RIZZOLI: COINVOLGERE I PAZIENTI NELLA SICUREZZA IN CHIRURGIA
Il nuovo progetto dell’IRCCS ortopedico bolognese punta sulla centralità del paziente, oggi ampiamente riconosciuta come un aspetto fondamentale dell’assistenza sanitaria, compresa quella in ambito ospedaliero
Ogni paziente ha bisogni unici che dovrebbero essere soddisfatti dall’ospedale per migliorare la sicurezza e la qualità delle cure. In questo contesto è maturato il progetto “Promuovere il coinvolgimento dei pazienti e dei familiari per migliorare la sicurezza in chirurgia” sviluppato dall’IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, che ha ottenuto una menzione speciale al Premio Sham 2019.
Il presupposto del progetto, sostenuto da diversi studi apparsi in letteratura, è la forte disponibilità del paziente a partecipare attivamente al percorso terapeutico contribuendo, in particolare, a ridurre il rischio di eventi avversi e a garantire outcome positivi. Inoltre, considerato che alcuni eventi avversi possono verificarsi al letto del paziente e possono essere osservati e potenzialmente prevenuti dai pazienti stessi, si evince che i pazienti rappresentano sia un’importante fonte di informazioni sui potenziali rischi, sia una risorsa per il miglioramento della sicurezza. Come testimoniano i responsabili del progetto, il dottor Patrizio Di Denia (Risk Manager dell’IRCCS) e la dottoressa Maurizia Rolli (Direttore Sanitario), all’Istituto Rizzoli di Bologna, già da diversi anni, è attivo un programma aziendale per la sicurezza dei pazienti che prevede l’utilizzo di metodi e strumenti per la prevenzione degli eventi avversi (es. segnalazione di eventi, near miss ed eventi sentinella; audit di eventi significativi: analisi proattive dei rischi; ecc.). «Il coinvolgimento dei pazienti e dei famigliari – ha spiegato il dottor Di Denia – è un aspetto importante del programma aziendale. Inoltre, un rappresentante dei pazienti del Comitato Consultivo Misto è un componente del Comitato aziendale di Gestione del Rischio».
Gli obiettivi del progetto sono: coinvolgere e rendere attivo il paziente nel percorso chirurgico, dal momento del ricovero fino alla dimissione. Verificare, dal punto di vista del paziente, la corretta applicazione delle buone pratiche per la sicurezza in chirurgia.
Al fine di migliorare la sicurezza delle cure del percorso chirurgico, la buona pratica proposta prevede la presentazione e consegna di una checklist ad ogni paziente sottoposto ad intervento di artroprotesi di anca o di ginocchio, presso la Struttura Complessa Chirurgia protesica e dei reimpianti dello IOR di Bologna. Il progetto è stato realizzato da luglio a settembre 2019 per un totale di 77 checklist consegnate ai pazienti, di cui 48 restituite (62,3%).
Ecco quali sono stati i passaggi operativi. Costruzione della checklist. Gli item per la costruzione della checklist sono stati scelti tenendo in considerazione i 16 obiettivi per la sicurezza in Sala operatoria. «È stata fatta – hanno aggiunto i responsabili del progetto – la selezione di quelli su cui i pazienti possono intervenire in prima persona: identificazione del paziente (chiedendo al degente di fornire nome, cognome, data e luogo di nascita); gestione del rischio emorragico (indagando insieme al degente, ad esempio, l’assunzione di farmaci anticoaugulanti); prevenzione di reazioni allergiche – eventi avversi da farmaci (indagando, ad esempio, se sono note allergie a farmaci); prevenzione delle infezioni del sito chirurgico (spiegando il ruolo della profilassi antibiotica, l’importanza della corretta gestione della medicazione, ecc…). Questo ha permesso di realizzare una checklist composta da 21 item e suddivisa in 4 sezioni (accettazione in reparto, pre-intervento chirurgico, post-intervento chirurgico e prima della dimissione)».
Le risposte ai 21 item della checklist sono risultate complessivamente positive nel 90% dei casi. Gli item che sono risultati più critici sono stati: conoscenza del nominativo del chirurgo che effettua l’intervento (25% di risposte negative); informazioni su somministrazione di profilassi antibiotica (25% di risposte negative); informazioni su tempistiche di ripresa attività di vita quotidiana/lavoro (16,7% di risposte negative); tricotomia effettuata prima dell’intervento (12,5% di risposte negative).
Sulla base di questi risultati sono stati intrapresi interventi per migliorare la comunicazione degli operatori sanitari con i pazienti e i famigliari. I pazienti hanno accettato favorevolmente questo coinvolgimento nel loro percorso chirurgico ed hanno collaborato in modo attivo all’indagine.
«Questo studio – ha concluso Di Denia – dimostra che il coinvolgimento dei pazienti, insieme ai loro familiari, può contribuire a migliorare la sicurezza del percorso chirurgico, al fine di prevenire gli eventi avversi. Si ritiene di proseguire con l’impiego di questo strumento, estendendo il suo utilizzo in alcuni reparti chirurgici dell’IRCCS IOR, con un monitoraggio degli esiti dopo 1 anno. A seguito delle criticità rilevate sono state intraprese azioni di miglioramento che saranno monitorate a 6 mesi e a 1 anno di distanza».