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LA CONCILIAZIONE IN SANITÀ: IL NUOVO ORIZZONTE LEGISLATIVO

La legge delega sulla riforma del processo civile offre nuove prospettive per la risoluzione stragiudiziale delle controversie in sanità, in particolare per la c.d. ‘paura della firma’ da parte dei funzionari pubblici chiamati a transigere. L’appuntamento al Centro Congressi Fondazione Cariplo, organizzato da Relyens, ha riunito alcuni tra i principali esperti in materia di Alternative Dispute Resolution, responsabilità amministrativa-contabile e gestione dei sinistri. La mediazione – dicono – è raramente impiegata, ma può avere un impatto fortemente positivo sull’efficienza della pubblica amministrazione e sulla diffusione di una nuova cultura di fiducia tra cittadini, sanitari e istituzioni. 

La soluzione alle criticità della giustizia civile prevista dal PNRR è affidata prioritariamente al potenziamento degli strumenti di definizione delle liti alternativi alla sentenza, le cosiddette ADR (Alternative Dispute Resolution). 

“Una progressiva applicazione di tali istituti può avere un impatto fortemente positivo sull’efficienza della pubblica amministrazione e su una nuova cultura di fiducia tra cittadini e istituzioni – spiega Roberto Ravinale, Direttore esecutivo di Relyens – In particolare in ambito sanitario”. 

A questo orizzonte è stato dedicato l’incontro “Gli strumenti complementari della risoluzione delle controversie” ospitato presso il Centro Congressi della Fondazione Cariplo a Milano e organizzato da Relyens, in qualità di Risk Manager e assicuratore della sanità italiana ed europea, in collaborazione con l’Avvocato Ernesto Macrì

Tra gli esperti presenti, in ordine di intervento: Paola Moreschini, Vicepresidente dell’Osservatorio sui conflitti e sulla conciliazione; Arturo Iadecola, Vice Procuratore generale presso la Corte dei conti; Tiziana Frittelli, Direttore generale dell’AO San Giovanni Addolorata e Presidente nazionale di Federsanità; Maria Gagliardi, Professoressa associata di Diritto Privato presso la Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa (Istituto Dirpolis, Lider-lab).  

Di seguito la sintesi dei loro interventi. 

Paola Moreschini: “La riforma Cartabia introduce una grande innovazione perché ridisegna la mappa della giurisdizione, ovvero, l’accesso alla giustizia. La giustizia, in questa nuova visione, è considerata come un bene comune che, come tale, non va sprecato. Non si devono consumare energie del sistema giudiziario ponendo delle domande che possono ricevere risposta altrove. Queste risposte si possono dare attraverso le Alternative Dispute Resolution. Il loro impiego è ancora molto circoscritto nell’ambito della responsabilità civile sanitaria, ma il loro potenziale è molto più ampio. Richiedono infatti – e promuovono nello stesso tempo – una consapevolezza nuova: che viviamo in un sistema composito nel quale il processo è solo una parte, non esclusiva e non vincolante. Esistono forme alternative di risoluzione delle controversie che hanno vita propria: non sono ancillari al processo ma sono il fondamento di una giustizia partecipativa e consultiva nella quale le parti contrapposte hanno la capacità di esercitare – con strumenti e risorse dedicati – la facoltà di comporre le vertenze in maniera attiva e al di fuori del tribunale. Questa possibilità può avere un grande impatto in ambito sanitario dove una parte consistente delle richieste di risarcimento potrebbe, in futuro, essere risolta tramite transazione con benefici su diversi livelli per tutti gli attori e le istituzioni coinvolti”. 

Arturo Iadecola: “Quella di transigere è una scelta di gestione sanitaria fondata sulla convinzione che la transazione convenga alla sanità pubblica rispetto all’esito atteso del processo. Il principale ostacolo alla diffusione di questo strumento è la paura da parte del funzionario pubblico di essere chiamato a rispondere di danni erariali presso la Corte dei conti.  Ma quanto è fondata questa paura? La legge-delega per la riforma del processo civile prevede che il decreto legislativo che modificherà le procedure di mediazione e la negoziazione assistita dovrà rispettare, tra l’altro, il principio secondo il quale per i rappresentanti delle pubbliche amministrazioni – incluse quelle del Servizio Sanitario Nazionale – la conciliazione nel procedimento  di  mediazione ovvero in sede giudiziale non dà luogo a responsabilità contabile (rectius, amministrativa), salvo il caso in cui sussista dolo o colpa grave, “consistente nella negligenza inescusabile derivante dalla grave violazione della legge o dal travisamento dei fatti”. Qualsiasi forma di risarcimento con soldi pubblici rappresenta un danno erariale, ma la Corte si muoverà esclusivamente per perseguire la responsabilità amministrativa dei funzionari o dirigenti pubblici solo nel caso manchi da parte loro una valutazione ragionevole sull’opportunità e la convenienza della transazione stessa. Il legislatore ha espressamente riconosciuto la difficoltà nella quale si trovano i funzionari che si assumono la responsabilità di firmare la transazione e ha predisposto margini di tutela, circoscrivendo l’intervento della Corte ai soli casi di colpa grave. È bene, pertanto, specificare che, in questi casi, la c.d. “paura della firma” e il timore di una possibile azione da parte della Corte dei conti sono infondati. La Corte molto probabilmente porrà sotto scrutinio le transazioni autorizzate, ma procederà solo ed esclusivamente nel caso in cui il funzionario non possa dimostrare di aver valutato in maniera adeguata la convenienza della transazione attraverso un confronto con il Comitato Valutazioni Sinistri, di aver richiesto pareri legali e medico-legali, e di avere, infine, fatto una scelta ragionevole sulla base delle informazioni in suo possesso al momento della decisione. A disposizione dei funzionari ci sono molti strumenti che permettono di dimostrare agevolmente la validità del loro percorso di scelta; la negligenza o l’omissione da parte loro dovrà essere davvero ‘inescusabile’ per poter configurare la colpa grave”.  

Tiziana Frittelli “Secondo i dati Ocse il costo del contenzioso sanitario in Italia supera anche di 5/6 volte quello degli altri Paesi europei e le imposte sui premi assicurativi superano il 20%. Le aziende sanitarie e Federsanità sostengono l’introduzione di misure alternative per conciliare le controversie, mentre tra i sanitari esistono forti resistenze alla transazione perché questa viene considerata come un’ammissione di colpa. La mediazione, invece, è una tutela per tutti.  È, prima di tutto, una necessità economica essenziale perché ogni euro speso nei risarcimenti è un euro sottratto alle cure: transigere permette di risparmiarne moltissimo. Ma la mediazione è anche un elemento di civiltà: uno strumento per abbattere l’altissimo livello di litigiosità e sfiducia che vede contrapporsi cittadini e istituzioni e del quale il gravissimo fenomeno delle aggressioni è una conseguenza diretta. È evidente che la transazione deve essere conveniente per i conti pubblici e, per far sì che lo sia, è necessario che le aziende sanitarie investano in professionalità e competenze anche esterne capaci di fornire valutazioni oggettive e professionali sulle quali basare la decisione di conciliare”.  

Maria Gagliardi “Questa componente multidisciplinare e tecnico-scientifica è uno degli elementi caratterizzanti dell’ambito della responsabilità sanitaria. Per questo il percorso della mediazione - che richiede esperti legali e medico-legali – offre un’ulteriore occasione di approfondimento e di confronto tra le parti chiamate a definire, prima ancora degli aspetti patrimoniali, i confini, la natura e le relazioni causali dell’evento in discussione. Questa convergenza di professioni risulta, inoltre, di grande importanza anche nel trasferire le informazioni tratte dalla gestione dei sinistri agli interventi di mitigazione e prevenzione del rischio. Per tutte le ragioni sopra elencate appare evidente negli ultimi interventi normativi la volontà chiara del legislatore di favorire la partecipazione di tutte le parti coinvolte - anche le assicurazioni – nel processo di mediazione”.  

“La gestione dei sinistri e della responsabilità - conclude Ravinale – impatta, infatti, l’intero ecosistema della salute. Diffondere consapevolezza e formazione in questo crocevia tra sanità e giurisprudenza contribuisce alla cultura della sicurezza. Tutte le parti coinvolte traggono beneficio da una gestione del contenzioso efficace e non conflittuale: pazienti, operatori e istituzioni”.  

NASCE AL POLITECNICO DI MILANO IL NEXT GENERATION HOSPITAL

Si è tenuta la prima milestone del Joint Research Platform Healthcare Infrastructures, la community del Politecnico di Milano e Fondazione Politecnico che ha messo in sinergia le aziende e le istituzioni leader nel settore Healthcare per progettare il futuro dell’ospedale nei prossimi anni. Il settore ha bisogno di profondi cambiamenti dopo la pandemia e l’ospedale del futuro dovrà essere flessibile, hi tech, connesso, sostenibile e attento ai bisogni dei pazienti e del personale sanitario. 

Qui di seguito pubblichiamo l’intero comunicato stampa del Politecnico.

Il 70 % degli edifici ospedalieri ha superato il ciclo di vita e la pandemia ci ha messo di fronte alla necessità di progettare un ospedale più moderno e resiliente con spazi accoglienti e rassicuranti e un’architettura flessibile e sostenibile.  

Il costo dell’investimento per ospedali più performanti sarebbe già ripagato grazie ai risparmi ottenuti nel primo anno di attività per la riduzione di infezioni, eventi avversi, cadute, stress e incremento della soddisfazione e produttività. 

Se ne è discusso durante la prima milestone del Joint Research Platform Healthcare Infrastractures (JRP HI) – https://www.fondazionepolitecnico.it/progetti/salute-life-science/jrp-healthcare-infrastructures/ – la piattaforma guidata dal Politecnico di MilanoDipartimento ABC, Design & Health Lab e dalla Fondazione Politecnico di Milano che propone una nuova vision di ospedale di nuova generazione insieme alle imprese e alle istituzioni della filiera. La piattaforma di ricerca, coordinata dal Prof. Stefano Capolongo, ha l’ambizione di rispondere alla domanda: come sarà l’ospedale del futuro? 

L’Ospedale, con la sua molteplicità di utenti (personale sanitario e tecnico, pazienti e caregiver) è un organismo complesso ed energivoro, una sorta di “città nella città” per questo necessita di un’attenta analisi per il rilancio di un settore che ha bisogno di un profondo cambiamento per affrontare le sfide dei prossimi anni. 

Le linee guida delineano un ecosistema resiliente al cambiamento e capace di proteggere la salute dei diversi utenti, al mutare delle esigenze sociali, economiche, ambientali ed epidemiologiche del contesto in cui è inserito, inglobando i concetti di Smart Hospital, Green Hospital e Covid Hospital. Il Next Generation Hospital si propone come modello di riferimento per il miglioramento delle architetture per la salute del futuro e quindi prevalenza di camere singole per combattere in modo più efficace le infezioni, presenza di molte aree verdi perché il benessere dei pazienti aiuta il recupero. Camere dotate di sensori digitalizzati che possano supportare la cura e il controllo del paziente. Un’architettura aperta e permeabile alla comunità con spazi collettivi e di accoglienza, coinvolgendo attività non solo di carattere ospedaliero, ma anche con funzioni commerciali, d’intrattenimento e culturali. Il benessere dei pazienti, che nell’ospedale del futuro deve essere messo al centro, si aggiunge alla necessità di sviluppare nuove tecnologie e all’introduzione di architetture resilienti alle mutevoli esigenze sanitarie. Risultano strategici alcuni accorgimenti che possano garantire rapide riconfigurazioni come la presenza di “spazi polmone” e aree facilmente riconvertibili in caso di emergenze. 

Oggi l’ospedale è un luogo dove si possono sviluppare infezioni importanti, che sconvolgono l’intero assetto organizzativo come abbiamo potuto sperimentare con la pandemia. Tutto il mondo del rischio è stato sino ad ora oggetto di scarsa attenzione, mentre l’ospedale del futuro dovrà prevedere studi, monitoraggi e valutazioni su materiali innovativi, qualità dell’aria e tecnologie costruttive avanzate con particolare attenzione alla salubrità degli ambienti di cura e lavoro e alla sostenibilità dei prodotti e dei processi di costruzione.  

Un altro aspetto molto importante riguarda la digitalizzazione: l’ospedale di nuova generazione dovrà avere un gemello digitale e lavorare sia in locale sia in cloud, integrando alle metodologie di cura tradizionali, il tema della cura al domicilio, la telemedicina e l’ausilio di smart devices per il dialogo con il medico e la gestione integrata dell’infrastruttura grazie, ad esempio, all’uso di applicazioni e sensori per il monitoraggio dei parametri ambientali e di salute. 

“La giornata di oggi sancisce un momento storico di sinergia tra ricerca, istituzioni e imprese – precisa Stefano Capolongo docente di Hospital Design del Politecnico di Milano e responsabile scientifico dell’iniziativa – che con impegno e professionalità pongono le basi a una risposta sociale emergente: come saranno gli ospedali del futuro. Nel Next Generation Hospital gli spazi sono trasformabili rapidamente come un LEGO, avranno per la maggior parte camere singole, i robot trasporteranno i pazienti, i droni porteranno i medicinali da un reparto all’altro. Gli spazi “hard” saranno poi bilanciati da aree “soft”, verdi e terapeutiche per tutti gli utilizzatori dal paziente fragile al caregiver al personale medico sanitario, per abbattere i livelli di stress”. 

“Il PNRR ha destinato ingenti risorse alla missione salute per sostenere riforme e investimenti in campo sanitario – afferma Andrea Sianesi Presidente della Fondazione Politecnico di Milano -. LaJoint Research Platform Healthcare Infrastructuresvuole dare il proprio contributo, agevolando il confronto tra tutti i soggetti interessati per favorire l’innovazione tecnologica negli ospedali. Oggi, dopo la pandemia, non possiamo più ignorare driver importanti come la gestione dei rischi e la progettazione accurata delle cosiddette architetture della salute. Per la prima volta, un progetto sfidante e di ampio respiro tra università, imprese e pubbliche amministrazioni potrà disegnare scenari evolutivi di grande importanza per la definizione del modello del Next Generation Hospital e creare così le basi non solo per un ammodernamento degli ospedali, ma anche per agevolare una sanità più vicina alle persone e radicata sul territorio”. 

Il primo anno del JRP Healthcare Infrastructures è stato fitto di momenti di lavoro e incontro, con l’acquisizione di molti nuovi stakeholder che hanno rinnovato e consolidato il panel di aziende e istituzioni, portando diverse esperienze e contributi, arricchendo le tematiche della piattaforma. Le attività sono validate dall’Advisory Board istituzionale che vede la presenza di referenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), AGENAS e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).  

Inoltre il lavoro del JRP Healthcare Infrasturctures convergerà, grazie alla collaborazione con UNI, ente nazionale di normazione, in una norma terminologica, la prima in Italia, che definirà univocamente la direzione verso l’ospedale di nuova generazione. 

Partner soci platinum  

Alessandro Bartucci, Direttore Real Estate di Korian Italia 

“Siamo orgogliosi di dare il nostro contributo, offrendo le competenze di Korian nel mondo della sanità al Joint Research Platform Healthcare Infrastructures, per sviluppare, sperimentare e validare i requisiti prestazionali delle strutture sanitarie e socio-sanitarie del futuro”. Un progetto sfidante che ci impegniamo a portare avanti insieme alle aziende e alle istituzioni leader nel settore Healthcare”. 

Giulio Desiderio, Project Director di MCA – Mario Cucinella Architects 

 “Credo che nella mente di nessuno di noi le parole benessere e ospedale possano essere naturalmente legate: la prima suggerisce leggerezza, luce, bellezza; la seconda tutto il contrario. Eppure, può e deve esistere un’architettura che generi luoghi in cui questo accada: è quella che nasce da una progettazione che non può essere unicamente funzionale ma che pensa davvero e in modo profondo a chi la utilizzerà, che sia paziente, operatore o visitatore”. 

Sara Orio Referente MED s.r.l. 

“Tra gli elementi salienti emersi da questo primo anno di attività è risultato chiaro che l’ospedale del futuro dovrà essere flessibile e modulare. Esiste una tecnologia di costruzione a secco (altresì dette off-site) che consente di avere l’edificio stesso realizzato con moduli in carpenteria metallica. Questa tecnologia estende il concetto di modularità e flessibilità dal layout all’intero building. Una tecnologia che porterà notevoli vantaggi alle costruzioni future sulla quale noi stiamo investendo molto perché crediamo sia una tecnologia vincente”. 

Roberta Ranzo, Head of Solution IIG, Philips SPA 

“Questo primo anno di ricerca ci ha permesso di dialogare e confrontarci con tutti gli attori che si occupano della creazione di nuove strutture ospedaliere per identificare assieme gli aspetti chiavi che caratterizzano l’ospedale del futuro. Attraverso un’analisi dei flussi clinici, operativi e amministrativi, è possibile capire come creare in modo più efficiente un reparto o ridisegnarne l’assetto in base al volume dei pazienti attesi, al personale a disposizione, ai servizi d’avanguardia da erogare. Partendo dal cuore dell’ospedale, ogni spazio sarà creato in modo da accogliere al meglio il paziente e lo staff sanitario, a vantaggio delle cure”.  

Claudia Romero, Responsabile ambito Sanità di Politecnica 

“La pandemia ha fatto emergere in maniera significativa l’importanza di una progettazione delle infrastrutture sanitarie che abbia al centro il benessere delle persone e la massima integrazione tra aspetti funzionali e organizzativi, studiati in fase di progetto, con elementi logistico-digitali. L’organizzazione dei servizi sanitari dovrà basarsi su nuove strategie più complete, dinamiche e condivise al servizio dei degenti e del personale sanitario, per cogliere le sfide che ci riserverà il futuro. A guidare questo tipo di progettazione saranno la digitalizzazione e la sostenibilità che permetteranno soluzioni flessibili in grado di rispondere al paradigma dell’ospedale del futuro.”  

Roberto Ravinale, Direttore esecutivo di Relyens Italia 

“Relyens entra nel board del progetto JRP con l’obiettivo di rendere la gestione del rischio uno dei temi cardine nella progettazione e nella creazione dei nuovi spazi sanitari, siano essi strutturali, tecnologici, clinici o relazionali. I quasi 100 anni di esperienza del nostro Gruppo a fianco delle strutture sanitarie in qualità di risk manager e assicuratore ci hanno insegnato che in sanità la sicurezza non conosce compartimenti, ma solo correlazioni, materiali e immateriali. Aggiornamento tecnologico, formazione continua, gestione integrata dei rischi e dei sinistri, assicurazione del rischio residuale e un’attenta comunicazione sanitaria, sia all’interno della struttura che tra chi somministra e chi riceve le cure: questi i fattori imprescindibili che devono necessariamente essere presenti per mettere in sicurezza l’ospedale del futuro”.  

Vito Allegretti, Business development professional di Siemens Smart Infrastructures. 

“È stata molto importate l’esperienza maturata nel corso del primo anno del JRP HI. Ho avuto l’occasione di condividere un approccio e un sentiment con gli altri partecipanti al tavolo di lavoro, e cioè che il fulcro dell’innovazione è l’implementazione pratica della tecnologia. Occorre in futuro focalizzare l’attenzione sulla gestione dei costi operativi che impattano per l’80% sui costi totali di una struttura sanitaria, più che sul saving dei costi di progettazione e costruzione che invece impattano per il 20. La riduzione dei costi operativi (energetici e di manutenzione) e l’incremento della produttività del personale medico-sanitario permetteranno di colmare la scarsità di risorse destinate alla sanità. La transizione digitale ed energetica abilitata dalla tecnologia può fare la differenza per chi gestisce i servizi sanitari, perché libera risorse lungo l’intero periodo di esercizio della struttura sanitaria”. 

CEO Fabio Inzani Tecnicaer Engineering srl 

“Nel contesto del rapido progresso del campo della medicina, un ripensamento delle strutture ospedaliere diventa una priorità urgente. Il JRP rappresenta un progetto molto ambizioso finalizzato a creare un modello di ospedale condiviso tra i vari attori che hanno preso parte durante gli incontri con l’obiettivo di definire le linee guida per l’ospedale 4.0”. 

GLI STRUMENTI ALTERNATIVI DI RISOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE IN SANITÀ: NUOVI SCENARI E PROSPETTIVE FUTURE

Il convegno organizzato da Relyens (ex Sham in Italia) mercoledì 18 gennaio a Milano affronterà con alcuni tra i maggiori esperti del settore i nuovi interventi legislativi e le prospettive della responsabilità amministrativo-contabile e sostenibilità economica nella sanità pubblica. 

A firma dell’Avvocato Ernesto Macrì 

L’evento “Gli strumenti complementari della risoluzione delle controversie” in materia di responsabilità civile organizzato da Relyens, che si terrà a Milano mercoledì il 18 gennaio presso il centro Congressi della Fondazione Cariplo, sarà una giornata di discussione a più voci dedicata  al potenziamento degli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie da parte della riforma del processo civile: un intervento del legislatore, sotto quest’angolo prospettico, teso ad affinare e potenziare percorsi sostenibili di risoluzione consensuale delle controversie, responsabilizzando sia le parti sia gli avvocati che le assistono, in un rinnovato contesto di flessibilità rispetto a quanto avvenuto in passato. (QUI IL PROGRAMMA) 

Dall’intelaiatura del provvedimento legislativo traspare in maniera evidente la consapevolezza che nell’azione di riorganizzazione del PNRR la soluzione alle criticità della giustizia civile è affidata prioritariamente al potenziamento degli strumenti di definizione delle liti alternativi alla sentenza

È stato rilevato come una progressiva applicazione di tali istituti – soprattutto quello della mediazione – “… può concorrere in modo significativo ad un diffuso mutamento culturale, ad una diversa prospettiva delle relazioni sociali, improntate ad un maggiore rispetto dell’altro, al recupero di effettività dell’amministrazione della giustizia, con ricadute positive dal punto di vista economico-competitivo del nostro Paese” (in questi termini P. Curzio, Relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2021, Corte suprema di Cassazione, 21 gennaio 2022, su www.cassazione.it).  

L’intento è proprio quello di una corretta messa a fuoco di alcuni concetti chiave legati tra loro da un reticolato di fili rossi: 1) la definizione da parte del legislatore dell’elemento soggettivo della responsabilità amministrativa, in relazione al danno erariale a fronte di transazioni svantaggiose; 2) la volontà di disegnare un modello di giustizia consensuale efficace attraverso la valorizzazione di quegli strumenti che possano rendere la pubblica amministrazione ancor più efficiente, anche attraverso la risoluzione alternativa delle controversie, all’interno di un quadro complessivo che sappia incentivare l’utilizzo della conciliazione per arrivare, nel medio termine e sull’esempio seguito da altri ordinamenti tanto di civil law quanto di common law, ad invertire il rapporto regola/eccezione nel numero delle controversie conciliate e di quelle affidate alla decisione dell’autorità giurisdizionale (M. Giovannini, Conciliazione stragiudiziale e amministrazioni pubbliche, in Le istituzioni del federalismo, fasc. 6/2008, p. 821); un serio e concreto ripensamento, rispetto agli anni passati, della tematica della responsabilità sanitaria e della sua assicurazione, che permetta di rimuovere quegli ostacoli oggettivi che rendono particolarmente complesso il raggiungimento di un equilibrio di sistema tra l’esigenza di razionalizzare i costi dei risarcimenti e le legittime richieste risarcitorie dei pazienti.  

In un’epoca in cui la “tenuta dei conti pubblici” è il vessillo che guida qualunque intervento legislativo sia a livello europeo sia a livello nazionale, il sistema della responsabilità civile, a parere di chi scrive, deve necessariamente confrontarsi con lo strumento assicurativo, in special modo in tempi di crisi di sostenibilità economica delle strutture sanitarie – soprattutto strutture sanitarie pubbliche –, in cui sempre più è percepito il bisogno di sicurezza e di effettività della tutela del paziente. 

È innegabile, che a fronte dell’aumento esponenziale dei costi dei risarcimenti, è vieppiù sentita e manifesta la necessità di declinare il sistema di responsabilità civile anche dal punto di vista della sua tenuta economica, cercando di garantire una provvista finanziaria sufficiente alla soddisfazione del bisogno di tutela del paziente nell’ottica di soluzioni tese ad evitare una situazione di depauperamento collettivo. 

In una simile prospettiva, diviene indispensabile che le aziende sanitarie sappiano collocare al centro della propria attività accanto al tema della “sicurezza delle cure” – posto dalla legge n. 24/2017 quale principio dalla centralità assoluta per ridisegnare il perimetro della responsabilità delle strutture sanitarie e del personale medico – quello relativo alle esigenze di salvaguardia delle risorse pubbliche e di contenimento della spesa sanitaria, nell’ottica di una “riflessione pluriprospettica”, alla luce delle molteplici sfaccettature della problematica della gestione del rischio sanitario ampiamente inteso (G. ROMAGNOLI, Autoassicurazione della responsabilità medica: compatibilità con i principi di diritto interno ed europeo, in Danno e responsabilità, 4/2015, p. 330). 

Dunque, il crocevia di fronte al quale molto spesso si trovano i vertici gestionali delle pubbliche amministrazioni, tra perseguire una soluzione conciliativa, a valle di un accurato giudizio prognostico, oppure adagiarsi nell’attesa di un giudicato di condanna con conseguente configurabilità di un danno indiretto per l’erario, finisce per intersecare in maniera dirompente, nell’attuale scenario prospettico di profonda crisi sanitaria, economica e sociale, il tema del contenimento ed equilibrio della spesa pubblica (E. Macrì, Brevi riflessioni sulla responsabilità amministrativo-contabile tra provvedimenti normativi e orientamenti giurisprudenziali, in Responsabilità medica, fasc. 1/2021). 

In tale contesto, la legge-delega per la riforma del processo civile prevede che il decreto legislativo che modificherà le procedure di mediazione dovrà rispettare, tra l’altro, il principio secondo il quale per i rappresentanti delle pubbliche amministrazioni – incluse quelle del Servizio sanitario nazionale – la conciliazione nel procedimento di mediazione ovvero in sede giudiziale non dà luogo a responsabilità contabile (rectius, amministrativa), salvo il caso in cui sussista dolo o colpa grave, “consistente nella negligenza inescusabile derivante dalla grave violazione della legge o dal travisamento dei fatti”. 

Allo stato delle cose, occorrerà attendere eventuali specificazioni in sede di attuazione della delega, per comprendere quali potranno essere le gravi violazioni di legge ovvero il travisamento dei fatti richiesto dalla norma, al fine di non escludere la responsabilità erariale in capo al rappresentante di una pubblica amministrazione. 

Dunque, i vertici delle aziende sanitarie non solo responsabili, ma anche responsabilizzati (S. Battini, Responsabilità e responsabilizzazione dei funzionari e dipendenti pubblici, in Rivista Trimestrale di Diritto Pubblico, fasc. 1, 2015, pp. 53 ss.): il merito delle scelte amministrative operate dagli organi dirigenziali, nell’esercizio della loro autonomia operativa, non potrà essere sottratto a una verifica di correttezza, alla luce dei principi di efficienza, di efficacia e di buona  amministrazione (L. Carbone, Responsabilità medica, strumenti assicurativi, danno erariale indiretto e le novità dal d.d.l. Gelli (nota a C. conti, sez. Lombardia, 4 ottobre 2016 n.163), in Giustamm., fasc. 12/2016). 

In conclusione, se le cose stanno in questi termini, a parere di chi scrive, oggi assai più di ieri dovremo educarci alla consapevolezza che “il recupero di una relazione medico-paziente che non abbia a sfociare, necessariamente, in un doloroso contenzioso”, passa attraverso una nuova via, che “trovi la sua naturale composizione in una dimensione per quanto possibile conciliativa delle vicende di danno lamentate dal paziente e negate dal sanitario” (G. Travaglino, Prefazione, in F. Toppetti (a cura di), La risoluzione stragiudiziale delle controversie mediche e sanitarie”, 2020). 

Di talchè, una diversa tessitura di una rinnovata dimensione dialogica tra medico e paziente, richiede più che mai che la trattazione e la definizione della liquidazione, in sede stragiudiziale e giudiziale, sia sempre più di frequente il punto di arrivo di un percorso che riveli tanto la sua sostenibilità economica, quanto la sua capacità a consentire alle aziende sanitarie il governo consapevole della gestione delle richieste di risarcimento, sia nella loro definizione economica liquidativa immediata, che nella necessaria attività di riservazione, legata ai possibili differimenti degli esiti giudiziali.