UN FOCUS SULLA LOTTA ALLE INFEZIONI CORRELATE ALL’ASSISTENZA
Affrontato in Italia da oltre trent’anni, il tema delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) rappresenta ancora oggi uno dei maggiori problemi per la Sanità pubblica con circa 530.000 casi all’anno (ECDC 2018). A partire da questo monito, hanno preso avvio i lavori del convegno “Lotta alle Infezioni Correlate all’Assistenza”, organizzato da Motore Sanità presso la Sala Tevere della Regione Lazio lo scorso 23 gennaio, all’interno del quale sono intervenuti esponenti del mondo politico, istituzionale, scientifico e del management aziendale
Le infezioni presenti negli ambienti ospedalieri e nei luoghi di cura annessi (ad esempio, day hospital e ambulatori infusionali) rappresentano ancora una sfida cruciale per tutti, in particolare per alcune tipologie di pazienti fragili e ad alto rischio, come i malati oncologici, quelli oncoematologici e quelli in terapia intensiva. Come segnalato dall’ECDC[1], l’Italia è uno degli Stati membri che maggiormente si distingue per la diffusione di microrganismi multiresistenti, a causa dell’incompleta applicazione di misure efficaci per interromperne la trasmissione e dell’inappropriato uso di antibiotici in ambito sanitario. Sulla base di queste premesse, sono state realizzate due tavole rotonde all’interno del convegno “Lotta alle Infezioni Correlate all’Assistenza”, organizzato da Motore Sanità: la prima ha analizzato l’impatto dell’Antimicrobial Resistance sulla salute pubblica, la seconda quello clinico-economico delle ICA.
Ad avviare le riflessioni sul primo tema è stato Georges Paizis della Direzione Scientifica di Motore Sanità, sottolineando come “uno dei problemi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo sia l’uso leggero dell’antibiotico-terapia. Un uso non appropriato che porta ad un aumento delle resistenze. A livello mondiale, sono circa 700mila i morti correlati alle ICA per la resistenza agli antibiotici, 33mila sono invece quelli in Europa. In Italia si attestano ogni anno tra gli 8 e i 10mila, con costi economici molto elevati per la Sanità”. Massimo Andreoni, Direttore UOC Malattie Infettive del Policlinico “Tor Vergata” di Roma ha poi evidenziato come “il contrasto alle malattie da germi multi resistenti sia un intervento globale e che controllarlo sia assolutamente possibile. A giocare un ruolo fondamentale è la microbiologia e le nuove tecnologie con la diagnostica rapida”. Indispensabile, poi, “creare una piattaforma che metta insieme tutti i dati biologici degli ospedali, per conoscere in tempo reale cosa stia avvenendo in un reparto e monitorare quanti antibiotici si stiano utilizzando”. Claudio M. Mastroianni, Direttore UOC Malattie Infettive del Policlinico “Umberto I” di Roma ha presentato alcune strategie di Antimicrobial Stewardship mostrando “un programma che coinvolge tutte le figure interessate e che prevede un confronto costante tra le professionalità in campo. Il fine è ridurre la durata della terapia, quale cambio di mentalità necessario da attuare”. Anna Teresa Palamara, Professore Ordinario di Microbiologia del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università “La Sapienza” di Roma ha messo in luce “l’importanza della microbiologia e dell’aspetto educativo dei medici”, così come la necessità “di favorire interventi mirati sui pazienti colonizzati”. A concludere i primi lavori è stato Nicola Petrosillo, Direttore del Dipartimento Clinico e di Ricerca delle Malattie Infettive dell’INMI Lazzaro Spallanzani di Roma, che ha sottolineato l’importanza di “adottare un approccio non più settoriale, con l’epidemiologia chiamata a tradurre le migliori pratiche cliniche, interpretando le evidenze scientifiche e definendo quali sono le misure efficaci e non”.
Ad aprire la seconda tavola rotonda sull’impatto clinico-economico delle ICA è stato Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria all’EEHTA CEIS dell’Università di Roma “Tor Vergata”, con un focus sulle infezioni ospedaliere dal 2008 al 2016, mostrando come le ICA siano “aumentate notevolmente negli ospedali e in maniera esponenziale negli anni, a testimonianza di un trend in crescita e molto preoccupante”. Conseguenze cliniche per i pazienti e impatti economici sulla Sanità con una spesa per le ICA pari a “600 milioni di euro per l’incremento delle giornate di degenza dei pazienti”. Fondamentale agire sui costi lavorando a “programmi di prevenzione e intervenendo quando l’infezione si manifesta”. A seguire l’intervento di Maria Corongiu, Presidente della FIMMG di Roma, che ha parlato di “farmaci che hanno costi elevatissimi” e della necessità di “uscire dalla logica del mercato per entrare in una logica di assistenza-sanitaria, perché il territorio è rimasto con pochissimi antibiotici”. Francesco Ripa di Meana, Direttore Generale IFO e Presidente FIASO, ha parlato di “integrazione di tutte le persone coinvolte”, come “elemento che fa la differenza”. “Ci vogliono poi sistemi informatizzati e accesso alle informazioni in maniera tempestiva per risalire all’albero delle ICA”. Tiziana Frittelli, Direttore Generale del Policlinico “Tor Vergata” di Roma ha presentato l’esperienza dell’Università nella creazione di un dipartimento dei processi integrati perché “l’Infection Control non può funzionare senza”. Altri fattori da tenere in considerazione sono “il commitment della Direzione generale, non solo sanitaria; il problema di seguire le linee aziendali e di mappare il processo interno; o, ancora, la necessità di formare il personale dei servizi esternalizzati”. Lorella Lombardozzi, Direttore Farmaceutica Regionale del Lazio ha presentato i dati regionali che mostrano una “riduzione dei chinolonici, come da indicazione dagli obiettivi regionali. Resta costante, invece, il consumo dal 2018 di tutti gli ultimissimi antibiotici”. Un altro tema evidenziato è quello della prescrizione territoriale dei farmaci, la cui “appropriatezza non può essere legata solo al farmaco e all’aderenza al trattamento”. Luigi Tonino Marsella, Professore Associato di Medicina Legale del Policlinico “Tor Vergata” di Roma ha parlato di “ICA prevenibili nel 30% dei casi, ma non evitabili. È in quel 70% che si devono studiare le soluzioni. L’antibiotico-resistenza non viene considerata come concorso di causa in sede giurisdizionale e nell’ordinamento giurisprudenziale c’è anche il danno morale, che è devastante dal punto di vista deontologico per tutti gli operatori sanitari”. Giuseppe Quintavalle, Direttore Generale del Policlinico “Umberto I” di Roma ha sottolineato “il problema delle bufale che determinano che il cittadino vada a dire ‘ho letto, ho visto, voglio’. Una ‘sanità appropriata’ è il messaggio chiave che deve passare nel 2020. Fino ad oggi i DG hanno fatto enormi sacrifici, ma non hanno fatto economia. Economizzare i budget che erano in situazione drammatica è necessario, ma facendo funzionare le cose con responsabilità”. Infine, Elio Rosati, Segretario Regionale di Cittadinanzattiva Lazio, ha parlato di “10.000 decessi in Italia per le ICA, un dato non conosciuto dall’opinione pubblica. Un grande problema anzitutto culturale perché manca la percezione costante”. Le conclusioni di Angelo Del Favero, Docente della Luiss Business School Roma, già Direttore Generale dell’ISS, auspicano una “crescita delle competenze e della capacità di interazione tra mondo accademico e ambito manageriale”. L’ultimo atto del convegno è un invito all’elaborazione congiunta di proposte migliorative del Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR), mettendo insieme per la prima volta, con il coordinamento dei soggetti coinvolti, tutti gli attori del sistema.
[1] https://www.ecdc.europa.eu/en/publications-data/infection-prevention-and-control-care-patients-2019-ncov-healthcare-settings