Sanità digitale

SANITÀ DIGITALE: ECCO DA DOVE RIPARTIRE

All’appuntamento digitale “Wired Next Fest 2020”, dedicato alle tecnologie per la salute, è intervenuto Federico Protto, Amministratore delegato di Retelit, che ha evidenziato il ruolo delle tecnologie e dei sistemi informativi nella gestione della pandemia: “Il punto è di non ritorno”.

 

Il coronavirus ha impresso una significativa accelerazione ai percorsi di digital transformation del Paese in molti ambiti, tra cui quello sanitario: un’accelerazione tecnologica che lascia il segno di un’eredità importante dalla quale ripartire. Di seguito, riportiamo un estratto dell’intervento di Federico Protto, AD di Retelit, tenutosi il 4 giugno al “WNF 2020: Health” organizzato da Wired.

Quale impatto ha avuto il Covid-19 all’interno delle aziende sanitarie?

“È stato uno stress test importante dovuto all’apprensione per la tenuta del sistema di rete. Il sistema però ha retto bene, anche se bisogna distinguere tra l’infrastruttura generale, che trasporta la lunga distanza, come i grandi data center e l’utilizzo della banda larga o ultra-larga all’interno delle nostre case. Se le Asl e gli Ospedali sono ben collegati, diverso è il caso del singolo cittadino. In Italia abbiamo tutt’ora delle situazioni ineguali a seconda della zona del Paese; la banda larga è ancora un problema e siamo in ritardo rispetto ad altri paesi. È un problema infrastrutturale e di accesso.

Tra i fatti digitali più importanti, accaduti in questi mesi in ambito sanitario, vi è stata indubbiamente la possibilità per il personale medico di lavorare in smart working; un’opportunità che prima della pandemia si immaginava soltanto, ma che difficilmente avrebbe trovato un’applicazione concreta. Il medico specialista che oggi può refertare da casa propria fornisce un buon esempio di diagnosi clinica da remoto.

Quello dei dati è poi un altro tema emerso in maniera preponderante. Dal punto di vista tecnico e tecnologico, mai come adesso è risultato importante interpretare questi dati e capire le statistiche, la correlazione tra i dati, trasformando così questi dati in informazione.

Il terzo elemento critico è stato l’esperienza del paziente in questa situazione. Nelle aziende ospedaliere con infrastruttura fisica e data center, abbiamo assistito ad un incremento del traffico sulla linea del 140% rispetto a quello che abitualmente offriamo ai nostri clienti. Avendo un’infrastruttura adeguata, le reti hanno retto senza problemi.

Un altro aspetto è emerso nella condivisione di sistemi di collaborazione, come Teams, Zoom, o Webex. I traffici sono aumentati in maniera importante con sistemi di videocomunicazione che hanno permesso agli Ospedali di collaborare. Ad esempio, abbiamo collegato l’Ospedale di Napoli con Shangai per uno scambio di informazioni tra medici per la cura della malattia.

L’emergenza coronavirus ha accelerato un processo già in corso: adesso ci ha fatto capire che il punto è di non ritorno. Ha incrementato la consapevolezza di quanto sia importante avere una sanità più efficace ed efficiente.

Poi c’è il tema culturale. Noi italiani siamo bravissimi nell’emergenza, ma meno attivi nella normalità. Alla fine, però, arrivano meglio quei paesi che non hanno bisogno di eroi. Adesso dovremo fare dell’emergenza la normalità. Il tema critico è l’infrastruttura, perché le tecnologie sono economiche, ma l’infrastruttura manca e questa pandemia può essere un modo per darci una spinta”.

Quali saranno le competenze del medico del futuro?

“Maneggiare i dati. Il dato è fondamentale e, al di là della comunicazione, il dato genomico ci sta appassionando. Si tratta di dati estremamente complessi e di enormi quantità che possono guidarci. Gli algoritmi, messi al servizio di strumenti predittivi e l’analisi del genoma ci permetteranno di avere una sorta di sfera di cristallo – non so se sia bella o brutta – su quello che dal punto di vista della salute potrà accaderci. La sfida tecnologica, medica e umana è enorme”.

Saranno importanti corsi certificati su sanità e leadership digitale?

“Sì, questa è una delle competenze fondamentali del medico del futuro. Non si potrà più prescindere da questo”.