LESIONI DA POSIZIONAMENTO: COME IL SISTEMA A.P.P. HA INFLUITO SULLA LORO DIMINUZIONE
Il posizionamento del paziente sul lettino operatorio è un’azione fondamentale per la buona riuscita dell’intervento ma anche per la sicurezza dell’operando stesso.
La Dottoressa Margherita Bianchi, Dirigente Medico Responsabile del Governo Clinico, Qualità Appropriatezza, Rischio Clinico dell’ASL VCO, ci spiega come, grazie all’utilizzo del Sistema A.P.P. (Applicazioni per il posizionamento in Sala Operatoria), siano riusciti a diminuire l’incidenza delle lesioni dell’apparato tegumentario e non solo.
Qual è il contesto dal quale siete partiti?
L’ASL VCO dal 2004, ha un’unità di gestione del rischio clinico all’interno della quale vengono discusse anche le attività correlate alla qualità e all’appropriatezza dei processi organizzativi-gestionali e clinico-assistenziali. In quell’ambito, in quanto responsabile del governo clinico, oltre all’elaborazione di percorsi e procedure operative, mi occupo della raccolta, verifica e valutazione delle segnalazioni correlate agli eventi potenzialmente/avversi nonché agli eventi sentinella (Incident Reporting).
In seguito a segnalazioni e successive indagini (Root Cause Analysis) effettuate sulla base del Manuale per la Sicurezza in Sala Operatoria e l’analisi proattiva secondo il metodo Cartorisk di Sham – gruppo Relyens, sono emersi degli elementi che ci hanno indotto a procedere con azioni di miglioramento, attraverso l’acquisizione di uno strumento digitale che consentisse al Personale di Sala Operatoria di gestire con maggior sicurezza e appropriatezza il posizionamento sul lettino operatorio dei pazienti canditati ad intervento chirurgico.
Quali azioni di miglioramento sono state intraprese?
Nell’ambito della gestione del paziente sul lettino operatorio ho potuto fare una ricerca sul mercato per capire se ci fossero dei dispositivi utili alla cura del paziente con queste problematiche. Mi sono così imbattuta nel Sistema A.P.P. (Applicazioni Posizionamento Paziente).
Si tratta di una semplicissima app, un DM Classe I, sviluppato da una Start Up con lo scopo di affiancare i professionisti durante la procedura di posizionamento del paziente sul tavolo operatorio e di valutazione del rischio di lesione perioperatoria avvalendosi della “Scala Munro”, uno strumento specifico e validato che si affianca alle procedure cartacee presenti in ASL VCO.
Il sistema APP, utilizzabile sia mediante dispositivi mobili che PC desktop, attraverso immagini tridimensionali presenta come posizionare il paziente sul tavolo operatorio in relazione al tipo di intervento a cui verrà sottoposto. Grazie all’applicazione si riduce il tempo di preparazione del tavolo operatorio, del posizionamento del paziente e dei devices da utilizzare secondo modelli predefiniti validati dal team chirurgico.
L’APP, di semplice utilizzo e di costo contenuto, è stata acquisita in seguito ad un processo di HTA e all’affiancamento e alla formazione degli operatori del Blocco Operatorio dell’Ospedale San Biagio di Domodossola.
Contestualmente al dispositivo, è stata revisionata la CL per la sicurezza in Sala Operatoria integrandola con ulteriori item come previsto dalle azioni di miglioramento dell’RCA e della FMEA.
Quali sono i rischi connessi al posizionamento in sala operatoria?
Tutte le posizioni chirurgiche adottate nell’intraoperatorio presentano dei rischi per complicanze anche severe, in quanto il paziente, essendo sottoposto ad anestesia per un tempo prolungato, non è in grado di comunicare all’équipe disturbi, malesseri o dolori connessi al posizionamento.
Le principali complicanze del posizionamento sul letto operatorio sono a carico dei nervi, della cute, del sistema cardiocircolatorio e del sistema respiratorio. Le lesioni a carico della cute e degli strati sottostanti sono le più frequenti e variano dall’eritema alla perdita tessutale a tutto spessore.
Queste lesioni sono considerate un indicatore della qualità dell’assistenza e sono associate ad un aumento del dolore, delle comorbilità del paziente e della mortalità.
Per evitare che ciò accada è quindi necessaria una conoscenza dettagliata della posizione che il paziente deve mantenere nelle singole fasi del singolo intervento chirurgico.
Il sistema A.P.P. ci consente di vedere in una dimensione 3d qual è la posizione più corretta risalendo ai dati di posizionamento e definendo quale posizione e quali specialità sono più soggette a una lesione da malposizionamento.
Quali sono stati i Dipartimenti e le competenze coinvolte nell’inserimento del dispositivo?
È stata valutata in prima istanza da un gruppo di lavoro specialistico da me coordinato, per poi essere esaminata dall’ingegneria clinica, dal dipartimento chirurgico e infine dalla direzione generale.
Prima di tutto abbiamo fatto degli incontri in aula per valutare il dispositivo dal punto di vista tecnico, per poi passare a condividere lo strumento, tramite percorsi di informazione e di formazione, con i professionisti dei blocchi operatori, in particolare con coordinatori e responsabili del dipartimento di chirurgia e delle sale operatorie. Quando infine è stata valutata la sua idoneità e la sua risposta positiva alle problematiche che volevamo risolvere, è stato attivato un sistema di formazione per gli operatori dei blocchi in sala operatoria e siamo poi partiti con una prima fase sperimentale.
Questo dispositivo al momento viene utilizzato per la Chirurgia Urologica, Ginecologica, per la Chirurgia Generale e per la Chirurgia Ortopedica.
Quali sono stati i primi risultati dell’applicazione?
Nella fase sperimentale è stato condotto, tra il 7 marzo e l’8 settembre 2022, uno studio osservazionale retrospettivo sull’utilizzo del dispositivo digitale. L’indagine monocentrica, effettuata nell’ospedale San Biagio di Domodossola, ha compreso un campione di 143 pazienti adulti sottoposti ad intervento chirurgico con una durata superiore alle 2 ore, nelle specialità di Chirurgia Generale, Ortopedia, Urologia e Ginecologia.
Dalla comparazione effettuata rispetto ad un campione analogo del 2021 è risultato che il numero di lesioni (prevalentemente tegumentarie) rilevate nell’anno 2022 è stato inferiore di circa il 6% (passando dal 16% al 10%). Grazie al sistema A.P.P. è stato possibile risalire ai dati di posizionamento, definendo quale posizione e quali specialità sono più soggette ad una lesione da malposizionamento, oltreché le zone anatomiche più colpite, correlandole con la posizione e la tipologia di intervento. La raccolta e la valutazione dettagliata dei dati permette ai professionisti di adottare ulteriori strategie preventive per diminuire il rischio di lesione del paziente sottoposto ad intervento chirurgico.
È una pratica che può essere adottata da altre ASL?
Trattandosi di un dispositivo estremamente pratico e relativamente semplice, può essere acquisito senza particolari rischi e problematiche. Ovviamente richiede una formazione preliminare ma questa è insita in tutti i progetti di miglioramento che prevedono l’introduzione di una nuova modalità di gestione, che sia organizzativa, gestionale o come in questo caso legata ad un dispositivo. Credo che la sua adozione sia così auspicabile proprio perché ci consente di incrociare tutto il percorso del paziente, dall’ingresso alla dimissione, per poi rintracciare i dati che ci servono per fare valutazioni di merito che possono interessare sia coloro che si occupano di gestione strategica, sia all’operatore stesso che ha un feedback sull’efficacia della posizione del paziente sul lettino.
Qual è l’elemento più importante da tenere in considerazione per l’adozione di un dispositivo come questo?
In questi contesti la chiave di volta è la collaborazione rapida e operativa tra direzione strategica, tecnostruttura e clinici perché è fondamentale che ci sia una condivisione da parte dell’azienda su più livelli, non solo con gli operatori che lo utilizzeranno ma anche con coloro che poi dovranno gestire il dispositivo garantendone determinati criteri di sicurezza e di efficacia.