementi di prevenzione/protezione: assistendo al dibattito “recitato” sono state trasmesse tutte le informazioni fondamentali, nell’ottica di creare una sinergia tra le diverse figure e funzioni presenti all’interno dell’Ospedale. 

“La difficoltà di linguaggio e di comunicazione può essere superata attraverso degli strumenti che avvicinano, quindi le storie, e per questo abbiamo pensato al teatro”, ha spiegato la dott.ssa Orzella.

Da non sottovalutare all’interno del flusso di Risk Management è anche la componente psicologica: “L’intento degli operatori sanitari quando operano è di fare del bene, cioè di non nuocere, – specifica il la dott.ssa Orzella – quindi nel momento in cui avviene un sinistro vi è anche un problema di colpevolezza, di vergogna, di inadeguatezza, di cui tener conto per una corretta gestione del caso. 

“Abbiamo quindi lavorato sull’adeguatezza e sull’appropriatezza, al fine di far comprendere che c’è una squadra che lavora per gestire i sinistri e che tutti ne fanno parte, anzi il personale sanitario ne è parte determinante, alla luce del sapere tecnico” che lo connota, conclude il vicedirettore dott. Castiglione.

Sinergia e trasversalità nella gestione del rischio  

Lavorare insieme a teatro come nella vita quotidiana in corsia: l’intento del progetto formativo è stato anche quello di avvicinare figure diverse, promuovendo un “Gioco di squadra” che abbia un traguardo comune, ovvero quello della riduzione del rischio clinico, della corretta gestione e della sua risoluzione in termini di equità e giustizia. 

Un sentimento di partecipazione che non si è fermato solo alle ore di formazione: “Il ritiro del premio ci ha resi orgogliosi per il fattivo coinvolgimento e l’entusiasmo delle varie figure professionali coinvolte, anche esterne alla struttura” ha confermato il dott. Castiglione

La collaborazione tra broker, azienda e assicurato

Anche le componenti esterne del progetto hanno riportato feedback estremamente positivi

“Il broker che ha partecipato ha veicolato subito l’informazione al gruppo Relyens, che ha accolto con piacere il fatto di partecipare all’iniziativa con il coinvolgimento della Claims Adjuster dell’Ospedale Valduce, la dott.ssa Giorgiana Valentino e del Key Account Manager dott. Matteo Cavallo. 

È stato molto impegnativo, soprattutto per i docenti che hanno dedicato il loro tempo, ma tutti sono stati molto presenti e a disposizione, formando un grandissimo lavoro di squadra” conferma la Risk Manager dott.ssa Orzella.  

“Abbiamo aderito con entusiasmo e favorevolmente all’iniziativa perché abbiamo innanzitutto creduto nel suo valore formativo e di intercettazione di un bisogno reale del settore di crescita della cultura del rischio di cui la gestione del sinistro è solo un elemento – ha spiegato il Key Account Manager Relyens dott. Matteo Cavallo – ma anche perché questa modalità innovativa si sposa perfettamente con la visione mutualistica del gruppo Relyens, in cui il contratto assicurativo è solo uno degli aspetti della partnership che auspichiamo sempre di stabilire con i nostri assicurati”. Mettere in connessione, infatti, tutti gli attori coinvolti nella gestione di un sinistro favorisce quel criterio di prossimità e di alleanza che favorisce un’azione condivisa.

“La presenza di broker e assicuratore in sinergia – aggiunge Orzella – è stata fondamentale non solo dal punto di vista della docenza, ma anche perché rispetto ad altre figure come, ad esempio, gli avvocati sono forse le persone meno conosciute e di cui spesso si ha un’idea vaga; sapere come funzioni il contratto di assicurazione e cosa rappresenti è stato importante anche per gli operatori sanitari” 


“Lavorare in maniera unitaria rappresenta un vantaggio e consente di capire punti di criticità e di forza. Il dialogo continuo rende possibile arrivare a posizioni condivise e che rafforzino l’ente” ha concluso il Vicedirettore Sanitario dott. Castiglione.  

Proprio l’approccio improntato su sinergia e collaborazione è ciò che, con le parole del dottor Cavallo “Contraddistingue Relyens sul mercato di riferimento”. “La struttura dell’Ospedale del Valduce– ha concluso Cavallo – ne è una delle prove: La collaborazione è scaturita dal contratto assicurativo e si è basata sull’interazione quotidiana, con l’incontro e la collaborazione di tutti i professionisti, sia dell’Ospedale che del broker, coinvolti nella gestione; questa sinergia si è evoluta in un progetto, come quello della formazione, che ci ha coinvolto: siamo orgogliosi di aver potuto contribuire al successo dell’iniziativa”.

 

PREVENIRE LE CADUTE OSPEDALIERE: IL NUOVO STUDIO DEL POLICLINICO GEMELLI

Un progetto innovativo per prevenire il rischio di cadute dei pazienti e migliorare la gestione del rischio clinico. L’obiettivo di uno studio portato avanti dal Policlinico Gemelli di Roma prevede lo sviluppo di un albero decisionale che si affianchi alla scala di Conley e migliori la capacità di individuare i pazienti a rischio, utilizzando i dati già a disposizione del personale medico-infermieristico. Ecco in cosa consiste.

Cadute ospedaliere, cosa dice lo studio del Gemelli

Le cadute ospedaliere rappresentano uno dei più frequenti eventi avversi e sono un grave problema sia per la salute dei pazienti che per costi diretti e indiretti che provocano alle strutture: risarcimenti, prolungamento della degenza, preclusione di nuovi ricoveri e danni di immagine. I pazienti anziani e poli patologici sono maggiormente a rischio, così come quelli che provengono dal Pronto Soccorso (anche una volta entrati in degenza nei singoli reparti). 

“Al momento – spiega Vincenzo Maria Grassi, dirigente medico della UOS Risk Management del Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – il principale strumento di valutazione è la scala di Conley che identifica un paziente come ‘a rischio caduta’ con un punteggio pari o superiore a due, con la Letteratura che segnala una sensibilità del 60-69% e una specificità del 41-61%, valori deponenti per un potere predittivo positivo o negativo sostanzialmente limitato.

Ci siamo chiesti, perciò, se esistesse un modo per migliorare le capacità predittive delle strutture sanitarie, fornendo a medici e infermieri uno strumento più efficace per identificare i pazienti maggiormente a rischio senza, nello stesso tempo, aumentare il loro carico di lavoro.  L’obiettivo, dunque, è stato quello integrare i parametri già raccolti nella nostra cartella clinica digitale per affinare l’indicazione offerta dalla scala di Conley”. 

Da questa premessa è partito uno studio-controllo retrospettivo che ha analizzato la storia clinica di 216 pazienti, 108 con esperienza di caduta e 108 no, valutando i valori di altre tre scale: IDA (l’indice di dipendenza assistenziale); l’indice di Barthel (che misura autonomia della persona nelle attività quotidiane); e il BRASS (Blaylock risk assessment screening score). 

La domanda fondamentale dello studio è stata: possono i valori di queste tre scale essere utilizzati per affinare la predizione sui pazienti identificati a rischio dalla scala di Conley?

“Il risultato dello studio – che è, al momento, in attesa di pubblicazione su una rivista scientifica – è un albero decisionale di 9 livelli con domande dicotomiche che affrontano tutte le possibili variabili. Una valutazione sulla scala di Brass con valore superiore a 2 è un’indicazione generale di rischio, alla quale segue il percorso dell’albero decisionale”. 

“Gli elementi finora raccolti – conclude Grassi – indicano che esistono validi presupposti per continuare la ricerca e la sperimentazione. Puntiamo nel breve futuro a sviluppare un software capace di processare l’albero decisionale, incrociando i dati nella cartella digitale del Gemelli e offrendo ai clinici una predizione del rischio sempre più precisa”. 

IL FUTURO DEL RISK MANAGEMENT SANITARIO: IL MODELLO INNOVATIVO DI RELYENS

Tutte le dimensioni del rischio, e non solo quello clinico, vanno tenute in considerazione per la sicurezza del paziente: un’idea che sta prendendo piede in Italia e in Europa come Enterprise Risk Management.   

A cura di Roberto Ravinale  

Il processo sanitario si caratterizza per la presenza di numerosi rischi di differente natura: al tradizionale rischio clinico, si affiancano rischi legati alle strutture architettoniche, alle procedure logistiche, alla sicurezza delle informazioni e alla comunicazione sanitaria.  

 A ciò si aggiunge il processo di progressiva digitalizzazione che, sebbene possa migliorare la condivisione di dati, non può essere ignorata come potenziale fonte di nuovi rischi per la sicurezza dei pazienti.  

 Il contesto appena descritto impone l’adozione di un nuovo modello di risk management che sappia governare efficientemente ogni componente del processo sanitario, migliorando la sicurezza dei pazienti e, di pari passo, dei professionisti coinvolti. Questo approccio globale, proattivo e data-oriented alla prevenzione del rischio e alla gestione degli eventi avversi rappresenta la strategia peculiare di Relyens. Il nostro gruppo affianca le strutture sanitarie di 5 Paesi europei combinando le competenze di risk manager multi-specialistico a quelle di assicuratore mutualistico.

In questo scenario, il settore sanitario ha sempre più bisogno di una visione globale del rischio e di processi di analisi in grado di informare e orientare le decisioni strategiche. Questo approccio, noto come Enterprise Risk Management, si sta facendo strada nella complessità della pianificazione sanitaria e vede alcune sperimentazioni già in corso.   

 Il nostro impegno nel settore sanitario sta portando alla crescita del nostro Gruppo in due modi distinti. In primo luogo, stiamo costantemente ampliando le nostre competenze e le soluzioni che offriamo al sistema sanitario italiano. In secondo luogo, ci stiamo sempre più radicando nellecosistema sanitario del nostro Paese, collaborando con partner, associazioni di categoria, università ed enti formativi d’eccellenza per diffondere la cultura della sicurezza e della prevenzione del rischio, condividendo best practice e creando occasioni di confronto sui temi più attuali del settore.  

Questa evoluzione è rappresentata anche dal recente passaggio di brand: Da Sham a Relyens, affianchiamo non solo le strutture sanitarie ma anche tanti altri attori e della ricerca per promuovere cultura e prassi della sicurezza nell’ecosistema sanitario.  

Tra le iniziative più importanti del 2023 grande rilievo avrà lo studio di settore “Risk management sanitario in Italia: indagine su strumenti e risorse destinate alla sicurezza delle cure”, sviluppato in collaborazione con Federsanità, nostro partner storico.  

Lo studio, primo nel suo genere in Italia, permetterà di ottenere una panoramica completa della gestione del rischio sanitario in Europa, a partire dall’approvazione della Legge Gelli-Bianco 24/2017. I risultati dello studio saranno presentati nei prossimi mesi e forniranno una base solida per sviluppare ulteriori riflessioni e proposte organizzative per il settore sanitario, al fine di garantire cure di alta qualità e sicurezza.  

Durante il secondo semestre dell’anno, Relyens presenterà un nuovo white paper dedicato al rischio cyber nel settore sanitario in Europa. Questo aggiornamento, a due anni di distanza dalla prima edizione, offre una valutazione aggiornata del livello di preparazione delle strutture sanitarie nell’affrontare e gestire il rischio cyber, sempre più presente e attuale nel settore.   

Grazie alla dimensione europea del Gruppo, il progetto fornirà una comparazione tra Italia, Spagna, Germania e Francia, fornendo dati e informazioni preziose per migliorare la sicurezza cyber nel settore sanitario.  

Continua, infine, la collaborazione di Relyens al fianco della Fondazione Politecnico di Milano nel quadro della “Joint Research Platform Healthcare Infrastructures”, la community che riunisce aziende e istituzioni di riferimento nel settore sanitario per progettare gli ospedali del futuro.  

 Relyens crede fermamente che la realizzazione di un settore sanitario più sicuro, moderno e di qualità, al fianco dei professionisti della sanità, richieda una vera e propria evoluzione culturale e un cambio di visione, e siamo orgogliosi di contribuire attivamente a questo processo di trasformazione.

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VALORE UMANO: L’INCONTRO TRA PUBBLICO E PRIVATO PER UNA SANITÀ EUROPEA  

Provider pubblici e privati dei diversi Paesi affrontano criticità comuni: dall’invecchiamento della popolazione alla carenza di personale. Anche le soluzioni possono essere uniche e condivise, partendo dalla digitalizzazione che ottimizzerà il tempo dei professionisti sanitari. Il punto di incontro? Il valore umano. 

La sanità europea tra pubblico e privato

Ospedali pubblici e privati si trovano ad affrontare problemi comuni: il primo è l’invecchiamento della popolazione; il secondo è la carenza di personale frutto sia di numerosi licenziamenti che delle difficoltà di reclutamento. In sintesi: cresce il bisogno di salute, ma diminuiscono le risorse per farvi fronte.  

“Di fronte ad una sfida di questa portata – commenta Anna Guerrieri, Risk director del Gruppo mutualistico europeo Relyens – solo la cooperazione tra pubblico e privato può garantire una sanità europea per tutti i cittadini e sostenibile per gli Stati. Dobbiamo favorire l’incontro tra i due ecosistemi e la condivisione di soluzioni comuni”.  

A questo tema è stato dedicato il 4° Convegno dell’Unione Europea dell’Ospedalità Privata (UEHP), organizzato a Bruxelles che si è svolto l’8 e 9 marzo 2023 con la collaborazione del Gruppo Relyens, al quale hanno partecipato attori pubblici e privati da tutta Europa, con una rappresentanza italiana, in particolare, piemontese. I rappresentanti della Regione hanno, tra le altre cose, esposto la loro partecipazione al progetto Agenas ‘Umanizzazione ed Empowerment. La valutazione partecipata della qualità dei servizi e delle prestazioni sanitarie’. 

Relyens è uno dei principali attori nella gestione del rischio MedMal per le sanità europee. Attualmente opera come risk manager e assicuratore in 5 Paesi creando occasioni di ricerca e divulgazione che permettono di condividere buone pratiche di prevenzione nell’intero ecosistema sanitario. 

“Ad emergere dalla discussione di Bruxelles – prosegue Guerrieri – è la necessità di proteggere il valore umano del personale e promuovere l’umanizzazione delle cure. Un ambito nel quale pubblico e privato possono condividere approcci unitari partendo dai rispettivi punti di forza come le soluzioni innovative del privato nel reclutamento o la diffusione su vasta scala delle prestazioni digitali, nella quale il pubblico, ovviamente, giocherà un ruolo di traino”. 

“Proprio la digitalizzazione ed informatizzazione dei processi – conclude la Risk director – rappresenta la prima soluzione alla carenza di personale per accudire una popolazione che invecchia. In primo luogo, perché promette di ottimizzare l’impiego del tempo, semplificando le procedure burocratiche che tolgono energie all’assistenza; dall’altro perché permetteranno di ridurre l’accesso dei soggetti sani ma fragili in ambienti a rischio come le strutture sanitarie”.  

Fondamentale ovviamente l’opportuna formazione, la protezione dei dati e la sicurezza informatica. 

L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE DEI RISK MANAGER NEI PROCESSI TRASFORMATIVI DELLA SANITÀ 

Il Risk Management è una componente irrinunciabile all’interno dei processi trasformativi in sanità. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Caccavo, Avvocato e Legal Advisor di Relyens e docente del modulo del nuovo Corso Avanzato di Risk Management organizzato da ECOLE – Enti Confindustriali Lombardi per l’Education: “La responsabilità del professionista e delle organizzazioni sanitarie e sociosanitarie”. 

Giuseppe Caccavo, Avvocato e Legal Advisor di Relyens

“La sicurezza è l’elemento fondante per la sostenibilità finanziaria delle cure, per l’empowerment del paziente e per garantire una capillare innovazione digitale e tecnologica. La formazione dei risk manager deve essere continua, multidisciplinare e percepita come una priorità nell’intero orizzonte sanitario” ha esordito Caccavo.

Cos’è la gestione integrata dei sinistri e perché è importante un coordinamento con il risk management 

“Il flusso di informazioni rappresenta un tassello fondamentale per chi si occupa della gestione dei sinistri in materia di responsabilità sanitaria” spiega Caccavo. “Chi gestisce i sinistri ha bisogno delle informazioni che provengono dal RM e chi gestisce il rischio clinico può sfruttare le informazioni raccolte nel corso della gestione dei sinistri. Una gestione integrata, alimentata da un flusso informativo costante, consente al gestore del sinistro di inquadrare al meglio la vicenda, avendo a disposizione tutti gli strumenti per approntare una corretta strategia difensiva oppure per riconoscere un equo risarcimento. Nel contempo, la gestione integrata consente a chi si occupa di RM di aggiornare la mappatura dei rischi esistenti all’interno di una realtà sanitaria”. 

Caccavo fa un esempo concreto. “Sicuramente l’apporto del RM risulta fondamentale per chi gestisce un sinistro che scaturisce da un’infezione correlata all’assistenza (c.d. ICA). Reperire tutta la documentazione che dimostri la predisposizione e l’applicazione delle procedure di prevenzione delle ICA mette il gestore del sinistro nelle condizioni di poter approntare una concreta strategia difensiva. Ma non solo. Prendiamo il caso di un evento avverso ricorrente all’interno dello stesso reparto ospedaliero, che si verifica con le medesime modalità e di cui si viene a conoscenza solo dopo l’apertura di plurimi sinistri. Questo errore può voler dire che qualcosa non funziona nelle procedure. L’evento, se considerato singolarmente, difficilmente può rappresentare un campanello d’allarme. Chi ha gestito i diversi sinistri può, tuttavia, sviluppare una visione d’insieme del problema e segnalarla al risk manager, che valuterà l’opportunità di procedere a una nuova mappatura dei rischi ed eventualmente a una revisione delle procedure funzionale a evitare che l’evento avverso possa ripresentarsi. 

La gestione integrata del rischio e la tutela dei professionisti sanitari 

Certamente. I professionisti sanitari sono i protagonisti di quel flusso di informazioni di cui abbiamo parlato in precedenza. Sono protagonisti sia dal punto di vista attivo, perché concorrono a fornire al RM e al gestore del sinistro informazioni utili sulla vicenda concreta nella quale sono stati coinvolti; sia dal punto di vista passivo, perché è importante che il RM diffonda agli stessi i nuovi rischi mappati e le nuove procedure introdotte. 

Tutti gli step della gestione del sinistro

Personalmente ritengo che una corretta scaletta nella gestione del sinistro inizi e termini con il dialogo. Dialogo con tutte le componenti interne (RM, professionisti sanitari, CVS) e con le componenti esterne (danneggiato, aventi diritto e legale incaricato). Dialogo significa informazioni e, come detto, le informazioni sono fondamentali per gestire al meglio un sinistro. 

Le opzioni a disposizione della gestione sinistri per comporre la vertenza prima di arrivare in Tribunale 

Le opzioni sono varie e non sempre coincidono con il riconoscimento di un risarcimento. A volte dimostrare disponibilità di ascolto oppure garantire un semplice confronto con il reclamante può contribuire a una composizione bonaria della vertenza. Guardare la situazione dalla prospettiva del reclamante, concentrarsi sugli interessi e non sulle posizioni sono tutte attività che consentono di individuare soluzioni alternative per comporre la vertenza.   

Su questo tema è intervenuto anche Lorenzo Minetti, Responsabile Area Sanità di ECOLE – Enti Confindustriali Lombardi per l’Education e organizzatore del nuovo Corso Avanzato di Risk Management, iniziato giovedì 2 febbraio, che offre formazione di secondo livello a tutti i professionisti che si occupano di Risk Management in sanità. 

Lorenzo Minetti, Responsabile Area Sanità di ECOLE

L’importanza di una specifica formazione per i risk manager  

Negli ultimi anni il ruolo dei risk manager sta assumendo un’importanza sempre più centrale nelle organizzazioni sanitarie, sia pubbliche che private. Secondo Minetti “la pandemia ci ha insegnato che nei momenti di crisi avere procedure e prassi standardizzate di prevenzione e gestione del rischio può fare davvero la differenza, considerando in particolare la necessità per le strutture sanitarie di far fronte a rischi sempre più integrati e complessi, non solo clinici”. 

Le innovazioni proposte dai corsi ECOLE nel 2023  

“Innanzitutto, abbiamo deciso di segmentare la formazione in base al livello di preparazione ed esperienza degli iscritti: oggi possiamo garantire percorsi specifici sia per chi si sta approcciando al mondo del rischio in sanità, sia per chi ha svolto dei corsi di formazione base e necessita di alcune competenze avanzate e, infine, offriamo alcuni approfondimenti mirati anche per esperti risk manager che lavorano da anni nel sistema” racconta Minetti. “Garantire la partecipazione a classi interaziendali con pochi partecipanti facilita sia una formazione “action learning“, attraverso i lavori di gruppo, sia la possibilità di sviluppare una rete di conoscenza di sistema, arricchita da alcuni momenti di plenaria dove è possibile confrontarsi con partecipanti di esperienza e professionalità molto eterogenea”. 

“La collaborazione con la DG Welfare assicura un’assoluta attualità dei temi trattati, che ben si evincono dalla corrispondenza con quanto citato nella Delibera delle Regole per il 2023. La programmazione lombarda prevede, infatti, per le strutture sanitarie una particolare attenzione alla gestione del “full risk based thinking” (ERM), alla gestione delle Crisi e Continuità Operativa e alla Prevenzione infezioni/sepsi – tutti temi centrali nei nostri corsi. Per quest’anno abbiamo affiancato a docenti esperti del sistema lombardo alcuni ospiti extra-regionali, in modo da portare in aula le eccellenze italiane per spunti di contaminazione operativa, e soprattutto esperti di imprese leader nel settore, attive nella gestione del rischio, che possano insegnare prassi e procedure del lavoro quotidiano del risk manager”. 

Le prospettive future nel campo della formazione dei risk manager

“Il nostro obiettivo è quello di progettare per il futuro momenti di maggior confronto tra i professionisti di strutture pubbliche e di strutture private accreditate, che pur facendo percorsi di formazione simili e avendo gli stessi obiettivi professionali hanno ancora pochi punti di contatto” spiega Minetti. “In programma abbiamo convegni monotematici aperti a tutte le strutture lombarde e soprattutto “visite outdoor” per toccare sul campo similitudini e differenze nella programmazione e nella messa a terra di procedure di prevenzione e gestione del rischio. Infine, è necessario pensare anche a una formazione di base specifica dedicata a tutte le strutture sociosanitarie del territorio, che su questi temi sono ancora parecchio indietro per formazione e linee guide aziendali”. 

L’INVESTIMENTO IN RM E SICUREZZA SANITARIA SI RIPAGA GIÀ NEL PRIMO ANNO DI ATTIVITÀ

Il Politecnico di Milano rilascia i risultati della piattaforma JRP sull’ospedale del futuro. “Per il nuovo anno – dice la Risk Manager di Relyens Francesca Montesi Righettilavoreremo a soluzioni che gli ospedali sul territorio potranno seguire nel loro percorso di innovazione”. 

A seguito del primo rapporto del Joint Research Platform Healthcare Infrastructures, la community del Politecnico di Milano e Fondazione Politecnico che ha messo in sinergia le aziende e le istituzioni leader nel settore Healthcare per progettare il futuro dell’ospedale nei prossimi anni, Francesca Montesi Righetti, membro del Comitato Guida in qualità di Risk Manager del gruppo Relyens, ha condiviso un bilancio sulle attività svolte in questo primo anno di partnership. 

“Dalle analisi effettuate in questi mesi, è emerso che le risorse destinate alla sicurezza e al risk management, dalla progettazione architettonica al monitoraggio della qualità quotidiana dell’aria, si ripagano già nel primo anno di attività grazie ai risparmi ottenuti dalla riduzione di eventi avversi, infezioni, cadute, stress e all’incremento della soddisfazione e produttività.  Ad oggi, nonostante i progressi nella cultura della prevenzione, la sicurezza viene, ancora spesso percepita come una spesa. In realtà, rappresenta il migliore investimento per la sostenibilità dei sistemi sanitari”. 

Da cosa deve partire la sanità del futuro? 

“La sanità del futuro – dice – deve partire da un presupposto: nessun processo sanitario può essere considerato un compartimento a sé stante, ma deve essere valutato in relazione e in equilibrio al contesto che lo circonda e all’expertise delle diverse professioni coinvolte”. 

Per esempio: “Monitorare la qualità dell’aria è una barriera alle infezioni ospedaliere e richiede una tecnologia e dei passaggi circoscritti. Ma non può essere un intervento isolato. La riduzione delle infezioni ospedaliere non può prescindere, infatti, da una serie di interventi coerenti che includono il monitoraggio dell’aria, ma anche la formazione del personale, la mappatura del rischio a priori, la misurazione degli interventi di mitigazione, il potenziamento delle check list e dei protocolli di sicurezza, la progettazione flessibile degli spazi di degenza e così via”. 

“Parimenti, per misurare l’impatto economico delle infezioni e il risparmio garantito dagli interventi di risk management, non possiamo fermarci ai soli risarcimenti, ma dobbiamo considerare le cure aggiuntive, i giorni di degenza in più, lo stress, il danno di immagine, l’aumento della conflittualità e tanti altri fattori. La sanità è un sistema complesso dove le componenti sono collegate e vanno considerate in relazione le une alle altre.  Questo – sottolinea Montesi Righetti – è esattamente l’approccio che il progetto JRP ci ha permesso di introdurre: il confronto tra attori leader nei diversi passaggi della filiera sanitaria, ognuno con il suo contributo e il suo bagaglio di competenze”. 

Quale sarà l’impatto della Joint Research Platform Healthcare Infrastructures sulla progettazione degli spazi ospedalieri? 

Questo progetto segna indubbiamente un ulteriore passo avanti nella cultura della sicurezza. Il Risk Management sanitario è diventato – grazie anche al contributo di Relyens – uno dei pilastri delle linee guida di JRP: la gestione del rischio non deve essere più considerata come un elemento a sé stante, ma come una componente integrata in ogni singolo processo, dalla progettazione degli spazi, alla tecnologia, al percorso del paziente dopo la degenza. Questo vuol dire che in ogni passaggio ci si dovrà chiedere quali siano i rischi e come ridurli”.  

“Le linee guida, a loro volta, diventeranno azioni nella prassi sanitaria, grazie, per esempio, ai processi di certificazione. I membri del Comitato Guida del JRP stanno infatti prendendo parte attiva al gruppo di lavoro di UNI – Ente Italiano di Normazione – nella costruzione della nuova norma tecnica relativa alle strutture ospedaliere e sociosanitarie. Durante i prossimi incontri saranno condivisi i risultati della piattaforma, così da contribuire alla stesura dei requisiti per ottenere le certificazioni di qualità, entrando nel concreto della prassi ospedaliera”. 

“Un altro impatto consisterà nella capacità di progettare soluzioni che gli ospedali sul territorio potranno seguire nel loro percorso di innovazione”. 

Che soluzioni possono nascere da JRP per la Sanità Italiana? 

“La sfida qui è progettare degli interventi che potranno essere inseriti nelle strutture esistenti. La grande maggioranza degli interventi di innovazione risulterà infatti nella riconversione di strutture già esistenti.  La piattaforma JRP potrà fare la differenza mettendo a frutto la profonda analisi svolta nel 2022 e le competenze approfondite dei diversi partner nello sviluppo di ‘template’ capaci di trasferire sostenibilità, innovazione e sicurezza negli ospedali reali, aggiornandoli. Penso, per esempio, al progetto di una nuova camera di degenza. Questo, confido e mi auguro sarà l’orizzonte e l’output di JRP nel 2023”. 

LA SANITÀ HA BISOGNO DI UNA POLIZZA CYBER

Di fronte al netto incremento della minaccia, la sicurezza informatica si compone di tre elementi inseparabili: prevenzione, tecnologia e assicurazione. Come funziona “Sham Cyber Protection”, la prima polizza in Italia sviluppata specificamente per il mondo della sanità. 

Di Luca Achilli, Direttore Sviluppo Healthcare di Sham – gruppo Relyens in Italia  

La sanità è divenuta il terzo settore più colpito dagli attacchi informatici, con un incremento del 24% rispetto al 2020 secondo il rapporto Clusit sulla Sicurezza ICT in Italia recentemente pubblicato. Due terzi degli attacchi sono ransomware. Le cause, data la complessità dell’ecosistema sanitario, sono molteplici. 

IL CONTESTO: INNOVAZIONE E PNRR 

La sanità, innanzitutto, si trova sulla direttrice di due fenomeni coincidenti: da un lato, la forte accelerazione dell’evoluzione digitale, trend che verrà ulteriormente amplificato grazie agli investimenti del PNRR; dall’altro, la crescente minaccia cyber alle aziende e alle istituzioni sanitarie che sfrutta le vulnerabilità create da questa repentina innovazione. La correlazione tra i due fenomeni non è, però, immutabile. Anzi. Solo una sanità matura dal punto di vista della sicurezza digitale potrà completare la trasformazione tecnologica che ha avviato. 

LE VULNERABILITÀ INFORMATICHE DELLE STRUTTURE SANITARIE

I recenti attacchi informatici subiti da numerose strutture sanitarie confermano l’intensità e l’attualità della minaccia cyber. E non è un caso che sia così. L’ecosistema sanitario, per la sua complessità, presenta numerose potenziali vulnerabilità che possono essere sfruttate dai cyber criminali. Per citarne alcune: l’alto numero di device medicali e apparecchiature in rete con diversi gradi di obsolescenza informatica; i tanti fornitori esterni delle strutture; la carenza di una formazione del personale che sottolinei la necessità di integrare senza soluzione di continuità il cyber risk nella gestione globale del rischio sanitario. 

GLI EFFETTI DEGLI EVENTI AVVERSI CYBER SANITÀ 

La sanità, inoltre, è uno dei pochissimi settori in cui un attacco informatico può creare un pericolo per la vita e la salute delle persone, oltre che un danno finanziario e operativo alle organizzazioni colpite. Nel 2020 si è registrato, in Germania, il primo caso in cui la morte di un paziente è stata direttamente causata da un attacco hacker. Una realtà sanitaria vittima di un evento cyber avverso può vedere, infatti, compromessa la sua capacità di erogare cure, eseguire esami, accedere alle cartelle cliniche. A questo si aggiunge il rischio di furto e diffusione dei dati sensibili, nonché il costo delle risorse dirottate per reagire all’attacco e ristabilire l’operatività compromessa.  

IN QUESTO SCENARIO, OGNI STRUTTURA SANITARIA HA BISOGNO DI UNA STRATEGIA INTEGRATA DI GESTIONE DEL RISCHIO CYBER

La sicurezza cyber in sanità non può prescindere dalla compresenza di tre strumenti fondamentali: una dotazione tecnologica all’avanguardia; una strategia globale di cyber risk management per la mitigazione del rischio; una polizza assicurativa per la copertura del rischio residuale. È essenziale ribadire la complementarità di questi tre elementi. 

È questa la strategia del gruppo Relyens su ogni aspetto del rischio clinico: affiancare le strutture sanitarie con un approccio a 360 gradi che include specifici interventi e strumenti proprietari di risk management, per poi coprire con la componente assicurativa il rischio residuale al suo manifestarsi. 

PERCHÈ C’È BISOGNO DI UNA POLIZZA CYBER IN SANITÀ

Al momento, Sham Cyber Protection è l’unica polizza in Italia specificamente progettata per affrontare la minaccia cyber in sanità. Il prodotto si compone di tre elementi fondamentali: il primo è l’assistenza 24 ore su 24, 7 giorni su 7, basata in Italia. Non è un servizio che, nell’immaginario, si associa immediatamente a una polizza assicurativa, ma è essenziale in questo settore. Un evento avverso cyber può avvenire in qualsiasi momento e la risposta nelle prime ore è determinante per arginare l’estensione del danno. Non si può sovrastimare il beneficio che un’azienda trae dal poter accedere alla consulenza di professionisti legali, tecnologici e di comunicazione specializzati espressamente nel fronteggiare questo nuovo genere di crisi. Il tutto potendo dialogare con loro in modo chiaro, rapido e inequivocabile, senza alcuna barriera linguistica. 

La seconda area riguarda la copertura del danno subito dalle strutture sanitarie, compresi i costi per ristabilire l’attività quotidiana e recuperare i dati persi. 

La terza area, infine, protegge le strutture dalla responsabilità civile per danni a terzi, quindi per i danni alla salute e alla privacy dei pazienti

IL NUOVO ORIZZONTE DELLA CYBER SECURITY IN SANITÀ

Il lancio della nuova polizza pone il gruppo Relyens in netta controtendenza rispetto a un mercato assicurativo che si è progressivamente ritirato dal settore sanitario, in particolare nell’ambito cyber, giudicandolo troppo “difficile” e poco redditizio.  

Sham Cyber Protection non è, perciò, solo un nuovo prodotto assicurativo, ma un nuovo ambito di opportunità per la sicurezza delle strutture sanitarie e, più in generale, dell’intero settore. Ci auguriamo che il top management della sanità e i Chief Information Officer guardino sempre più a una polizza cyber come a uno strumento integrato con tutti gli altri interventi di protezione. 

Le attività di gestione del rischio sono, infatti, un crocevia del futuro sanitario. Solo una sanità sicura potrà essere al tempo stesso sostenibile, innovativa e capace di impiegare i dati per implementare l’efficacia e l’efficienza sia delle cure che della governance. 

UNA “TERZA VIA” NELLA GESTIONE DEL RISCHIO SANITARIO

Durante gli ultimi 15 anni, il sistema assicurativo della responsabilità civile sanitaria ha rimodulato l’offerta della gestione del rischio adeguandosi alla comparsa dell’autoassicurazione e dimostrando l’importanza di condividere gli strumenti e le competenze tra assicuratori e strutture sanitarie. 

A cura di Roberto Ravinale, Direttore esecutivo di Sham – gruppo Relyens in Italia, ed Ernesto Macrì, Avvocato specializzato in responsabilità civile sanitaria 

Il modello italiano della responsabilità civile in sanità è peculiare: è il primo al mondo ad aver avviato (non concluso) il processo di normazione, attraverso la legge n.24/2017, di quella che, di fatto, è una scelta tecnica di gestione finanziaria: la ritenzione del rischio da parte delle aziende sanitarie. Una scelta che, nella sua forma più pura, lascerebbe il provider dei servizi sanitari a fronteggiare l’interezza dei risarcimenti a terzi per i rischi legati alle prestazioni di cura e che chiama in causa, conseguentemente, la sua capacità di stimare correttamente il rischio finanziario e assolvere all’obbligo risarcitorio. Il rischio di insolvibilità, infatti, ricadrebbe interamente sul paziente danneggiato.  

Nella realtà, la ritenzione integrale del rischio è piuttosto rara in sanità, né potrebbe essere altrimenti in Italia dove la prospettiva di una crisi di liquidità e conseguente fallimento di un’azienda sanitaria pubblica è impensabile; diversamente ad altri contesti dove l’ingegneria tecnica della ritenzione si è particolarmente sviluppata, come negli Stati Uniti. 

In tutto il mondo però, e a prescindere dalle differenze, è stato avviato negli ultimi 15-20 anni un progressivo allontanamento delle assicurazioni dal panorama sanitario e viceversa.  

Questo arco di tempo è stato caratterizzato da un profondo mutamento dell’elaborazione giurisprudenziale che ha registrato un inasprimento del regime della responsabilità gravante sugli operatori sanitari e un allargamento del sistema delle tutele a beneficio del paziente. Se ciò ha assicurato al paziente un certo grado di tutela, ha anche comportato un vertiginoso aumento delle controversie dalle quali sono a loro volta scaturiti il fenomeno della medicina difensiva e il ritiro di alcune delle principali compagnie di assicurazione dal segmento di mercato. 

È in questo contesto che si è inserita una seconda grande trasformazione: il sistema assicurativo della Responsabilità Civile, tradizionalmente ancorato ai principi della Loss Occurrence, è passato in modo repentino al modello Claims Made. Il progressivo abbandono del rischio sanitario da parte degli assicuratori ha portato alla conseguente strutturazione di modelli alternativi, da parte delle aziende sanitarie e delle Regioni, attraverso leggi istitutive di fondi specifici per il risarcimento: la c.d. “autoassicurazione” che, dal 2017, assume la forma delle “analoghe misure”. Una costante crescita in termini di valore che – secondo il Bollettino IVASS “I rischi da responsabilità civile sanitaria in Italia 2010-2020” – trova la sua massima espansione nel 2017, cioè nel periodo in cui gli accantonamenti per la ritenzione del rischio sanitario superano il valore dei premi. 

Attualmente in Italia un numero rilevante di aziende sanitarie opera in regime di almeno parziale autoassicurazione, intendendo con questo termine una forma di ritenzione del rischio consapevole, con pianificazione finanziaria, accantonamenti e internalizzazione non solo del rischio stesso, ma anche delle competenze di gestione del rischio e dei sinistri.  Questa situazione è, senza mezzi termini, peculiare e ricca di interessanti opportunità perché, per la prima volta, assicurazioni sanitarie e assicurati condividono non solo obiettivi comuni (la sicurezza delle cure, la riduzione del contenzioso), ma identiche sfide gestionali e strategiche per raggiungerli. Per questo dovranno, necessariamente, imparare a condividere sempre più efficacemente quel set di competenze e la molteplicità di strumenti necessari a stimare scientificamente il rischio e a garantire la disponibilità finanziaria per risarcire i danneggiati. 

Nel corso del tempo, infatti, l’acquisizione di queste nuove competenze nella gestione del rischio, accompagnata dalla contrazione dell’offerta assicurativa, ha spinto gli enti ospedalieri a percorrere sempre più di frequente la strada della ritenzione del rischio. La naturale conseguenza di questo processo è stato l’affinamento delle tecniche di individuazione delle cause del rischio, al fine di riuscire a esercitarne un controllo e a garantirne la loro prevenzione.   

Non è però una via a senso unico: la confluenza di interessi tra assicurazioni e aziende ospedaliere ha avviato una molteplicità di soluzioni ibride e modelli personalizzati che vedono già ora la pressoché totalità delle aziende sanitarie in autoassicurazione stipulare una polizza assicurativa che le tuteli dal c.d. rischio catastrofale

La gestione ibrida coniuga infatti forme di ritenzione del rischio e polizze assicurative riferite alle punte di rischio, ossia un segmento di sinistri oltre un certo valore predeterminato.  

È esattamente alla comparazione di questi modelli che sarà dedicato lo “Studio di modelli sostenibili tra assicurazione e autoassicurazione”, un progetto annuale che vedrà impegnati Sham – gruppo Relyens e il Dipartimento di Scienze per l’economia e per l’impresa dell’Università di Firenze. La ricerca rappresenterà il punto di partenza per studiare concretamente le possibilità di un nuovo orizzonte in cui la confluenza di interessi convergenti tra compagnie di assicurazione, Regioni ed enti ospedalieri, grazie a un sistema opportunamente congegnato, da un lato sappia realizzare le soluzioni più efficienti dal punto di vista economico e, dall’altro, consenta di ridurre il livello complessivo del rischio in maniera sempre più significativa. 

All’orizzonte si sta dunque profilando una terza via che superi la distanza tra assicurazione e autoassicurazione, e nella quale confluiscano le migliori pratiche di entrambi i modelli.