SHAM On Air

SERVIZI TERRITORIALI E TELEMEDICINA: COME SONO CAMBIATI CON IL COVID

Visite a distanza e contatti telefonici con lo specialista per valutare il successo della terapia e la necessità di una visita dal vivo. La telemedicina ha permesso di assicurare l’accesso alle cure senza affaticare il SSN durante la crisi del Coronavirus, ma non sempre può sostituirsi alla visita in presenza. Se ne è parlato durante il webinar Sham On Air di giovedì 26 novembre.

 

La necessità di mantenere il distanziamento e l’importanza di non sovraccaricare il SSN, insieme alle restrizioni sugli spostamenti introdotte dalla pandemia, hanno portato alla ricerca di nuove soluzioni per continuare a garantire l’accesso alle cure, in particolare a livello territoriale e fuori dalle strutture ospedaliere.

Durante il webinar Sham On Air moderato da Alessandra Orzella, Risk Manager di Sham Italia, è stata messa in evidenza la varietà delle sfide per la medicina territoriale attraverso il racconto delle esperienze di due realtà molto diverse tra loro: quella dell’ASL TO 4 Chivasso-Cirie’- Ivrea e del progetto di cure assistenziali “Meglio a casa” realizzato in Liguria e applicato, nel nostro caso specifico, dall’ASL 4 Chiavarese nel comune di Sestri Levante.

“L’utilizzo della telemedicina era già abbastanza diffuso nella nostra ASL anche da prima dell’emergenza sanitaria – afferma Vincenza Palermo, Direttore Struttura Complessa Risk Management presso ASL TO4 – solo che non tutti se ne rendevano conto appieno, nemmeno lo stesso personale sanitario. Con l’emergenza ne abbiamo potenziato ed esteso l’utilizzo e soprattutto, in preparazione alla seconda ondata, abbiamo realizzato una piattaforma condivisa in cui il paziente può entrare a contatto con i diversi specialisti”.

L’utilizzo della telemedicina è ancora visto con diffidenza da chi ha paura possa sostituirsi alla visita medica tradizionale e tradursi in una minor attenzione nelle cure. Per Maurizio Pescarmona, pediatra responsabile dell’ASL TO4, non è questo il caso “La telemedicina può spaventare all’inizio ma sostiene le visite in presenza non le sostituisce. Anzi, permette di monitorare il paziente in modo continuativo e di agire sulle terapie tempestivamente se ci si rende conto che non sono adeguate e non alla prossima visita, dopo due mesi di terapia inefficace”.

Per alcuni servizi però, non è sempre possibile passare ad un formato completamente digitale. In particolare per i servizi di assistenza domiciliare in cui è previsto il contatto diretto tra paziente e operatore, le misure anti-Covid sono state un ostacolo apparentemente insormontabile. Il progetto “Meglio a Casa”, istituito nel in Liguria nel 2013 e declinato nei territori – in questo caso nella collaborazione tra ASL 4 Chiavarese e Comune di Sestri Levante – ha lo scopo di ridurre le visite non necessarie al pronto soccorso.  Il servizio ha sofferto molto della scarsità dei dispositivi di protezione individuale dei primi tempi. Anche l’improvvisa diffidenza delle famiglie degli assistiti, non più a loro agio ad aprire le porte delle loro abitazioni agli operatori, così come la chiusura dei centri diurni hanno messo a dura prova il progetto. “I primi mesi sono stati i più difficili- afferma Maria Diletta Demartini direttore sociale del distretto socio sanitario n.16 di Sestri Levante – abbiamo rallentato il servizio fino al 50% soprattutto per la mancanza di indicazioni chiare da parte delle autorità. Ora la situazione è migliorata ma per noi è ancora difficile lavorare a distanza. Realizziamo qualche intervento via telefono o via Skype, per assicurarci che anche gli individui più isolati mantengano un certo livello di contatti umani. Ma per chi non è autonomo, non c’è alternativa alla visita domiciliare”.

Al netto delle limitazioni e delle difficoltà legate all’utilizzo su larga scala della telemedicina, l’esperienza del Covid ha dato il via a un nuovo modo di essere in contatto con i pazienti, che rimarrà nella pratica medica anche dopo la crisi attuale. L’idea non è del tutto rivoluzionaria, perché già la legge Gelli-Bianco, nel 2017, prevedeva l’utilizzo della telemedicina. L’accelerazione imposta dalla pandemia potrebbe aver rappresentato il punto di svolta.