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CHI È IL LEADER IN SANITÀ 

100 professionisti sanitari tratteggiano il ruolo, il riconoscimento e le qualità necessari per guidare il cambiamento a tutti i livelli del SSN.  

Leader è colui che porta il cambiamento in sanità. Che corre il rischio di scegliere sapendo che la soluzione ad un problema va trovata al di fuori del contesto che ha generato il problema stesso.  

“Il coraggio è la prima qualità di chi prende decisioni così determinanti come quelle che riguardano la salute delle persone. Non si può, però, parlare di quel tipo di coraggio se non si parla anche della missione che lo anima e della competenza che lo sostiene”.  

Arabella Fontana è Direttore Medico del Presidio Ospedaliero Borgomanero ASL “NO” di Novara e responsabile scientifico del convegno The Changes We Need, organizzato dalla sezione piemontese della Società italiana di Leadership e Management in Medicina (SIMM). Durante il convegno, tenutosi ad Orta San Giulio (NO) il 1° aprile, si sono riuniti oltre 100 professionisti della Sanità e dell’Università per tratteggiare il profilo dei leader che servono alla Sanità italiana.  

“Sono emersi – dice Fontana – tre pilastri della leadership sanitaria. Il primo è il riconoscimento del ruolo. Dal Direttore Generale di una ASL al Coordinatore infermieristico di un reparto, chi sceglie ha un impatto e un merito. È una missione ‘politica’, intesa come servizio alla Polis, e porta con sé la dignità di chi offre un beneficio alla comunità. Questo ruolo e questa dignità la società deve tornare a riconoscerli ai professionisti sanitari, ma è importante che i professionisti sanitari per primi non dimentichino l’importanza del loro ruolo e ne traggano la forza per agire, anche a fronte dalle tante difficoltà aperte”. Ha aggiunto Gianluca Collo, direttore Ortopedia dell’Ospedale Maria Vittoria – Torino: “Se non torneremo a dare Dignità e il giusto Riconoscimento Sociale ai Professionisti della Sanità, la Sanità stessa non avrà un vero Futuro.”  

La cultura è il secondo elemento portante, sia a livello individuale che di organizzazione. “La Salute – dice Antonino Trimarchi, Centro Studi Nazionale CARD – non è una prestazione in vendita.  La Cura è Relazione amorevole”. Dobbiamo evitare Arroganza, Autoreferenzialità, Ansia da prestazione specie in questo momento storico nel quale il PNRR rappresenta un’occasione da non sprecare (Carlo Favaretti, Centro di Ricerca e Studi sulla Leadership in Medicina Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma).   E promuovere la costruzione di Partnership attraverso un uso strategico della comunicazione (Patrizia Lemma, Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche, Università di Torino). Questo, necessariamente, spinge il leader ad uscire dalla comfort-zone (Francesco Di Stanislao – Dipartimento di Scienze Biomediche e Sanità Pubblica – Università Politecnica delle Marche) e caricare su di sé il peso dell’inerzia che ostacola il cambiamento ( Walter Ricciardi, consulente del Ministro Speranza per emergenza COVID), animato da un perché o da un ideale profondo che sa comunicare agli altri con metodo e disciplina (Mattia Altini, Direttore Sanitario AUSL Romagna, Presidente Nazionale SIMM). 

A sostegno di questa impostazione non deve orientarsi solo l’organizzazione sanitaria, ma la formazione universitaria – terzo pilastro – che come sottolineato nei loro interventi da Roberta Siliquini e Carla Zotti (Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche – Università di Torino) e da Fabrizio Faggiano (Dipartimento sviluppo sostenibile e transizione ecologica – UPO) deve formare i manager sanitari competenti, sicuri di sé e decisi ad avere un impatto sul presente e sul futuro in ciascun ambito in cui si trovino impegnati, tra Promozione e Prevenzione, Cura e Riabilitazione. Capaci di promuovere l’adozione di nuove tecnologie a supporto del cambiamento con un patto generazionale tra Università e Reti Ospedaliera e Territoriale (Giuseppe Massazza, Direttore Dipartimento Ortopedia Traumatologia e Riabilitazione, AOU Torino) 

“Questo – interviene Fontana – è il contesto all’interno del quale assumono significato le qualità personali dei leader in sanità”  

Leader, elenca Ricciardi, che: “Ispirano standard elevati; sono intolleranti alla mediocrità; combinano l’umiltà personale con una volontà di ferro”. Persone che “scelgono la direzione da prendere, sono disposti a fare sacrifici, scelgono i loro collaboratori e ne promuovono le idee senza paura che facciano loro ombra” (Di Stanislao). Mission impossible? Il carisma del Prof Giovanni Renga, leader per tanti dei suoi allievi presenti in aula, fatto rivivere attraverso i ricordi di Francesco Di Stanislao e dell’amico Claudio Maria Maffei, ci dimostra che questa sfida si può vincere. 

“Questi sopra riportati sono solo alcuni degli spunti nati dal Convegno – conclude Fontana -. La discussione è destinata a crescere in futuro perché il tema della leadership in sanità e al centro di tre sfide fondamentali che ci troviamo ad affrontare: la Salute della persona, la Salute dei Sistemi sanitari; la Salute del pianeta. Per questo va affrontata senza esitazioni, con umiltà ma, anche, con il giusto orgoglio di chi, a qualsiasi livello, è parte del cambiamento in meglio della sanità”.