Intervento chirurgico
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ESEMPI DI SANITÀ DURANTE IL COVID: DAL TELEMONITORAGGIO AGLI INTERVENTI D’AVANGUARDIA SU FETO

Una panoramica non sistematica di reazioni e azioni durante la pandemia, che spazia tra picchi di innovazione, quali le T-shirt per il telemonitoraggio cardiorespiratorio e le aree buie della rinuncia alle cure e riduzione fino al 40 per cento delle procedure salvavita con effetti che si misureranno negli anni a venire.  

 

L’emergenza Covid-19 ha ridisegnato le priorità e gli assetti organizzativi della Sanità nazionale, dall’inizio di gennaio 2020 ad oggi il sistema ospedaliero è stato costretto a ripensare Reparti e gestione delle Risorse in un’ottica di confronto con una pandemia che ben difficilmente avremmo ritenuto essere così radicata nel presente.

Siamo passati da una Fase 1 determinata dagli sforzi volti a comprendere la natura dell’agente patogeno ed a porre in atto strategie di contenimento (che hanno visto coinvolto totalmente il Sistema Sanitario italiano) all’odierna Fase 2 focalizzata non solo sulla definitiva e radicalizzazione del virus ma anche sullo studio ed implementazione di nuovi modelli operativi nell’interazione sanità/paziente.

A tale proposito l’introduzione di soluzioni informatiche in ambito sanitario finalizzate ad una gestione delle visite “a distanza” se nell’immediato presente risponde a quelle esigenze di tutela imposte dal fenomeno pandemico, nel prossimo futuro risponderanno a criteri di ottimizzazione e gestione dell’attività sanitaria.

Come affermato dal Prof. Sergio Pillon (Direttore del CIRM, ex ricercatore del CNR) nel corso di un’intervista  rilasciata al dr. Guido Bartolomei (Manager presso Health Point) la Telemedicina è l’insieme dei processi che si declinano in televisita, telemonitoraggio, telecooperazione e teleassistenza, ridisegnando il rapporto tra il paziente ed il medico curante.

Nella televisita il paziente condivide con il medico informazioni ed esiti di accertamenti già eseguiti ed il curante esprime un parere in relazione ai dati messi a disposizione.

Il Telemonitoraggio consente al medico di ottenere in modo costante informazioni e dati obiettivi riguardanti i parametri generali o specifici dell’assistito.

La Telecooperazione riguarda le attività sinergiche tra operatori sanitari (un infermiere che sotto indicazioni di un’odontoiatra introduce una telecamera endorale per la diagnosi a distanza di eventuali patologie) 

La Teleassistenza che si esplica in un contesto socio sanitario, fornisce supporto alle figure assistenziali prive di una formazione medica approfondita ed incaricate della cura di persone particolarmente fragili o bisognose di continue attenzioni. 

Grazie alla telemedicina è inoltre possibile attivare un network ospedale-medici-territorio, per monitorare i pazienti, assisterli nelle malattie croniche e favorire la prevenzione.

Con una delibera approvata il 5 maggio 2020, su proposta dell’Assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, la Giunta regionale del Veneto ha dato indicazione alle Ulss di utilizzare la telemedicina nell’erogazione dei servizi sanitari, incaricando al contempo Azienda Zero di redigere un documento di definizione degli standard di servizio propri delle prestazioni di telemedicina e di elaborare un progetto specifico.

Come evidenziato dallo stesso Assessore in un’intervista rilasciata al “Quotidiano Sanità.it” l’avvio su ampia scala dell’erogazione di servizi sanitari in telemedicina è diventato una necessità al fine di limitare il rischio di contagio da Covid-19.

In conclusione lo sviluppo e l’applicazione di nuove tecnologie informatiche e nel campo della sensoristica permettono la creazione di supporti per la telemedicina perfettamente esemplificati dal progetto realizzato presso il Centro Cardiologico Monzino: una speciale T-shirt consentirà il monitoraggio dei principali parametri cardiorespiratori dei pazienti dimessi dall’ospedale con polmonite da Covid-19. La rilevazione verrà effettuata tramite sofisticati sensori incorporati nel tessuto della T- shirt indossata dal paziente mentre è a casa.

Nonostante la pandemia abbia catalizzato risorse umane ed economiche, la Sanità italiana ha continuato nel suo percorso di eccellenza in settori quali la chirurgia. Il 17 aprile 2020 presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma viene eseguito un intervento su un feto alla 28 settimana, ancora nel grembo materno, per trattare un’ernia diaframmatica congenita, patologia che nelle forme più gravi ha un tasso di mortalità del 90%.

In sala operatoria l’équipe di specialisti dell’Ospedale Policlinico di Milano, Dell’Ospedale San Piero-Fatebenefratelli e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, hanno posto in essere una delicata procedura posizionando nella trachea del feto un palloncino che consentirà lo sviluppo dei polmoni aumentando le chance di sopravvivenza del feto stesso.

Occorre, però per spirito di obiettività, soffermarsi non solo sulle luci ma anche sulle ombre.

Se la pandemia ha generato un forte impulso verso l’innovazione e la riorganizzazione è altresì vero che sono emerse significative criticità nella gestione di alcune patologie come ad esempio quelle cardiovascolari.

La Società Italiana di Cardiologia negli ultimi mesi ha lanciato un allarme in ragione della diminuzione degli accessi in P.S. di pazienti con manifestazione dell’infarto del miocardio, causati dalla paura del COVID -19. (questo tema è trattato da Sanità 360° anche qui, ndr: Le morti indirette del covid-19: lo studio sul calo dei ricoveri per infarto)

Uno studio effettuato in Piemonte ha evidenziato come tra marzo e aprile del 2019 gli accessi in P.S. per patologie cardiache trattati poi con angioplastica primaria era di 382, nel 2020 nello stesso periodo il dato si riduce a 239 accessi. Anche per quanto attiene le procedure di riapertura dei vasi ostruiti (contando anche gli interventi programmati) passa da 1.714 del 2019 a 945 nel 2020. 

La riduzione di cui sopra è stata riscontrata anche dal Centro Cardiologico Monzino, i cui sanitari hanno rilevato che la mortalità per infarto acuto è quasi triplicata e le procedure salvavita si sono ridotte del 40%. Non risulta infatti possibile che il numero degli infarti sia calato, laddove questa tendenza venisse confermata, si avrà una mortalità per infarto superiore a quella legata alla pandemia. 

A livello nazionale sono stati creati degli Ospedali hub deputati al trattamento delle emergenze cardiovascolari. In Piemonte l’Ospedale Mauriziano di Torino ha creato e messo in atto un protocollo per accogliere in sicurezza i pazienti con patologia cardiaca che necessitano di un trattamento urgente salvavita, percorsi dedicati con personale specializzato in modo che il paziente che necessita di cure possa accedervi in assoluta sicurezza.

Il responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia dell’Ospedale Mauriziano Dott. Giuseppe Musumeci ritiene che vi sia un altro aspetto che rischia di provocare un aumento dei decessi, ovvero la mancata aderenza terapeutica.  Rileva come durante l’emergenza COVID-19 siano stati annullati tutti gli interventi programmati e le visite di controllo. Appare opportuno rilevare come molti malati cronici, in cura per ipertensione e/o ipercolesterolemia (fattori di rischio cardiovascolari), potrebbero aver sospeso le cure durante il Look down, nonostante l’Agenzia Italiana del Farmaco abbia rinnovato per un periodo di tre mesi i piani terapeutici in atto, consentendo ai pazienti, terminati i medicinali, di non recarsi in ospedale e/o in ambulatorio per la prescrizione. 

Le conseguenze di tali comportamenti potrà essere scoperto con sicurezza solo con una latenza di due anni. 

 

Alessandra Berra e Monica Marchetti