ANIPIO PUBBLICA I DECALOGHI COVID-19 PER GLI OPERATORI SANITARI

L’Associazione mette a disposizione delle strutture i decaloghi per gli operatori impegnati nell’emergenza. 

Come comportarsi durante il Covid-19” e “Contagiati dalle emozioni” sono i decaloghi realizzati da ANIPIO (Società Scientifica Nazionale Infermieri Specialistici del Rischio Infettivo), messi a disposizione delle aziende sanitarie impegnate in prima linea nella lotta al coronavirus.

I codici di comportamento si rivolgono agli operatori sanitari e sociosanitari per fornire loro un supporto nella gestione di situazioni cliniche e organizzative estremamente difficili.

Rispettare l’igiene nelle strutture sanitarie e imparare a gestire lo stress.

Il primo decalogo, recepito anche dall’Istituto Superiore di Sanità, presenta una serie di misure volte al rispetto dell’igiene e alle modalità comportamentali alle quali fare riferimento all’interno delle strutture ospedaliere.

Il secondo è invece una vera e propria guida per assistere gli operatori nella gestione dello stress, aiutandoli a preservare l’equilibrio psichico. Il codice fa leva, in particolare, sull’importanza di condividere le proprie emozioni e di mantenere alto il sentimento sociale attraverso il contatto quotidiano con amici e parenti.

Come è nato il progetto di ANIPIO?

L’iniziativa è nata dal confronto con le strutture sanitarie attive sul territorio, svolto nelle videoconferenze regionali tenute all’Associazione: “Il contatto quotidiano con le strutture di tutte le regioni d’Italia – ha raccontato Maria Mongardi, Presidente di Anipio – ha portato ad intercettare uno stress psicologico tra gli operatori dovuto all’emergenza ‘organizzativa’ ed ‘esistenziale’.

Lo stress, causato da uno stato di urgenza, ha colpito all’improvviso le persone, non risparmiandole da una situazione in cui bisognava dare una risposta tempestiva e massiva e che comportava una riorganizzazione ‘hard’ del layout strutturale degli Ospedali”.

Quali sono i fattori più impattanti nel generare stress per i professionisti sanitari?

Uno stress psicologico che appare legato a più situazioni ed è mutuato da diversi driver: “C’è il coinvolgimento di professionisti provenienti da setting assistenziali diversi. – ha spiegato Mongardi – C’è un tempo di formazione che è stato scarso, al di là del pacchetto obbligatorio e prioritario su come indossare e rimuovere i dispositivi di protezione individuale. Poi ci sono la paura e la preoccupazione di contagio, per sé e i propri familiari, così come lo stress per l’impatto delle condizioni cliniche dei pazienti, persone anche giovani che si capiva avrebbero rischiato la vita. Infine, abbiamo verificato una scarsa conoscenza delle opportunità di trattamento e la conseguente condizione di disagio che essa comporta, come il sentirsi incapaci di affrontare il problema”.

La possibilità per le aziende sanitarie è quella di effettuare una richiesta ad Anipio per utilizzare i decaloghi e personalizzarli con il proprio logo.

Per consultare i decaloghi:

Come comportarsi durante il Covid-19

Contagiati dalle emozioni

RESPONSABILITÀ SANITARIA E COVID: IL TEMPO DEL CONFRONTO È ORA

Si moltiplicano le proposte e le riflessioni sul tema della responsabilità civile in sanità al tempo del Covid-19. Un tema che Sanità 360° aveva già anticipato quasi un mese fa nell’editoriale “Non processiamo domani gli eroi di oggi”.

Il tema è ancora attuale e lo rimarrà a lungo. È evidente, infatti, che stiamo vivendo una fase eccezionale dal punto di vista sanitario. Questa eccezionalità, però, non ha ancora trovato un suo pieno riconoscimento normativo: le cure e i servizi erogati durante l’emergenza continuano a ricadere all’interno della legislazione ordinaria.

È una tematica da valutare soprattutto ora, nella “Fase 2”.

Come dovranno comportarsi le Aziende Sanitarie nella riorganizzazione delle attività ordinarie?

La domanda ha un certo rilievo perché, in ultima analisi, la certezza sui confini della responsabilità civile nell’erogazione di un bene o un servizio è un prerequisito fondamentale per stabilire che lo stesso possa essere erogato in sicurezza.

Continua perciò il confronto sul possibile aggiornamento della responsabilità civile in sanità alla luce della pandemia.

Sanità 360° è da anni arena di proposte e scambio.

A questo proposito, tra gli approfondimenti di questo numero segnalo l’interessante articolo degli Avvocati Ernesto Macrì e Maria Nefeli Gribaudi, che si orienta verso una tutela indennitaria: “Una tutela scevra da giudizi di colpa e dalle logiche sostanziali e processuali del sistema della responsabilità civile che – scrivono gli autori – mal si attagliano ad una situazione di tale drammaticità e straordinarietà”.

Buona lettura

Roberto Ravinale

Direttore Esecutivo di Sham in Italia

LA REALTÀ VIRTUALE CHE AIUTA GLI OPERATORI SANITARI NELL’EMERGENZA COVID

“Limbix” è il visore per la realtà virtuale che aiuta gli operatori del Covid Hospital di Schiavonia a gestire l’ansia e a ridurre la preoccupazione e lo stress.

La realtà virtuale “Limbix” entra a supporto degli operatori sanitari in prima linea presso il Covid Hospital di Schiavonia, grazie all’intervento avviato dalla Direzione dell’Ulss 6 Euganea con il coordinamento operativo degli Ospedali Riuniti Padova Sud.

Il programma di sostegno psicologico prevede “la formazione in ambiente virtuale a tecniche di recovery psicologiche – ovvero di recupero di emozioni positive – e fisiologiche, funzionali a contrastare lo stress e i momenti di picco di ansia, tutelando la salute degli operatori e aumentandone la performance”. Il protocollo è stato messo a punto dall’équipe del Prof. Alessandro De Carlo, docente alle Università Giustino Fortunato e Lumsa, in collaborazione con l’Università di Padova e l’Istituto di psicoterapia Psiop.

Come funziona il visore VR?

“Nella prima seduta – ha spiegato il Prof. De Carlo – si utilizza il visore di realtà virtuale per il training alla respirazione diaframmatica, strumento psicofisiologico che consente di controllare le emozioni. La persona, indossando un visore, viene portata all’interno di un ambiente in cui il respiro viene visualizzato (con un flusso che entra ed esce dalla bocca) e il tempo scandito (sia con pulsazioni dell’ambiente virtuale che con indici che appaiono davanti agli occhi). Nella seconda seduta si ‘conduce’ la persona in luoghi reali legati a esperienze pregresse positive”.

Grazie al collegamento con la rete, infatti, Limbix consente di accedere a immagini 3D di luoghi reali, divenendo uno stimolo positivo per gli operatori in prima linea nella cura dell’epidemia.

Quali sono i benefici della realtà virtuale per i professionisti della sanità?

“Lo strumento aiuta a ridurre lo stress, l’affaticamento, la preoccupazione del personale sanitario impegnato nell’emergenza pandemica, con un approccio all’avanguardia a livello internazionale”.

La tecnologia di realtà virtuale utilizza i software creati in collaborazione con le Università di Stanford, Harvard e Yale. Le apparecchiature tecnologiche sono state messe a disposizione da Limbix Italia.

A questo link è possibile leggere il comunicato dell’Azienda ULSS 6 Euganea.

 

 

 

 

 

COVID-19: UNA PROPOSTA TRA ETICA, SOLIDARIETÀ E RESPONSABILITÀ

A cura degli Avvocati Ernesto Macrì e Maria Nefeli Gribaudi. 

 

La temperie emergenziale, come quella che il nostro Paese sta vivendo in questi giorni a causa della pandemia da Covid-19, sta scuotendo dalle fondamenta l’equilibrio dell’intero Sistema Sanitario Nazionale, pubblico e privato, già di per sé molto fragile a causa della continua riduzione, nel corso degli anni, delle risorse finanziarie. La rapida diffusione del contagio e la necessità di ricorrere alla terapia intensiva per i casi più gravi, ha sottoposto – e continua ad esporre – ad una forte pressione, soprattutto nella loro capacità ricettiva, l’organizzazione delle strutture sanitarie, in particolare di quelle situate nelle Regioni particolarmente investite dall’epidemia. La problematica della capacità di risposta sotto l’aspetto organizzativo e funzionale finisce per intersecare in maniera dirompente la dimensione della responsabilità sanitaria, sulla quale converge – più che mai nell’attuale situazione di emergenza socio-economica – il tema del contenimento ed equilibrio della spesa pubblica.

Sotto quest’angolo prospettico, nelle scorse settimane, alcune forze politiche, di maggioranza e di opposizione, hanno presentato degli emendamenti, in sede di conversione del Dl “Cura Italia”, volti ad escludere la responsabilità di strutture sanitarie e professionisti in relazione agli eventi dannosi che abbiano trovato causa nel COVID-19, salvo i casi di dolo o colpa grave. Tali istanze normative, seppur condivisibili ed auspicabili sul piano etico-normativo e di politica del diritto, devono tuttavia essere analizzate attentamente e devono confrontarsi con la tutela del diritto alla salute, nella sua dimensione individuale e collettiva, con la sicurezza delle cure oltre che con i principi di universalità, uguaglianza ed equità che ispirano il Servizio Sanitario Nazionale.

Così, al contempo, non si può prescindere dal considerare il contesto di straordinaria eccezionalità e di emergenza con cui tanto la prestazione clinico-assistenziale quanto l’organizzazione sanitaria sono chiamate a misurarsi, non solo a livello nazionale ma globale, non solo sul piano sanitario ma sistemico. Sotto il profilo della responsabilità, se è vero che sia in ambito civile che, a fortiori, in ambito penale, la disciplina ordinaria consente di per sé di valorizzare in senso esonerativo l’attuale contesto emergenziale, non mancano tuttavia preoccupazioni legate ad un possibile aumento del contezioso che, sebbene molto probabilmente destinato a concludersi con esito favorevole, certamente contribuirebbe, per la sua sola stessa sussistenza, ad aumentare le pressioni economiche, sociali e psicologiche mettendo ulteriormente alla prova il Sistema Sanitario Nazionale.

Segnatamente, l’assenza di conoscenze scientifiche, di linee guida e buone pratiche clinico-assistenziali nonché di terapie eziologiche che connotano l’infezione da COVID-19 consentono di richiamare l’art. 2236 c.c. e i limiti soggettivi ivi previsti e di compiere una valutazione ponderata e 2 benevola sul piano della colpa/inadempimento, in sé giudizio elastico e concreto, così come può ritenersi che la sproporzione tra le risorse umane e materiali disponibili e il numero di pazienti su cui è necessario intervenire debba incidere favorevolmente sul piano eziologico deponendo per la sussistenza di una “causa non imputabile”. Lo stesso può dirsi per quanto attiene i profili strettamente organizzativi e gestionali delle strutture sanitarie, chiamate a misurarsi con tempi strettissimi, con limiti economici, strutturali, tecnologici, di risorse e di materiali disponibili e ad attuare rapide riorganizzazioni e ridistribuzioni di compiti ed attività in ragione delle contingenze.

Ciò nonostante il sistema della responsabilità civile, seppur di per sé capace di valorizzare il contesto emergenziale, deve confrontarsi, sul versante processuale, con i gravosi oneri della prova discendenti dalla natura contrattuale della responsabilità delle strutture sanitarie definitivamente sancita dall’art. 7 della l. 24/17 – ancor più stringenti a fronte dell’ipotesi non remota di infezione da COVID -19 correlate all’assistenza e contratte in ambito ospedaliero – specie in un contesto in cui la tenuta della documentazione sanitaria – prova principe nei giudizi di responsabilità sanitaria – può, per evidenti ragioni di contesto, rivelarsi insufficiente ed inadeguata. A ciò si aggiunga che, in ogni caso, qualsiasi considerazione di contesto di carattere generale ed astratto è tuttavia chiamata a confrontarsi con le specificità del caso concreto e del singolo quadro di riferimento, e a variare in considerazione dell’andamento dell’emergenza sanitaria e dell’area geografica portando a valutazioni e conclusioni diametralmente differenti. Tutte le considerazioni sin qui svolte depongono per un auspicabile intervento legislativo.

Al fine di coniugare le istanze, anche di carattere etico, sottese alla opportunità di sollevare le strutture e gli operatori sanitari da eventuali responsabilità in relazione all’emergenza sanitaria con quelle di tutela del fondamentale diritto alla salute, pare utile percorrere, in ossequio al principio solidaristico nonché di proporzionalità e ragionevolezza, una via mediana e bilanciata attraverso la previsione di una tutela indennitaria scevra da giudizi di colpa e dalle logiche sostanziali e processuali del sistema della responsabilità civile che mal si attagliano ad una situazione di tale drammaticità e straordinarietà.

Lo scenario prospettico di profonda crisi sanitaria, economica e sociale, depone nel senso di scelte etiche e politico-legislative tese al riconoscimento di un sistema indennitario automatico e standardizzato di natura assistenziale e di ispirazione solidaristica basato sull’accertamento del solo nesso causale tra comportamenti e conseguenze, che sia espressione del senso di responsabilità e di un concreto impegno delle Istituzioni e di un tempestivo intervento reattivo di tutela.

L’emergenza pandemica, che ha colto tutto il mondo impreparato, deve essere occasione per ripensare profondamente in senso sistemico il SSN, sotto il profilo economico, etico, preventivo, organizzativo, di sicurezza delle cure, di alleanza terapeutica, anche attraverso l’adozione di efficaci e concrete azioni di risk assessment e di risk management, affinché la trattazione e la definizione della liquidazione, in sede stragiudiziale e giudiziale, sia sempre più di frequente il punto di arrivo di un percorso che riveli tanto la sua sostenibilità economica, quanto la sua capacità a consentire alle aziende sanitarie il governo consapevole della gestione delle richieste di risarcimento.

 

Avv. Ernesto Macrì, Foro di Roma
Avv. Maria Nefeli Gribaudi, Foro di Milano

I TAMPONI “DRIVE-IN” ARRIVANO A VARESE

L’ATS Insubria punta ad effettuare almeno 100 test al giorno: “Un volume suscettibile di revisione in base all’evoluzione dell’epidemia”.

 

Dopo il caso della Asl Roma 1 , il test Covid-19 in modalità “drive-in” arriva a Varese. La postazione è coordinata da ATS Insubria e gestita dalla Croce Rossa Italiana civile e militare di Busto Arsizio.

 

Nel comunicato stampa della Direzione si legge che “è stata inaugurata la seconda postazione in provincia di Varese per effettuare i test per la ricerca del Covid-19 in modalità drive-in nell’area di Malpensa Fiera di Busto Arsizio, grazie alla preziosa collaborazione della Camera di Commercio di Varese, del Comune di Busto Arsizio e della Croce Rossa. La postazione è coordinata da ATS Insubria e gestita dalla Croce Rossa Italiana civile e militare di Busto Arsizio. Analogamente a quanto già avviene a Varese in Via O. Rossi, e a Como in Via Castelnuovo, si tratta di una sede mobile con caratteristiche logistico-organizzative tali da consentire ai cittadini, per i quali è stato prescritto e programmato il tampone, di accedere con la propria auto e sottoporsi al test senza uscire dall’abitacolo. I tamponi e i Dispositivi di Protezione Individuale sono forniti agli Operatori della CRI da ATS”.

Inoltre, “con questa ulteriore postazione, ATS intende implementare l’attività di esecuzione dei tamponi che, in una prima fase, saranno prioritariamente rivolti agli operatori sanitari e sociosanitari, oltre ai soggetti addetti a servizi essenziali, che possono così, una volta accertata la negativizzazione, rientrare in servizio”.

Per tale attività sono state valutate tutte le condizioni di rispetto della normativa in tema di biosicurezza. In questa prima fase si punta ad effettuare almeno 100 test al giorno, volume suscettibile di revisione in base all’evoluzione dell’epidemia”.

“Tale attività, che si aggiunge a quelle già in corso presso le altre sedi, consentirà di arrivare a processare un maggior numero di tamponi a settimana, così da soddisfare le necessità epidemiologiche attuali, grazie alla disponibilità di nuovi laboratori, recentemente accreditati”.

IL VADEMECUM COVID-19 DELLA ASL TO4

Un sito Intranet per operatori ospedalieri sul territorio.

Grazie alla SS Qualità, la SC Risk Management ASL TO4 ha allestito, immediatamente dopo la dichiarazione di emergenza coronavirus, un sito Intranet aziendale dedicato al Covid-19 per poter aiutare gli operatori sanitari a districarsi tra le diverse normative (DL, circolari del Ministero della Salute, ISS, Protezione Civile, Delibere Regionali ecc.) che si sono succedute in brevissimo tempo. Sono state predisposte delle Aree tematiche sintetiche, per ogni tema d’interesse, e tali aree sono aggiornate in tempo reale e corredate da strumenti di lavoro stampabili; inoltre, sono stati effettuati collegamenti a link istituzionali per l’approfondimento dei diversi argomenti.

“Nel Vademecum  – spiega la responsabile della Struttura Vincenza Palermo – sono contenute le informazioni ritenute essenziali ed indispensabili, quotidianamente aggiornate, che tutti gli operatori dell’ASL TO4 (ospedalieri e territoriali) devono conoscere ed applicare rigorosamente al fine di contenere e gestire al meglio l’emergenza epidemiologica Covid-19”.

 

Il Vademecum Covid-19 della ASL TO4

 

Il documento è stato redatto allo scopo di contenere in un unico documento le diverse informazioni, succedutesi in breve lasso di tempo, e pervenute in Azienda attraverso diversi canali istituzionali ed è organizzato in Aree Tematiche: “Clinico assistenziali” e per i “dipendenti”, completato da area dedicata a “Link istituzionali”, ovvero la parte riservata all’approfondimento delle comunicazioni del Ministero della Salute, Governo, Protezione Civile o Regione Piemonte.

“Le Aree Tematiche così strutturate contengono disposizioni operative, organizzative ed amministrative e, laddove sia necessario, sono previsti specifici allegati. In ogni Area Tematica, alla voce “Protocolli aziendali”, sono stati inserite le disposizioni pervenute ufficialmente con protocollo aziendale o mail da parte dei vari responsabili dei settori, componenti dell’Unità di Crisi Aziendale.

“Il Vademecum così strutturato – conclude Palermo – rappresenta il documento di riferimento aziendale per tutti i professionisti a cui fare riferimento per l’applicazione delle buone pratiche”.

Decalogo per l’accesso alle strutture ospedaliere

Una guida per le persone che accedono alle strutture sanitarie in tempo di Covid-19, pubblicata dall’AULSS 9 Scaligera e promossa dalla Regione Veneto per ridurre i rischi di contagio.

Di seguito le norme:
  1. In tutti i reparti di degenza l’accesso dei visitatori è limitato a una sola persona per paziente al giorno. La visita dovrà essere breve e il visitatore dovrà indossare una mascherina di protezione
  2. Tutte le persone, in particolare gli anziani, sono invitate a non recarsi nelle strutture sanitarie solamente per problematiche urgenti e non procrastinabili
  3. In tutti i reparti di degenza l’accesso dei visitatori è vietato a persone con sintomi respiratori (raffreddore, tosse, mal di gola, febbre)
  4. Non sono consentite le visite ai pazienti in isolamento per COVID-19
  5. Nelle sale d’attesa del Pronto Soccorso non possono sostare gli accompagnatori dei pazientisalvo diverse specifiche disposizioni del personale sanitario
  6. Tutte le persone che accedono in ospedale devono indossare una mascherina di protezione
  7. Tutte le persone devono mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro
  8. Per l’igiene delle mani nelle sale d’attesa sono messe a disposizione soluzioni disinfettanti
  9. Tutte le persone sono tenute ad osservare tutte le misure di prevenzione igienico sanitarie raccomandate dal Decalogo del Ministero della Salute

A questo link il documento ufficiale.

BUONE PRATICHE ALL’EPOCA DEL CORONAVIRUS

Questo è sicuramente il tempo dell’azione per il Sistema sanitario nazionale. Ci sarà tempo per la riflessione e l’analisi dalle quali apprenderemo, senza dubbio, molte preziose lezioni studiando la risposta all’emergenza sviluppata da numerose Asl, medici e operatori coraggiosi.

Già ora, però, possiamo cogliere interessanti spunti da raccontare e sottoporre alla comunità sanitaria per utili riflessioni condivise. Questa, del resto, è la missione di Sanità 360° e la portiamo avanti come di consueto, anche in questi tempi di crisi.

Ecco, perciò, alcuni esempi che abbiamo incontrato e che vi offriamo per una rapida lettura: l’esperienza forte e coinvolgente dell’ATS Bergamo nel rispondere alle richieste d’aiuto di Sindaci e Cittadini (LINK); la raccolta dei tamponi “Drive-in” di Roma (LINK); la creazione in tutta Italia delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale per il rischio nelle RSA e le cure a domicilio dei malati COVID-19 non ospedalizzati (qui l’esempio di Verona); la nascita in Lombardia e Lazio di APP specifiche per l’emergenza (LINK).

Infine, abbiamo sollevato e continuiamo a sollevare, assieme a tante altre realtà scientifiche e sanitarie, il rischio che “gli eroi di oggi diventino gli imputati di domani”. Operatori e strutture stanno operando in condizioni eccezionali ma le norme in materia di responsabilità civile sanitaria sono ancora quelle “ordinarie”. Sarebbe ingiusto e insostenibile se dovessero essere chiamati a rispondere delle cure che hanno erogato con grande coraggio e spirito di servizio, solo perché queste cure non rientravano in protocolli di sicurezza impossibili da rispettare nelle condizioni attuali.

Con un invito alla riflessione, vi auguro come sempre una buona lettura.

 

Roberto Ravinale

Direttore Esecutivo di Sham in Italia

“Covid-19”: la nuova piattaforma della Regione Piemonte

Creata dal Consorzio per il Sistema Informativo, “Covid-19” è la piattaforma open source dell’Unità di Crisi della Protezione Civile del Piemonte per tenere sotto controllo tutte le attività che riguardano i pazienti affetti da coronavirus.

 

Esecuzione dei test e analisi dei tamponi, presa in carico dei pazienti e accompagnamento ai percorsi di cura, disponibilità e assegnazione dei posti letto, dimissioni e trasferimenti verso reparti o strutture: sono queste le principali funzioni della nuova “Piattaforma Covid-19”, voluta dalla Regione Piemonte e messa a disposizione dell’Unità di Crisi regionale per affrontare con maggiore efficacia l’emergenza coronavirus[1].

Una piattaforma open source, realizzata dal Consorzio per il Sistema Informativo, per gestire l’emergenza sanitaria in modo rapido ed efficace, dove le informazioni sono fruibili facilmente anche in mobilità e con dispositivi diversi. Ad usarla oggi sono “tutti gli attori coinvolti dall’emergenza”[2]: Unità di Crisi, 18 Aziende Sanitarie regionali, 13 laboratori analisi e laboratori privati convenzionati, per una distribuzione complessiva delle credenziali di accesso a circa 700 operatori sanitari, 1.181 sindaci e oltre 90 rappresentanti delle forze dell’ordine e 20 operatori dell’Unità di crisi”.

Rilevante soprattutto la funzione di monitoraggio dei posti letto disponibili nelle varie strutture collegate all’Unità di Crisi, con una panoramica in tempo reale di tutti i posti letto liberi o occupati in ogni Ospedale e nelle diverse aree critiche (terapia intensiva, semi-intensiva o media intensità), e la possibilità per ciascuna persona di essere presa in carico dal sistema sanitario regionale.

Una piattaforma mirata poi a supportare i sindaci: “In primo luogo – ha spiegato sul sito della Regione Piemonte l’assessore alla Sanità, Luigi Genesio Icardi – la piattaforma è in grado di supportare i sindaci piemontesi nella gestione delle quarantene. L’obiettivo è di fornire a ogni primo cittadino un elenco delle persone del proprio comune che le Aziende sanitarie regionali decideranno di mettere in isolamento”.

Due, infine, le funzioni che verranno implementate: l’acquisizione di nuovo personale medico e infermieristico da parte delle aziende sanitarie in prima linea nella lotta al Covid-19 e la gestione del post ricovero per tutte le persone dimesse dall’Ospedale.

 

[1] https://www.regione.piemonte.it/web/pinforma/comunicati-stampa/coronavirus-piemonte-presentata-nuova-piattaforma-informatica-gestione-dellemergenza

[2] Ibidem

“AllertaLOM” e “Lazio Doctor Covid”: due App per il contrasto al coronavirus

Disponibili su Google Play e Apple Store, le due applicazioni di Regione Lombardia e Lazio sono attive per supportare il contenimento del coronavirus.

 

AllertaLOM è la nuova applicazione della Regione Lombardia, sviluppata della Protezione civile nell’ambito delle azioni di contrasto all’emergenza coronavirus. A tutti i cittadini, con o senza sintomatologia da Covid-19, che hanno scaricato l’applicazione, viene proposto in forma anonima un breve questionario. In questo modo, da una parte, l’applicativo raccoglie informazioni complete e strutturate sulla diffusione del contagio, da mettere a disposizione dell’Unità di Crisi regionale; dall’altra, gli utenti ricevono notifiche e informazioni sulle allerte emesse dalla Regione. La sezione Coronavirus e il questionario permettono una sorta di “triage a distanza[1]: l’obiettivo – si legge sul sito della Regione[2] – è quello di raccogliere una grande quantità di dati, in forma anonimizzata, per mettere a disposizione dell’Unità di Crisi regionale e degli specialisti informazioni complete e strutturate sulla diffusione del contagio sul territorio lombardo.

Sono già oltre 50mila gli utenti iscritti ad AllertaLOM che ricevono notifiche e informazioni sull’emergenza in atto. Gli utenti sono invitati a ripetere ogni giorno (non più di una volta al giorno) la compilazione del questionario, aggiornando il proprio stato di salute. Le informazioni raccolte contribuiranno ad alimentare una “mappa del rischio contagio” continuamente aggiornata, che permetterà agli esperti di sviluppare modelli previsionali sulla diffusione dello stesso, andando ad agire direttamente in quelle zone ove si riscontrino maggiori probabilità di sviluppare un focolaio[3].

Con Lazio Doctor Covid (LazioDrCovid), la Regione Lazio ha invece lanciato una nuova applicazione per contattare il proprio medico quando si ha necessità. L’applicazione conta già oltre 80mila utenti registrati, di cui più di 2mila medici di famiglia e oltre 300 pediatri con almeno un accesso alla piattaforma. L’App si rivolge in particolare a[4]:

  • tutti i cittadini che vogliono entrare in contatto con il proprio medico di famiglia da remoto;
  • chi manifesta sintomi legati al Covid19 (febbre, tosse, bruciore agli occhi);
  • chi è entrato in contatto stretto con persone positive al Covid19;
  • chi è stato sottoposto a misure di sorveglianza attiva da parte della Asl.

Grazie a questi applicativi sarà dunque possibile ricevere assistenza anche a casa. Queste misure però non sostituiscono il servizio del Numero Unico delle Emergenze 112 o 118 che deve essere attivato da parte del cittadino in caso di emergenza sanitaria.

 

 

[1] https://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioRedazionale/servizi-e-informazioni/cittadini/salute-e-prevenzione/coronavirus/app-coronavirus

[2]https://www.openinnovation.regione.lombardia.it/b/572/regioneaicittadiniunapppermonitorareladiffusionedelcovid

[3] https://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioRedazionale/servizi-e-informazioni/cittadini/salute-e-prevenzione/coronavirus/app-coronavirus

[4] http://www.regione.lazio.it/rl/coronavirus/scarica-app/