SICUREZZA DELLE CURE: SHAM – GRUPPO RELYENS E FEDERSANITÀ RINNOVANO LA LORO PARTNERSHIP PER IL TRIENNO 2022-2024

La società mutua leader in Europa nell’assicurazione e gestione del rischio sanitario e la federazione che riunisce le Aziende Sanitarie e Ospedaliere del settore Pubblico insieme per una nuova stagione di progetti volti a migliorare la sicurezza delle cure negli ospedali italiani. Obiettivo 2022/24: “Quantificare le risorse, il ruolo e l’impatto del risk management sulla sanità”.

ROMA/MILANO – 27 giugno 2022. Sham – gruppo Relyens e Federsanità annunciano il rinnovo della partnership che, negli ultimi cinque anni, le ha viste collaborare per la diffusione della cultura della prevenzione e delle sue best practice.

Sono molteplici i progetti promossi in sinergia volti ad incrementare la centralità della gestione del rischio nei processi sanitari. Federsanità è stata, infatti, tra i patrocinatori della prima ricerca quantitativa/qualitativa, realizzata da Sham in collaborazione con il Dipartimento di Management dell’Università di Torino, sulla percezione del rischio informatico della Sanità italiana. Lo studio, effettuato nel 2021, ha coinvolto 68 professionisti sanitari operanti in strutture distribuite su 14 Regioni italiane. Un progetto nazionale, questo, che vedrà ulteriori sviluppi anche nel corso del 2022.

Roberto Ravinale, Direttore esecutivo di Sham – gruppo Relyens

Sempre con il patrocinio di Federsanità, la mutua assicurativa organizza ogni anno il Concorso Risk Management Sham che, nel 2019, ha raccolto e condiviso tra gli ospedali italiani 122 progetti per migliorare la sicurezza delle cure e, nel 2021, si è arricchito di carattere internazionale mettendo a confronto le best practice di 4 Paesi europei. Il progetto presentato dall’IRCCS Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus si è classificato al primo posto in Europa.

Per il prossimo triennio la partnership si focalizzerà su un nuovo obiettivo: la quantificazione del progresso nell’ambito sicurezza delle strutture ospedaliere.

“L’attenzione alla sicurezza delle cure è da sempre uno degli elementi cardine del progresso sanitario, prima ancora che la legge n. 24/2017 (più nota come legge Gelli) la elevasse a obiettivo normato per legge – spiegano, infatti, Roberto Ravinale, direttore esecutivo di Sham – gruppo Relyens e Tiziana Frittelli, presidente nazionale di Federsanità – Non c’è dubbio che oggi la sanità sia più sicura e più consapevole della necessità di valutare sotto l’ottica del risk management tutti i processi: clinici, informatici e organizzativi”.

Ma la domanda è: Quanto è migliorata la sanità? Quante risorse sono destinate in maniera specifica al risk management? Quanto sono delineate con chiarezza il ruolo e le prerogative dei responsabili della sicurezza?

“Ora è arrivato il momento di misurare, secondo criteri scientifici e nell’intero panorama sanitario, gli investimenti strutturali nella gestione del rischio e l’impatto sulla sicurezza delle cure: l’ultimo tassello per consolidare il ruolo del risk management e porlo al centro dei processi decisionali in sanità” conferma Frittelli.

Tiziana Frittelli, Presidente nazionale di Federsanità

“Questo – aggiunge Ravinale – è l’obiettivo che Sham, in qualità di risk manager e assicuratore della sanità italiana pubblica e privata, persegue da anni attraverso il suo modello mutualistico: un approccio articolato che vede all’attivo diverse attività di ricerca in collaborazione con le più prestigiose università italiane, la condivisione di best practice e i numerosi percorsi di miglioramento proposti all’interno delle strutture sanitarie associate, al fine di incrementare non solo la consapevolezza ma anche l’adozione di strategiche linee di difesa contro i nuovi rischi, nati dal recente progresso informatico-tecnologico”.

“Un obiettivo – conclude Frittelli – che coincide perfettamente con l’impegno di Federsanità di sensibilizzare tutte le aziende sanitarie in Italia sul tema della sicurezza delle cure: un argomento che rappresenta il crocevia della sostenibilità e dell’innovazione nel Servizio sanitario nazionale soprattutto in ottica di investimenti PNRR”.

Per approfondire: 

Per il White Paper “Capire il rischio Cyber: il nuovo orizzonte in sanità cliccare qui

Per il pdf che racchiude tutti i progetti del 5° Concorso di Risk Management di Sham cliccare qui 

CHANGE MANAGEMENT: PORTARE LA CULTURA DEL DATO A TUTTI I LIVELLI AZIENDALI 

Se in un recente passato le decisioni aziendali si basavano ancora sull’esperienza e l’intuito (il c.d. Gut feeling), nell’ultimo decennio si è affermata piena consapevolezza dell’importanza dei dati e della loro interpretazione per avvalersi di un vincente modello di business. Da qui molte organizzazioni hanno adottato una nuova cultura aziendale attraverso il data-driven: un modello incentrato sulla raccolta e l’analisi scientifica dei dati. 

Alessandra Grillo, Direttore Operations di Sham in Italia, dalla platea di “It’s all about Banking & Insurance” al Conference Expo di Milano, è intervenuta  sul valore dei dati e della loro analisi all’interno di un’azienda per puntare a costruire un modello di business vincente. 

I nuovi tools di analisi hanno facilitato il monitoraggio delle ricerche in rete e la registrazione di informazioni sempre più specifiche e dettagliate. Ciononostante per alcuni l’adozione di questo modello risulta ancora complessa. È necessaria una profonda trasformazione culturale per implementare il nuovo modello. 

A confermarlo “l’indagine condotta da NewVantage Partners negli Stati Uniti nel 2019, mostra che il 95% delle aziende intervistate rileva difficoltà nell’adozione di un approccio data-driven, a causa di problemi di carattere culturale – continua Alessandra Grillo -. Osservando anche un’indagine condotta da Deloitte nel 2019, il 32% delle aziende italiane evidenzia la difficoltà di accesso a personale con competenze tecniche utili a innovare”. 

Emerge, quindi, una prima difficoltà già nei vertici aziendali che si riflette, a sua volta, sulla dirigenza e su ogni singolo reparto. Gli strumenti indispensabili per diffondere la cultura dei dati in azienda sono la capacità di interpretazione e la comunicazione.     

Pertanto, sarebbe necessario che le organizzazioni seguissero tre step fondamentali per utilizzare in modo efficace i dati aziendali: la raccolta, coinvolgendo tutti i livelli aziendali, garantendo qualità e omogeneità dei dati raccolti; l’analisi, grazie ai Data Analyst i dati vengono associati e razionalizzati, prestando attenzione ai trend principali per coglierne i pattern più significativi e, infine, la condivisione: il manager deve riuscire a strutturare la comunicazione dei dati in relazione ai diversi destinatari.  In particolare i team aziendali devono comprendere l’importanza dei dati nella trasformazione della loro attività quotidiana, mentre il top management deve poter usufruire dei dati strutturati per fondare le decisioni strategiche.   

L’engagement dei team di lavoro è un elemento importante nella raccolta dati a livello aziendale, perciò occorre spiegare bene l’impatto che i dati hanno sul lavoro dell’azienda.  

 A tutti i livelli è opportuno comunicare l’efficacia delle decisioni data-driven per diffondere la cultura della raccolta e dell’analisi del dato in ogni reparto o ramo aziendale.  

Per quanto riguarda l’ambito “digital trasformation” è necessario ottimizzare la gestione dei processi assicurativi attraverso le nuove tecnologie. Infatti, l’introduzione dell’intelligenza artificiale e del machine learning permette alle aziende di migliorare la qualità dei processi.  

“Molte aziende stanno seguendo la strada giusta: creare posizioni dedicate riconoscendo che razionalizzare, analizzare e interpretare i dati è un lavoro a tempo pieno”.  

In ambito assicurativo per esempio, l’automatizzazione e l’analisi dei dati aiuta sia il sottoscrittore che il cliente a visualizzare le reali proporzioni del rischio, permettendo di sviluppare un’offerta personalizzata sulle esigenze di ogni singola struttura con sempre maggiore precisione, efficienza e velocità.  

Inoltre le nuove tecnologie riducono visibilmente il tempo impiegato in alcuni processi fondamentali, come la raccolta dati, permettendo di focalizzarsi su attività core, come l’affiancamento al cliente.  

“La riduzione di questi tempi avrebbe un duplice effetto benevolo nei confronti dei clienti: la riduzione dell’esposizione finanziaria e il miglioramento della reputazione verso la loro clientela. Un danneggiato che sarà risarcito in tempi rapidi avrà sicuramente una visione più benevola verso il nostro cliente” conclude Alessandra Grillo

UNA LINGUA FRANCA PER LA RICERCA: IL PROGETTO PILOTA ITALIANO PER UNA BANCA DATI EUROPEA SUL MESOTELIOMA    

Presso lAO Alessandria, nel territorio a maggior incidenza del Mesotelioma in Italia,il progetto MACADAM ha tradotto centinaia di cartelle cliniche in modo che siano interoperabili e standardizzate a livello semantico, per essere interrogate da ricercatori e AI in tutta Europa. Una best practice che anticipa il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, lunificazione dei dati sanitari e un nuovo livello nelle cure personalizzate.  

 Il progetto MACADAM ha trasformato le informazioni di centinaia di cartelle cliniche relative ai casi di Mesotelioma in dati interoperabili e interrogabili. MACADAM è, infatti, l‘acronimo per MesotheliomA ClinicAl DAta platforM. Grazie a questo progetto l’azienda Ospedaliera di Alessandria ha ricevuto il Premio Innovazione Digitale in Sanità 2022, organizzato dall’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano.  

Ne parlano a Sanità 360° Federica Grosso, Responsabile della Struttura Mesotelioma dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, Dario Ricci, Responsabile Area ICT e Giulia Cunietti, Referente applicativi Area ICT.  

In Italia ogni anno si verificano circa 1500-1800 nuovi casi di mesotelioma e solamente in Piemonte se ne registrano circa 250 casi, con 50 diagnosi solo nella città di Casale e comuni limitrofi e 30 in provincia di Alessandria. Nonostante si tratti di un tumore globalmente raro, nel territorio alessandrino ha un’incidenza 10 volte superiore alla media nazionale, concentrandosi  nelle aree in cui veniva lavorato o estratto l’amianto.  

“Analizzare i dati di migliaia di casi, in Italia e in Europa, permetterà di stilare delle relazioni tra le particolarità dell’individuo e l’esito della malattia e sarà fondamentale per capire i pattern e fare delle previsioni sul decorso – spiega la Dottoressa Federica Grosso – attraverso le correlazioni significative che emergono dalle cartelle cliniche sarà possibile cogliere relazioni sulle quali sviluppare un approccio di cura sempre più personalizzato”. 

“Quello al quale puntiamo è un network nazionale ed europeo, personalizzando il trattamento sul singolo individuo non limitato a un singolo marcatore biologico, ma basato su tutti i dati che descrivono la persona”. 

Prerequisito di questo orizzonte è, però, poter confrontare i dati tra i luoghi ad alta incidenza in Europa, per raggiungere una conoscenza statisticamente rilevante. Per questo è importante avere un linguaggio standardizzato che altri paesi europei possono adottare in modo che i dati siano interoperabili e condivisibili. 

“Il progetto MACADAM ha risposto a questa esigenza: creare un dataset per fini osservazionali, con lo scopo di promuovere la ricerca sul mesotelioma a livello europeo”. 

L’infrastruttura informatica richiesta ha reso possibile la standardizzazione e l’interoperabilità strutturale e semantica dei dati, per includere un numero elevato di informazioni analizzabili con modelli tecnologici innovativi di machine learning e intelligenza artificiale. 

“Il progetto adesso è nella fase di implementazione del dataset, e il passo successivo è avviare collaborazioni nell’ambito del network europeo Edhen (European Health Data and Evidence Network), che utilizza lo standard adoperato dal progetto, il Common Data Model (CMD), per avviare analisi sistematiche tra centri in un formato comune (modello di dati) e in una rappresentazione comune (terminologia, vocabolari, schemi di codifica)” – sottolineano Dario Ricci e Giulia Cunietti – “Lavorare sui criteri di interoperabilità strutturale e semantica dei dati consente di ottenere almeno due grandi vantaggi: uno è il suo utilizzo per avviare ipotesi di ricerca in ambito europeo, ad esempio per verificare l’efficacia dell’esecuzione di algoritmi di intelligenza artificiale, tipicamente per il supporto alla diagnosi e per il supporto alla decisione diagnostica e alla verifica della risposta terapeutica”

Il secondo vantaggio è dato dalla codifica dei vocaboli utilizzati per identificare le singole prestazioni sanitarie secondo standard internazionali: “I database differiscono spessissimo nella realtà dei sistemi ospedalieri sia per scopo che per design. Le cartelle cliniche elettroniche (Electronic Medical Record – EMR) hanno lo scopo di supportare la pratica clinica presso il punto di cura, mentre il flusso di dati amministrativi è costruito per i processi di rimborso e per i pagamenti. Ciascuno è stato raccolto per uno scopo diverso, risultando in diverse organizzazioni logiche e formati fisici, e le terminologie utilizzate per descrivere i medicinali e le condizioni cliniche variano da fonte a fonte. Il CDM può accogliere sia componenti amministrativi che sanitari, consentendo una migliore rendicontazione e rispondenza ai flussi informativi richiesti a livello ministeriale. Sosterrebbe anche la ricerca collaborativa tra fonti di dati all’interno, e all’esterno, dei confini nazionali, oltre a essere gestibile per i proprietari di dati e utile per gli utenti dei dati”. 

“Infine, il CDM si è rivelato utile anche per la gestione di ricerca in periodi di emergenza: durante la pandemia, il modello è stato oggetto di una call for collaboration dal titolo appunto di «COVID19 Collaboration Call», che ha visto l’Italia tra i Paesi più coinvolti nel tentativo di utilizzare un processo tecnicamente ben definito per convertire dati sanitari semi strutturati nel formato previsto dal CDM per supportare la ricerca sul COVID 19: una lingua franca per i ricercatori”. 

Questo investimento nella standardizzazione della digitalizzazione investe anche il rischio clinico: “La gestione del rischio clinico deve diventare cardine, e i dati devono diventare essenziali per gestire la prevenzione della sicurezza e dei risarcimenti” conclude la Responsabile del Rischio clinico e sicurezza sul lavoro SC DiPSa dell’AO Alessandria Laura Volta. “L’esperienza di MACADAM è uno stimolo e una guida per la costruzione di una piattaforma regionale comune dedicata al risk management con un’unica modalità di inserimento per avere dati omogenei sui vari aspetti della gestione del rischio clinico nelle diverse aziende sanitarie della regione Piemonte”. 

UN’OCCASIONE UNICA PER LA CREAZIONE DI UNA TELEMEDICINA SECURE BY DESIGN 

Il Ministero della Salute ha pubblicato le nuove linee guida organizzative per la telemedicina. È un’occasione unica per strutturare l’assistenza a distanza in un’ottica di security by design afferma Pasquale Draicchio, Cyber Risk Manager di Sham in Italia, ma è solo il primo passo: bisogna valutare i prerequisiti tecnologici, la possibilità di accesso dei pazienti e predisporre una formazione improntata alla cyber sicurezza sia per gli utenti che per gli operatori. 

“Le linee guida organizzative si propongono di definire un modello di riferimento, per l’attuazione dei servizi di telemedicina nell’ambiente domiciliare. È un grande cambiamento che spinge le Regioni ad attuare passaggi normativi per riconoscere le prestazioni di telemedicina come prestazioni assistenziali a pari livello con quelle erogate in presenza” afferma Pasquale Draicchio, Cyber Risk Manager di Sham in Italia. 

Questo però è solo il primo passo poiché ci sono diversi requisiti da soddisfare. 

Dal punto di vista tecnologico occorrerà stabilire se ci sono i prerequisiti fondamentali per attuare questi servizi: non tutti i pazienti, per esempio, sono provvisti di una connessione stabile a internet o sono in grado di utilizzare gli strumenti tecnologici necessari. 

Inoltre, bisogna predisporre un’infrastruttura tecnologica sicura che risponda alle esigenze della singola prestazione.  Nelle visite online, per esempio sarà necessaria una piattaforma web securizzata, in modo tale da garantire un accesso facile e sicuro.  Nel caso del telemonitoraggio, invece, la complessità aumenta perché sono più numerosi i dati scambiati e da proteggere. 

C’è, infine, il tema della sicurezza dei singoli device: “La gestione del rischio cyber è complessa, molto spesso i produttori di elettromedicali non prevedono di default delle misure di sicurezza cyber, perché concentrati sugli aspetti di riduzione del rischio sanitario. In questa fase è necessario instaurare un dialogo con tutti i produttori per capire come monitorare il rischio e rendere queste infrastrutture tecnologiche sicure – continua Draicchio – Ampliando il perimetro della sfera informatica fino a includere le case dei pazienti, aumentano le possibilità di attacco informatico e le vulnerabilità degli ospedali”. 

Il rischio, nei suoi diversi gradi, è che un cyber criminale possa accedere al sistema informatico dell’ospedale sfruttando il paziente come punto di accesso per poi connettersi alla rete ospedaliera. 

Questo può avere conseguenze gravemente dannose sia per l’ospedale – le informazioni potrebbero, infatti, essere rese inaccessibili con un impatto sull’erogazione delle prestazioni sanitarie dell’intera struttura – che per i pazienti, la cui sicurezza e salute sono sempre più legate al buon funzionamento degli elettromedicali e alla sicurezza dei dati sanitari. 

Quindi, di fronte a questo scenario cosa dovrebbero fare le Regioni per iniziare a costruire un framework di infrastrutture e di formazione per la sicurezza? 

“Partendo dai prerequisiti bisogna comprendere quale sia l’infrastruttura adatta per ogni tipologia di servizio, considerando la sicurezza informatica come punto di partenza per lo sviluppo dei servizi web e dei device medicali. Tutto ciò – conclude Draicchio - valutando per ogni singolo paziente se vi sia effettivamente la possibilità di adottare queste nuove tecnologie. Inoltre prima di avviare qualsiasi prestazione in telemedicina, occorre formare gli operatori e i pazienti sul rischio cyber e su come riconoscere e gestire un attacco informatico prima che si diffonda all’interno dell’ospedale”. 

“C’è molto da fare ma c’è, anche, un’importante opportunità da cogliere. La rete di telemedicina va costruita dalle fondamenta: un’occasione unica per costruirla, fin dall’inizio sicura by design”. 

Di seguito il link per visualizzare le Linee guida organizzative contenenti il modello digitale per l’attuazione dell’assistenza domiciliare: https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_5874_0_file.pdf  

5 STRUMENTI CONCRETI PER FAR CRESCERE IL RISK MANAGEMENT NELLE STRUTTURE SANITARIE

L’esperienza di 90 anni nel campo MedMal è il punto di partenza  per offrire strumenti di prevenzione di comprovata efficacia per contribuire alla sicurezza delle cure. Questo è l’obiettivo di Sham – gruppo Relyens in Italia:  il nuovo portafoglio di servizi RM è ora a disposizione dell’intero ecosistema sanitario

L’Entreprise Risk Management – la gestione del rischio presente in ogni passaggio gestionale, tecnologico e operativo – è la conditio ‘sine qua non’ per la sostenibilità, la sicurezza e l’innovazione della sanità. È un requisito di legge. La corretta gestione del rischio deve accompagnare e sostenere il percorso di progressiva digitalizzazione dell’attività sanitaria e delle strutture, l’internet of Medical Things, l’uso dei Big Data in senso predittivo, oltre a facilitare il superamento della sanità difensiva consentendo la liberazione di risorse essenziali per la cura e la prevenzione.

La legge Gelli 24/2017 ha riconosciuto e codificato l’importante ruolo del risk management, prevedendo, all’’art. 1 della norma, che “la sicurezza delle cure è parte costitutiva del diritto alla salute”; che questa sicurezza si realizza tramite “l’insieme di tutte le attività finalizzate alla prevenzione” che vanno messe “in atto dalle strutture sanitarie e sociosanitarie, pubbliche e private” e alle quali “è tenuto a concorrere tutto il personale”. 

La Sanità italiana ha recepito il cambiamento e, anzi, in molti casi l’ha anticipato, incrementando ruolo e importanza dell’RM nei diversi livelli organizzativi. Ma il punto di partenza non è lo stesso in ogni struttura sanitaria e le risorse e competenze non sono, spesso, sufficienti a consentire il salto di qualità richiesto al Risk Management per fronteggiare la complessità dell’immediato futuro. 

C’è bisogno di un trasferimento di conoscenze specialistiche. Non sono molte, però, le realtà in grado di dimostrare una solida esperienza nel campo dell’RM sanitario.  

Con riferimento a tali tematiche Sham, rappresenta un caso unico in Europa.  

Luca Achilli, Direttore Sviluppo Healthcare di Sham in Italia commenta: “La nostra cultura mutualistica ci ha permesso per decenni di affiancare le strutture ospedaliere in percorsi di prevenzione e miglioramento della sicurezza delle cure a prescindere dall’essere queste socie-assicurate o meno. La conoscenza dei sinistri, grazie al nostro ruolo di assicuratore del rischio MedMal di migliaia di ospedali in Italia ed in Europa, ci garantisce una conoscenza approfondita delle dinamiche degli eventi avversi e di come prevenirle. In ambito risk management, possiamo fare leva su tool proprietari di comprovata efficacia sviluppati, focalizzati su ambiti ad elevata criticità quali ad esempio: il riconoscimento del paziente, il percorso del farmaco, il blocco operatorio, il rischio in ostetricia e nei reparti di emergenza urgenza”.  

“I nostri strumenti di prevenzione del rischio, già disponibili per i nostri soci-assicurati, sono ora accessibili all’intero ecosistema sanitario. Tra questi, il ViziRisk, un assessment globale sul livello di presidio del rischio da parte della struttura; il CartoRisk, focus verticale sul singolo processo finalizzato ad individuare i rischi e a coinvolgere gli operatori nelle azioni di prevenzione e mitigazione; la formazione RM per personale disegnata sulle specifiche esigenze della struttura; la consulenza per l’adeguamento alle previsioni della legge Gelli, come la relazione annuale consuntiva (Art. 2 Comma 5). Offriamo, infine, un servizio trasversale di supporto nella gestione dei sinistri per le realtà in auto-assicurazione”. 

“Ecco perché Sham si candida a divenire il Risk Manager di riferimento della sanità italiana: siamo in grado di intervenire concretamente a fianco delle strutture nel miglioramento della sicurezza.”