L’INNOVAZIONE NEL SISTEMA SANITARIO PER UNA MIGLIORE SICUREZZA DEL PAZIENTE

Sham (gruppo Relyens) ha organizzato il 17 settembre 2020 una tavola rotonda europea virtuale sul tema dell’“Innovazione nel sistema sanitario per una migliore sicurezza del paziente”. La tavola rotonda, trasmessa ai soci e agli stakeholder in Francia, Spagna, Italia e Germania nell’ambito dell’International Patient Safety Day, ha riunito esperti in assicurazioni e gestione del rischio, professionisti ospedalieri e tre partner tecnologici di Sham: CyberMDX, Caresyntax e CLEW.

 

La maggior parte dei sistemi sanitari europei richiede un cambio di paradigma per prepararsi meglio al futuro e rispondere ad alcune sfide, come l’aumento dei costi sanitari legati all’invecchiamento della popolazione e alla cronicizzazione dei decessi, o ancora la mancanza di risorse umane, in particolare mediche, che mette sempre più a dura prova le forze degli operatori sanitari.

Per Pierre-Yves Antier, Direttore Strategia, Innovazione e Trasformazione del gruppo Relyens, “la trasformazione digitale dei sistemi sanitari può consentire di raccogliere in parte queste sfide. La tecnologia è abbastanza matura e stiamo già assistendo altrove in Europa a un’accelerazione nella trasformazione digitale e tecnologica duratura del percorso del cliente”.

Per Sham la sicurezza del paziente richiede in particolare la conoscenza, l’identificazione e la prevenzione di diverse tipologie di rischi, affidandosi alle tecnologie, più precisamente: il rischio informatico e il rischio in sala operatoria. Attualmente Sham sta lavorando con i suoi clienti e partner per anticipare e comprendere meglio il rischio.

In Europa, secondo un rapporto dell’OCSE sull’“economia della sicurezza del paziente”, il 6% della spesa sanitaria complessiva è direttamente collegata all’esito di eventi avversi. L’obiettivo di Sham è contribuire a limitare e ridurre questi costi. Per Pierre-Yves Antier “rappresenta anche per tutti noi una fonte di finanziamento per investire nella sicurezza dei pazienti.”

In qualità di risk manager, Sham osserva l’evoluzione di nuove pratiche e nuovi rischi e propone soluzioni, in collaborazione con i suoi partner tecnologici, per informare le strutture sanitarie e offrire loro una migliore comprensione dei rischi.

Cyber risk: un rischio in costante aumento

La pandemia di Covid-19 ha visto aumentare del 25% il numero di attacchi informatici (in particolare richieste di denaro). La sicurezza informatica degli ospedali deve essere rafforzata per contrastare gli attacchi che non sono soltanto un problema tecnico, ma possono avere impatti economici e umani per l’ospedale e per il paziente. Deve anche diventare una componente centrale della sicurezza complessiva di una struttura che utilizza sempre più i computer e l’accesso alla rete per ottenere informazioni sui pazienti. I dirigenti ospedalieri devono quindi affrontare questo tema in maniera prioritaria e sensibilizzare tutto il personale alla protezione dei dati.

Per Amir Magner, CEO e co-fondatore di CyberMDX, azienda specializzata nella protezione dei dispositivi connessi delle strutture sanitarie, “garantiamo la sicurezza dei pazienti quando abbiamo un maggiore controllo sulle apparecchiature, sugli IRM, sulle cartelle cliniche e sui dispositivi medici, perché sono loro che danno accesso alla rete e sono spesso il bersaglio dei criminali informatici”.

Il rischio in sala operatoria: migliorare il lavoro di squadra e la conoscenza del rischio

Il rischio in sala operatoria è particolarmente complesso da affrontare a causa delle molteplici attività all’interno della stessa.

Secondo il dottor Juan Antonio Hueto Madrid, coordinatore dei processi chirurgici dell’Istituto catalano di salute (Spagna) “il lavoro di squadra è fondamentale per rendere sicure le procedure. È essenziale insegnare ai nostri professionisti a lavorare insieme”.

Occorre inoltre aggiungere un sistema che consente di essere informati in tempo reale sui vari incidenti che possono verificarsi in una sala operatoria. Per Frédéric Fuz, Direttore di Risk Management presso Sham Spagna, “il nostro obiettivo è lavorare con il cliente per comprendere meglio l’esposizione ai rischi che deve affrontare in sala operatoria”.

Secondo Michael Woods, responsabile medico di Caresyntax, su 257 milioni di interventi chirurgici in Europa all’anno, 7 milioni generano complicazioni nei pazienti, con costi umani e finanziari. Tali complicazioni possono essere evitate grazie a piattaforme come quella di Caresyntax che elencano vari parametri, quali la cartella del paziente e i suoi rischi medici, le operazioni simili, le possibili complicazioni.

La conoscenza dei rischi consentirà di migliorare e armonizzare le tecniche chirurgiche riducendo le complicazioni e aumentando la sicurezza del paziente.

Il contributo dell’intelligenza artificiale alla gestione del paziente

Oggigiorno un medico trascorre dal 60 al 70% del suo tempo a scrivere i referti. L’intelligenza artificiale può essere utile per compilare e analizzare rapidamente la grande quantità di dati in una sala operatoria (chirurgia, anestesia, oggetti connessi, ecc.). Secondo il dott. Domingo Marzal Martín, direttore medico e responsabile dell’innovazione del gruppo Sanitas “possiamo utilizzare l’intelligenza artificiale per compilare i referti basati sulla conversazione medico-paziente. E’ un’opportunità per umanizzare il rapporto e garantire la totale dedizione al paziente da parte del medico”.

Secondo Gal Salomon, CEO e co-fondatore di CLEW “grazie alla nostra piattaforma digitale unifichiamo dati e conoscenze non necessariamente appresi nella facoltà di medicina. E’ un passo da compiere e penso che siamo preparati”. CLEW permette di visualizzare su più schermi la situazione attuale di una struttura in tempo reale (operazioni in corso, percorso del paziente, servizi congestionati…) per migliorare e adattare la gestione del paziente e l’organizzazione delle cure.

Queste prime soluzioni lasciano intravedere il futuro del settore sanitario, la cui trasformazione richiederà tempo. Nell’immediato, l’utilizzo di tutta la tecnologia attualmente disponibile per gestire la sicurezza dei pazienti e delle strutture in tempo reale contribuisce ad offrire la migliore assistenza medica possibile.

 

 

Il video integrale dell’evento è disponibile su richiesta inviando un’email a: d.berti@beryllium.it

GIORNATA MONDIALE DELLA SICUREZZA DEL PAZIENTE: SHAM PROMUOVE L’INNOVAZIONE AL SERVIZIO DELLA SICUREZZA DEL SISTEMA SANITARIO

Sham (gruppo Relyens), Risk Manager e partner di numerosi operatori del settore sociale e sanitario, organizza il 17 settembre 2020 una tavola rotonda virtuale europea per sensibilizzare i propri soci e stakeholder sull’indispensabile messa in sicurezza del percorso del paziente. Questa iniziativa si inserisce sia nel contesto specifico della Giornata mondiale della sicurezza del paziente istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a livello internazionale, sia nell’approccio globale di Sham in materia di gestione e prevenzione dei rischi.

 

Una tavola rotonda per sensibilizzare sulla sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari

Nell’ambito della Giornata mondiale della sicurezza del paziente organizzata dall’OMS, Sham offre il proprio contributo per sensibilizzare i cittadini e le autorità pubbliche sull’importanza della sicurezza degli operatori sanitari, primo fattore di sicurezza per il paziente. Infatti, gli operatori sanitari sono chiamati quotidianamente a svolgere una missione di interesse generale, in particolare nell’attuale periodo di pandemia causata dal Covid-19. Di conseguenza, devono essere supportati sia nel processo decisionale sia nell’organizzazione delle cure da prestare.

L’individuazione e l’analisi dei rischi sono la principale fonte di informazione per anticipare e prevenire gli eventuali sinistri. Non si tratta più soltanto di assicurare i rischi, ma di evitarli. Le innovazioni tecnologiche consentono di andare oltre nella prevenzione e gestione dei rischi clinici (connessi all’organizzazione delle cure all’interno di una struttura) e dei rischi medici (connessi all’attuazione pratica delle cure da parte degli operatori sanitari), dei rischi del personale (in particolare l’assenteismo) e dei rischi informatici, per rendere sempre più sicuri il percorso del paziente e l’attività degli operatori sanitari.

In qualità di Risk Manager Sham ha elaborato da diversi anni un’offerta di gestione del rischio completa e personalizzata, che si traduce in attività di informazione, formazione, consulenza, valutazione dei rischi, assicurazione o ancora nell’utilizzo di soluzioni tecnologiche. Le nuove soluzioni sono proposte grazie a cinque partenariati esclusivi stretti con partner tecnologici di prim’ordine che operano in tre aree di rischio, in cui possono verificarsi frequentemente dei sinistri: identificazione e prevenzione dei rischi informatici tramite CyberMDX e aDvens, riduzione dei rischi clinici e medici tramite CareSyntax e CLEW, previsione dei flussi di attività e del personale (in particolare assenteismo), tramite Amalfi e HEVA.

Questo evento europeo è organizzato in diretta da Sham sul tema dell’innovazione nel sistema sanitario per una maggiore sicurezza del paziente”. Alla tavola rotonda parteciperanno esperti in assicurazioni e gestione del rischio, nonché operatori ospedalieri. Inoltre, tre partner tecnologici di Sham presenteranno in esclusiva le loro soluzioni innovative.

 

Sham, un Risk Manager al servizio di chi fornisce assistenza

I cittadini si aspettano dalle strutture sanitarie standard di qualità e sicurezza sempre più elevati. L’approccio di gestione del rischio di Sham, incentrato sul percorso di cura e collegato al concetto di esperienza del paziente, ha il seguente obiettivo principale: anticipare e ridurre il rischio di incidenti e danni ai pazienti, fornendo un valido supporto alle strutture e agli operatori sanitari.

La società Sham, nata oltre 90 anni fa nel settore ospedaliero, ha sviluppato negli anni, grazie alla sua attività storica di assicuratore e partner in ambito sanitario, una forte competenza in materia di rischio medico. Oggi è il n°1 nella Responsabilità civile medica in Francia, Spagna e Nord Italia. Nel corso di questi anni la competenza di Sham si è concretizzata nelle diverse iniziative e collaborazioni sviluppate sul lungo termine, nel contributo alla formazione dei protagonisti del settore e negli investimenti in ricerca e sviluppo.

Sham contribuisce in tal modo a migliorare la qualità e la sicurezza dell’assistenza sanitaria in Europa.

 

 

SICUREZZA DELLE CURE: TRE INIZIATIVE ALLE QUALI PARTECIPARE

L’autunno 2020 si preannuncia ricco di novità e parte all’insegna della sicurezza in sanità.

Tra le iniziative all’attivo ricordiamo la nostra survey Capire il rischio cyber: il nuovo orizzonte in sanità”, sviluppata in collaborazione con il Dipartimento di Management dell’Università di Torino. Fino al 30 settembre è infatti possibile contribuire al sondaggio Sham che chiama all’appello i professionisti della prevenzione e del rischio in ambito sanitario per comprendere quale sia il livello di preparazione e di consapevolezza davanti alla crescente e grave minaccia del Cyber Crime. Qui maggiori dettagli sull’iniziativa (LINK). Per partecipare al questionario (15 min) clicca qui (LINK).

In occasione del Patient Safety Day, la sicurezza informatica sarà ancora una volta protagonista: è difatti il fil rouge dell’evento digitale europeo targato Sham del 17 settembre, “Innovation in healthcare system for a better patient safety” , che vedrà noti esponenti del mondo della sanità e dell’insurance internazionale condividere buone pratiche locali. L’evento, in diretta streaming dalla sede madrilena di Sham, è un’iniziativa dedicata agli stakeholder del mondo Sham, che potranno assistere in anteprima esclusiva alla presentazione delle soluzioni offerte dai nuovi partner tecnologici di Sham nel campo del rischio cyber, delle piattaforme chirurgiche e delle analisi predittive in sanità. Per saperne di più: informazioni@sham.com

Sempre presso l’Università di Torino – e grazie alla collaborazione tra Sham e il Dipartimento di Management – partirà il master di II° livello “Sicurezza delle cure, governo clinico e gestione del contenzioso” (LINK). È il primo master di II° livello dedicato alla sicurezza delle cure e rappresenta un duplice passo in avanti in quanto diffonde la cultura della prevenzione a livello di gestione sanitaria e contribuisce ad istituzionalizzare il percorso formativo dedicato ai Risk Manager sanitari (LINK). Le iscrizioni chiudono il 16 novembre.

 

Buona lettura

Roberto Ravinale,

Direttore Esecutivo di Sham in Italia

A TORINO PARTE L’ALTA FORMAZIONE DEI RISK MANAGER SANITARI

Il primo master universitario di II livello per realizzare la promessa della legge Gelli – la garanzia della sicurezza nelle cure – attraverso la formazione scientifica dei professionisti della prevenzione. Le pre-iscrizioni sono aperte fino al 30 ottobre per il corso nato dalla collaborazione tra la Mutua Sham, il Dipartimento di Management dell’Università degli Studi di Torino e con il supporto di Federsanità- ANCI.

 

La pandemia comporterà un ripensamento dei servizi sanitari, con particolare attenzione all’erogazione di servizi sul territorio e da remoto. Durante la crisi Covid il numero di attacchi informatici ai danni delle strutture sanitarie è aumentato del 25% – spiega il Direttore Esecutivo di Sham in Italia, Roberto Ravinalerendendo dunque evidente quanto sia necessario ripensare l’approccio alla gestione del rischio tenendo in considerazione tutte le nuove sfide. Sham si evolve da anni con partenariati tecnologici e nuove competenze multidisciplinari per fornire servizi d’avanguardia e affiancare  il percorso di Risk Management dei propri soci/assicurati. La nuova sfida dell’assicuratore è gestire il rischio; il sinistro deve essere relegato ad evento marginale. E ciò è possibile solo grazie all’uso integrato di competenze di risk management e tecnologia”.   

“In particolare – sottolinea il Prof. Enrico Sorano, docente del Dipartimento di Management – nei prossimi anni la gestione dei big data dovrebbe porsi come presupposto imprescindibile nell’ottica del miglioramento delle performance e dell’assistenza nel sistema sanitario, con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la riqualificazione dell’attività di prevenzione ai fini della migliore tutela della salute e della sicurezza dei pazienti”.

Questo è il contesto in cui è stato lanciato il primo Master Universitario di II° Livello “Sicurezza delle cure, governo clinico e gestione del contenzioso” dedicato alla gestione del rischio e dei sinistri in Sanità.

Il Master, frutto della lunga collaborazione tra la Mutua Sham e il Dipartimento di Management dell’Università di Torino, vanta il sostegno di Federsanità-Anci .

Tiziana Frittelli, Presidente di Federsanità-ANCI, sottolinea come la gestione dell’emergenza abbia messo il sistema Sanitario Nazionale davanti ai suoi limiti: “Durante la pandemia, il servizio Sanitario Nazionale ha affrontato uno dei periodi più complessi dalla sua costituzione perché ha dovuto far fronte ad un nemico sconosciuto. La mutevolezza e la continua evoluzione delle posizioni scientifiche e delle misure organizzative ne sono la dimostrazione. In questa situazione, l’avviamento di processi di infection control, prima della pandemia, sarebbe stato sufficiente ad evitare il disastro? E sarebbe stato possibile evitare ritardi nei soccorsi e nelle diagnosi con una migliore integrazione tra professionisti presenti sul territorio e professionisti ospedalieri?”.

In questo panorama è fondamentale rafforzare il percorso formativo del Risk Manager, “in modo che la cultura e la prassi della gestione del rischio acquisiscano la centralità che la Legge 24 ha riservato loro. La Legge Gelli – spiega Roberto Ravinale – ha postulato la garanzia della sicurezza delle cure: un traguardo ambizioso per raggiungere il quale la formazione dei Risk Manager deve divenire un percorso fondato scientificamente, sempre aperto all’aggiornamento e riconosciuto a livello istituzionale”.

Nella realizzazione di questo percorso formativo, ognuno degli attori coinvolti fornisce la propria esperienza. Si assicura così un percorso aggiornato e coerente che prepara sia alle reali necessità di chi si occupa della gestione dei rischi in sanità, sia a alle nuove sfide e opportunità: come detto, dalla sicurezza cyber all’integrazione tra gestione del rischio e gestione dei sinistri.

Per Federsanità – commenta la Dott.ssa Frittelli in merito l’adesione al Master – è fondamentale supportare un percorso formativo finalizzato ad analizzare, valutare e fornire gli strumenti per monitorare i livelli di prevenzione e sicurezza nelle strutture sanitarie del nostro paese. Per questo vogliamo promuovere questa iniziativa anche presso i nostri associati.  Ora più che mai è il tempo delle alleanze: tra operatori e cittadini, tra direzioni strategiche e professionisti, tra famiglie di professionisti e comunità locali. La formazione è la risposta alla frammentarietà delle posizioni che rischia di trasformarsi in ennesima storia di conflitti, alla quale è urgentissimo porre rimedio”.

Il Master vuole quindi andare a inserirsi in questo specifico contesto per fornire l’opportunità di formare personale specializzato e competente.

Il Master – commenta il Direttore Esecutivo di Sham in Italia – è un’occasione senza precedenti per ottenere un’alta specializzazione in quest’ambito strategico per lo sviluppo della Sanità. I partecipanti potranno così attingere alle conoscenze accumulate dal Dipartimento universitario più attivo in Italia nella ricerca sul risk management e agli oltre 90 anni di esperienza nella gestione del rischio di Sham”.

Sarà – conclude Tiziana Frittelli – una grande opportunità per i professionisti e gli operatori della sanità che decideranno acquisire competenze destinate a diventare sempre più strategiche nell’assetto organizzativo delle aziende sanitarie per la gestione del governo clinico”.

La durata del master sarà di 12 mesi e porterà al conseguimento di 60 crediti (CFU). Le lezioni inizieranno il 1° dicembre 2020 e si concluderanno il 30 novembre 2021.

Le pre-iscrizioni, propedeutiche all’immatricolazione, sono aperte fino al 30 ottobre: QUI IL LINK

 

 

 

 

 

 

IN OCCASIONE DEL “WORLD PATIENT SAFETY DAY” SHAM ORGANIZZA L’EVENTO EUROPEO “INNOVATION IN HEALTHCARE SYSTEM FOR A BETTER PATIENT SAFETY”

La società mutualistica del Gruppo Relyens, gruppo europeo di riferimento nella responsabilità civile sanitaria e nella gestione dei rischi, in occasione del “World Patient Safety Day 2020”, la Giornata mondiale della sicurezza dei pazienti organizzata dall’OMS, organizza l’evento “Innovation in healthcare system for a better patient safety”. L’evento si svolgerà in digitale il 17 settembre e sarà trasmesso via streaming da Madrid. Con la spinta allo sviluppo della telemedicina dovuta al COVID, il Cyber rischio e la sicurezza informatica si profilano sempre più come i temi d’attualità nell’agenda sanitaria.

 

È in arrivo il “Patient Safety Day”, la Giornata mondiale istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha l’obiettivo generale di aumentare la consapevolezza sull’importanza della sicurezza degli operatori sanitari e dei pazienti a livello globale. Sham, uno dei gruppi europei di riferimento nei campi responsabilità civile e della gestione dei rischi, celebra la giornata con un evento digitale dedicato alle esperienze e best practice europee che rafforzato la sicurezza delle cure. L’obiettivo è duplice: fornire una migliore comprensione dell’importanza della sicurezza dei pazienti e migliorare l’impegno collettivo per la sicurezza sanitaria; porsi come attore chiave e innovativo nel processo di cambiamento che coinvolge il sistema sanitario nell’attuale contesto di lotta contro il Covid-19.

“Innovation in healthcare system for a better patient safety”

“Innovation in healthcare system for a better patient safety”

All’evento digitale, che si terrà il 17 settembre in collegamento streaming da Madrid dalla ore 11:00 alle ore 12:30 (per maggiori dettagli: informazioni@sham.com), la Mutua assicuratrice porterà il contributo dei suoi esperti e dei suoi partner tecnologici, all’interno di una sessione esclusiva, focalizzata sulla crescita della sicurezza e sullo scambio di conoscenze, competenze e pratiche che riducono il rischio clinico. È il primo evento europeo del gruppo, con contributi da ciascuna delle sedi aziendali (Italia, Francia, Spagna e Germania). Ognuna presenterà le best practice locali del risk management nella sanità.

Tra i nuovi orizzonti per le strutture sanitarie, figura anche il rischio informatico e, su questo tema, Sham presenterà l’attività dei suoi partenariati tecnologici, specializzati in soluzioni che contrastano il cyber rischio, al fine di rafforzare la sicurezza delle attività degli operatori sanitari e territoriali.

Esperienza e tecnologia” sono, perciò, i temi a partire dai quali si animerà il dibattito della tavola rotonda, composta da un panel di esperti di innovazione e trasformazione digitale nella sanità, per fornire al settore e ai suoi professionisti, nonché ai cittadini e alle istituzioni, le ultime soluzioni per aumentare la qualità e la sicurezza delle cure. Questi sono i fattori presi in considerazione dal Gruppo Relyens nella selezione dei suoi partner tecnologici internazionali e che coinvolgono, in particolare, CyberMDX e aDvens per la sicurezza informatica, Caresyntax, CLEW e Amalfi per i rischi clinici, medici e del personale.

La pandemia comporterà cambiamenti a lungo termine nell’orizzonte sanitario. Alcuni, come l’impiego di software avanzati per il supporto diagnostico o la migrazione in remoto di visite e monitoraggi periodici erano già avviati, ma l’esperienza del lockdown e l’esigenza del distanziamento accelererà la loro introduzione – spiega Roberto Ravinale, Direttore Esecutivo di Sham in Italia. – Il Cyber Risk si aggiunge, perciò, al novero dei rischi in sanità e va gestito come tale: una nuova dimensione del rischio clinico davanti al quale le strutture sanitarie sono particolarmente vulnerabili”.

I contributi che verranno presentati in concomitanza del Patient Safety Day dal Gruppo Relyens intendono favorire lo scambio di conoscenze necessarie per offrire un servizio migliore e sicuro, di cui potrà beneficiare non solo l’assistenza sanitaria europea, ma anche il presente e il futuro della sicurezza dei pazienti.

IL PRESUPPOSTO DELLA SANITÀ DIGITALE È LA DIFESA DAL CYBER CRIME

L’Italia è 20a in Europa nella digitalizzazione dei servizi sanitari. L’E-sanità è, però, anche il bersaglio preferito del crimine informatico con un incremento del 17 per cento di attacchi gravi nel mondo tra il 2018 e 2019. “Per questa ragione – spiega la Risk Manager Sham Anna Guerrieri – digitalizzazione e cyber security devono procedere appaiati”. Il sondaggio realizzato dalla Mutua assicurativa e dall’Università di Torino vuole tratteggiare un quadro oggettivo della situazione cyber security in sanità.

 

“I Big data sanitari sono una formidabile fonte di informazioni che può aiutare la cura e la prevenzione, ma è necessario che vengano impiegati in maniera omogenea e sicura su tutto il territorio nazionale. Sicura sia per i cittadini che per le realtà sanitarie che raccolgono, conservano e impiegano per la ricerca e per la cura i dati in questione. È in quest’ottica  – spiega la Risk Manager della Mutua Sham Anna Guerrieri  – che va inserito il sondaggio realizzato dalla Mutua con la collaborazione del Dipartimento di Management dell’università di Torino”.Capire il rischio cyber, il nuovo orizzonte in sanità’ vuole fornire, infatti, una fotografia della preparazione reale delle strutture a questo “ineludibile passaggio” sapendo che, senza un livello di sicurezza alto ed omogeneo “anche la diffusione delle nuove tecnologie sarà incostante e a macchia di leopardo. Conoscere – sottolinea la RM – è il primo passo per gestire meglio il rischio a vantaggio di operatori ed utenti”.

 

1. Quanto è digitalizzata la sanità in Italia? C’è un dato comparativo a livello europeo?

La diffusione in ogni contesto operativo di nuove tecnologie di Information and Communications Technology, la crescente esigenza di erogare servizi sanitari in modalità di telepresenza, da ultimo l’emergenza COVID 19 ancora in corso e, parallelamente, l’aumento esponenziale di dati sanitari da gestire, impone a tutto il SSN un cambio di passo deciso verso una matura digitalizzazione del sistema. E l’Italia su questo tema è in ritardo se comparata con gli altri paesi europei. In merito cito un recente studio realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) dal titolo “Innovative Europe. The Way Forward” presentato a Bruxelles a febbraio di quest’anno. Il rapporto si concentra, in particolare, sullo sviluppo della eHealth, ovvero la possibilità di prenotare visite mediche online o di utilizzare lo smartphone per interagire con gli ospedali e le strutture sanitarie o ancora la disponibilità di una semplice password per svolgere tutte le possibili procedure amministrative.  Secondo la ricerca condotta, l’Italia è ventesima in Europa per il grado di digitalizzazione dei servizi sanitari, al di sotto degli altri principali Stati membri dell’Unione: basta pensare che la Spagna è sesta, la Germania undicesima e la Francia quindicesima. In assoluto, le performance migliori le fanno registrare Danimarca, Olanda e Finlandia mentre al contrario, le peggiori, Romania, Polonia e Bulgaria. Pertanto molto è da fare su questa ormai ineludibile frontiera al fine dell’ammodernamento e sostenibilità del nostro SSN.

 

2. Quali sono i processi più digitalizzati negli ospedali?

Nonostante la bassa digitalizzazione complessiva del nostro SSN, in una struttura sanitaria il numero di dispositivi medici connessi, sistemi e applicazioni è molto alto, infatti, può includere computer, device mobile, server, terminali informatici ai letti, dispositivi di diagnostica per immagini, chioschi self-service, dispositivi medici impiantabili, sistemi di cartelle cliniche elettroniche, software di gestione, sistemi PACS (sistema di archiviazione e trasmissione di immagini), sistemi di fatturazione medica, portali per i pazienti e molti altri sistemi a cui i medici si affidano per la cura.  Questa vasta gamma di dispositivi, sistemi e applicazioni e conseguentemente big data sanitari, prodotti e gestiti, è da tutelare con molta attenzione e nel rispetto della normativa vigente. Gli attaccanti non sono più “hackers”, e nemmeno gruppetti effimeri (più o meno pericolosi) di “artigiani” del cybercrime: sono numerosi gruppi criminali organizzati transnazionali che fatturano miliardi, che hanno come bersaglio le infrastrutture, le reti, i server, i client, i device mobili, le piattaforme social su scala globale. E’ ormai una necessità imparare a tutelare adeguatamente il patrimonio informativo di dati sensibili e sanitari che inevitabilmente gestiamo come SSN e gestiremo, in scale esponenziale in un prossimo futuro.

 

3. Esistono dati sul numero di incidenti in ospedali dovuti a un errore di digitalizzazione? 

A tutto quanto detto si deve sommare la carenza di competenze in materia di sicurezza informatica, che riguarda praticamente tutti i settori, non solo l’assistenza sanitaria. Questo comporta la diffusa adozione di comportamenti pericolosi oltre che vietati dalla norma e l’errore più frequente che si commette è l’invio di documenti riservati a destinatari errati. Altre violazioni sono: trasferire documenti di lavoro su e-mail personali, caricarli su siti di condivisione di file o copiarli su unità rimovibili, come chiavette USB.

Inoltre, siamo tutti facilmente vittime di truffe di phishing, il vettore di attacco preferito dagli hacker. Ma anche gli amministratori di sistema possono commettere degli errori. Configurazioni di sistema errate, gestione delle patch (bug scoperti in pacchetti software) poco attenta e l’uso di nomi utente e password predefiniti sono tra gli errori più comuni. Sarebbe opportuno, per contenere i rischi, fornire una formazione di base sulla sicurezza informatica a tutti gli operatori sanitari e socio-sanitari, oltre che implementare le competenze funzionali di base su tutto il territorio nazionale.

Il Rapporto CLUSIT 2020, offre una panoramica degli eventi di cyber-crime più significativi avvenuti a livello globale nel 2019, confrontandoli con i dati raccolti nei 5 anni precedenti.

Lo studio si basa su un campione che al 31 dicembre 2019 è costituito da più di 10.000 attacchi noti di particolare gravità (di cui 1.670 nel 2019), ovvero che hanno avuto un impatto significativo per le vittime in termini di perdite economiche, di danni alla reputazione, di diffusione di dati sensibili (personali e non), avvenuti nel mondo, inclusa l’Italia, dal primo gennaio 2011. Rispetto al 2018, in termini assoluti, nel 2019 il settore Healthcare è tra quelli con il numero maggiore di attacchi gravi, con un aumento dell’incidenza degli stessi pari al +17%. Nel rapporto si attesta che gli incidenti informatici costano più all’assistenza sanitaria che per qualsiasi altro settore. Ogni cartella clinica persa o rubata può costare oltre 400 dollari a un’unità sanitaria, rendendo quindi un attacco informatico di successo piuttosto costoso, oltre che deleterio per l’immagine e la fiducia riposta dagli utenti/pazienti nel SSN.

 

4. Quanto la digitalizzazione è utile per fronteggiare emergenze sanitarie come quella che stiamo vivendo?

È un elemento ormai confermato dalla nostra ultima esperienza con COVID 19. La pandemia ha dimostrato come la sanità digitale con la ricetta elettronica e con la telemedicina consente la prosecuzione delle cure anche in regime di distanziamento sociale. Eppure, come pone in evidenza il garante privacy Antonello Soro in audizione presso la Commissione parlamentare per la semplificazione, una tecnologia non ben governata può aumentare esponenzialmente il rischio clinico in cui si riflette, nello specifico il rischio informatico. In questi mesi di gestione dell’emergenza sanitaria l’Istituto Superiore della Sanità con il rapporto del 13 aprile 2020, ha fornito utili indirizzi e procedure per il corretto utilizzo dello strumento della telemedicina. Un ulteriore vantaggio sarebbe avere finalmente una tariffazione concordata delle attività sanitarie svolte in telepresenza.  Ad oggi solo la Regione Veneto e la Provincia autonoma di Trento hanno deliberato in tal senso. Pertanto si conferma quanto ancora è necessario lavorare per ottimizzare ed ammodernare il SSN in questa direzione strategica.

“Storie di persone, voci di infermieri”: il nursing narrativo e l’importanza del rapporto con la persona assistita

Il nuovo libro del Laboratorio di Nursing Narrativo pone i riflettori su ruolo e responsabilità della professione infermieristica, aspetti spesso sottovalutati ma tornati di estrema attualità con l’emergenza del Covid -19.

 

La relazione con la persona assistita è un aspetto imprescindibile dal percorso di presa in carico, ovvero di cura e trattamento, ed è legata in maniera intrinseca ai problemi etici e deontologici della pratica dell’assistere e del curare. A farsene carico sono prevalentemente gli infermieri, a stretto contatto con le persone assistite e con le loro famiglie in ogni passo. Il Laboratorio di Nursing Narrativo di Milano ha deciso di contribuire al dibattito sull’importanza del nursing raccogliendo storie di esperienze reali, di vita vissuta. Storie variegate che nel loro particolare raccontano dilemmi e domande comuni. Ne abbiamo parlato con Daiana Campani che ha preso parte al progetto.

 

Come nasce “Storie di persone, voci di infermieri”?

Questo libro nasce da un progetto editoriale ideato e guidato da Paola Gobbi, che ha coinvolto altre sette infermiere e un’ esperta di comunicazione, ed è la naturale evoluzione del Laboratorio di Nursing Narrativo di Milano che dal 2009 si occupa di formazione e ricerca sui temi della bioetica e della deontologia professionale in ambito sanitario. Il libro raccoglie le voci di esperienze legate ai vari contesti dove si esercita la professione infermieristica: dalla quotidianità dell’assistenza clinica alla ricerca, dalla formazione all’organizzazione dei servizi.

 

Qual è il valore aggiunto del vostro libro?

Il nostro approccio è innovativo: è infatti basato sui casi secondo la metodologia della medicina narrativa. Si tratta di sessanta descrizioni di situazioni assistenziali tratte da esperienze reali per dare una voce sincera a quelle che sono le problematiche concrete in ambito etico, che possano essere utili non solo a studenti, docenti e professionisti, ma anche agli utenti stessi. Abbiamo voluto distaccarci da un approccio classicamente deduttivo alla bioetica per scendere nel concreto, calandoci nella pratica e nei problemi attuali. Inoltre, in chiusura dell’elaborato, è presente una sezione di casi etici internazionali. Questo sguardo allargato vuole essere un ulteriore stimolo alla ricerca e al dialogo.

 

La didattica viene unita all’esperienza diretta. Per quanto concerne il vostro percorso, credete che manchi una degna attenzione all’umanizzazione in sanità? 

Negli ultimi anni sicuramente il mondo sanitario ha subito un profondo cambiamento, dovuto sia all’introduzione di innovazioni tecnologiche sia ai cambiamenti socio-demografici e quindi sanitari della popolazione, da cui consegue la necessità di ricalibrare i bisogni formativi del professionista. Questo libro più che fornire delle risposte, intende suscitare domande, aprire nuove questioni.  Pur avendo degli aspetti di analisi e indagini non è prettamente un manuale, ma riesce ad esprimere una pluralità di voci e opinioni su molteplici tematiche etiche.

 

Può farci qualche esempio delle storie narrate all’interno del libro?

Sono moltissime le storie narrate che spaziano su diverse tematiche: parliamo di anziani, di consenso informato, di fase iniziale e terminale della vita, responsabilità professionale, cure palliative e molto altro. Un caso che molti lettori potranno sentire come vicino è legato alla storia di un anziano e alla decisione, dopo un evento acuto, di ricorrere all’assistenza domiciliare o scegliere una casa di riposo. In un caso di questo tipo le linee guida sono quelle legate al mondo valoriale della persona assistita, principi che valgono in tutto l’ambito dell’assistenza. Quindi, è necessario rispettare il volere della persona assistita prendendo decisioni nella direzione del rispetto delle sue scelte, anche laddove questa abbia difficoltà a spiegare il suo volere con chiarezza, coinvolgendo la famiglia e i caregiver.

 

L’assistenza agli anziani è anche un tema di eterna attualità nel nostro Paese

Assolutamente, in questo periodo ancor di più considerando che buona parte della popolazione italiana è al di sopra dei 65 anni e molti di questi cittadini sono portatori di patologie croniche, talvolta molteplici. L’aspetto assistenziale è quindi ora predominante nel contesto sanitario italiano, a maggior ragione dopo l’emergenza legata al Covid-19 che ha mostrato come gli anziani siano i soggetti più fragili. Quello che si sta cercando di fare ora è di spostare il centro delle cure non tanto a livello ospedaliero ma di riferirsi il più possibile al territorio, magari nello stesso domicilio dell’assistito.

 

Questa emergenza legata alla pandemia ha sollevato nuove domande nel vostro campo? Se si quali? Può aver portato a galla dei problemi fino ad ora sottovalutati?

Il Covid 19 purtroppo ha posto tutti gli operatori sanitari di fronte a situazioni critiche, come ad esempio il problema della sicurezza nel prestare assistenza. Nelle realtà assistenziali sono state compiute scelte estremamente difficili e sofferte, seguendo linee guide internazionali che sono tutt’ora oggetto di dibattito e lo saranno ancora per i prossimi mesi. In uno scenario assolutamente fuori dall’ordinario, le decisioni sono state prese in condizione di scarsità di risorse e contingenze legate alla sopravvivenza di molte persone contemporaneamente. Sicuramente è emerso un dibattito importante che continuerà, ma che va approcciato con delicatezza.

 

Un’emergenza che ha certamente puntato i riflettori sul rapporto tra paziente e infermiere, considerando il distanziamento sociale e l’impossibilità di dare anche conforto

 Sono tematiche che da diversi anni sono oggetto di dibattito intellettuale nazionale e internazionale. La relazione è assolutamente un aspetto indispensabile dell’assistenza infermieristica, la relazione è cura, come emerge anche in molti racconti che abbiamo raccolto nel libro. Durante la pandemia sono state adottate strategie per far sì che il distanziamento sociale non si trasformasse anche in un distanziamento emotivo, come l’utilizzo delle videochiamate ad esempio. Laddove è stato possibile il personale sanitario ha prestato i dispositivi personali, trattenendosi anche al di fuori del proprio orario lavorativo, per permettere ai pazienti e ai loro cari di recuperare quel rapporto che l’isolamento aveva interrotto bruscamente. Nei casi più gravi, questi gesti hanno permesso ai pazienti di poter dare un ultimo saluto alle famiglie.