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GESTIRE LO STRESS DA LAVORO: UNA STRATEGIA DI INTERVENTO SUI FATTORI DI RISCHIO CORRELATI AGLI ERRORI IN AMBITO SANITARIO

Dopo il modello realizzato da INAIL, il San Giovanni Addolorata ha compiuto un passo in più, mettendo in piedi un progetto che è valso il premio SHAM nella categoria “Prendersi cura di chi si prende cura di noi”.  Intervista a Piero Gaspa coordinatore del gruppo di lavoro per la rilevazione del rischio stress lavoro correlato e Giovanna Sgarzini, Risk Management

Burnout, stress, esaurimento. Termini con cui sempre di più, purtroppo, bisogna fare i conti. Non solo individualmente nella gestione del proprio lavoro, ma anche e soprattutto a livello aziendale. Una struttura, a prescindere dal settore in cui opera, deve avere a cuore il benessere dei propri dipendenti: se non per motivi empatici e umani, almeno funzionali. Perché un team che non riesce a concentrarsi o che è emotivamente pressato, non renderà allo stesso modo, ma soprattutto sarà più a rischio di imprecisioni o di errori.

Costruire un ambiente di lavoro positivo, di supporto e di stimolazione è quindi imprescindibile dagli intenti che muovono una azienda. Anche perché si tratta di sintomi e sindromi sempre crescenti nel mondo del lavoro, alle quali sono correlabili circa il 30% delle assenze lavorative.

Il sistema sanitario non fa eccezione: anzi, dopo l’esperienza della pandemia e del lockdown, sono emerse con prepotenza problematiche che è urgente affrontare. Ma come individuarle e quindi risolverle al meglio?

Uno dei modelli principali tutt’ora in utilizzo è stato realizzato nel 2011 dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale e implementato su una piattaforma di INAIL. Attraverso la misurazione di una serie di parametri quantitativi come il turnover, le assenze, le malattie, le ferie non godute, ecc., è possibile comprendere se esistano problemi organizzativi tali da generare una condizione stressogena. Sulla base di questi dati viene calcolata una media dell’ultimo triennio, che viene comparata con quella dell’ultimo anno; tanto più quest’ultima risulterà la più elevata nei vari indicatori, maggiore risulterà il rischio teorico di stress lavoro correlato.

Un modello importante e di estrema efficacia, che negli anni è stato aggiornato, ma che può essere potenziato. Questo è l’intento con cui Piero Gaspa coordinatore del gruppo di lavoro per la rilevazione del rischio stress lavoro correlato e Giovanna Sgarzini, Risk Management, hanno realizzato un progetto che porta l’analisi dello stress da lavoro nell’ambito sanitario verso una ulteriore evoluzione, tanto che si è aggiudicato il premio SHAM per la categoria “Prendersi cura di chi si prende cura di noi”

Quali i limiti del modello INAIL?

Il modello prevede la rilevazione costante dei dati degli indicatori di processo attraverso l’ufficio del personale. La valutazione, che parte da diversi fattori analizzati, di fatto è preliminare, e quindi primaria: basandosi su ciò che è già successo nel triennio precedente si stabilisce un modello di confronto. Un modello che è stato di estrema importanza, ma che si limita a elementi quantitativi e soprattutto retrospettivi. Inoltre anche piccole differenze nelle media calcolate possono generare casi di falsi positivi o negativi.

Quali sono gli elementi aggiuntivi che progettate di implementare?

Abbiamo pensato ad uno strumento più agile, che funzioni come un pannello di controllo, ovvero un flusso continuo di dati che consente un monitoraggio rapido dei cambiamenti al fine di operare in termini di prevenzione secondaria. Vale a dire che dopo la segnalazione di una variazione statisticamente significativa nei dati degli indicatori, si attiva un processo di analisi della problematica al fine di operare precocemente sul caso con delle azioni correttive. É

quindi in questa fase che posso essere attivati strumenti di analisi di tipo qualitativo come questionari al personale e focus group.

Esistono esempi simili, a livello nazionale e internazionale, nel settore sanitario?

Il nostro know-how arriva dalla total quality, dove si parla molto spesso di pannelli di controllo, non strettamente legato al mondo della sanità. Certamente il fattore “flusso” permette di avere delle fotografie non statiche, sfruttando elementi dinamici. Ecco allora che implementandolo nella vita quotidiana di una azienda sanitaria, utilizzando fattori e parametri specifici, possono emergere eventi sentinella che accendano l’attenzione su alcune situazioni critiche da affrontare quasi in contemporanea. Pensiamo all’ultimo anno e mezzo quanto sia stato sottoposto a stress lavorativo ed emotivo il settore sanitario del nostro Paese. Ecco, con questo sistema è possibile rispondere con velocità alle problematiche, permettendo di intervenire in potenziali eventi di rischio. Ci aspettiamo quindi che migliorando il clima organizzativo e gestendo lo stress lavoro correlato si ottenga una riduzione degli eventi avversi sia in termini di frequenza che di livello di gravità.

Anche perché il fattore di stress lavoro correlato nel settore sanitario comporta dei rischi molto seri

Assolutamente; è fondamentale che il personale sanitario si senta in un ambiente di lavoro sicuro, in cui poter interagire con serenità con colleghi e responsabili, e in cui viene tenuta in considerazione anche la loro salute e il loro status mentale. Inevitabilmente se questi fattori sono compromessi, il rischio di eventi dannosi è dietro l’angolo, per il personale e per i pazienti.

Il fattore umano è l’elemento fondamentale intorno al quale ruotano gli eventi avversi e le criticità dei sistemi. Lo sviluppo del nostro progetto ha, come orizzonte, la costruzione di un algoritmo che che, coinvolgendo professionalità quali l’informatica, la statistica e l’epidemiologia,  permetta una gestione del rischio di tipo proattivo, ovvero che riesca a coglierne i fattori prodromici e  quindi intervenire sui fattori che influiscono negativamente sul fattore umano che è alla base di molti degli errori in sanità.