UNA LINGUA FRANCA PER LA RICERCA: IL PROGETTO PILOTA ITALIANO PER UNA BANCA DATI EUROPEA SUL MESOTELIOMA
Presso l’AO Alessandria, nel territorio a maggior incidenza del Mesotelioma in Italia, il progetto MACADAM ha tradotto centinaia di cartelle cliniche in modo che siano interoperabili e standardizzate a livello semantico, per essere interrogate da ricercatori e AI in tutta Europa. Una best practice che anticipa il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, l’unificazione dei dati sanitari e un nuovo livello nelle cure personalizzate.
Il progetto MACADAM ha trasformato le informazioni di centinaia di cartelle cliniche relative ai casi di Mesotelioma in dati interoperabili e interrogabili. MACADAM è, infatti, l‘acronimo per MesotheliomA ClinicAl DAta platforM. Grazie a questo progetto l’azienda Ospedaliera di Alessandria ha ricevuto il Premio Innovazione Digitale in Sanità 2022, organizzato dall’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano.
Ne parlano a Sanità 360° Federica Grosso, Responsabile della Struttura Mesotelioma dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, Dario Ricci, Responsabile Area ICT e Giulia Cunietti, Referente applicativi Area ICT.
In Italia ogni anno si verificano circa 1500-1800 nuovi casi di mesotelioma e solamente in Piemonte se ne registrano circa 250 casi, con 50 diagnosi solo nella città di Casale e comuni limitrofi e 30 in provincia di Alessandria. Nonostante si tratti di un tumore globalmente raro, nel territorio alessandrino ha un’incidenza 10 volte superiore alla media nazionale, concentrandosi nelle aree in cui veniva lavorato o estratto l’amianto.
“Analizzare i dati di migliaia di casi, in Italia e in Europa, permetterà di stilare delle relazioni tra le particolarità dell’individuo e l’esito della malattia e sarà fondamentale per capire i pattern e fare delle previsioni sul decorso – spiega la Dottoressa Federica Grosso – attraverso le correlazioni significative che emergono dalle cartelle cliniche sarà possibile cogliere relazioni sulle quali sviluppare un approccio di cura sempre più personalizzato”.
“Quello al quale puntiamo è un network nazionale ed europeo, personalizzando il trattamento sul singolo individuo non limitato a un singolo marcatore biologico, ma basato su tutti i dati che descrivono la persona”.
Prerequisito di questo orizzonte è, però, poter confrontare i dati tra i luoghi ad alta incidenza in Europa, per raggiungere una conoscenza statisticamente rilevante. Per questo è importante avere un linguaggio standardizzato che altri paesi europei possono adottare in modo che i dati siano interoperabili e condivisibili.
“Il progetto MACADAM ha risposto a questa esigenza: creare un dataset per fini osservazionali, con lo scopo di promuovere la ricerca sul mesotelioma a livello europeo”.
L’infrastruttura informatica richiesta ha reso possibile la standardizzazione e l’interoperabilità strutturale e semantica dei dati, per includere un numero elevato di informazioni analizzabili con modelli tecnologici innovativi di machine learning e intelligenza artificiale.
“Il progetto adesso è nella fase di implementazione del dataset, e il passo successivo è avviare collaborazioni nell’ambito del network europeo Edhen (European Health Data and Evidence Network), che utilizza lo standard adoperato dal progetto, il Common Data Model (CMD), per avviare analisi sistematiche tra centri in un formato comune (modello di dati) e in una rappresentazione comune (terminologia, vocabolari, schemi di codifica)” – sottolineano Dario Ricci e Giulia Cunietti – “Lavorare sui criteri di interoperabilità strutturale e semantica dei dati consente di ottenere almeno due grandi vantaggi: uno è il suo utilizzo per avviare ipotesi di ricerca in ambito europeo, ad esempio per verificare l’efficacia dell’esecuzione di algoritmi di intelligenza artificiale, tipicamente per il supporto alla diagnosi e per il supporto alla decisione diagnostica e alla verifica della risposta terapeutica”.
Il secondo vantaggio è dato dalla codifica dei vocaboli utilizzati per identificare le singole prestazioni sanitarie secondo standard internazionali: “I database differiscono spessissimo nella realtà dei sistemi ospedalieri sia per scopo che per design. Le cartelle cliniche elettroniche (Electronic Medical Record – EMR) hanno lo scopo di supportare la pratica clinica presso il punto di cura, mentre il flusso di dati amministrativi è costruito per i processi di rimborso e per i pagamenti. Ciascuno è stato raccolto per uno scopo diverso, risultando in diverse organizzazioni logiche e formati fisici, e le terminologie utilizzate per descrivere i medicinali e le condizioni cliniche variano da fonte a fonte. Il CDM può accogliere sia componenti amministrativi che sanitari, consentendo una migliore rendicontazione e rispondenza ai flussi informativi richiesti a livello ministeriale. Sosterrebbe anche la ricerca collaborativa tra fonti di dati all’interno, e all’esterno, dei confini nazionali, oltre a essere gestibile per i proprietari di dati e utile per gli utenti dei dati”.
“Infine, il CDM si è rivelato utile anche per la gestione di ricerca in periodi di emergenza: durante la pandemia, il modello è stato oggetto di una call for collaboration dal titolo appunto di «COVID19 Collaboration Call», che ha visto l’Italia tra i Paesi più coinvolti nel tentativo di utilizzare un processo tecnicamente ben definito per convertire dati sanitari semi strutturati nel formato previsto dal CDM per supportare la ricerca sul COVID 19: una lingua franca per i ricercatori”.
Questo investimento nella standardizzazione della digitalizzazione investe anche il rischio clinico: “La gestione del rischio clinico deve diventare cardine, e i dati devono diventare essenziali per gestire la prevenzione della sicurezza e dei risarcimenti” conclude la Responsabile del Rischio clinico e sicurezza sul lavoro SC DiPSa dell’AO Alessandria Laura Volta. “L’esperienza di MACADAM è uno stimolo e una guida per la costruzione di una piattaforma regionale comune dedicata al risk management con un’unica modalità di inserimento per avere dati omogenei sui vari aspetti della gestione del rischio clinico nelle diverse aziende sanitarie della regione Piemonte”.