COME STILARE LA RELAZIONE ANNUALE DI RISK MANAGEMENT?

COME STILARE LA RELAZIONE ANNUALE DI RISK MANAGEMENT?

Prevista dalla legge Gelli (DLg. 24/2017) deve garantire sintesi, trasparenza e chiarezza. Un momento formativo di Sham a fianco delle aziende sanitarie associate 

Nel corso di un pomeriggio formativo richiesto dall’Azienda Zero della Regione Veneto, Sham ha affrontato anche il tema della relazione di risk management che, ogni anno, le aziende sanitarie sono chiamate ad aggiornare e pubblicare online. 

“Si tratta – hanno spiegato Giansaverio Friolo e Matteo Cavallo, rispettivamente Risk Manager e Key Account Manager di Sham – di un documento che descrive a favore di tutti gli utenti esterni, l’organizzazione e la strategia di gestione del rischio messa in atto dall’istituzione sanitaria, e deve includere sia una presentazione degli organi deputati al risk management, sia la presentazione delle principali attività di contenimento del rischio”. 

Quali problemi si riscontrano nella preparazione di questo documento? 

Il primo riguarda la mancanza di omogeneità. La legge indica la necessità di preparare questo documento, ma non dà indicazioni specifiche sulla sua stesura. Il nostro primo consiglio, pertanto, è quello di trovare una formula metodologica che tutti gli operatori deputati alla gestione del rischio possano adottare adeguandola alle proprie specificità, per garantire che tutte le relazioni siano conformi e parimenti esaustive.  

Ma se la legge non li specifica, come identificare gli elementi di una formula corretta? 

Si potrebbe partire da quello che è l’obiettivo fondamentale della legge: la trasparenza verso i cittadini. La legge richiede di informare il cittadino sulle attività di gestione del rischio ogni anno, e di informarlo con aggiornamento quinquennale sullo storico dei risarcimenti. Quindi, il primo requisito che suggeriamo è la chiarezza: la relazione deve essere comprensibile e chiara; deve usare termini semplici e, soprattutto, non deve lasciare adito a dubbi o interpretazioni diverse dal significato che la struttura vuole mediare. Questo per evitare che talune informazioni possano essere male interpretate da chi non è avvezzo alla gestione del rischio e dare adito a polemiche ingiustificate. Il secondo requisito deve essere la sintesi: non può esistere un messaggio chiaro per il cittadino che si dilunghi per pagine e pagine. La relazione deve essere contenuta in poche pagine e riassumere le principali informazioni sulla gestione del rischio adottata all’interno della struttura sanitaria. L’uniformità è il terzo criterio: è utile per le strutture sanitarie adottare per quanto possibile un modello di struttura del documento simile, rendendo più semplice e trasparente, la comprensione non solo delle informazioni di una singola azienda sanitaria, ma la comparazione delle strategie all’interno di una Regione.