RIDUZIONE SEPSI NEONATALE, RICOVERI COVID MIRATI E RISPARMIO: I RISULTATI DELL’ENTERPRISE RISK MANAGEMENT
45 progetti di miglioramento della sicurezza ospedaliera dimostrano l’efficacia di una rete di Risk Management pro-attivo creata presso la Fondazione Poliambulanza di Brescia. Il cambio di passo della sicurezza inizia con il sostegno della Direzione Generale e si sviluppa con 65 referenti del rischio diffusi capillarmente nei reparti. La partecipazione attiva e creativa del personale fa sì che la sicurezza abbracci l’intera organizzazione. Solo così tutti i rischi che influiscono sul rischio clinico vengono affrontati e contenuti
Da diversi anni la Fondazione Poliambulanza di Brescia ha abbracciato la formula dell’Enterprise Risk Management, ovvero un approccio alla riduzione del rischio che non si limita al rischio clinico ma affronta tutti i rischi che, “dall’esterno”, hanno effetto sul rischio clinico.
“La sicurezza – spiega la Risk Manager Carmela De Rango – abbraccia l’intera organizzazione”.
Il braccio operativo di questo approccio è una rete capillare di 65 responsabili del rischio nei diversi reparti: medici e infermieri che fanno da collegamento quotidiano tra la struttura di RM e i processi operativi, si incaricano di declinare nella pratica i protocolli di sicurezza, segnalare gli eventi sentinella (in una cultura risolutamente no-blame e di garanzia per il personale ) e proporre miglioramenti.
“Tutto il personale partecipa, perciò, alla sicurezza e, una volta all’anno, i progetti di miglioramento messi in atto vengono presentati e valutati davanti alla Direzione e a centinaia di colleghi”.
Quest’anno il concorso interno Sustainable Enterprise Risk Management ( che ha anche vinto il premio SHAM 2021 ) ha visto 45 progetti in “concorso”.
Quali sono i progetti più importanti che avete valutato quest’anno?
Nel poco tempo a mia disposizione, i progetti che citerò sono una minima parte di tutto quello su cui Fondazione Poliambulanza si è impegnata.
E’ stato valutato come vincitore il progetto “Riduzione/Contenimento delle infezioni tardive in terapia intensiva neonatale” che ha portato a un calo delle Sepsi del 74%, con una diminuzione di circa 78 giorni di ricovero in TIN, migliorando le performance assistenziali e liberando numerosi posti letto a favore di altri neonati. Tutto ciò ha prodotto un risparmio di circa 120.000 euro in un anno.
Al secondo posto si è posizionato il “Follow-up del paziente covid + in PS”: come tutti sapete, ogni giorno vengono ahimè valutati in PS sempre più pazienti covid+, molti dei quali non necessitano di un immediato ricovero ospedaliero e pertanto vengono indirizzati verso il proprio domicilio. Per poter prevenire le complicanze legate all’infezione da SarsCov2 si è reso necessario definire criteri di dimissibilità e organizzare un percorso di follow-up tramite una rivalutazione a distanza dei pazienti coinvolti in tale percorso. A conclusione del progetto si è potuto constatare che i criteri di dimissibilità utilizzati, si sono rivelati efficaci e sicuri nell’evitare ricoveri non necessari e nella rapida identificazione di casi potenzialmente a rischio di rapido deterioramento clinico.
Al terzo posto si è posizionato la “Standardizzazione delle competenze clinico assistenziali in reparto plurispecialistico”: la necessità di implementare questo progetto è nata con l’avvio di un reparto multidisciplinare (il P-5, dedicato a ospitare pazienti diversi che spaziano dall’ortopedia, alla clinica, alla chirurgia) e con l’esigenza di uniformare le competenze del personale soprattutto infermieristico, per garantire ai nostri pazienti un’uniformità di prestazioni. E’ stato pertanto attivato un programma di miglioramento che ha raggiunto tutti gli obiettivi al 100%.
Come è avvenuta la valutazione?
La valutazione di tutti i progetti che hanno aderito ad un concorso interno organizzato dalla Direzione Generale di Fondazione Poliambulanza tramite il Servizio di Risk Management è stata effettuata da una commissione interna ed esterna, all’interno della quale era presente il Risk Manager di Sham, e da una votazione contestuale effettuata in corso di presentazione tramite appositi dispositivi.
Qual è il minimo comun denominatore dei progetti?
Un aspetto che accomuna tutti i progetti presentati è il fatto che si sono messi in campo tutti gli operatori di Fondazione Poliambulanza, dall’infermiere al medico coinvolgendo anche i direttori di dipartimento, passando per gli operatori ICT quest’ultimi impegnati nel garantire la sicurezza informatica. Cito pertanto altri tre importanti studi “Ottimizzazione del percorso del paziente dall’accettazione agli ambulatori oculistici”, “Terapia dei pazienti Covid con prognosi sfavorevole” ed infine “Not Alone in the dark” presentato da ICT.
Uniformità, padronanza del linguaggio e congruità delle proposte: come misurate la sensibilità del personale al tema del rischio e come confrontate i risultati dei diversi anni?
L’aver introdotto, negli anni, criteri di valutazione puramente oggettivi e il grande supporto dimostrato dalla Direzione Generale di Fondazione Poliambulanza hanno portato ad una partecipazione convinta sempre più numerosa. Il lavoro svolto ha incrementato le competenze professionali da una parte, e, dall’altra, incentivato una nuova e diffusa cultura del miglioramento procedurale e personale. Attraverso un percorso di onestà intellettuale le risorse sono capaci di autovalutarsi e, quindi, di raggiungere con più efficacia gli obiettivi. Inizialmente i progetti erano poco strutturati; con il tempo si è rafforzata la competenza del personale nel formualre tutte le parti di un progetto di miglioramento, affinando e approfondendo la capacità di influire e misurare la prevenzione del rischio: riuscendo a lavorare sulle criticità e prevenendo gli eventi avversi.
C’è anche un valore ‘immateriale’ in una rete matura di Risk Management diffuso e pro-attivo?
Rispondo Citando le parole del nostro Direttore Generale: “Che questo modello di partecipazione creativa e attiva, possa contaminare le nostre abitudini professionali”. Tutti gli operatori si sentono coinvolti nella realizzazione di progetti riguardanti il Risk management voluti dall’azienda, creando così valore per l’impresa. Fondazione Poliambulanza è composta da circa 2.000 dipendenti, quindi se ci si impegna in un progetto, scendono in campo 2.000 persone. È proprio questo aspetto che ci caratterizza, che descrive al meglio il “valore immateriale”. Ciò rende tutta l’organizzazione resiliente, crea meccanismi che mettono in relazione aree diverse della struttura, formando a loro volta interazioni tra dipendenti che confrontandosi fra loro, aumentano l’efficacia del progetto e la sua sostenibilità nel tempo, producendo una costante ricaduta positiva.
La Corporate Social Responsibility ha proprio l’obiettivo di mantenere intatta l’efficienza delle competenze del nostro personale incrementando la sicurezza, abbattendo i costi, favorendo così accesso ai finanziamenti, alla gestione delle risorse umane e alla capacità di innovarsi stando al passo coi tempi.
Quale è al conditio sine qua non per cambiare passo sulla sicurezza?
Ci tengo a sottolineare che la volontà della Direzione Generale di credere e di seguire questo progetto fa la differenza. Perseguirne gli obiettivi è certamente molto oneroso ma, al contempo, ambizioso. Non sono molte, infatti, le organizzazioni che possono vantare una Direzione tanto decisa nell’implementare progetti di Risk Management. Il 2022 sarà un anno ancora più proficuo in cui i nostri operatori potranno creare qualcosa di originale, sempre più innovativo e raggiungere gli obiettivi che si sono dati. In conclusione possiamo dire che l’Entreprise Risk Management che Fondazione Poliambulanza ha l’obbiettivo di creare si basa sul principio di garantire la sicurezza di tutta l’organizzazione e non solo di posizionarsi in quella che è la prevenzione del rischio clinico, perché su quest’ultimo intervengono indirettamente tutti gli altri rischi.