RISPETTO PROTOCOLLI ICA: SE NON È SCRITTO È COME NON FOSSE AVVENUTO
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RISPETTO PROTOCOLLI ICA: SE NON È SCRITTO È COME NON FOSSE AVVENUTO

Quali materiali documentali sono essenziali alla strategia difensiva in caso di infezioni nosocomiali? Ecco il tema di una giornata di formazione Sham per le aziende ospedaliere. Una formazione che non viene calata dall’alto, ma parte dall’analisi dei bisogni dei singoli associati per costruire percorsi di miglioramento assieme ai Risk Manager delle strutture assicurate 

Se un assicuratore vuole essere partner delle strutture sanitarie non può limitarsi ad assicurare il rischio, ma deve allineare i suoi servizi partendo dall’analisi dei bisogni delle singole realtà. Questo è uno dei cardini dell’offerta di valore Sham, che affianca Risk Manager e aziende associate in percorsi di miglioramento della gestione del rischio e dei sinistri costruiti, partendo dai bisogni identificati dalle singole realtà.  

La formazione è un tassello della strategia ed è, all’interno di una delle giornate a essa dedicate, che lo scorso 13 dicembre Giansaverio Friolo e Matteo Cavallo, rispettivamente Risk Manager e Key Account Manager di Sham, hanno tenuto presso l’Azienda Zero del Veneto un incontro con i Risk Manager e il personale degli uffici legali delle aziende sanitarie regionali. I temi trattati sono stati due: come stilare correttamente la relazione annuale di risk management secondo il dettato della legge Gelli-Bianco n.24 2017; e quali documentazioni siano essenziali in caso fosse necessario rispondere di un claim correlato ad un’infezione nosocomiale. 

Da dove nasce la scelta degli argomenti? 

È un percorso in comune con l’Azienda Zero, l’ente di riferimento per la copertura unica assicurativa e la prevenzione del rischio sanitario della Regione Veneto. La scelta dei temi da affrontare è il primo passo di un percorso comune tra assicurato e assicuratore. È importante che sia così, perché la formazione non viene calata dall’alto, ma nasce dal tessuto sanitario che esprime i suoi veri bisogni. La differenza si avverte immediatamente nella qualità e intensità dello scambio. Tematiche che gli operatori riconoscono come prioritarie e generano un fitto botta e risposta tra risk manager e formatori.  

Qual è il tema centrale della strategia difensiva in caso di infezioni nosocomiali? 

Dal punto di vista della gestione dei claim abbiamo messo in risalto due elementi fondamentali, contigui ma distinti. Il primo è strettamente giuridico: nel procedimento civile l’onere della prova ricade sull’azienda sanitaria. È la struttura sanitaria a dover dimostrare di aver seguito correttamente tutte le procedure. Se non ha i documenti per farlo, è come se le avesse disattese, a prescindere dalla reale dinamica dei fatti. Il secondo punto mette in risalto la stessa problematica dal punto di vista culturale: non è infrequente che gli operatori agiscano correttamente, ma non ne tengano traccia. I sanitari capiscono la necessità di seguire i protocolli per arginare le infezioni ospedaliere (ovviamente), ma dimenticano la necessità di documentare quei passaggi di sicurezza. In questo modo rinunciano a una tutela, sia per le aziende che per giustificare il loro operato.  

Qual è la soluzione proposta ai Risk Manager e agli operatori sanitari?  

In primo luogo, bisogna superare il divario tra il “fare” e il “documentare”. Ogni azione deve contenere sia l’azione stessa che la sua certificazione. È un meccanismo di sicurezza doppio perché certificare l’adempimento di un protocollo è una garanzia sia per il futuro (se mai sarà richiesto, a distanza di mesi o anni, di ricostruire l’iter del paziente) sia per il presente: la necessità di documentare un passaggio implica una verifica ulteriore che il passaggio sia stato effettivamente completato. Per entrare nel pratico: non ha nessun valore dire “abbiamo chiamato tre volte l’immunologo”, anche se è vero. È necessario scriverlo in cartella clinica. Da qui abbiamo presentato una check list della documentazione essenziale, che contiene: le procedure in uso per la prevenzione delle infezioni nosocomiali e i verbali che attestano la periodica attività di aggiornamento; l’attestazione delle attività di formazione per il personale sanitario e l’evidenza della divulgazione nei reparti delle procedure (quindi un’attività che dimostri il duplice investimento in informazione e formazione); la compilazione esaustiva dell’intero iter del paziente con la registrazione di tutte le azioni intraprese previste dalle procedure. Una cartella clinica compilata in maniera esaustiva, corretta e completa è fondamentale per dimostrare la correttezza dell’operato dei sanitari.