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LA COMUNICAZIONE COME STRUMENTO DI SICUREZZA

Venerdì 4 ora 17:00 l’intervista alla RM Anna Guerrieri sulla leva per prevenire il contenzioso

“Il 70% degli eventi sentinella, ovvero eventi avversi gravi e potenzialmente evitabili, segnalati dalle organizzazioni sanitarie americane tra il 1995 e il 2005, sono associati a un fallimento della comunicazione tra i professionisti coinvolti”[1].

E l’importanza della comunicazione non si risolve nel lavoro di equipe, estendendosi alla relazione tra persone e struttura sanitaria, diventando un elemento cardine della relazione di cura.

Da qui partirà, venerdì 4 marzo dopo le 17, l’intervista ad Anna Guerrieri, Risk Manager Sham Italia, da parte di Maria Teresa D’Aquino

La Comunicazione per la prevenzione del Contenzioso: una leva per l’efficienza sarà il tema della discussione.

L’occasione è il corso STATI GENERALI DELLA COMUNICAZIONE PER LA SALUTE, organizzato da FEDERSANITÀ con il patrocinio di ISS, AGENAS, Formez PA, ANCI, Ordine dei Giornalisti, Fondazione Innovazione Sicurezza in Sanità e la collaborazione di PA Social, l’associazione nazionale per la nuova comunicazione. 

STATI GENERALI DELLA COMUNICAZIONE PER LA SALUTE è previsto il 4 e 5 Marzo 2022. 

ll Corso dà diritto a 8 crediti ODG di cui 2 deontologici.  Scopri di più ed iscriviti seguendo questo LINK


[1] L’analisi a priori del rischio sanitario in Regione Piemonte: applicazione del metodo Cartorisk sull’area materno-infantile – Alberto Sardi, Enrico Sorano, Letizia Agostini, Anna Guerrieri, Mirella Angaramo, Franco Ripa. MECOSAN – ISSN 1121-6921, ISSNe 2384-8804, 2020, 114

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ANALISI DEI DATI: UN GRANDE AIUTO PER LA GESTIONE DEL RISK MANAGEMENT SANITARIO

Intervista a Giuseppe Carchedi, group operations and analytics manager di Sham Italia, pubblicata da Insurance Trade 

La potenzialità dei dati è fondata sulla loro comprensione. La pandemia è stata la spinta importante che ha portato il risk management sanitario al centro della gestione delle strutture: saper analizzare le informazioni digitali per avere un’immagine realistica delle situazioni e utile per fornire coperture adeguate e affiancare i soci assicurati nella gestione del management interno.  

Giuseppe Carchedi, group operations and analytics manager di Sham – gruppo Relyens, ha approfondito questa tematica in un’intervista pubblicata su Insurance Trade. 

“Oggi è necessario comprendere meglio non solo la sinistrosità che si manifesta, ma anche la possibilità di ridurre gli errori in generale per migliorare la sicurezza della struttura sanitaria”. 

Vanno approfondite tutte le informazioni al fine di individuare gli errori che si potrebbero verificare.  

Per Sham, infatti, l’evento, l’errore e il sinistro sono tre elementi importanti da analizzare separatamente per avere una migliore gestione rischio e poter contenere le richieste di risarcimento.  

Per l’articolo completo: LINK  

“IL POTERE DEI DATI PER LA SALUTE” IL NUOVO INCONTRO DI WOMEN&TECHNOLOGIES

Vivere in quello che viene chiamato il “decennio digitale” pone i sistemi organizzativi in una condizione di miglioramento che può essere possibile solo usufruendo dell’enorme quantità di dati che circolano nei diversi settori. Anche in sanità, l’utilizzo dei dati sembra essere il punto di svolta per una nuova medicina dal carattere “proattivo e personalizzato”

Al giorno d’oggi tutti i sistemi organizzativi sono sommersi da un’enorme quantità di dati, tantissime informazioni che vengono gestite da una poca conoscenza nel campo.

Per questo risulta essere estremamente importante comprendere i processi di trasformazione dei dati in informazioni e quindi in conoscenza, poiché è proprio quest’ultima che permette di prendere decisioni ponderate.

Mercoled’ 16 febbraio 2022 si è tenuto l’incontro online di Women&Technologies dal titolo “Il potere dei dati per la salute” moderato dall’Avv. Paola Sangiovanni e in cui hanno preso parte importanti personalità femminili nell’ambito giuridico e medico a livello internazionale.

Madrina dell’evento l’Onorevole Patrizia Toia, membro del Parlamento Europeo.

Viviamo in quello che viene considerato, dall’UE, il “decennio digitale”, momento in cui emerge il tema di una sanità che sia europea soprattutto nell’offerta dei servizi e della qualità.

Il progetto “EU for Health” rappresenta l’esigenza della nascita di competenze che siano condivise sia per affrontare periodi di crisi, sia per migliorare la salute di tutti i cittadini europei.

Proprio per questo motivo, l’Europa si concentra sempre di più sulla salute e punta la sua attenzione sulla creazione di una competenza che non sia sostitutiva a quella di ciascun stato membro, ma che sia di accompagnamento e che porti alla crescita nel digitale.

Ma l’utilizzo dei dati in sanità comporta non pochi problemi, soprattutto per quanto concerne la lor sensibilità e utilizzo, da qui la previsione della creazione di un codice di condotta unico e condiviso.

Come introdotto da Paola Testori Coggi, consigliere scientifico presso l’Istituto Affari Internazionali (IAI) e Special Advisor del Cluster Tecnologico Nazionale Scienze della Vita Alisei, membro della Delegazione italiana nel Comitato di Programma di Horizon Europe-Cluster Health e Lead Co-Chair della Task Force “Global Health and Covid-19” del T20 Italia. È Ambassador della Federated Innovation a MIND – Milano Innovation District, Insegna EU Health Policy al Master in Studi europei del Collegio Europeo di Parma, l’Unione Europea è, ad oggi, la prima a livello mondiale ad aver fissato lo standard sulla regolamentazione della protezione dei dati nel 2018, cercando di rendere i dati usufruibili per l’economia e per la società ma tutelando l’individuo, che resta sempre padrone delle proprie informazioni.

Per tale motivo, si è creato un regolamento dal nome “Data Governance Act” che ha come scopo principale il poter dare alla società la capacità di usufruire dei propri dati personali.

Si basa su quattro pilastri fondamentali, quali: l’utilizzo dei dati nella pubblica amministrazione, la regolamentazione di intermediari indipendenti e neutrali, l’altruismo dei dati e delle informazioni messe a disposizione del bene comune e l’interoperabilità e il coordinamento delle informazioni.

Il fine ultimo dell’EU è quello di creare un regolamento specifico al fine di poter rendere fruibili i dati provenienti da tutti i 27 paesi al fine di migliorare la ricerca in qualsiasi ambito, ma più specificamente in quello medico.

Dalla condivisione dei dati emerge sicuramente un nuovo modo di fare medicina, come introduce la Professoressa Maria Pia Abbracchio, professore ordinario di farmacologia e responsabile di un gruppo di ricerca di 12 scienziati presso la Statale di Milano e detenente di numerose cariche e riconoscimenti internazionali.

La scienza, con la digitalizzazione, ha cambiato il suo approccio: non si parte più da un’ipotesi ben precisa, ma da una serie di dati integrati e condivisi che derivano da tantissime forme diverse di fonti che vengono, poi, studiate con una tipologia di analisi senza preconcetti che tende a cercare correlazioni anche fra dati estremamente diversi e che vanno a generare nuove ipotesi.

Da qui nasce una nuova tipologia di medicina chiamata “Network Medicine” in cui grazie allo studio intrecciato di dati inerenti a diverse patologie e utilizzo di farmaci, si possono creare profilassi che vadano bene per diversi casi specifici.

La digitalizzazione ha portato anche importanti trasformazioni a livello ospedaliero. Elena Bottinelli, Head of innovation and digitalization del Gruppo San Donato e Amministratore Delegato ospedale Villa Erbosa e Casa di Cura Villa Chiara Bologna. amministratore delegato dell’Ospedale San Raffaele e dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, indica questa trasformazione come uno dei fattori principali che ha portato alla riorganizzazione ospedaliera degli ultimi anni.

Ci si muove sempre di più verso un modello che lei identifica come “Figital”, ossia fisico e digitale, con l’obiettivo di migliorare l’accesso dei pazienti al sistema sanitario, rendendo la medicina non più reattiva ma proattiva e personalizzata.

Naturalmente ci sono delle difficoltà, che vengono poi riscontrate in tutti gli ambiti, come ad esempio l’interoperabilità dei dati e la mancanza di formazione da parte del personale medico e sanitario. Da qui la necessità di disegnare nuovi percorsi di cura con i pazienti che diventano parte attiva dell’organizzazione ospedaliera, ma soprattutto l’esigenza di creare nuove competenze digitali nel personale delle strutture.

DATI E TRASPARENZA: STRUMENTI EFFICACI PER IL CLAIMS MANAGEMENT

La relazione tra struttura sanitaria e assicuratore riveste un carattere di assoluta unicità nel panorama assicurativo. Ciò che determina la sua singolarità è la stretta coincidenza di obiettivi ed interessi comuni: la riduzione del rischio clinico è difatti un obiettivo e una garanzia di sostenibilità per entrambi.

Proprio da questa convergenza, nasce l’opportunità di servirsi di una comunicazione trasparente sulla sinistrosità pregressa: lo storico dei dati non è più percepito come un “peso” per l’assicurato, al contrario diventa il punto di partenza per strutturare, con l’assicuratore, un percorso di affiancamento e miglioramento del Risk Management interno.

L’analisi e la condivisione dei dati sanitari rappresentano dunque la chiave della prevenzione e della predizione.

È questo l’assunto dal quale si sviluppa la bella intervista rilasciata da Giuseppe Carchedi, Group operations and analytics manager di Sham – gruppo Relyens, recentemente pubblicata su Insurance Connect (LINK)

Del resto, la costruzione di un percorso con l’assicurato è uno dei pilastri fondamentali della filosofia mutualistica di Sham che affianca quotidianamente i Risk Manager delle strutture sanitarie associate attraverso progetti mirati di formazione e miglioramento.

In questo numero di Sanità 360° ve ne raccontiamo uno: si tratta del progetto, condotto in Veneto presso “Azienda Zero” da Giansaverio Friolo e Matteo Cavallo, dedicato alla formazione del personale in due specifici ambiti: Protocolli ICA e Relazione finale di Risk Management.

Il tema del “dato” come driver del miglioramento delle terapie e della promozione di ricerca e innovazione è nuovamente affrontato nell’articolo dedicato all’incontro online organizzato da Women&Technologies dal titolo “Il potere dei dati per la salute”.

Importanti esponenti del panorama medico e legislativo, sia nazionale che internazionale, si sono confrontati sull’importanza della gestione dei dati in quello che viene chiamato, dall’Unione Europea, il “decennio digitale”.

Vi lascio quindi a tematiche estremamente attuali e di interesse, augurandovi una buona lettura.

Roberto Ravinale, Direttore esecutivo di Sham in Italia

COME STILARE LA RELAZIONE ANNUALE DI RISK MANAGEMENT?

Prevista dalla legge Gelli (DLg. 24/2017) deve garantire sintesi, trasparenza e chiarezza. Un momento formativo di Sham a fianco delle aziende sanitarie associate 

Nel corso di un pomeriggio formativo richiesto dall’Azienda Zero della Regione Veneto, Sham ha affrontato anche il tema della relazione di risk management che, ogni anno, le aziende sanitarie sono chiamate ad aggiornare e pubblicare online. 

“Si tratta – hanno spiegato Giansaverio Friolo e Matteo Cavallo, rispettivamente Risk Manager e Key Account Manager di Sham – di un documento che descrive a favore di tutti gli utenti esterni, l’organizzazione e la strategia di gestione del rischio messa in atto dall’istituzione sanitaria, e deve includere sia una presentazione degli organi deputati al risk management, sia la presentazione delle principali attività di contenimento del rischio”. 

Quali problemi si riscontrano nella preparazione di questo documento? 

Il primo riguarda la mancanza di omogeneità. La legge indica la necessità di preparare questo documento, ma non dà indicazioni specifiche sulla sua stesura. Il nostro primo consiglio, pertanto, è quello di trovare una formula metodologica che tutti gli operatori deputati alla gestione del rischio possano adottare adeguandola alle proprie specificità, per garantire che tutte le relazioni siano conformi e parimenti esaustive.  

Ma se la legge non li specifica, come identificare gli elementi di una formula corretta? 

Si potrebbe partire da quello che è l’obiettivo fondamentale della legge: la trasparenza verso i cittadini. La legge richiede di informare il cittadino sulle attività di gestione del rischio ogni anno, e di informarlo con aggiornamento quinquennale sullo storico dei risarcimenti. Quindi, il primo requisito che suggeriamo è la chiarezza: la relazione deve essere comprensibile e chiara; deve usare termini semplici e, soprattutto, non deve lasciare adito a dubbi o interpretazioni diverse dal significato che la struttura vuole mediare. Questo per evitare che talune informazioni possano essere male interpretate da chi non è avvezzo alla gestione del rischio e dare adito a polemiche ingiustificate. Il secondo requisito deve essere la sintesi: non può esistere un messaggio chiaro per il cittadino che si dilunghi per pagine e pagine. La relazione deve essere contenuta in poche pagine e riassumere le principali informazioni sulla gestione del rischio adottata all’interno della struttura sanitaria. L’uniformità è il terzo criterio: è utile per le strutture sanitarie adottare per quanto possibile un modello di struttura del documento simile, rendendo più semplice e trasparente, la comprensione non solo delle informazioni di una singola azienda sanitaria, ma la comparazione delle strategie all’interno di una Regione. 

COMUNICARE PER LA SALUTE: UN CORSO ACCREDITATO ODG

Organizzato da Federsanità su etica, deontologia ed esperienza pratica dell’informazione sanitaria. 

“La qualità etica della comunicazione è frutto di coscienze attente, non superficiali, sempre rispettose delle persone, sia di quelle che sono oggetto di informazione, sia dei destinatari del messaggio. Ciascuno con il proprio ruolo e con la propria responsabilità è chiamato a vigilare per tenere alto il livello etico della comunicazione ed evitare cose che fanno tanto male la disinformazione, la diffamazione e la calunnia”.   

Sono le parole pronunciate da Papa Francesco nel gennaio 2014 ad ispirare il corso STATI GENERALI DELLA COMUNICAZIONE PER LA SALUTE, organizzato da FEDERSANITÀ con il patrocinio di ISS, AGENAS, Formez PA, ANCI, Ordine dei Giornalisti, Fondazione Innovazione Sicurezza in Sanità e la collaborazione di PA Social, l’associazione nazionale per la nuova comunicazione. 

STATI GENERALI DELLA COMUNICAZIONE PER LA SALUTE è previsto il 4 e 5 Marzo 2022. 

ll Corso dà diritto a 8 crediti ODG di cui 2 deontologici. 

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RISPETTO PROTOCOLLI ICA: SE NON È SCRITTO È COME NON FOSSE AVVENUTO

Quali materiali documentali sono essenziali alla strategia difensiva in caso di infezioni nosocomiali? Ecco il tema di una giornata di formazione Sham per le aziende ospedaliere. Una formazione che non viene calata dall’alto, ma parte dall’analisi dei bisogni dei singoli associati per costruire percorsi di miglioramento assieme ai Risk Manager delle strutture assicurate 

Se un assicuratore vuole essere partner delle strutture sanitarie non può limitarsi ad assicurare il rischio, ma deve allineare i suoi servizi partendo dall’analisi dei bisogni delle singole realtà. Questo è uno dei cardini dell’offerta di valore Sham, che affianca Risk Manager e aziende associate in percorsi di miglioramento della gestione del rischio e dei sinistri costruiti, partendo dai bisogni identificati dalle singole realtà.  

La formazione è un tassello della strategia ed è, all’interno di una delle giornate a essa dedicate, che lo scorso 13 dicembre Giansaverio Friolo e Matteo Cavallo, rispettivamente Risk Manager e Key Account Manager di Sham, hanno tenuto presso l’Azienda Zero del Veneto un incontro con i Risk Manager e il personale degli uffici legali delle aziende sanitarie regionali. I temi trattati sono stati due: come stilare correttamente la relazione annuale di risk management secondo il dettato della legge Gelli-Bianco n.24 2017; e quali documentazioni siano essenziali in caso fosse necessario rispondere di un claim correlato ad un’infezione nosocomiale. 

Da dove nasce la scelta degli argomenti? 

È un percorso in comune con l’Azienda Zero, l’ente di riferimento per la copertura unica assicurativa e la prevenzione del rischio sanitario della Regione Veneto. La scelta dei temi da affrontare è il primo passo di un percorso comune tra assicurato e assicuratore. È importante che sia così, perché la formazione non viene calata dall’alto, ma nasce dal tessuto sanitario che esprime i suoi veri bisogni. La differenza si avverte immediatamente nella qualità e intensità dello scambio. Tematiche che gli operatori riconoscono come prioritarie e generano un fitto botta e risposta tra risk manager e formatori.  

Qual è il tema centrale della strategia difensiva in caso di infezioni nosocomiali? 

Dal punto di vista della gestione dei claim abbiamo messo in risalto due elementi fondamentali, contigui ma distinti. Il primo è strettamente giuridico: nel procedimento civile l’onere della prova ricade sull’azienda sanitaria. È la struttura sanitaria a dover dimostrare di aver seguito correttamente tutte le procedure. Se non ha i documenti per farlo, è come se le avesse disattese, a prescindere dalla reale dinamica dei fatti. Il secondo punto mette in risalto la stessa problematica dal punto di vista culturale: non è infrequente che gli operatori agiscano correttamente, ma non ne tengano traccia. I sanitari capiscono la necessità di seguire i protocolli per arginare le infezioni ospedaliere (ovviamente), ma dimenticano la necessità di documentare quei passaggi di sicurezza. In questo modo rinunciano a una tutela, sia per le aziende che per giustificare il loro operato.  

Qual è la soluzione proposta ai Risk Manager e agli operatori sanitari?  

In primo luogo, bisogna superare il divario tra il “fare” e il “documentare”. Ogni azione deve contenere sia l’azione stessa che la sua certificazione. È un meccanismo di sicurezza doppio perché certificare l’adempimento di un protocollo è una garanzia sia per il futuro (se mai sarà richiesto, a distanza di mesi o anni, di ricostruire l’iter del paziente) sia per il presente: la necessità di documentare un passaggio implica una verifica ulteriore che il passaggio sia stato effettivamente completato. Per entrare nel pratico: non ha nessun valore dire “abbiamo chiamato tre volte l’immunologo”, anche se è vero. È necessario scriverlo in cartella clinica. Da qui abbiamo presentato una check list della documentazione essenziale, che contiene: le procedure in uso per la prevenzione delle infezioni nosocomiali e i verbali che attestano la periodica attività di aggiornamento; l’attestazione delle attività di formazione per il personale sanitario e l’evidenza della divulgazione nei reparti delle procedure (quindi un’attività che dimostri il duplice investimento in informazione e formazione); la compilazione esaustiva dell’intero iter del paziente con la registrazione di tutte le azioni intraprese previste dalle procedure. Una cartella clinica compilata in maniera esaustiva, corretta e completa è fondamentale per dimostrare la correttezza dell’operato dei sanitari.  

I NUMERI CHE DANNO RAGIONE AL RISK MANAGEMENT

L’anno appena trascorso ha dato modo di provare il grande spirito di adattamento delle strutture sanitarie e dei professionisti della Salute in Italia.

Il Risk Management è lo strumento che può contribuire sensibilmente al loro instancabile impegno.

Da anni, la cultura della prevenzione è in crescita nella sanità italiana. In passato, la mole di dati sui quali potevamo basarci era relativamente scarsa per dimostrarne l’efficacia a breve termine. Come sappiamo, la trasformazione sanitaria si misura sul lungo periodo.   

Ma questi dati stanno arrivando, come dimostra l’eccezionale esperienza della Fondazione Poliambulanza di Brescia che trattiamo nelle interviste alla Dott.ssa Carmela De Rango, Responsabile dell’Ufficio Risk Management & Qualità dell’azienda ospedaliera Poliambulanza di Brescia e al nostro Risk Manager Giansaverio Friolo.

Nei due articoli raccontiamo, sotto diversi punti di vista, un approccio al Risk Management proattivo e capace di portare risultati oggettivi e misurabili sul fronte della sicurezza e della sostenibilità. È un Enterprise Risk Management che non si limita al rischio clinico bensì abbraccia la prevenzione a tutti i livelli organizzativi. Un modello basato su una rete capillare di 65 referenti del rischio che partecipano alla sicurezza declinando le indicazioni top-down e facendo pervenire il miglioramento in una dinamica bottom-up.

Altro tema di grande attualità è il rischio Cyber per la sanità.

Insieme a Luca Achilli e Ruggero Di Mauro, rispettivamente Direttore Sviluppo Healthcare e Key Account Manager di Sham – gruppo Relyens, affrontiamo il ruolo dell’assicurazione e la necessaria integrazione tra polizza assicurativa e interventi di mitigazioni del rischio, alla luce della crescente minaccia ransomware.

Anche questo mese, Sanità 360° affronta i temi di attualità per la comunità dei professionisti della sicurezza sanitaria, dando voce alle migliori esperienze sul campo e condividendo analisi e metodologie che si sono rivelate efficaci sia in Italia che in Europa nel far crescere la cultura e la prassi della prevenzione.

Grazie per l’attenzione e buona lettura.

Roberto Ravinale

Direttore esecutivo di Sham – gruppo Relyens in Italia