IL SALTO QUANTICO DELL’AI GIURIDICA 
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IL SALTO QUANTICO DELL’AI GIURIDICA 

Una galassia di progetti presso il LIDER- LAB della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa allena l’intelligenza artificiale ad annotare e interrogare le sentenze per raggiungere la nuova frontiera della predizione giuridica. Il rapporto tra tribunali, assicurazioni, avvocati e cittadini potrebbe cambiare come mai prima d’ora

È un fronte di progetti distinti ma coordinati quello condotto dal Laboratorio Interdisciplinare Diritti e Regole della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (LIDER-LAB) spiega il Direttore, il Professore di Diritto Privato Comparato Giovanni Comandé:  “Si tratta di progetti paralleli gestiti da equipe multidisciplinari indipendenti che, però, si confrontano e si arricchiscono vicendevolmente”.  

“La Scuola Superiore Sant’Anna segue la sua intuizione originale di allenare i programmi di intelligenza artificiale per annotare autonomamente le sentenze. Le banche dati giuridiche, attualmente, vengono interrogate su parole chiave principalmente, e l’arricchimento semantico è direzionato a tale livello soprattutto. Noi stiamo sviluppando AI capaci di riconoscere le tipologie di frasi – che stabilisce una regola giuridica operazionale per esempio – in modo tale che riconoscano il principio o la regola giuridica in atto al di là del testo legislativo”.   

Come cambierebbe l’analisi giuridica con l’introduzione dell’AI?  

Assisteremo ad un cambiamento radicale, ancora più incisivo dello storico passaggio dalla carta al digitale. Già all’epoca, trent’anni fa, sperimentammo una forte fase di disintermediazione: l’accesso alle fonti e alla dottrina divenne, esponenzialmente, più facile.   

Ma con l’avvento dell’AI nel campo dell’analisi giuridica il cambiamento sarà ancora più profondo perché, per la prima volta, si potrà visualizzare l’evoluzione della giurisprudenza e la sua direzione in tempo reale. Inoltre, si potrà misurare l’impatto dei singoli ‘parametri’, come una particolare forma di danno alla salute (o un fattore metagiuridico) nel dare origine ad un pattern riconoscibile nella giurisprudenza e, quindi, nel cambiamento operazionale della regola effettivamente applicata. Ad esempio, potremmo rilevare che determinate condizioni di partenza portino, la maggior parte delle volte, alla stessa sentenza. Questo aprirebbe le porte al secondo livello del nostro ‘fronte’ – esplorare le potenzialità predittive dell’analisi giuridica – e al terzo: calcolare con quanta probabilità, dati certi parametri iniziali, la sentenza possa orientarsi in un senso piuttosto che in un altro. Metaforicamente, al momento, l’analisi giuridica è monodimensionale. Alla fine di questo processo, sarà multidimensionale. È un salto che possiamo definire “quantico”.   
 

Un salto che può estendersi dall’analisi giuridica alla Giustizia stessa? 

“In minima parte è così, ma non è il cambiamento più significativo. Mi spiego: già la digitalizzazione della dottrina ha cambiato la prassi della ricerca giuridica e, di conseguenza, anche il modo di scrivere le sentenze. L’accesso alle fonti e la possibilità di richiamare la conoscenza giuridica ha allargato l’orizzonte. L’analisi AI-mediata della dottrina stessa porterebbe ad una conoscenza infinitamente più profonda e puntuale, influenzando ulteriormente l’impatto della tecnologia sulla giustizia”.   

“Ma il cambiamento più importante è nel rapporto con la giustizia stessa. I dati annotati e analizzati dalle AI saranno interrogati da magistrati, avvocati, cittadini e assicurazioni con obiettivi e ‘domande’ diverse. Già questa diversità di soggetti porterà alla declinazione di interfacce specializzate.  Intanto, il processo di intermediazione avrà fatto un altro salto in avanti perché, per calcolare la probabilità di ‘vittoria’ in tribunale, la convenienza di una negoziazione o l’opportunità di adire per vie legali, a volte non sarà più necessaria l’intermediazione di un esperto giuridico come un avvocato.  Altre volte, sarà, invece, proprio la presenza di questi strumenti ad avvicinare cliente all’avvocato, giacché, in assenza di questi strumenti, il cliente non avrebbe neppure la consapevolezza di avere bisogno di un esperto legale. Sarà la piattaforma AI di analisi giuridica a dare indicazioni sul potenziale esito di un eventuale giudizio. A queste piattaforme potranno affidarsi – in via ‘predittiva’ – assicurazioni, cittadini e attori della legge”.   
 

“Quando si parla di giudice-robot, perciò, non si deve pensare ad un robot che giudica, ma ad un programma che determinerà, in molti casi, se convenga adire in giudizio o meno; meglio ancora: a strumenti che allargano la conoscenza giuridica e, quindi, espandono un effettivo accesso alla giustizia”.  

Per approfondire:  

https://www.lider-lab.it/

 www.predictivejustice.eu