L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE DEI RISK MANAGER NEI PROCESSI TRASFORMATIVI DELLA SANITÀ 

Il Risk Management è una componente irrinunciabile all’interno dei processi trasformativi in sanità. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Caccavo, Avvocato e Legal Advisor di Relyens e docente del modulo del nuovo Corso Avanzato di Risk Management organizzato da ECOLE – Enti Confindustriali Lombardi per l’Education: “La responsabilità del professionista e delle organizzazioni sanitarie e sociosanitarie”. 

Giuseppe Caccavo, Avvocato e Legal Advisor di Relyens

“La sicurezza è l’elemento fondante per la sostenibilità finanziaria delle cure, per l’empowerment del paziente e per garantire una capillare innovazione digitale e tecnologica. La formazione dei risk manager deve essere continua, multidisciplinare e percepita come una priorità nell’intero orizzonte sanitario” ha esordito Caccavo.

Cos’è la gestione integrata dei sinistri e perché è importante un coordinamento con il risk management 

“Il flusso di informazioni rappresenta un tassello fondamentale per chi si occupa della gestione dei sinistri in materia di responsabilità sanitaria” spiega Caccavo. “Chi gestisce i sinistri ha bisogno delle informazioni che provengono dal RM e chi gestisce il rischio clinico può sfruttare le informazioni raccolte nel corso della gestione dei sinistri. Una gestione integrata, alimentata da un flusso informativo costante, consente al gestore del sinistro di inquadrare al meglio la vicenda, avendo a disposizione tutti gli strumenti per approntare una corretta strategia difensiva oppure per riconoscere un equo risarcimento. Nel contempo, la gestione integrata consente a chi si occupa di RM di aggiornare la mappatura dei rischi esistenti all’interno di una realtà sanitaria”. 

Caccavo fa un esempo concreto. “Sicuramente l’apporto del RM risulta fondamentale per chi gestisce un sinistro che scaturisce da un’infezione correlata all’assistenza (c.d. ICA). Reperire tutta la documentazione che dimostri la predisposizione e l’applicazione delle procedure di prevenzione delle ICA mette il gestore del sinistro nelle condizioni di poter approntare una concreta strategia difensiva. Ma non solo. Prendiamo il caso di un evento avverso ricorrente all’interno dello stesso reparto ospedaliero, che si verifica con le medesime modalità e di cui si viene a conoscenza solo dopo l’apertura di plurimi sinistri. Questo errore può voler dire che qualcosa non funziona nelle procedure. L’evento, se considerato singolarmente, difficilmente può rappresentare un campanello d’allarme. Chi ha gestito i diversi sinistri può, tuttavia, sviluppare una visione d’insieme del problema e segnalarla al risk manager, che valuterà l’opportunità di procedere a una nuova mappatura dei rischi ed eventualmente a una revisione delle procedure funzionale a evitare che l’evento avverso possa ripresentarsi. 

La gestione integrata del rischio e la tutela dei professionisti sanitari 

Certamente. I professionisti sanitari sono i protagonisti di quel flusso di informazioni di cui abbiamo parlato in precedenza. Sono protagonisti sia dal punto di vista attivo, perché concorrono a fornire al RM e al gestore del sinistro informazioni utili sulla vicenda concreta nella quale sono stati coinvolti; sia dal punto di vista passivo, perché è importante che il RM diffonda agli stessi i nuovi rischi mappati e le nuove procedure introdotte. 

Tutti gli step della gestione del sinistro

Personalmente ritengo che una corretta scaletta nella gestione del sinistro inizi e termini con il dialogo. Dialogo con tutte le componenti interne (RM, professionisti sanitari, CVS) e con le componenti esterne (danneggiato, aventi diritto e legale incaricato). Dialogo significa informazioni e, come detto, le informazioni sono fondamentali per gestire al meglio un sinistro. 

Le opzioni a disposizione della gestione sinistri per comporre la vertenza prima di arrivare in Tribunale 

Le opzioni sono varie e non sempre coincidono con il riconoscimento di un risarcimento. A volte dimostrare disponibilità di ascolto oppure garantire un semplice confronto con il reclamante può contribuire a una composizione bonaria della vertenza. Guardare la situazione dalla prospettiva del reclamante, concentrarsi sugli interessi e non sulle posizioni sono tutte attività che consentono di individuare soluzioni alternative per comporre la vertenza.   

Su questo tema è intervenuto anche Lorenzo Minetti, Responsabile Area Sanità di ECOLE – Enti Confindustriali Lombardi per l’Education e organizzatore del nuovo Corso Avanzato di Risk Management, iniziato giovedì 2 febbraio, che offre formazione di secondo livello a tutti i professionisti che si occupano di Risk Management in sanità. 

Lorenzo Minetti, Responsabile Area Sanità di ECOLE

L’importanza di una specifica formazione per i risk manager  

Negli ultimi anni il ruolo dei risk manager sta assumendo un’importanza sempre più centrale nelle organizzazioni sanitarie, sia pubbliche che private. Secondo Minetti “la pandemia ci ha insegnato che nei momenti di crisi avere procedure e prassi standardizzate di prevenzione e gestione del rischio può fare davvero la differenza, considerando in particolare la necessità per le strutture sanitarie di far fronte a rischi sempre più integrati e complessi, non solo clinici”. 

Le innovazioni proposte dai corsi ECOLE nel 2023  

“Innanzitutto, abbiamo deciso di segmentare la formazione in base al livello di preparazione ed esperienza degli iscritti: oggi possiamo garantire percorsi specifici sia per chi si sta approcciando al mondo del rischio in sanità, sia per chi ha svolto dei corsi di formazione base e necessita di alcune competenze avanzate e, infine, offriamo alcuni approfondimenti mirati anche per esperti risk manager che lavorano da anni nel sistema” racconta Minetti. “Garantire la partecipazione a classi interaziendali con pochi partecipanti facilita sia una formazione “action learning“, attraverso i lavori di gruppo, sia la possibilità di sviluppare una rete di conoscenza di sistema, arricchita da alcuni momenti di plenaria dove è possibile confrontarsi con partecipanti di esperienza e professionalità molto eterogenea”. 

“La collaborazione con la DG Welfare assicura un’assoluta attualità dei temi trattati, che ben si evincono dalla corrispondenza con quanto citato nella Delibera delle Regole per il 2023. La programmazione lombarda prevede, infatti, per le strutture sanitarie una particolare attenzione alla gestione del “full risk based thinking” (ERM), alla gestione delle Crisi e Continuità Operativa e alla Prevenzione infezioni/sepsi – tutti temi centrali nei nostri corsi. Per quest’anno abbiamo affiancato a docenti esperti del sistema lombardo alcuni ospiti extra-regionali, in modo da portare in aula le eccellenze italiane per spunti di contaminazione operativa, e soprattutto esperti di imprese leader nel settore, attive nella gestione del rischio, che possano insegnare prassi e procedure del lavoro quotidiano del risk manager”. 

Le prospettive future nel campo della formazione dei risk manager

“Il nostro obiettivo è quello di progettare per il futuro momenti di maggior confronto tra i professionisti di strutture pubbliche e di strutture private accreditate, che pur facendo percorsi di formazione simili e avendo gli stessi obiettivi professionali hanno ancora pochi punti di contatto” spiega Minetti. “In programma abbiamo convegni monotematici aperti a tutte le strutture lombarde e soprattutto “visite outdoor” per toccare sul campo similitudini e differenze nella programmazione e nella messa a terra di procedure di prevenzione e gestione del rischio. Infine, è necessario pensare anche a una formazione di base specifica dedicata a tutte le strutture sociosanitarie del territorio, che su questi temi sono ancora parecchio indietro per formazione e linee guide aziendali”. 

L’INVESTIMENTO IN RM E SICUREZZA SANITARIA SI RIPAGA GIÀ NEL PRIMO ANNO DI ATTIVITÀ

Il Politecnico di Milano rilascia i risultati della piattaforma JRP sull’ospedale del futuro. “Per il nuovo anno – dice la Risk Manager di Relyens Francesca Montesi Righettilavoreremo a soluzioni che gli ospedali sul territorio potranno seguire nel loro percorso di innovazione”. 

A seguito del primo rapporto del Joint Research Platform Healthcare Infrastructures, la community del Politecnico di Milano e Fondazione Politecnico che ha messo in sinergia le aziende e le istituzioni leader nel settore Healthcare per progettare il futuro dell’ospedale nei prossimi anni, Francesca Montesi Righetti, membro del Comitato Guida in qualità di Risk Manager del gruppo Relyens, ha condiviso un bilancio sulle attività svolte in questo primo anno di partnership. 

“Dalle analisi effettuate in questi mesi, è emerso che le risorse destinate alla sicurezza e al risk management, dalla progettazione architettonica al monitoraggio della qualità quotidiana dell’aria, si ripagano già nel primo anno di attività grazie ai risparmi ottenuti dalla riduzione di eventi avversi, infezioni, cadute, stress e all’incremento della soddisfazione e produttività.  Ad oggi, nonostante i progressi nella cultura della prevenzione, la sicurezza viene, ancora spesso percepita come una spesa. In realtà, rappresenta il migliore investimento per la sostenibilità dei sistemi sanitari”. 

Da cosa deve partire la sanità del futuro? 

“La sanità del futuro – dice – deve partire da un presupposto: nessun processo sanitario può essere considerato un compartimento a sé stante, ma deve essere valutato in relazione e in equilibrio al contesto che lo circonda e all’expertise delle diverse professioni coinvolte”. 

Per esempio: “Monitorare la qualità dell’aria è una barriera alle infezioni ospedaliere e richiede una tecnologia e dei passaggi circoscritti. Ma non può essere un intervento isolato. La riduzione delle infezioni ospedaliere non può prescindere, infatti, da una serie di interventi coerenti che includono il monitoraggio dell’aria, ma anche la formazione del personale, la mappatura del rischio a priori, la misurazione degli interventi di mitigazione, il potenziamento delle check list e dei protocolli di sicurezza, la progettazione flessibile degli spazi di degenza e così via”. 

“Parimenti, per misurare l’impatto economico delle infezioni e il risparmio garantito dagli interventi di risk management, non possiamo fermarci ai soli risarcimenti, ma dobbiamo considerare le cure aggiuntive, i giorni di degenza in più, lo stress, il danno di immagine, l’aumento della conflittualità e tanti altri fattori. La sanità è un sistema complesso dove le componenti sono collegate e vanno considerate in relazione le une alle altre.  Questo – sottolinea Montesi Righetti – è esattamente l’approccio che il progetto JRP ci ha permesso di introdurre: il confronto tra attori leader nei diversi passaggi della filiera sanitaria, ognuno con il suo contributo e il suo bagaglio di competenze”. 

Quale sarà l’impatto della Joint Research Platform Healthcare Infrastructures sulla progettazione degli spazi ospedalieri? 

Questo progetto segna indubbiamente un ulteriore passo avanti nella cultura della sicurezza. Il Risk Management sanitario è diventato – grazie anche al contributo di Relyens – uno dei pilastri delle linee guida di JRP: la gestione del rischio non deve essere più considerata come un elemento a sé stante, ma come una componente integrata in ogni singolo processo, dalla progettazione degli spazi, alla tecnologia, al percorso del paziente dopo la degenza. Questo vuol dire che in ogni passaggio ci si dovrà chiedere quali siano i rischi e come ridurli”.  

“Le linee guida, a loro volta, diventeranno azioni nella prassi sanitaria, grazie, per esempio, ai processi di certificazione. I membri del Comitato Guida del JRP stanno infatti prendendo parte attiva al gruppo di lavoro di UNI – Ente Italiano di Normazione – nella costruzione della nuova norma tecnica relativa alle strutture ospedaliere e sociosanitarie. Durante i prossimi incontri saranno condivisi i risultati della piattaforma, così da contribuire alla stesura dei requisiti per ottenere le certificazioni di qualità, entrando nel concreto della prassi ospedaliera”. 

“Un altro impatto consisterà nella capacità di progettare soluzioni che gli ospedali sul territorio potranno seguire nel loro percorso di innovazione”. 

Che soluzioni possono nascere da JRP per la Sanità Italiana? 

“La sfida qui è progettare degli interventi che potranno essere inseriti nelle strutture esistenti. La grande maggioranza degli interventi di innovazione risulterà infatti nella riconversione di strutture già esistenti.  La piattaforma JRP potrà fare la differenza mettendo a frutto la profonda analisi svolta nel 2022 e le competenze approfondite dei diversi partner nello sviluppo di ‘template’ capaci di trasferire sostenibilità, innovazione e sicurezza negli ospedali reali, aggiornandoli. Penso, per esempio, al progetto di una nuova camera di degenza. Questo, confido e mi auguro sarà l’orizzonte e l’output di JRP nel 2023”. 

LA PARTECIPAZIONE IN OGNI REPARTO ALLA GESTIONE DEL RISCHIO: IL SUSTAINABLE ENTERPRISE RISK MANAGEMENT (SERM) 

Oltre 30 progetti presentati allinterno della Fondazione Poliambulanza per migliorare la sicurezza delle cure. Il progetto SERM ha messo in pratica una nuova visione: lagestione del rischio integrato in ogni livello dellattività aziendale che permette di migliorare contemporaneamente le procedure dallalto e dal basso. Sempre di più i referenti sono in grado di analizzare le criticità” affermaCarmela De Rango,Risk Manager e Responsabile Servizio Risk Management presso la Fondazione Poliambulanza 

Le linee Operative di Risk Management in Sanità 2022 di Regione Lombardia hanno sottolineato la necessità di passare a un nuovo paradigma nell’ambito del monitoraggio, prevenzione e gestione del rischio sanitario e dello sviluppo di strategie di sicurezza delle cure, che deve tenere conto di logiche di evoluzione del modello di Risk Management con graduale avvicinamento al modello di Enterprise Risk Management (ERM), ovvero di un sistema sinergico di cultura, competenze, ruoli organizzativi, politiche, processi, modelli di analisi e di strumenti di gestione, che permetta alle organizzazioni di creare e proteggere valore in maniera sostenibile nel lungo periodo, conseguendo i propri obiettivi strategici e operativi.   

Spiega Carmela De Rango, Risk Manager e Responsabile Servizio Risk Management presso la Fondazione Poliambulanza: “Il progetto “Sustainable Enterprise Risk Management” ha come obiettivo il coinvolgimento su base volontaria di tutte le aree, Unità strategiche, Unità Operative, Servizi di Fondazione Poliambulanza nella realizzazione di progetti specifici di area, con la finalità di creare meccanismi virtuosi di efficientamento e miglioramento, meccanismi che interconnettano diverse aree della struttura creando, a loro volta, nuove azioni virtuose, con risultati sulla struttura stessa e che porteranno sicuramente a benefici sostanziali ed esponenziali”.

Nel 2022 l’iniziativa, dopo aver vinto il V concorso di Risk Management di Relyens nel 2021, ha raggiunto la sua quarta edizione ed è stata riproposta con le stesse modalità degli anni precedenti chiedendo ai referenti del rischio presenti in struttura, di presentare, laddove possibile, progetti di miglioramento trasversali a più aree della Poliambulanza.  

Sono stati presentati 33 progetti, di questi 24 sono stati conclusi e presentati. La valutazione è avvenuta in due momenti distinti: una prima valutazione è stata effettuata da una commissione tecnica interna che, nella settimana precedente l’evento, ha assegnato ad ogni lavoro un punteggio tenendo conto dei criteri oggettivi di valutazione definiti nel maxiprogetto Sustainable Enterprise Risk Management, una seconda valutazione è stata affidata ai referenti dei singoli progetti presenti in aula che hanno votato attraverso un telecomando elettronico.   

Dalla somma delle due valutazioni è stato possibile identificare i 3 progetti vincitori, rispettivamente: “LESS IS MORE” presentato dal Servizio di anatomia patologica, “LO STAPHYLOCOCCUS AUREUS: LA GESTIONE DI UN INQUILINO INDESIDERATO”, presentato da U.O. di Cardiochirurgia e “IL VALORE DEL COLORE” presentato dal Pronto Soccorso ostetrico/ginecologico.  

“Abbiamo osservato – riprende De Rango - che sempre di più i referenti, seguendo lo schema del progetto, sono in grado di analizzare le criticità e presentare dei piani di miglioramento interni, ponendosi degli obiettivi e degli indicatori misurabili e presentando alla fine il miglioramento ottenuto che mira ad una riduzione del rischio per il paziente, una migliore organizzazione del lavoro, una maggiore sicurezza per gli operatori ma anche per tutta l’organizzazione. Questi lavori, effettuati dai nostri colleghi, creano valore per l’azienda che, insieme a un’ottimizzazione delle risorse spesso comporta anche una riduzione dei costi dovuta ad un efficientamento dei processi”.  

La novità di quest’anno è stata la costituzione di una commissione trasversale, composta sia da figure sanitarie che amministrative, e, in particolare, è stato molto importante l’ampliamento di interesse da parte dell’alta dirigenza di Fondazione Poliambulanza.  

“Quello che emerge dal lavoro di questi anni è che abbiamo imparato ad ascoltare le necessità dei singoli, di chi si fa carico di un determinato progetto. Così facendo è possibile prendere in considerazione aspetti collaterali del processo e ampliare la sfera di intervento con conseguente miglioramento della performance”.   

“Il miglioramento che ci siamo prefissati per la prossima edizione, che partirà a breve, è quello di coinvolgere sempre più aree, con la possibilità di creare una rete: progetti che vengano portati avanti e condivisi da più aree e che creino valore trasversale, per il paziente, per gli operatori e per la struttura. Stiamo pensando anche di inserire nuovi criteri di valutazione, facendo strutturare dei progetti che mettano in evidenza già nel razionale della scheda progetto il valore finale che il progetto potrebbe generare per il paziente, per gli operatori, per l’azienda”.   

Quanto di questa best practice può essere replicata in altre realtà sanitarie e quali sono le conditio sine qua non perché ciò avvenga con successo?  

“Certamente, questa iniziativa può essere esportata in qualsiasi azienda sanitaria e non. Ogni azienda, infatti, dal top management all’operation, prevede processi e attività che per definizione non possono e non devono essere statici, la dinamicità dell’innovazione porta spesso a dover rivisitare questi processi, a migliorarli, e chi meglio delle figure che stanno sul campo possono identificare criticità o falle a cui metter mano con progetti di miglioramento. Ovviamente per far questo, la condizione necessaria è che all’interno della azienda in cui si vuole replicare l’esperienza, sia condivisa la cultura della sicurezza e della qualità dei percorsi, spesso infatti si rende necessario dover ammettere di avere un problema, di aver commesso degli errori per capire che è necessario mettere in campo azioni di miglioramento. Bisogna essere pronti a togliersi la benda dagli occhi, e dirigersi tutti, a prescindere dal ruolo, in un’unica direzione, che in un’azienda sanitaria non può che essere quella condivisa della sicurezza nelle cure”.