RESPONSABILITÀ CIVILE SANITARIA IN EUROPA: IL SISTEMA FRANCESE – Prima parte

Sanità 360° presenta: “Noterelle sulla responsabilità civile sanitaria nelle esperienze di alcune realtà europee”

di Ernesto MacrìAvvocato del libero foro di Roma

Le note che seguono intendono passare in rapida rassegna la disciplina della responsabilità civile sanitaria (della responsabilità penale nulla si scriverà) in alcuni ordinamenti europei di civil law, che possono rappresentare degli efficaci strumenti per misurare se la direzione in cui si sta muovendo la disciplina della responsabilità medica nel nostro Paese, è quella giusta.

Ed infatti, una lettura comparata è in grado di restituire un quadro generale e di offrire degli indicatori per cogliere le lacune, ma anche i pregi del nostro sistema, innescando un circuito di riflessione per analizzare in che misura correzioni e calibrature siano immaginabili senza destrutturarne la funzionalità.

Nasce da tali premesse una ricerca comparatistica – suddivisa in più parti, per ovvie ragioni di pubblicazione – nel tentativo di leggere le tormentate problematiche legate alla responsabilità sanitaria allontanandosi da una dimensione puramente settoriale e locale, nell’auspicio di ricevere degli stimoli critici provenienti da altre discipline.

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La responsabilità sanitaria nell’ordinamento francese

(Prima parte)

Anche in Francia, la traiettoria evolutiva della responsabilità medica è stata caratterizzata, negli ultimi decenni, da diversi fattori di crisi – primo fra i quali, un vertiginoso aumento delle controversie – che hanno portato a livello di guardia, tra gli altri, due aspetti: quello relativo ad un aumento esponenziale della responsabilità delle strutture sanitarie e dei professionisti sanitari e quello, in certo qual modo direttamente conseguente, della fuga delle assicurazioni dal settore della responsabilità civile.

In particolare, per quanto concerne il segmento assicurativo, si è registrata una profonda crisi dell’assicurabilità per i medici e le strutture sanitarie, con una forte diminuzione dell’offerta da parte delle compagnie, seguita nel tempo da un’impennata del costo dei risarcimenti e quindi dei premi assicurativi[1].

Ed è in questo contesto che si sono inserite, dopo anni di immobilismo legislativo[2], due provvedimenti normativi che hanno profondamente segnato il panorama della responsabilità sanitaria in Francia[3]: la loi 2002-303 del 4 marzo 2002, “aux droits des malades et à la qualité du system de santé” (c.d. Loi Kouchener, dal nome del ministro della Sanità promotore del provvedimento normativo)[4]e la loi 2002-1577 del 30 dicembre 2002 (nota come Loi About)[5].

Ciò detto, soffermiamoci sulla legge 2002-303, che nella prospettiva di sviluppare e realizzare una «démocratie sanitaire»[6], ha rifondato il regime della responsabilità sanitaria su un sistema a doppio binario: da un lato, il rimedio tradizionale della responsabilità civile ancorato alla colpa; dall’altro lato, l’introduzione di un sistema di solidarietà sociale dalla forma “no-fault”.

Ma procediamo per gradi.

Innanzitutto è stata riaffermata la centralità della colpa.

È stata eliminata tanto la distinzione riguardante la qualità del paziente (contraente o terzo) quanto quella sulla natura (pubblica o privata) della struttura sanitaria[7], rimanendo salvo il criterio di competenza giurisdizionale basato sulla natura della struttura presso la quale è avvenuto il ricovero: da un lato, ospedale pubblico/giurisdizione amministrativa; dall’altro lato, clinica privata/giurisdizione civile.

Nelle ipotesi in cui l’esercente la professione sanitaria sia un dipendente pubblico, non è previsto un rapporto contrattuale diretto con il paziente, analogamente a quanto avviene in Italia dopo l’avvento della riforma legislativa del 2017 (c.d. legge Gelli-Bianco).

Difatti, anche nell’ordinamento francese le strutture pubbliche rispondono dell’operato dei propri dipendenti[8].

Il regime prescrizionale della responsabilità dell’esercente la professione sanitaria e della struttura viene individuato in dieci anni dalla data di consolidamento del danno, quale dies a quo.

È bene ricordare che a marzo del 2017 è stato presentato il “Projet de reforme de la responsabilité civile”, che all’art. 1233-1, alinea 1, stabilisce che “Les préjudices résultant d’un dommage corporel sont réparés sur le fondement des règles de la responsabilité extracontractuelle, alors même qu’ils seraient causés à l’occasion de l’exécution du contrat”, ricollocando così nell’alveo del regime della responsabilità extracontrattuale il risarcimento del danno all’integrità fisica[9].

L’ordinamento francese contempla, inoltre, due forme di responsabilità sanse faut[10]: in caso di infezioni nosocomiali[11] e qualora il danno sia conseguenza di un difetto del materiale impiegato.

Nelle ipotesi delle “infection nosocomiale”, l’ente ospedaliero è sempre ritenuto responsabile, salvo che non riesca a provare la causa “étrangère”.

Nell’ottica del risarcimento dei danni ai pazienti, la novità di maggior momento è che nell’ipotesi in cui si dovessero verificare dei danni in assenza di una responsabilità del professionista, della struttura o di un produttore, il ristoro dei medesimi è interamente devoluto ad un sistema di sicurezza sociale[12].

Da segnalare che anche le infezioni nosocomiali particolarmente gravi sono state attratte al regime della solidarietà nazionale.

Incaricato di provvedere all’indennizzo dei danneggiati è un ente pubblico, denominato ONIAM (Office national d’indemnisation des accidents medicaux, des affections iatrogénes et des infection nosocomiales).

Tale meccanismo opera quando il pregiudizio è anormale (rispetto allo stato di salute del paziente ed al suo prevedibile evolversi) e di particolare gravità, requisito quest’ultimo individuato tramite decreto e valutato in relazione alla perdita di capacità funzionali e alle ripercussioni sulla vita privata e professionale (valutate tenendo conto del tasso d’incapacità permanente o della durata della temporanea incapacità di lavorare).

Con riferimento allo stato di invalidità permanente, la soglia necessaria per poter accedere al sistema di indennizzo deve essere pari o superiore al 25%[13].

Gli altri requisiti in presenza dei quali l’ONIAM diviene competente al fine di procedere alla riparazione di un danno iatrogeno sono:

  1. a) l’interruzione dell’attività professionale di durata non inferiore a sei mesi consecutivi, ovvero sei mesi non consecutivi nell’arco di un anno.
  2. b) il deficit funzionale temporaneo pari o superiore al 50% nel corso di almeno sei mesi consecutivi, ovvero sei mesi non consecutivi nell’arco di un anno.
  3. c) l’inabilità definitiva all’esercizio dell’attività professionale svolta prima che avvenisse il danno iatrogeno.

Infine, è da notare che è comunque previsto un diritto di regresso da parte dell’ONIAM nei confronti del o dei responsabili che abbiano agito con “faute caracterisée”, ossia colpa grave.

La seconda parte dell’approfondimento è pubblicata a questo LINK.

[1] Cfr. in generale, N. Gombault, La situation de l’assurance de responsabilité médicale, in RDSS, 2010.

[2] S. Cacace, Loi Kouchner: problemi di underdeterrence e undercompensation, in Danno e Responsabilità, 4/2003, p. 440, nota come «Il mondo tutto del diritto francese attendeva ed auspicava un intervento del legislatore, nel campo della responsabilità civile medica, da più di quarant’anni. L’idea d’istituire un sistema d’indennizzo che prescindesse dal ricorrere o meno di una condotta colposa in relazione a tutti gli incidenti medici fu infatti formulata per la prima volta da André Tunc nel 1966, in occasione del secondo Congresso internazionale di morale medica, organizzato dall’Ordine nazionale dei medici».

[3] Si sofferma sull’argomento in maniera approfondita L. Velliscig, Assicurazione e “autoassicurazione” nella gestione dei rischi sanitari, Milano, 2018, p. 215 ss.

[4] Per uno studio della riforma con uno sguardo di sintesi anche sulla giurisprudenza, v. Dossier du participant, Colloque des 20 et 21 octobre 2011, Santé et justice: quelles responsabilités? Dix ans après la loi du 4 mars 2002, Un colloque organisé par le Conseil d’État et la Cour de cassation, collana Droits et Débats, La Documentation française, 2013.

[5] Cfr. Lambert-Faivre, La responsabilité médicale: la loi du 30 décembre modifiant la loi du 4 mars 2002, in Dalloz, 2002.

[6] Tit. II, l. 2002-303.

[7] In argomento L. Klesta, La responsabilità medica in Francia: l’epilogo di un percorso movimentato?, in Nuova Giurisprudenza Civile Commentata, 2013, p. 479 ss.

[8] Sul punto v. L. Anzanello, La responsabilità professionale sanitaria dall’Arrêt Mercier alla Loi Kouchner, in Assicurazioni, 2-3/2017, p. 259, la quale rileva come «Con la sentenza del Consiglio Stato 28 luglio 1951, [è stato] poi stabilito che i pubblici dipendenti non possono essere civilmente responsabili nei confronti della Pubblica Amministrazione per i danni derivanti da fautes de service. I medici che svolgono la propria attività negli ospedali pubblici sono quindi personalmente responsabili secondo le regole di diritto civile solo in caso di colpe personali détachables du service e cioè in tutti quei casi in cui la colpa del medico è di tale gravità che non può farsi risalire alla Pubblica Amministrazione; (…). Per i danni prodotti nell’esercizio delle incombenze è invece responsabile

esclusivamente la Pubblica Amministrazione».

[9] Secondo V. Zambrano, Il pendolo di Foucault e la responsabilità medica. Tra regole definitorie e linee guida, in S. Aleo-P. D’Agostino-R. De Matteis-G. Vecchio (a cura di), Responsabilità sanitaria, Milano, 2018, p. 163, «l’obiettivo riconfermando la funzione riparatrice della responsabilità civile, è quello di mettere su un piano unico tutte le vittime di danni alla persona evitando diseguaglianze che dipendevano dal fatto che il paziente avesse concluso un contratto con una clinica, piuttosto che con un ospedale, o che si trattasse di responsabilità derivante “du fait des choses” o a seguito di una prestazione medica”.    

[10] L. Anzanello, La responsabilità professionale sanitaria dall’Arrêt Mercier alla Loi Kouchner, op. cit., sottolinea – condivisibilmente – come «L’attenzione è quindi rivolta alla vittima del danno più che all’autore che lo ha causato senza che però ciò conduca ad una deresponsabilizzazione del professionista essendo espressamente delineate le condizioni in cui è ammessa la responsabilità senza colpa».

[11] L. n. 303/2002 (c.d. Loi Kouchner), art. L. 1142-1, comma 2: “le strutture sanitarie sono responsabili per i danni da infezioni ospedaliere salvo che non dimostrino il caso fortuito”.

[12] Interessante quanto nota C. Amodio, La responsabilità medica nell’esperienza francese tra schemi consolidati e prospettive aperte dalla loi n. 2002-303, in Dir. economia assicur., fasc.2, 2004, pag. 519, il quale rileva come simili fattispecie di danni «caratterizzate dalle medesime imprevedibili dinamiche dell'”aléa thérapeutique” e integranti una parte consistente del contenzioso medico, sono sottratte all’apprezzamento (potenzialmente divergente) delle corti».

[13] G. D’Amico, Responsabilità medica e istituti alternativi negli ordinamenti europei di civil law, in Responsabilità Medica, 2019, n. 2, p. 154, pone in evidenza come la soglia del 25% necessaria per accedere all’indennizzo, «(…) lascia fuori dal sistema “indennitario” una parte notevole di “incidenti sanitari” (che non raggiungono la soglia di gravità prevista), e dall’altro finisce per lasciare “sotto-compensate” (perché semplicemente “indennizzate”, ma non pienamente “risarcite”) proprio le lesioni che determinano le conseguenze più gravi sulla vittima».