Anna Guerrieri, Risk Manager Sham

SHAM PARTNER DELLA RICERCA

Sham lavora a fianco dei ricercatori dell’Università di Torino in progetti di ricerca incentrati sul risk management in sanità. Dalla collaborazione sono stati pubblicati già 6 articoli in cui si analizzano le attività di gestione del rischio nelle strutture sanitarie italiane.

 

“La collaborazione con centri di formazione e Università è un elemento fondamentale del lavoro di Sham, che non si limita a fornire polizze assicurative, ma è protagonista dell’evoluzione del risk management – afferma Anna Guerrieri, Risk Manager di Sham Italia -. L’Università di Torino è il partner principale di Sham e grazie a questa collaborazione sono stati pubblicati numerosi studi di rilevanza nazionale e internazionale”.

Le ricerche pubblicate ad oggi sono 6:

  • “L’analisi a priori del rischio sanitario in Regione Piemonte. Applicazione del metodo Cartorisk sull’area materno-infantile”, pubblicato sul numero 114 della rivista MECOSAN Bocconi;
  • “Improvement of health performance through clinical risk management: the maternal and child pathway” pubblicato sul Measuring Business Excellence il 5/10/2020;
  • “Clinical Risk Management in ambito di eGovernmentpubblicata sul numero 1/2020 della rivista Sanità pubblica e privata;
  • Sicurezza delle cure e responsabilità degli esercenti le professioni sanitarie: L’opinione di un’esperta”pubblicato sul numero 3/2020 della rivista Prospettive Sociali e Sanitarie in cui è riportata un’intervista alla dottoressa Anna Guerrieri;
  • “CyberRisk in Health Facilities: A Systematic Literature Review” pubblicato sulla rivista Sustainability il 27/08/2020;
  • “La gestione del rischio sanitario: il caso dell’A.O. Ordine Mauriziano di Torino” pubblicato sul numero 3/2019 della rivista L’Ospedale.

Oltre agli studi già pubblicati, altri due saranno disponibili nel prossimo futuro.

“Il contributo alla ricerca non è una caratteristica frequente nel panorama assicurativo – precisa Guerrieri -. Per Sham rappresenta un grande riconoscimento da parte della comunità scientifica che ci vede come un partner dal know-how e dall’expertise consolidata; ed è un modo ulteriore di essere vicina agli associati e alla comunità dei professionisti del Risk Management in Sanità. Un modo in più di avere un impatto sulla sicurezza delle cure perseguendo una missione mutualistica”.

Le ricerche effettuate si concentrano sull’analisi dello stato attuale del risk management sanitario in Italia e nell’individuare gli strumenti per potenziare la prevenzione dei sinistri. Uno degli argomenti di maggior interesse in questo momento è quello che coinvolge la digitalizzazione dei servizi ospedalieri. “Il piano di azione dell’eGovernment dell’unione europea prevede la standardizzazione e digitalizzazione dei processi delle organizzazioni pubbliche- dice Guerrieri. – Affrontando questo aspetto dal punto di vista delle strutture sanitarie italiane, è stata fatta un’analisi della letteratura riguardante la gestione del rischio per questo ambito”.

I contributi esistenti dedicati a questo tema, però, non sono esaustivi e le lacune sono numerose. “È stato messo in evidenza che, nonostante l’interesse crescente riguardo al risk management, in Italia la ricerca che lo riguarda è scarsa e poco uniforme. Uno dei motivi principali è la frammentazione delle competenze coinvolte all’interno di una struttura sanitaria. Medici, personale amministrativo, assicurazioni, avvocati: tutti contribuiscono al panorama della prevenzione del rischio in sanità. Il coinvolgimento di tutte queste personalità rende lo scambio di idee e la messa a punto di nuove pratiche lenti e macchinosi. I professionisti sanitari lamentano la mancanza di collaborazione tra discipline diverse e tra le strutture. Per il personale amministrativo, invece, l’ostacolo principale è l’assenza di linee guida chiare e univoche necessarie per la standardizzazione dei processi e per l’implementazione di azioni di miglioramento sul rischio”.

Un miglior piano organizzativo può essere costruito a partire dall’analisi della situazione attuale. Ma i dati attualmente a disposizione sono limitati. A questa povertà di letteratura Sham sopperisce anche con ricerche sul campo, come lo studio sugli eventi avversi avvenuti nell’arco di diversi anni presso il Mauriziano di Torino e l’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino.

Questo impegno nella ricerca è anche mosso dalla necessità di fare un’analisi delle conseguenze della legge Gelli-Bianco a 4 anni dalla sua introduzione. Il provvedimento, infatti, rende il diritto alla sicurezza delle cure parte integrante del diritto alla salute. Ma la messa in pratica di questo principio è ancora poco chiara. “La legge Gelli-Bianco dovrebbe garantire alle persone assistite più trasparenza e sicurezza delle cure e più tutela agli operatori sanitari nello svolgimento della professione e nel comunicare eventuali criticità riscontrate sul campo – commenta la dottoressa Guerrieri -. Mancano però informazioni sulla concreta applicazione della norma, oltre che la mancanza di alcuni regolamenti e decreti attuativi. Così, si conosce relativamente poco sui risvolti pratici ed evoluti in questi ultimi anni. Quello che sappiamo è che la gestione del rischio sanitario può essere migliorato nel tempo. Ad esempio, potrebbe essere favorito dall’introduzione di nuove buone pratiche sempre più multidisciplinari che permettano agli operatori di agire in modo più consapevole, prevenendo e limitando il manifestarsi di eventi avversi e garantendo sempre maggior sicurezza e qualità delle cure”.