RISARCIMENTO DEL DANNO DA PERDITA PARENTALE E DEL DANNO PARENTALE “RIFLESSO”

Le differenze nell’applicazione delle Tabelle di Milano e di Roma

Di Delia Roselli, Avvocato e Legal and Compliance Manager presso Relyens.

Come è noto, con l’ordinanza n. 37009/2022 la Corte di Cassazione ha acconsentito alla piena utilizzabilità, anche nella liquidazione del danno parentale, delle tabelle di Milano, nella loro versione aggiornata del giugno 2022, lasciando la facoltà al giudice di scegliere se applicare tali tabelle oppure quelle di Roma, motivando la scelta. 

Prima di tale pronuncia, la Suprema Corte, con la sentenza n. 10579/2021, aveva bocciato le vecchie tabelle milanesi, in quanto apparivano troppo discrezionali, posto che il risarcimento poteva essere determinato liberamente dal giudice all’interno di “forbici” di valore riferite alle diverse categorie di parenti, ma ritenute troppo ampie e prive di criteri puntuali. 

In quell’occasione, i giudici di legittimità avevano evidenziato la necessità di adottare un metodo che consentisse di calcolare il risarcimento con un maggior grado di prevedibilità, attraverso l’utilizzo di un “sistema a punti” che facesse riferimento a determinate circostanze di fatto in grado di incidere sulla gravità della perdita (come età della vittima, età del superstite, grado di parentela, convivenza), ferma restando la possibilità di personalizzare il risarcimento applicando, sull’importo finale, dei correttivi in ragione della particolarità della situazione.

Alla luce di queste considerazioni, la Cassazione aveva individuato nelle tabelle del Tribunale di Roma il solo riferimento per la liquidazione del danno parentale, perché basate su un sistema a punti e, pertanto, ritenute più coerenti con i principi di diritto dalla stessa enunciati.

Delia Roselli, Avvocato e Legal and Compliance Manager presso Relyens

A seguito dell’aggiornamento delle tabelle di Milano e all’approvazione, da parte della Cassazione, di entrambe le tabelle, si pone, però, un problema applicativo, venendo a prospettarsi un “doppio binario” liquidativo: da una parte, le tabelle di Roma; dall’altra, le nuove tabelle di Milano.

Seppur improntate ai medesimi principi, le due tabelle presentano diversi meccanismi di calcolo e possono, di conseguenza, portare a risultati differenti. Ne consegue la possibilità, per i danneggiati, di chiedere l’applicazione dell’una o dell’altra tabella, a seconda di ragioni di pura convenienza, con conseguente disomogeneità delle liquidazioni nel territorio nazionale e maggior difficoltà a favorire approcci conciliativi. 

Un’ipotesi in cui la differenza tra le due tabelle è particolarmente evidente è quella del c.d. “danno riflesso”, ossia il danno subito dal congiunto della vittima di un illecito qualora quest’ultima subisca un’invalidità permanente di gravità tale da compromettere la qualità della relazione con il congiunto; esso si distingue dal danno da perdita del rapporto parentale, che si configura in caso di morte della vittima.

In caso di danno riflesso, la Tabella di Roma fornisce precise indicazioni, individuando il valore del punto base, suddividendolo in due componenti (danno morale e danno dinamico-relazionale) e moltiplicando il punto in base a dei coefficienti rappresentativi di una serie di parametri (relazione parentale, età del danneggiato, età del congiunto da risarcire e numero dei familiari); la risultante viene poi moltiplicata per la percentuale del danno biologico permanente riconosciuto alla vittima primaria.

Non altrettanto può dirsi con riferimento alle Tabelle di Milano. Nell’ordinanza 25 gennaio 2023 n. 2221, la Corte di Cassazione ha osservato che tali tabelle, in caso di grave lesione del rapporto parentale, prevedono solo un tetto massimo, corrispondente a quello del danno da morte del congiunto, e che quindi manca una soglia minima di identificazione del danno. A tal proposito, il Tribunale di Milano ha giustificato la mancanza di un’apposita tabella con la non reperibilità di un numero di sentenze utile a una significativa ricognizione statistica. Di conseguenza, se il giudice deciderà di applicare le Tabelle di Milano, potrà avvalersi della tabella sul danno da perdita del rapporto parentale corrispondente al tipo di rapporto parentale leso, adattando la liquidazione al caso concreto, per quanto dedotto e provato, con conseguente ampio margine di discrezionalità.

FINANZIAMENTO, PAZIENTI E DATI: GLI SNODI PER LA SANITÀ DEL PNRR 

Il Club Santé Italie, in un incontro di alto profilo istituzionale, presenta alcune proposte per realizzare il potenziale della collaborazione tra aziende private e governance sanitaria. 

Si è tenuto a Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia a Roma, il secondo appuntamento annuale “Il Club Santé Italie incontra le istituzioni italiane” alla presenza di Valentino Valentini, Viceministro Imprese e Made in Italy, Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione; Marcello Gemmato, Sottosegretario alla Salute. 

Davanti ai rappresentanti del Governo, Marcello Cattani, Presidente del Club Santé Italie e Presidente e Amministratore delegato di Sanofi Italia e Malta, ha rinnovato l’impegno del Club – che riunisce 30 aziende francesi operanti in Italia nel campo della sanità – di offrirsi come interlocutore istituzionale nel dialogo tra la sanità pubblica e le aziende private per introdurre processi di innovazione nell’orizzonte delle cure.  

Finanziamento, Pazienti e Dati sintetizzano i tre orizzonti nei quali si concentrano problemi e opportunità individuate in questo frangente – ha proseguito Gonzague Dehen, Vice-presidente del Club Santé e Amministratore Delegato Home Healthcare Italia del Gruppo Air Liquide.  “Il tema prioritario è il livello del finanziamento del servizio sanitario nazionale anche alla luce delle sfide poste dal mondo di oggi – l’occasione irrepetibile del PNRR, l’invecchiamento della popolazione, ma anche inflazione, concorrenza globale, immigrazione – sempre più complesse e interrelate. Il finanziamento è cresciuto grazie alla Legge di Bilancio fino al 6,6% del PIL e auspichiamo possa raggiungere presto un livello dell’8%, paragonabile agli standard europei. Intanto riteniamo si possa da subito supportare anche le forme integrative – assicurative e private – di welfare, favorendone la diffusione in modo complementare al Servizio Sanitario Nazionale, favorendo sia un cambio culturale e di percezione in questo ambito (oggi, in Italia solo, il 13% della popolazione usufruisce di strumenti di welfare aziendale che includono assicurazioni sanitarie) sia alleggerendo la pressione sul sistema pubblico. La seconda azione è la valorizzazione del privato nell’erogazione di servizi e prestazioni, in un contesto di regole chiare e stabili. Non aiutano, da questo punto di vista le modalità di gestione del cosiddetto payback (farmaceutico e quello legato ai dispositivi medici, oggi così all’ordine del giorno) che speriamo sia presto superato, lavorando insieme ad una governance che ne consenta un totale superamento”.

La digitalizzazione sanitaria e il trattamento dei dati sanitari è stato un altro tema di confronto, soprattutto alla luce della carenza di personale medico e sanitario. Sono in uscita 45mila medici nei prossimi 5 anni e in 10 anni andranno in pensione 33mila MMG, mentre ne entreranno in servizio solo 10mila. Il 18° Rapporto CREA Sanità, si afferma che ‘per far fronte alla carenza di personale andrebbero assunti almeno 150.000 medici 300.000 infermieri nei prossimi 10 anni.  

Acquista, in quest’ottica, particolare rilevanza l’esperienza francese: a 3 anni dall’adozione di soluzioni digital, il volume di prestazioni dei medici di famiglia aumenta del 12,6%, l’equivalente di 3.000 professionisti a tempo pieno.   

Anche Relyens, risk manager multi-specialistico per la sanità europea e partner di Club Santé, ha presenziato all’interessante confronto con la partecipazione di Luca Achilli e Anna Guerrieri, rispettivamente Director of Healthcare Development e Risk director del Gruppo in Italia. 

 “Nel contesto internazionale la Commissione Europea, nel maggio 2022, ha presentato il Regolamento per istituire lo Spazio Europeo dei Dati Sanitari (EHDS) – ha detto Luca Achilli  -  con l’obiettivo di utilizzare i dati per migliorare l’erogazione dell’assistenza sanitaria, la ricerca, l’innovazione e l’elaborazione delle politiche sfruttando appieno le potenzialità offerte da uno scambio, utilizzo e riutilizzo sicuro delle informazioni”. 

“Parallelamente, sul lungo periodo – ha aggiunto Luca De Simoni, Direttore Pubblic Affair Vitalaire Italia, Gruppo Air Liquide – è necessario stimolare la formazione e conseguentemente nuove assunzioni per sopperire alla carenza di personale. Nel medio e breve termine. Definendo standard nazionali è possibile prevedere una riorganizzazione operativa del personale sanitario in cui vengono delegate funzioni al personale intermedio, grazie alla nuova figura dell’OSSS – Operatore Socio-Sanitario Specializzato – dando all’infermiere una responsabilità maggiore nel coordinamento di queste figure ed anche una migliore retribuzione. Infine, seguendo l’esempio di altri Paesi europei, è necessario stimolare la creazione di una piattaforma nazionale, in cui i dati provenienti dalle Regioni siano equiparabili, con l’obiettivo di favorire il tele-monitoraggio e le cure domiciliari. La gestione digitale del paziente permette una migliore presa in carico del paziente stesso, ma mette anche a disposizione delle figure tecniche grandi quantità di dati che, se elaborati, possono dare informazioni importanti sullo stato di salute della popolazione, così come stimolare l’innovazione sanitaria basata su realworld data”.   

“Nell’ambito sanitario – ha concluso Marcello Cattani – i Partenariati Pubblico Privato (PPPs) mostrano risultati promettenti nel rafforzamento dei Sistemi sanitari, migliorando la sostenibilità del sistema, rivelandosi uno strumento utile non solo per produrre innovazione, ma anche per tutelare e rispondere ai bisogni di operatori e pazienti, con l’obiettivo di garantire l’efficienza e l’efficacia dei servizi pubblici erogati. Pertanto, considerata anche la peculiarità del momento storico, si rende necessaria una chiara presa di coscienza da parte dei policy makers nazionali e regionali affinché adottino misure urgenti volte a riconoscere la strategicità del procurement sanitario anche come volano nell’economia, in considerazione del peso rilevante degli acquisti sul PIL del Paese (la spesa per beni e servizi appaltati rappresenta circa il 35% del budget totale del SSN). Il Club Santé, che riunisce oltre 30 aziende francesi che operano in Italia in ambito Salute, già di fatto rappresenta un interlocutore non solo autorevole, ma anche univoco con il quale il Governo italiano ha la possibilità di confrontarsi in maniera fattiva per lo sviluppo di forme di PPPs intesi come strumenti strategici per allineare le opportunità del settore pubblico e privato e creare valore promuovendo innovazione, ricerca e sostenibilità in ambito sanitario”.  

Cos’è il Club Santé Italie  

Il Club Santé riunisce 30 aziende francesi operanti in Italia dove impiegano 12.592 persone, fatturano inoltre € 3.774.123.105 e investono € 6.324.628.667. Lo scopo del Club è favorire il confronto e la collaborazione tra istituzioni e imprese in Francia, Italia e nell’Unione Europea, al fine di promuovere l’adozione di nuovi modelli innovativi nei sistemi sanitari. 4 i temi principali:   

  • Accrescere la competitività del sistema salute in tutta la sua filiera promuovendo la  

salute come un investimento e non come un costo  

  • Casa come primo luogo di cura: in continuità con la Missione 6 del PNRR che incentiva  

le cure territoriali e domiciliari.  

  • La digitalizzazione dei servizi e dei processi, dal fascicolo sanitario elettronico alla  

telemedicina alla prenotazione digitale, sarà uno dei driver principali per la trasformazione  

della sanità  

  • Partnership Pubblico Privato e Competitività attraverso la crescita degli investimenti  

della filiera della salute in Italia e sempre in linea con gli sforzi europei.  

Il Club Santé nasce con collaborazione dell’Ambasciata di Francia in Italia e Business France e si inserisce nell’attuazione degli obiettivi del Trattato di Cooperazione rafforzata tra Francia e Italia del novembre 2021.  

LA PARTECIPAZIONE IN OGNI REPARTO ALLA GESTIONE DEL RISCHIO: IL SUSTAINABLE ENTERPRISE RISK MANAGEMENT (SERM) 

Oltre 30 progetti presentati allinterno della Fondazione Poliambulanza per migliorare la sicurezza delle cure. Il progetto SERM ha messo in pratica una nuova visione: lagestione del rischio integrato in ogni livello dellattività aziendale che permette di migliorare contemporaneamente le procedure dallalto e dal basso. Sempre di più i referenti sono in grado di analizzare le criticità” affermaCarmela De Rango,Risk Manager e Responsabile Servizio Risk Management presso la Fondazione Poliambulanza 

Le linee Operative di Risk Management in Sanità 2022 di Regione Lombardia hanno sottolineato la necessità di passare a un nuovo paradigma nell’ambito del monitoraggio, prevenzione e gestione del rischio sanitario e dello sviluppo di strategie di sicurezza delle cure, che deve tenere conto di logiche di evoluzione del modello di Risk Management con graduale avvicinamento al modello di Enterprise Risk Management (ERM), ovvero di un sistema sinergico di cultura, competenze, ruoli organizzativi, politiche, processi, modelli di analisi e di strumenti di gestione, che permetta alle organizzazioni di creare e proteggere valore in maniera sostenibile nel lungo periodo, conseguendo i propri obiettivi strategici e operativi.   

Spiega Carmela De Rango, Risk Manager e Responsabile Servizio Risk Management presso la Fondazione Poliambulanza: “Il progetto “Sustainable Enterprise Risk Management” ha come obiettivo il coinvolgimento su base volontaria di tutte le aree, Unità strategiche, Unità Operative, Servizi di Fondazione Poliambulanza nella realizzazione di progetti specifici di area, con la finalità di creare meccanismi virtuosi di efficientamento e miglioramento, meccanismi che interconnettano diverse aree della struttura creando, a loro volta, nuove azioni virtuose, con risultati sulla struttura stessa e che porteranno sicuramente a benefici sostanziali ed esponenziali”.

Nel 2022 l’iniziativa, dopo aver vinto il V concorso di Risk Management di Relyens nel 2021, ha raggiunto la sua quarta edizione ed è stata riproposta con le stesse modalità degli anni precedenti chiedendo ai referenti del rischio presenti in struttura, di presentare, laddove possibile, progetti di miglioramento trasversali a più aree della Poliambulanza.  

Sono stati presentati 33 progetti, di questi 24 sono stati conclusi e presentati. La valutazione è avvenuta in due momenti distinti: una prima valutazione è stata effettuata da una commissione tecnica interna che, nella settimana precedente l’evento, ha assegnato ad ogni lavoro un punteggio tenendo conto dei criteri oggettivi di valutazione definiti nel maxiprogetto Sustainable Enterprise Risk Management, una seconda valutazione è stata affidata ai referenti dei singoli progetti presenti in aula che hanno votato attraverso un telecomando elettronico.   

Dalla somma delle due valutazioni è stato possibile identificare i 3 progetti vincitori, rispettivamente: “LESS IS MORE” presentato dal Servizio di anatomia patologica, “LO STAPHYLOCOCCUS AUREUS: LA GESTIONE DI UN INQUILINO INDESIDERATO”, presentato da U.O. di Cardiochirurgia e “IL VALORE DEL COLORE” presentato dal Pronto Soccorso ostetrico/ginecologico.  

“Abbiamo osservato – riprende De Rango - che sempre di più i referenti, seguendo lo schema del progetto, sono in grado di analizzare le criticità e presentare dei piani di miglioramento interni, ponendosi degli obiettivi e degli indicatori misurabili e presentando alla fine il miglioramento ottenuto che mira ad una riduzione del rischio per il paziente, una migliore organizzazione del lavoro, una maggiore sicurezza per gli operatori ma anche per tutta l’organizzazione. Questi lavori, effettuati dai nostri colleghi, creano valore per l’azienda che, insieme a un’ottimizzazione delle risorse spesso comporta anche una riduzione dei costi dovuta ad un efficientamento dei processi”.  

La novità di quest’anno è stata la costituzione di una commissione trasversale, composta sia da figure sanitarie che amministrative, e, in particolare, è stato molto importante l’ampliamento di interesse da parte dell’alta dirigenza di Fondazione Poliambulanza.  

“Quello che emerge dal lavoro di questi anni è che abbiamo imparato ad ascoltare le necessità dei singoli, di chi si fa carico di un determinato progetto. Così facendo è possibile prendere in considerazione aspetti collaterali del processo e ampliare la sfera di intervento con conseguente miglioramento della performance”.   

“Il miglioramento che ci siamo prefissati per la prossima edizione, che partirà a breve, è quello di coinvolgere sempre più aree, con la possibilità di creare una rete: progetti che vengano portati avanti e condivisi da più aree e che creino valore trasversale, per il paziente, per gli operatori e per la struttura. Stiamo pensando anche di inserire nuovi criteri di valutazione, facendo strutturare dei progetti che mettano in evidenza già nel razionale della scheda progetto il valore finale che il progetto potrebbe generare per il paziente, per gli operatori, per l’azienda”.   

Quanto di questa best practice può essere replicata in altre realtà sanitarie e quali sono le conditio sine qua non perché ciò avvenga con successo?  

“Certamente, questa iniziativa può essere esportata in qualsiasi azienda sanitaria e non. Ogni azienda, infatti, dal top management all’operation, prevede processi e attività che per definizione non possono e non devono essere statici, la dinamicità dell’innovazione porta spesso a dover rivisitare questi processi, a migliorarli, e chi meglio delle figure che stanno sul campo possono identificare criticità o falle a cui metter mano con progetti di miglioramento. Ovviamente per far questo, la condizione necessaria è che all’interno della azienda in cui si vuole replicare l’esperienza, sia condivisa la cultura della sicurezza e della qualità dei percorsi, spesso infatti si rende necessario dover ammettere di avere un problema, di aver commesso degli errori per capire che è necessario mettere in campo azioni di miglioramento. Bisogna essere pronti a togliersi la benda dagli occhi, e dirigersi tutti, a prescindere dal ruolo, in un’unica direzione, che in un’azienda sanitaria non può che essere quella condivisa della sicurezza nelle cure”.  

NASCE AL POLITECNICO DI MILANO IL NEXT GENERATION HOSPITAL

Si è tenuta la prima milestone del Joint Research Platform Healthcare Infrastructures, la community del Politecnico di Milano e Fondazione Politecnico che ha messo in sinergia le aziende e le istituzioni leader nel settore Healthcare per progettare il futuro dell’ospedale nei prossimi anni. Il settore ha bisogno di profondi cambiamenti dopo la pandemia e l’ospedale del futuro dovrà essere flessibile, hi tech, connesso, sostenibile e attento ai bisogni dei pazienti e del personale sanitario. 

Qui di seguito pubblichiamo l’intero comunicato stampa del Politecnico.

Il 70 % degli edifici ospedalieri ha superato il ciclo di vita e la pandemia ci ha messo di fronte alla necessità di progettare un ospedale più moderno e resiliente con spazi accoglienti e rassicuranti e un’architettura flessibile e sostenibile.  

Il costo dell’investimento per ospedali più performanti sarebbe già ripagato grazie ai risparmi ottenuti nel primo anno di attività per la riduzione di infezioni, eventi avversi, cadute, stress e incremento della soddisfazione e produttività. 

Se ne è discusso durante la prima milestone del Joint Research Platform Healthcare Infrastractures (JRP HI) – https://www.fondazionepolitecnico.it/progetti/salute-life-science/jrp-healthcare-infrastructures/ – la piattaforma guidata dal Politecnico di MilanoDipartimento ABC, Design & Health Lab e dalla Fondazione Politecnico di Milano che propone una nuova vision di ospedale di nuova generazione insieme alle imprese e alle istituzioni della filiera. La piattaforma di ricerca, coordinata dal Prof. Stefano Capolongo, ha l’ambizione di rispondere alla domanda: come sarà l’ospedale del futuro? 

L’Ospedale, con la sua molteplicità di utenti (personale sanitario e tecnico, pazienti e caregiver) è un organismo complesso ed energivoro, una sorta di “città nella città” per questo necessita di un’attenta analisi per il rilancio di un settore che ha bisogno di un profondo cambiamento per affrontare le sfide dei prossimi anni. 

Le linee guida delineano un ecosistema resiliente al cambiamento e capace di proteggere la salute dei diversi utenti, al mutare delle esigenze sociali, economiche, ambientali ed epidemiologiche del contesto in cui è inserito, inglobando i concetti di Smart Hospital, Green Hospital e Covid Hospital. Il Next Generation Hospital si propone come modello di riferimento per il miglioramento delle architetture per la salute del futuro e quindi prevalenza di camere singole per combattere in modo più efficace le infezioni, presenza di molte aree verdi perché il benessere dei pazienti aiuta il recupero. Camere dotate di sensori digitalizzati che possano supportare la cura e il controllo del paziente. Un’architettura aperta e permeabile alla comunità con spazi collettivi e di accoglienza, coinvolgendo attività non solo di carattere ospedaliero, ma anche con funzioni commerciali, d’intrattenimento e culturali. Il benessere dei pazienti, che nell’ospedale del futuro deve essere messo al centro, si aggiunge alla necessità di sviluppare nuove tecnologie e all’introduzione di architetture resilienti alle mutevoli esigenze sanitarie. Risultano strategici alcuni accorgimenti che possano garantire rapide riconfigurazioni come la presenza di “spazi polmone” e aree facilmente riconvertibili in caso di emergenze. 

Oggi l’ospedale è un luogo dove si possono sviluppare infezioni importanti, che sconvolgono l’intero assetto organizzativo come abbiamo potuto sperimentare con la pandemia. Tutto il mondo del rischio è stato sino ad ora oggetto di scarsa attenzione, mentre l’ospedale del futuro dovrà prevedere studi, monitoraggi e valutazioni su materiali innovativi, qualità dell’aria e tecnologie costruttive avanzate con particolare attenzione alla salubrità degli ambienti di cura e lavoro e alla sostenibilità dei prodotti e dei processi di costruzione.  

Un altro aspetto molto importante riguarda la digitalizzazione: l’ospedale di nuova generazione dovrà avere un gemello digitale e lavorare sia in locale sia in cloud, integrando alle metodologie di cura tradizionali, il tema della cura al domicilio, la telemedicina e l’ausilio di smart devices per il dialogo con il medico e la gestione integrata dell’infrastruttura grazie, ad esempio, all’uso di applicazioni e sensori per il monitoraggio dei parametri ambientali e di salute. 

“La giornata di oggi sancisce un momento storico di sinergia tra ricerca, istituzioni e imprese – precisa Stefano Capolongo docente di Hospital Design del Politecnico di Milano e responsabile scientifico dell’iniziativa – che con impegno e professionalità pongono le basi a una risposta sociale emergente: come saranno gli ospedali del futuro. Nel Next Generation Hospital gli spazi sono trasformabili rapidamente come un LEGO, avranno per la maggior parte camere singole, i robot trasporteranno i pazienti, i droni porteranno i medicinali da un reparto all’altro. Gli spazi “hard” saranno poi bilanciati da aree “soft”, verdi e terapeutiche per tutti gli utilizzatori dal paziente fragile al caregiver al personale medico sanitario, per abbattere i livelli di stress”. 

“Il PNRR ha destinato ingenti risorse alla missione salute per sostenere riforme e investimenti in campo sanitario – afferma Andrea Sianesi Presidente della Fondazione Politecnico di Milano -. LaJoint Research Platform Healthcare Infrastructuresvuole dare il proprio contributo, agevolando il confronto tra tutti i soggetti interessati per favorire l’innovazione tecnologica negli ospedali. Oggi, dopo la pandemia, non possiamo più ignorare driver importanti come la gestione dei rischi e la progettazione accurata delle cosiddette architetture della salute. Per la prima volta, un progetto sfidante e di ampio respiro tra università, imprese e pubbliche amministrazioni potrà disegnare scenari evolutivi di grande importanza per la definizione del modello del Next Generation Hospital e creare così le basi non solo per un ammodernamento degli ospedali, ma anche per agevolare una sanità più vicina alle persone e radicata sul territorio”. 

Il primo anno del JRP Healthcare Infrastructures è stato fitto di momenti di lavoro e incontro, con l’acquisizione di molti nuovi stakeholder che hanno rinnovato e consolidato il panel di aziende e istituzioni, portando diverse esperienze e contributi, arricchendo le tematiche della piattaforma. Le attività sono validate dall’Advisory Board istituzionale che vede la presenza di referenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), AGENAS e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).  

Inoltre il lavoro del JRP Healthcare Infrasturctures convergerà, grazie alla collaborazione con UNI, ente nazionale di normazione, in una norma terminologica, la prima in Italia, che definirà univocamente la direzione verso l’ospedale di nuova generazione. 

Partner soci platinum  

Alessandro Bartucci, Direttore Real Estate di Korian Italia 

“Siamo orgogliosi di dare il nostro contributo, offrendo le competenze di Korian nel mondo della sanità al Joint Research Platform Healthcare Infrastructures, per sviluppare, sperimentare e validare i requisiti prestazionali delle strutture sanitarie e socio-sanitarie del futuro”. Un progetto sfidante che ci impegniamo a portare avanti insieme alle aziende e alle istituzioni leader nel settore Healthcare”. 

Giulio Desiderio, Project Director di MCA – Mario Cucinella Architects 

 “Credo che nella mente di nessuno di noi le parole benessere e ospedale possano essere naturalmente legate: la prima suggerisce leggerezza, luce, bellezza; la seconda tutto il contrario. Eppure, può e deve esistere un’architettura che generi luoghi in cui questo accada: è quella che nasce da una progettazione che non può essere unicamente funzionale ma che pensa davvero e in modo profondo a chi la utilizzerà, che sia paziente, operatore o visitatore”. 

Sara Orio Referente MED s.r.l. 

“Tra gli elementi salienti emersi da questo primo anno di attività è risultato chiaro che l’ospedale del futuro dovrà essere flessibile e modulare. Esiste una tecnologia di costruzione a secco (altresì dette off-site) che consente di avere l’edificio stesso realizzato con moduli in carpenteria metallica. Questa tecnologia estende il concetto di modularità e flessibilità dal layout all’intero building. Una tecnologia che porterà notevoli vantaggi alle costruzioni future sulla quale noi stiamo investendo molto perché crediamo sia una tecnologia vincente”. 

Roberta Ranzo, Head of Solution IIG, Philips SPA 

“Questo primo anno di ricerca ci ha permesso di dialogare e confrontarci con tutti gli attori che si occupano della creazione di nuove strutture ospedaliere per identificare assieme gli aspetti chiavi che caratterizzano l’ospedale del futuro. Attraverso un’analisi dei flussi clinici, operativi e amministrativi, è possibile capire come creare in modo più efficiente un reparto o ridisegnarne l’assetto in base al volume dei pazienti attesi, al personale a disposizione, ai servizi d’avanguardia da erogare. Partendo dal cuore dell’ospedale, ogni spazio sarà creato in modo da accogliere al meglio il paziente e lo staff sanitario, a vantaggio delle cure”.  

Claudia Romero, Responsabile ambito Sanità di Politecnica 

“La pandemia ha fatto emergere in maniera significativa l’importanza di una progettazione delle infrastrutture sanitarie che abbia al centro il benessere delle persone e la massima integrazione tra aspetti funzionali e organizzativi, studiati in fase di progetto, con elementi logistico-digitali. L’organizzazione dei servizi sanitari dovrà basarsi su nuove strategie più complete, dinamiche e condivise al servizio dei degenti e del personale sanitario, per cogliere le sfide che ci riserverà il futuro. A guidare questo tipo di progettazione saranno la digitalizzazione e la sostenibilità che permetteranno soluzioni flessibili in grado di rispondere al paradigma dell’ospedale del futuro.”  

Roberto Ravinale, Direttore esecutivo di Relyens Italia 

“Relyens entra nel board del progetto JRP con l’obiettivo di rendere la gestione del rischio uno dei temi cardine nella progettazione e nella creazione dei nuovi spazi sanitari, siano essi strutturali, tecnologici, clinici o relazionali. I quasi 100 anni di esperienza del nostro Gruppo a fianco delle strutture sanitarie in qualità di risk manager e assicuratore ci hanno insegnato che in sanità la sicurezza non conosce compartimenti, ma solo correlazioni, materiali e immateriali. Aggiornamento tecnologico, formazione continua, gestione integrata dei rischi e dei sinistri, assicurazione del rischio residuale e un’attenta comunicazione sanitaria, sia all’interno della struttura che tra chi somministra e chi riceve le cure: questi i fattori imprescindibili che devono necessariamente essere presenti per mettere in sicurezza l’ospedale del futuro”.  

Vito Allegretti, Business development professional di Siemens Smart Infrastructures. 

“È stata molto importate l’esperienza maturata nel corso del primo anno del JRP HI. Ho avuto l’occasione di condividere un approccio e un sentiment con gli altri partecipanti al tavolo di lavoro, e cioè che il fulcro dell’innovazione è l’implementazione pratica della tecnologia. Occorre in futuro focalizzare l’attenzione sulla gestione dei costi operativi che impattano per l’80% sui costi totali di una struttura sanitaria, più che sul saving dei costi di progettazione e costruzione che invece impattano per il 20. La riduzione dei costi operativi (energetici e di manutenzione) e l’incremento della produttività del personale medico-sanitario permetteranno di colmare la scarsità di risorse destinate alla sanità. La transizione digitale ed energetica abilitata dalla tecnologia può fare la differenza per chi gestisce i servizi sanitari, perché libera risorse lungo l’intero periodo di esercizio della struttura sanitaria”. 

CEO Fabio Inzani Tecnicaer Engineering srl 

“Nel contesto del rapido progresso del campo della medicina, un ripensamento delle strutture ospedaliere diventa una priorità urgente. Il JRP rappresenta un progetto molto ambizioso finalizzato a creare un modello di ospedale condiviso tra i vari attori che hanno preso parte durante gli incontri con l’obiettivo di definire le linee guida per l’ospedale 4.0”. 

GLI STRUMENTI ALTERNATIVI DI RISOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE IN SANITÀ: NUOVI SCENARI E PROSPETTIVE FUTURE

Il convegno organizzato da Relyens (ex Sham in Italia) mercoledì 18 gennaio a Milano affronterà con alcuni tra i maggiori esperti del settore i nuovi interventi legislativi e le prospettive della responsabilità amministrativo-contabile e sostenibilità economica nella sanità pubblica. 

A firma dell’Avvocato Ernesto Macrì 

L’evento “Gli strumenti complementari della risoluzione delle controversie” in materia di responsabilità civile organizzato da Relyens, che si terrà a Milano mercoledì il 18 gennaio presso il centro Congressi della Fondazione Cariplo, sarà una giornata di discussione a più voci dedicata  al potenziamento degli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie da parte della riforma del processo civile: un intervento del legislatore, sotto quest’angolo prospettico, teso ad affinare e potenziare percorsi sostenibili di risoluzione consensuale delle controversie, responsabilizzando sia le parti sia gli avvocati che le assistono, in un rinnovato contesto di flessibilità rispetto a quanto avvenuto in passato. (QUI IL PROGRAMMA) 

Dall’intelaiatura del provvedimento legislativo traspare in maniera evidente la consapevolezza che nell’azione di riorganizzazione del PNRR la soluzione alle criticità della giustizia civile è affidata prioritariamente al potenziamento degli strumenti di definizione delle liti alternativi alla sentenza

È stato rilevato come una progressiva applicazione di tali istituti – soprattutto quello della mediazione – “… può concorrere in modo significativo ad un diffuso mutamento culturale, ad una diversa prospettiva delle relazioni sociali, improntate ad un maggiore rispetto dell’altro, al recupero di effettività dell’amministrazione della giustizia, con ricadute positive dal punto di vista economico-competitivo del nostro Paese” (in questi termini P. Curzio, Relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2021, Corte suprema di Cassazione, 21 gennaio 2022, su www.cassazione.it).  

L’intento è proprio quello di una corretta messa a fuoco di alcuni concetti chiave legati tra loro da un reticolato di fili rossi: 1) la definizione da parte del legislatore dell’elemento soggettivo della responsabilità amministrativa, in relazione al danno erariale a fronte di transazioni svantaggiose; 2) la volontà di disegnare un modello di giustizia consensuale efficace attraverso la valorizzazione di quegli strumenti che possano rendere la pubblica amministrazione ancor più efficiente, anche attraverso la risoluzione alternativa delle controversie, all’interno di un quadro complessivo che sappia incentivare l’utilizzo della conciliazione per arrivare, nel medio termine e sull’esempio seguito da altri ordinamenti tanto di civil law quanto di common law, ad invertire il rapporto regola/eccezione nel numero delle controversie conciliate e di quelle affidate alla decisione dell’autorità giurisdizionale (M. Giovannini, Conciliazione stragiudiziale e amministrazioni pubbliche, in Le istituzioni del federalismo, fasc. 6/2008, p. 821); un serio e concreto ripensamento, rispetto agli anni passati, della tematica della responsabilità sanitaria e della sua assicurazione, che permetta di rimuovere quegli ostacoli oggettivi che rendono particolarmente complesso il raggiungimento di un equilibrio di sistema tra l’esigenza di razionalizzare i costi dei risarcimenti e le legittime richieste risarcitorie dei pazienti.  

In un’epoca in cui la “tenuta dei conti pubblici” è il vessillo che guida qualunque intervento legislativo sia a livello europeo sia a livello nazionale, il sistema della responsabilità civile, a parere di chi scrive, deve necessariamente confrontarsi con lo strumento assicurativo, in special modo in tempi di crisi di sostenibilità economica delle strutture sanitarie – soprattutto strutture sanitarie pubbliche –, in cui sempre più è percepito il bisogno di sicurezza e di effettività della tutela del paziente. 

È innegabile, che a fronte dell’aumento esponenziale dei costi dei risarcimenti, è vieppiù sentita e manifesta la necessità di declinare il sistema di responsabilità civile anche dal punto di vista della sua tenuta economica, cercando di garantire una provvista finanziaria sufficiente alla soddisfazione del bisogno di tutela del paziente nell’ottica di soluzioni tese ad evitare una situazione di depauperamento collettivo. 

In una simile prospettiva, diviene indispensabile che le aziende sanitarie sappiano collocare al centro della propria attività accanto al tema della “sicurezza delle cure” – posto dalla legge n. 24/2017 quale principio dalla centralità assoluta per ridisegnare il perimetro della responsabilità delle strutture sanitarie e del personale medico – quello relativo alle esigenze di salvaguardia delle risorse pubbliche e di contenimento della spesa sanitaria, nell’ottica di una “riflessione pluriprospettica”, alla luce delle molteplici sfaccettature della problematica della gestione del rischio sanitario ampiamente inteso (G. ROMAGNOLI, Autoassicurazione della responsabilità medica: compatibilità con i principi di diritto interno ed europeo, in Danno e responsabilità, 4/2015, p. 330). 

Dunque, il crocevia di fronte al quale molto spesso si trovano i vertici gestionali delle pubbliche amministrazioni, tra perseguire una soluzione conciliativa, a valle di un accurato giudizio prognostico, oppure adagiarsi nell’attesa di un giudicato di condanna con conseguente configurabilità di un danno indiretto per l’erario, finisce per intersecare in maniera dirompente, nell’attuale scenario prospettico di profonda crisi sanitaria, economica e sociale, il tema del contenimento ed equilibrio della spesa pubblica (E. Macrì, Brevi riflessioni sulla responsabilità amministrativo-contabile tra provvedimenti normativi e orientamenti giurisprudenziali, in Responsabilità medica, fasc. 1/2021). 

In tale contesto, la legge-delega per la riforma del processo civile prevede che il decreto legislativo che modificherà le procedure di mediazione dovrà rispettare, tra l’altro, il principio secondo il quale per i rappresentanti delle pubbliche amministrazioni – incluse quelle del Servizio sanitario nazionale – la conciliazione nel procedimento di mediazione ovvero in sede giudiziale non dà luogo a responsabilità contabile (rectius, amministrativa), salvo il caso in cui sussista dolo o colpa grave, “consistente nella negligenza inescusabile derivante dalla grave violazione della legge o dal travisamento dei fatti”. 

Allo stato delle cose, occorrerà attendere eventuali specificazioni in sede di attuazione della delega, per comprendere quali potranno essere le gravi violazioni di legge ovvero il travisamento dei fatti richiesto dalla norma, al fine di non escludere la responsabilità erariale in capo al rappresentante di una pubblica amministrazione. 

Dunque, i vertici delle aziende sanitarie non solo responsabili, ma anche responsabilizzati (S. Battini, Responsabilità e responsabilizzazione dei funzionari e dipendenti pubblici, in Rivista Trimestrale di Diritto Pubblico, fasc. 1, 2015, pp. 53 ss.): il merito delle scelte amministrative operate dagli organi dirigenziali, nell’esercizio della loro autonomia operativa, non potrà essere sottratto a una verifica di correttezza, alla luce dei principi di efficienza, di efficacia e di buona  amministrazione (L. Carbone, Responsabilità medica, strumenti assicurativi, danno erariale indiretto e le novità dal d.d.l. Gelli (nota a C. conti, sez. Lombardia, 4 ottobre 2016 n.163), in Giustamm., fasc. 12/2016). 

In conclusione, se le cose stanno in questi termini, a parere di chi scrive, oggi assai più di ieri dovremo educarci alla consapevolezza che “il recupero di una relazione medico-paziente che non abbia a sfociare, necessariamente, in un doloroso contenzioso”, passa attraverso una nuova via, che “trovi la sua naturale composizione in una dimensione per quanto possibile conciliativa delle vicende di danno lamentate dal paziente e negate dal sanitario” (G. Travaglino, Prefazione, in F. Toppetti (a cura di), La risoluzione stragiudiziale delle controversie mediche e sanitarie”, 2020). 

Di talchè, una diversa tessitura di una rinnovata dimensione dialogica tra medico e paziente, richiede più che mai che la trattazione e la definizione della liquidazione, in sede stragiudiziale e giudiziale, sia sempre più di frequente il punto di arrivo di un percorso che riveli tanto la sua sostenibilità economica, quanto la sua capacità a consentire alle aziende sanitarie il governo consapevole della gestione delle richieste di risarcimento, sia nella loro definizione economica liquidativa immediata, che nella necessaria attività di riservazione, legata ai possibili differimenti degli esiti giudiziali.  

MONITORARE LA RETE DATI SANITARIA

Conoscere numero, aggiornamento e attività dei device connessi in rete è il primo passo che le aziende sanitarie possono compiere in un percorso di cyber sicurezza. Ciononostante, i responsabili IT spesso ignorano una serie di fattori, come ad esempio la quantità dei dispositivi in funzione, i problemi di compatibilità tra di essi e l’aggiornamento dei software, che contribuiscono ad accrescere le vulnerabilità della struttura sanitaria e a minare la sicurezza del paziente, sempre più legata alla sicurezza dei sistemi IT e degli elettromedicali.  

 “La cultura del rischio cyber si diffonde all’interno di un’azienda soltanto nel momento in cui essa viene attaccata. Tutti sanno cos’è un attacco informatico, malgrado ciò, la maggior parte delle reti ospedaliere non dispone della visibilità, delle risorse e della protezione necessaria per difendere efficacemente le proprie istituzioni da questi attacchi”.  

Ne parlano Christian Masè, Cyber Sales Manager di Relyens e Pasquale Draicchio, Cyber Risk Manager di Relyens (Sham in Italia).  

“Al giorno d’oggi la Sanità si sta approcciando, sempre più, alla digital transformation entrando di fatto nell’era dell’interconnessione. A breve, infatti, gran parte dei device saranno connessi tramite tecnologie digitali con l’obiettivo di migliorare significativamente ogni servizio dell’assistenza sanitaria” afferma Masè. 

I dispositivi connessi si dividono in due tipi:  IT e  OT ed elettromedicali. Attualmente, la gran parte dei dispositivi connessi è rappresentata dai dispositivi IT.   

 La previsione è che, nel 2024, ci saranno più elettromedicali connessi, circa il 60%, e questo comporta un incremento dei rischi. 

“Gli elettromedicali, infatti, sono dei dispositivi all’avanguardia ma, molto spesso, sono basati su sistemi IT obsoleti: esistono problemi di conformità tra diversi device; vengono usate password di default, i software non sono aggiornati o non sono più supportati. In questo modo si creano delle vulnerabilità, che vengono sfruttate dai cyber criminali per accedere ai sistemi. In più c’è una mancanza di visibilità dell’inventario: nella maggior parte dei casi i responsabili IT non sono a conoscenza di quanti dispositivi siano in loro possesso. Il primo step per andare a valutare il rischio e gestire i dispositivi è la consapevolezza di quelli che sono i dispositivi, se non si ha il perimetro non si possono gestire” afferma Draicchio. 

Inoltre, si hanno sempre più fornitori, dispositivi e protocolli da rispettare. Ogni dispositivo ha le sue peculiarità, così come ogni fornitore ha i suoi requisiti e tutto ciò porta a una maggiore complessità.  

L’altra tematica è la digitalizzazione progressiva degli ospedali. Quasi tutti i servizi vengono svolti online, quindi più dispositivi vengono aggiunti più vulnerabilità si creano.  

La prevenzione e la sensibilità sulla sicurezza dei dati non hanno seguito un processo evolutivo di pari passo con la salute e la sicurezza dei pazienti, sebbene quest’ultima dipenda in maniera crescente anche dalla prima. Solo nell’ultimo periodo, infatti, si stanno diffondendo dei requisiti normativi sulle certificazioni di cybersecurity sugli elettromedicali e sulle soluzioni IT.  

Da quali bisogni partire per proteggere le aziende sanitarie dal rischio cyber?  

“Per ridurre il rischio bisogna conoscere gli asset, comprendere i meccanismi di autenticazione, sapere chi utilizza i dati e se questi ultimi sono cifrati. È necessario garantire la sicurezza del dispositivo, facendo politiche di accesso alla rete e controllando l’accesso dei produttori agli elettromedicali”.

Come raccogliere le informazioni sugli elettromedicali? 

“Consultando i dati pubblici del produttore, analizzando i risultati dei vulnerability assessment, contattando il produttore per ulteriori informazioni ed esaminando l’elettromedicale”. 

“Fortunatamente tutti questi aspetti sono già stati affrontati da CyberMDX: la piattaforma verticale specifica per la sanità, che possiede un database in costante crescita, specifico per gli elettromedicali e i dispositivi IoT. CyberMDX realizza una mappatura dei dispositivi connessi, li monitora costantemente nel tempo e per ognuno di essi valuta il rischio e informa sulle potenziali minacce e vulnerabilità. La piattaforma può essere integrata con altre soluzioni di cybersecurity che sono già a disposizione della struttura sanitaria per valorizzare gli investimenti e le risorse a disposizione”. 

“Le minacce cyber sono in continua evoluzione per questo le soluzioni devono essere aggiornate per risultare efficaci. Il rischio informatico all’interno dell’ospedale è unico. È fondamentale adottare soluzioni verticali, specifiche per garantire la continuità e la qualità delle cure”. 

LA RIFORMA DEL CONTENZIOSO IN SANITÀ

Prevista dal PNRR, la riforma del sistema giudiziario potenzia gli ADR, gli strumenti di definizione delle liti alternativi alla sentenza, e ha come obiettivo facilitare le Aziende sanitarie nell’impiego della negoziazione stragiudiziale. Come potrebbe cambiare il lavoro dei Comitati valutazioni sinistri? Ne parla Delia Roselli, Avvocato e Legal and Compliance Manager presso Relyens. 

La riforma del sistema giudiziario rientra fra le ‘riforme orizzontali’ previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e ha come obiettivo la riduzione nella durata dei processi in sede civile. Tra gli strumenti individuati figura il potenziamento degli strumenti alternativi al processo per la risoluzione delle controversie. La composizione delle vertenze in sede stragiudiziale è uno strumento impiegato diffusamente nella gestione dei sinistri e nelle richieste di risarcimento dalle compagnie di assicurazione e dalle strutture sanitarie private sia in Italia che a livello internazionale.  Viceversa, la sanità pubblica italiana ha visto un impiego più circoscritto delle Alternative Dispute, Resolution (ADR), in parte frenata dal rischio di responsabilità amministrativa che i dipendenti pubblici corrono nel momento in cui autorizzano un pagamento conciliativo. Questo, con la nuova riforma, potrebbe cambiare.

Riforma del contenzioso in sanità: quali sono le ultime novità legislative? 

La legge 26 novembre 2021 n. 206 ha delegato il Governo ad adottare, entro il 24 dicembre 2022, uno o più decreti legislativi per la riorganizzazione del processo civile tali da garantire il raggiungimento degli obiettivi di semplificazione e razionalizzazione imposti dal PNRR. Lo scorso 17 ottobre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il d.lgs 10 ottobre 2022 n. 149 recante attuazione della Legge 26 novembre 2021 n. 206. Si tratta del primo decreto emanato in attuazione della legge 206/221. 

Tra le principali novità introdotte dalla riforma si cita il nuovo ruolo assegnato alle Alternative Dispute Resolution (ADR), non più considerate strumenti “alternativi” di risoluzione delle controversie quanto, piuttosto, come veri e propri strumenti di legislazione “complementare”. Più nello specifico, è stato esteso l’ambito di applicazione del tentativo obbligatorio di mediazione alle controversie che investono rapporti di durata, nonché della negoziazione assistita alle controversie di lavoro e a quelle in materia di diritto di famiglia.

Che scenari si aprono per il settore sanitario e la gestione del contenzioso? 

Tra le disposizioni della legge n. 206 utile a comprendere quali possano effettivamente essere gli effetti della riforma sul settore sanitario, troviamo sicuramente la lettera (g) articolo 1 comma 4 a norma del quale si rende necessario “prevedere per i rappresentanti delle amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, che la conciliazione nel procedimento di mediazione ovvero in sede giudiziale non dà luogo a responsabilità contabile, salvo il caso in cui sussista dolo o colpa grave, consistente nella negligenza inescusabile derivante dalla grave violazione della legge o dal travisamento dei fatti”. 

La norma, la cui ratio è da ascrivere all’esigenza di semplificazione dell’azione pubblica, mira a favorire il ricorso da parte delle Aziende e degli Enti del Sistema Sanitario Nazionale a sistemi transattivi a fronte di ipotesi di responsabilità civile sanitaria senza il timore di incorrere in un giudizio di responsabilità amministrativo-contabile. 

Come potrebbero cambiare i meccanismi della responsabilità e della di gestione dei sinistri in sanità? 

Restando in ambito di responsabilità civile sanitaria, a essere principalmente impattati dal nuovo assetto normativo-processuale saranno con molta probabilità soprattutto le Aziende e gli Enti del Servizio Sanitario Nazionale e i relativi Comitati interni di valutazione sinistri. Questi ultimi saranno sempre più spesso chiamati a prediligere soluzioni stragiudiziali poiché, stando al tenore della norma,  sembrerebbe infatti che la stessa – contrariamente a quanto sempre temuto dalla p.a. –  esponga a profili di responsabilità amministrativa in tutti i casi di inerzia o omissione nella definizione transattiva di un sinistro piuttosto che in tutti i casi di errata gestione dello stesso, con la conseguenza, quindi, che il rischio di essere esposto a responsabilità amministrativa sia maggiore nelle ipotesi in cui si assuma un atteggiamento attendistico in luogo di una definizione celere della controversia. 

Quali sono i passaggi che ancora devono avvenire per far sì che questi cambiamenti si verifichino?  

Intesa quale sia la ratio della Legge n. 206 del 2021, per capire quali possano essere gli effetti della riforma sul sistema di gestione del contenzioso sanitario – soprattutto per quanto concerne il delicatissimo tema della responsabilità cui possa incorrere l’amministrazione –  occorrerà attendere quanto verrà stabilito in sede di attuazione della legge delega.  Solo in quella sede sarà identificata quale sia la “grave violazione della legge” o il “travisamento dei fatti” che il rappresentante della p.a. potrebbe porre in essere in sede di stipula dell’accordo conciliativo finendo per incorrere, quindi, nella tanto tenuta ipotesi di responsabilità amministrativo-contabile. Occorrerà, dunque, identificare l’equilibrio esistente fra le ragioni a tutela dei diritti del singolo e quelle a tutela dell’autonomia e della responsabilità delle scelte amministrative. 

Quali altre modifiche al processo civile sono state previste dal PNRR? 

Il Consiglio Europeo attraverso una serie di Raccomandazioni (2017-2019), ha identificato nell’eccessiva durata dei procedimenti una delle principali cause di scarsa efficienza del nostro sistema giudiziario civile. Lo strumento indicato dal PNRR per poter attuare tale riforma ordinamentale è quello della delega legislativa da utilizzare in relazione ai seguenti ambiti di intervento definiti “prioritari”. Oltre al potenziamento degli ADR, perciò, è prevista una revisione del processo civile che miri a ridurre sostanzialmente i tempi di giudizio e una revisione del processo esecutivo e dei procedimenti speciali che semplifichi le forme e i tempi nel settore dell’esecuzione immobiliare, dell’espropriazione presso terzi e delle misure di coercizione indiretta. 

A essere impattati dalla Riforma sono anche il processo ordinario di cognizione attraverso la concentrazione della fase introduttiva e il ruolo della prima udienza alla quale dovrà arrivarsi con una definizione delle domande, eccezioni e prove, la sostituzione dell’udienza di precisazione delle conclusioni  con lo scambio di  note scritte, l’introduzione di un termine massimo di 90 giorni intercorrente tra la prima udienza e l’udienza di prove, la semplificazione della fase decisoria attraverso l’introduzione di termini difensivi ridotti e calcolati retroattivamente dalla rimessione della causa in decisione. 

Anche il procedimento sommario di cognizione è stato interessato dalla riforma attraverso l’obbligatorietà del ricorso al rito previsto dal 702 bis e seguenti c.p.c. per ogni controversia in cui i fatti causa non siano controversi o la domanda sia fondata su prova documentale o di pronta soluzione o richieda un’attività istruttoria non complessa. Infine, l’intento di “semplificare” l’iter processuale ha investito anche il processo di appello attraverso l’introduzione della figura del consigliere istruttore nonché l’utilizzo di “filtri” all’impugnazione in grado di limitare il ricorso all’appello in tutti i casi in cui non vi sia una ragionevole probabilità che lo stesso sia accolto. 

CYBER RISK E SANITÀ: PRESENTATA LA NUOVA POLIZZA SHAM CYBER PROTECTION

È l’unica polizza cyber nata esclusivamente per il mondo della sanità. Luca Achilli, Direttore Sviluppo Healthcare di Sham Italia – gruppo Relyens, la introduce ai microfoni di Insurance Connect TV

Le strutture sanitarie sono tra i bersagli ricorrenti dei criminali informatici e le conseguenze possono essere gravi sia per la salute dei pazienti che per il profilo di responsabilità delle strutture ospedaliere colpite. 

In questo contesto Sham – gruppo Relyens ha reso disponibile Sham Cyber Protection, la prima polizza cyber specificatamente sviluppata per il settore sanitario nel mercato italiano. 

I 3 strumenti per gestire il rischio cyber in sanità

Per prevenire, monitorare e proteggere le strutture sanitarie sono necessari tre strumenti integrati: una dotazione tecnologica all’avanguardia, una strategia globale di risk management per la mitigazione del rischio e una polizza assicurativa per la copertura del rischio residuale. L’approccio di Sham li racchiude tutti e tre.

Sham Cyber Protection è l’ultimo tassello della strategia e garantisce assistenza 24h su 24, 7 giorni su 7, basata in Italia, e copertura assicurativa per i danni subiti sia da terzi (i pazienti, ma non solo) sia dall’azienda sanitaria, compresi i costi per ristabilire l’attività quotidiana e recuperare i dati persi. 

Clicca qui per vedere l’intervista.
 

RESILIENZA ORGANIZZATIVA IN SANITÀ: ANTICIPAZIONE, GESTIONE DEL PRESENTE E ADATTAMENTO DEL FUTURO 

Un confronto tra Anna Guerrieri, Risk Manager di Sham – gruppo Relyens e docente ALTEMS, e Alessio Di Pofi, neolaureato alla LUISS Guido Carli nel Master Degree Program in Global Management and Politics con la tesi “The role of organizational resilience in managing risks and uncertainties: an analysis of the Italian public health sector’s response to the Covid-19 threat”.

Anna Guerrieri: Il tema della resilienza sia professionale che organizzativa è punto focale e di sviluppo per facilitare l’implementazione di skill e competenze specifiche al fine di rispondere ai cambiamenti che un mondo globalizzato e sempre più complesso impone, soprattutto in ambito sanitario. Sham – gruppo Relyens lascia lo spazio a giovani ricercatori e manager di domani, per ascoltare il loro punto di vista. Attraverso la scuola ALTEMS ho incontrato diverse persone, tra cui Alessio Di Pofi, un ragazzo che è venuto a chiedermi cosa pensassi sul tema della resilienza. Questo è un argomento che ritengo molto importante, perché la resilienza sperimentata durante la pandemia deve diventare memoria. Il contenuto della resilienza è la lezione appresa nel passato. 

Alessio Di Pofi: Mi ritrovo in questa definizione, e la difficoltà principale per la mia tesi sperimentale è stata proprio definire i concetti di resilienza e resilienza organizzativa.  

Dunque cosa si intende per resilienza? Viene definita meta-capability come capacità di non dimenticare, ma adattarsi, migliorarsi e trovarsi preparati per le sfide future. Non dobbiamo cadere nella fallacia che superato il Covid non ci saranno altri imprevisti, motivo per cui una delle capability all’interno del framework organizzativo della mia tesi è capire quanto il singolo sia capace di assorbire l’evento inaspettato, trasformarlo in resilienza e apprendere dalla crisi. 

Anna Guerrieri: Come sei arrivato a scrivere questa tesi? 

Alessio Di Pofi: Durante il percorso del mio tirocinio svolto per la laurea magistrale all’interno dell’ASL Frosinone, ho somministrato un questionario, in maniera anonima, prevedendo solo una distinzione di ruoli tra medici, sanitari, tecnici e dirigenti. Il questionario era composto da 14 domande, 4 anagrafiche e 10 legate ai 10 indicatori del framework di riferimento. Ho ricevuto un totale di 473 entry e, dopo aver scremato gli outliers vari, ho basato la mia ricerca sulle rimanenti 470.

Anna Guerrieri: Nella ASL hanno compreso che il tuo progetto era un’attività migliorativa, e quando c’è una convinzione vera e una proposta sana alla quale aderire, questi progetti diventano strumenti e possibilità concrete per variare i nostri modelli organizzativi a favore dei pazienti. Il miglioramento è per tutti, anche per un’utenza parallela al paziente, perché tutti siamo coinvolti. La sua tesi mi ha colpito fin dall’inizio perché è stata costruita applicando un metodo, con criteri e strumenti valutativi: senza contenere dati non avremo ritorni comparabili. 

Alessio Di Pofi: La resilienza operativa è una meta-capability basata principalmente su tre fasi: passato, presente e futuro. Quindi anticipazione, gestione del presente e adattamento per il futuro. Sono necessarie soluzioni pronte ed efficaci per fronteggiare una crisi e non trovarsi impreparati.  

Anna Guerrieri: Quindi una volta dissipate le ambiguità sulla definizione di resilienza e posto l’approccio della meta-capability come asse portante della tesi, ti sei chiesto se la resilienza può essere utilizzata come strumento per gestire i rischi e le incertezze nel settore pubblico?

Alessio Di Pofi: Lo scopo di un’organizzazione è il core business, però deve esserci anche il thriving, ovvero la possibilità di prosperare, di essere efficiente e di essere sostenibile nel miglior modo possibile.  L’adattamento, la riflessione e l’apprendimento della crisi appena superata potrebbero portare un miglioramento alla knowledge base aziendale di gestione del rischio. È un discorso iterativo. Parlando del settore pubblico, e immaginando la complessità del Servizio Sanitario Nazionale, quindi va posto doppiamente l’accento sull’apprendimento. Se all’interno del SSN si promuovessero momenti di scambio di esperienze, best practice e comportamenti virtuosi, si instaurerebbe un concreto processo di efficientamento della knowledge base a frutto dell’intera nazione, andando a efficientare i comportamenti e le abitudini dei professionisti del settore sanitario. All’interno della tesi ho creato un framework, ma la resilienza organizzativa va organizzata in maniera concreta.

Anna Guerrieri: Pensi che questa metodologia ti abbia aiutato a realizzarlo? 

Alessio Di Pofi: Sì, oltre aver ricevuto molti consensi favorevoli, sono stato ricontattato dalla Direzione Generale. Questo sistema infatti permetteva di dare una voce ai diversi attori della Azienda Sanitaria Locale.

Anna Guerrieri: Come si può costruire, dunque, un metodo di consenso?

Alessio Di Pofi: La fase di costruzione del consenso avviene dopo la condivisione dei risultati della ricerca dei dati sottesi, così come è importante la condivisione dei sondaggi interni e la discussione critica degli esiti. Questi strumenti, se inseriti correttamente nei processi aziendali, possono anche aiutare a superare le divisioni delle organizzazioni sanitarie, allontanando dalle mentalità di clan e identificando tutti i professionisti dei vari settori come un’unica macchina volta a un unico scopo. Tutto dipende dalla strategia di presentazione del dato e dalla metodologia della discussione. In un attimo qualcosa che può fare da collante, può rivelarsi anche un motivo di separazione, di discriminazione. 

Anna Guerrieri: La tesi è bella perché ha una metodica, hai organizzato uno studio e hai proposto un modo di leggerlo. 

Alessio Di Pofi: Sì, e se cambiamo gli indicatori cambiano i punti cardine della ricerca, quindi, è fondamentale stabilire una struttura rigorosa.

Anna Guerrieri: Quali sono le prospettive future?  

Alessio Di Pofi: La prospettiva più logica di ampliamento della ricerca prevede l’estensione del questionario, mutatis mutandis, agli organici di diverse aziende sanitarie pubbliche simili, allo scopo di effettuare benchmarking e rendere la ricerca maggiormente completa e significativa.

NUOVA PROPOSTA DI REGOLAMENTO PER L’ISTITUZIONE DELLO SPAZIO EUROPEO DEI DATI SANITARI

La pandemia ha accelerato il processo di digitalizzazione della sanità che era già in corso con l’incremento della raccolta di big data e con lo sviluppo dei processi di machine learning nell’ambito della ricerca medica a livello nazionale.  

Lo scorso 3 maggio 2022 la Commissione Europea ha presentato una proposta di Regolamento per istituire lo spazio europeo dei dati sanitari.  

La nuova proposta prevede la creazione di un mercato unico dei dati sanitari elettronici, costantemente aggiornato, per dare vita a un modello europeo di riferimento nella gestione e condivisione dei dati. 

Il tema relativo alle condizioni di trattamento e di circolazione dei dati sanitari e al ruolo svolto dal titolare degli stessi è quanto mai attuale – commenta Roberto Ravinale, Direttore esecutivo di Sham – gruppo Relyens – La relazione tra dati e sicurezza è uno dei nodi più importanti da sciogliere per garantire, anche alla luce del PNRR, uno sviluppo omogeneo della digitalizzazione in sanità. Come in altri settori, la regolamentazione e la definizione certa dei confini di responsabilità sono garanzia di sicurezza, sia per gli utenti che per gli attori del comparto sanitario, garantendo la stabilità sul lungo periodo necessaria affinché l’innovazione possa sviluppare appieno il proprio potenziale. In sanità non esiste piena digitalizzazione se la sicurezza cyber non cresce parallelamente all’impiego e allo scambio dei dati.  Ricerca, diagnostica, prevenzione, stanziamenti predittivi delle risorse sanitarie, mitigazione del rischio clinico e sicurezza delle cure dipendono da un efficace uso dei dati sanitari; che a sua volta dipende dalla sicurezza connessa al loro impiego. Il nostro Gruppo, uno dei primi attori a considerare il rischio cyber come parte integrante del rischio in sanità, continua a sostenere azioni di sensibilizzazione attraverso riflessioni e approfondimenti – come l’articolo che segue – con l’obiettivo di promuovere e aumentare la consapevolezza sul tema nell’intero ecosistema sanitario”.

Il Regolamento generale sulla protezione dei dati (UE/2016/679) all’art. 4 par. 1 n. 15, definisce i dati relativi alla salute come “attinenti alla salute fisica o mentale di una persona fisica, compresa la prestazione di servizi di assistenza sanitaria, che rivelano informazioni relative al suo stato di salute”. 

Dunque, il loro trattamento è vietato a meno che non si verifichi uno dei casi espressamente previsti, tra cui il consenso della condivisione da parte del titolare. Sono previste particolari esigenze che giustificano il trattamento dei dati in assenza del consenso espresso del titolare.   

Grazie a questo nuovo Regolamento i dati potrebbero essere utilizzati in primo luogo per aiutare le persone ad assumere il controllo dei propri dati sanitari, migliorando i servizi di cura e assistenza ai cittadini, e in secondo luogo nell’ambito delle attività di ricerca e sviluppo e di definizione delle politiche sanitarie, per stimolare l’innovazione e consentire alle imprese di competere sui mercati globali.  

La proposta di Regolamento, presentata dalla Commissione europea rappresenta un primo passo per comprendere le intenzioni e gli obiettivi delle istituzioni europee per il prossimo decennio.  

Ma come si inserirà questa proposta nel quadro legislativo esistente?  

Accessibilità, controllo e portabilità sono necessarie per promuovere la circolazione dei dati sanitari fra gli Stati membri e lo scambio dei dati su infrastrutture dedicate.  

Le nuove regole dovrebbero affiancare e sviluppare ulteriormente i diritti già riconosciuti ai cittadini dal Regolamento (UE) 2016/679 (“GDPR”) in relazione al trattamento dei loro dati personali, con una disciplina su misura per l’ambito sanitario.  

Ai cittadini dovrebbero essere date maggiori possibilità di avere accesso digitale ai dati sanitari personali elettronici e un maggiore controllo di tali dati, a livello nazionale ed europeo, sostenendo la loro libera circolazione con professionisti sanitari di loro scelta. 

In questa direzione, gli obblighi di rendere disponibili i dati in formato elettronico, le cartelle cliniche elettroniche e il formato comune europeo di scambio che la Commissione dovrebbe essere chiamata ad individuare, garantirebbero finalmente l’effettiva interoperabilità e portabilità dei dati in formato digitale su tutto il territorio europeo, attraverso l’infrastruttura MyHealth@EU. 

Attualmente MyHealth@EU è operativa nel contesto dell’assistenza sanitaria transfrontaliera in soli dieci Stati membri e con possibilità di utilizzo di soli due tipologie di servizi (prescrizione elettronica e profilo sanitario sintetico del paziente). 

 Inoltre, la nuova proposta di Regolamento dovrebbe promuovere la creazione di un ecosistema organico per il successivo utilizzo dei dati clinici ai fini di ricerca e innovazione, sviluppo di nuovi farmaci e dispositivi e definizione delle politiche sanitarie.  

Sono previste regole comuni per l’accesso anche transfrontaliero alle informazioni tramite una nuova piattaforma dedicata, e punti di accesso a livello nazionale per gestire le richieste di utilizzo provenienti da persone fisiche e giuridiche.  

In questo caso l’autorizzazione all’accesso è eventualmente concessa per il periodo di tempo necessario a conseguire la finalità richiesta, che non può essere superiore a cinque anni.   

Infine, la proposta prevede l’istituzione da parte degli Stati Membri di Autorità nazionali di sanità digitale, che vigilino sull’effettiva implementazione delle nuove regole, e di un Comitato dello spazio europeo dei dati sanitari, che faciliti la cooperazione fra le Autorità nazionali e gli organismi responsabili dell’accesso. 

Queste sono le novità più rilevanti che emergono dal testo della proposta per costruire un’economia dei dati a livello europeo, che possa stimolare l’innovazione e lo sviluppo tecnologico in ambito sanitario.  

Il percorso per l’eventuale approvazione della proposta di Regolamento è ancora agli inizi, e occorrerà attendere qualche anno per la sua piena ed effettiva applicazione.  

fonte: agendadigitale.eu