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“IL POTERE DEI DATI PER LA SALUTE” IL NUOVO INCONTRO DI WOMEN&TECHNOLOGIES

Vivere in quello che viene chiamato il “decennio digitale” pone i sistemi organizzativi in una condizione di miglioramento che può essere possibile solo usufruendo dell’enorme quantità di dati che circolano nei diversi settori. Anche in sanità, l’utilizzo dei dati sembra essere il punto di svolta per una nuova medicina dal carattere “proattivo e personalizzato”

Al giorno d’oggi tutti i sistemi organizzativi sono sommersi da un’enorme quantità di dati, tantissime informazioni che vengono gestite da una poca conoscenza nel campo.

Per questo risulta essere estremamente importante comprendere i processi di trasformazione dei dati in informazioni e quindi in conoscenza, poiché è proprio quest’ultima che permette di prendere decisioni ponderate.

Mercoled’ 16 febbraio 2022 si è tenuto l’incontro online di Women&Technologies dal titolo “Il potere dei dati per la salute” moderato dall’Avv. Paola Sangiovanni e in cui hanno preso parte importanti personalità femminili nell’ambito giuridico e medico a livello internazionale.

Madrina dell’evento l’Onorevole Patrizia Toia, membro del Parlamento Europeo.

Viviamo in quello che viene considerato, dall’UE, il “decennio digitale”, momento in cui emerge il tema di una sanità che sia europea soprattutto nell’offerta dei servizi e della qualità.

Il progetto “EU for Health” rappresenta l’esigenza della nascita di competenze che siano condivise sia per affrontare periodi di crisi, sia per migliorare la salute di tutti i cittadini europei.

Proprio per questo motivo, l’Europa si concentra sempre di più sulla salute e punta la sua attenzione sulla creazione di una competenza che non sia sostitutiva a quella di ciascun stato membro, ma che sia di accompagnamento e che porti alla crescita nel digitale.

Ma l’utilizzo dei dati in sanità comporta non pochi problemi, soprattutto per quanto concerne la lor sensibilità e utilizzo, da qui la previsione della creazione di un codice di condotta unico e condiviso.

Come introdotto da Paola Testori Coggi, consigliere scientifico presso l’Istituto Affari Internazionali (IAI) e Special Advisor del Cluster Tecnologico Nazionale Scienze della Vita Alisei, membro della Delegazione italiana nel Comitato di Programma di Horizon Europe-Cluster Health e Lead Co-Chair della Task Force “Global Health and Covid-19” del T20 Italia. È Ambassador della Federated Innovation a MIND – Milano Innovation District, Insegna EU Health Policy al Master in Studi europei del Collegio Europeo di Parma, l’Unione Europea è, ad oggi, la prima a livello mondiale ad aver fissato lo standard sulla regolamentazione della protezione dei dati nel 2018, cercando di rendere i dati usufruibili per l’economia e per la società ma tutelando l’individuo, che resta sempre padrone delle proprie informazioni.

Per tale motivo, si è creato un regolamento dal nome “Data Governance Act” che ha come scopo principale il poter dare alla società la capacità di usufruire dei propri dati personali.

Si basa su quattro pilastri fondamentali, quali: l’utilizzo dei dati nella pubblica amministrazione, la regolamentazione di intermediari indipendenti e neutrali, l’altruismo dei dati e delle informazioni messe a disposizione del bene comune e l’interoperabilità e il coordinamento delle informazioni.

Il fine ultimo dell’EU è quello di creare un regolamento specifico al fine di poter rendere fruibili i dati provenienti da tutti i 27 paesi al fine di migliorare la ricerca in qualsiasi ambito, ma più specificamente in quello medico.

Dalla condivisione dei dati emerge sicuramente un nuovo modo di fare medicina, come introduce la Professoressa Maria Pia Abbracchio, professore ordinario di farmacologia e responsabile di un gruppo di ricerca di 12 scienziati presso la Statale di Milano e detenente di numerose cariche e riconoscimenti internazionali.

La scienza, con la digitalizzazione, ha cambiato il suo approccio: non si parte più da un’ipotesi ben precisa, ma da una serie di dati integrati e condivisi che derivano da tantissime forme diverse di fonti che vengono, poi, studiate con una tipologia di analisi senza preconcetti che tende a cercare correlazioni anche fra dati estremamente diversi e che vanno a generare nuove ipotesi.

Da qui nasce una nuova tipologia di medicina chiamata “Network Medicine” in cui grazie allo studio intrecciato di dati inerenti a diverse patologie e utilizzo di farmaci, si possono creare profilassi che vadano bene per diversi casi specifici.

La digitalizzazione ha portato anche importanti trasformazioni a livello ospedaliero. Elena Bottinelli, Head of innovation and digitalization del Gruppo San Donato e Amministratore Delegato ospedale Villa Erbosa e Casa di Cura Villa Chiara Bologna. amministratore delegato dell’Ospedale San Raffaele e dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, indica questa trasformazione come uno dei fattori principali che ha portato alla riorganizzazione ospedaliera degli ultimi anni.

Ci si muove sempre di più verso un modello che lei identifica come “Figital”, ossia fisico e digitale, con l’obiettivo di migliorare l’accesso dei pazienti al sistema sanitario, rendendo la medicina non più reattiva ma proattiva e personalizzata.

Naturalmente ci sono delle difficoltà, che vengono poi riscontrate in tutti gli ambiti, come ad esempio l’interoperabilità dei dati e la mancanza di formazione da parte del personale medico e sanitario. Da qui la necessità di disegnare nuovi percorsi di cura con i pazienti che diventano parte attiva dell’organizzazione ospedaliera, ma soprattutto l’esigenza di creare nuove competenze digitali nel personale delle strutture.