LA CARENZA DI ORGANICO È UN FATTORE DI RISCHIO
Sanità 360° è una piattaforma: una comunità di pensiero e parola dedicata a chi si occupa di sicurezza, qualità delle cure e gestione del rischio in sanità. Per questo non abbiamo una linea o delle cause da sostenere, fatta eccezione di quella a cui ci dedichiamo da sempre: far parlare e mettere in contatto chi, ogni giorno, si impegna per rendere le cure più sicure
Sanità 360°, perciò, in primo luogo ascolta e riporta le parole e le esperienze di direttori, risk manager, medici e infermieri che lavorano sul campo, progetto dopo progetto, per ridurre il rischio e aumentare la sicurezza delle cure. Ascoltando, però, capita anche di sentire qualcosa che, singolarmente, i professionisti fanno fatica a dire ma che, privatamente, molti confidano.
In questo caso Sanità 360° si presta a essere portavoce di una comunità di persone la cui dedizione rappresenta, oggi, uno dei principali pilastri della sanità pubblica. Sono persone che abbiamo incontrato nel corso degli anni, che si spendono senza esitazione per la salute dei pazienti e la bontà delle cure, che lavorano senza guardare l’orologio per coprire i turni e le enormi incombenze che ricadono sulle spalle sia degli operatori nei reparti che dei responsabili della gestione sanitaria. Da tempo, purtroppo, sentiamo che in questa comunità alberga un timore crescente, ovvero che il numero di persone addette alla cura dei pazienti diminuisca al punto che la cura stessa non possa più essere garantita.
La carenza ma, soprattutto, la costante diminuzione nell’organico è una preoccupazione emersa spesso nei colloqui di Sanità 360° con gli addetti ai lavori nel mondo della sanità su tutto il territorio nazionale. È, ormai, una presenza minacciosa sullo sfondo di chi guarda al futuro delle cure. Le recenti pubblicazioni su grandi media nazionali confermano che non si tratta di episodi isolati [1]. I casi di medici che vanno in pensione o danno le dimissioni per burn out rendono ancora più difficile la situazione di quei professionisti rimasti a coprire i reparti. Anche il conseguente ricorso ai gettonisti cresce, con il risultato di affidare la salute delle persone a medici che certamente conoscono il loro mestiere, ma che difficilmente hanno interiorizzato quelle procedure e protocolli dei singoli reparti che possono dimostrarsi essenziali nelle emergenze se – e solo se – applicati con la tempestività nata dalla dimestichezza.
In questo scenario gli uffici Qualità e Risk Management hanno troppi pochi addetti in relazione al lavoro che già svolgono, sia dal punto di vista della raccolta dati che dello sviluppo di procedure innovative. E questa non è un’affermazione opinabile. È, invece, dimostrabile quantitativamente, rapportando la quantità dei lavori a quella del personale. Ma è dimostrabile anche indirettamente, notando quanto scarso sia il numero di pubblicazioni da parte di strutture e servizi che lavorano tantissimo, ma scrivono, purtroppo, pochissimo, lasciando circoscritte a livello locale tante ottime pratiche che potrebbero venire estese in tutta Italia. Eppure, e ci teniamo a sottolinearlo esplicitamente, il lavoro nella gestione del rischio diventa sempre più importante anche in relazione alla diminuzione del personale. E questo perché è proprio quando le energie sono poche che le procedure permettono di non sprecarle ma di garantire l’uso più appropriato delle forze a disposizione.
Per questo vogliamo riportare e diffondere quanto ci è stato detto tante volte e con crescente frequenza: che la carenza di personale sta diventando un fattore di rischio in sé stesso e che il Risk Management è, ancora una volta, il primo strumento da potenziare per arginarlo.
Roberto Ravinale
Direttore esecutivo di Sham in Italia
[1] Il dottore è fuori stanza. Lo studio Anaao sulla carenza degli specialisti su PANORAMA.