FONDAZIONE CAMPLANI: LA SICUREZZA UNISCE PUBBLICO E PRIVATO

La mappatura del percorso del farmaco con il metodo Carto Risk nei presidi di Brescia, Mantova e Cremona è una tappa di un costante processo di miglioramento interno alla Fondazione sanitaria senza fine di lucro; ma è, anche, il segno di una tendenza di lungo corso in Lombardia: uniformare Qualità e Risk Management tra privato non-profit e sanità pubblica

 

Nel giugno 2019 è stata completata la mappatura del rischio a priori del percorso del farmaco nei tre presidi di Brescia, Mantova e Cremona della Fondazione Teresa Camplani. La Fondazione è una realtà sanitaria senza scopo di lucro promossa dalla Congregazione delle Suore Ancelle della Carità di Brescia e attiva dal 2013. I servizi erogati si incentrano sulla riabilitazione specialistica, ma includono anche attività di chirurgia Ortopedica e Generale, nonché alcuni posti letto di Cure Palliative.

“L’applicazione del metodo Carto Risk SHAM – spiegano il Direttore Sanitario e Risk Manager Pier Vincenzo Storti e la Responsabile Affari Generali e Legali Gaia Camerini – ha permesso di analizzare l’intero processo riunendo, in un gruppo di lavoro, sia i farmacisti che i diversi ruoli sanitari coinvolti nella somministrazione dei farmaci. In questo modo abbiamo colto spunti e occasioni di miglioramento che, con un approccio meno coinvolgente e multidisciplinare, non sarebbero probabilmente emersi”.

Carto Risk è, infatti, uno strumento di mappatura del rischio a priori perfezionato dalla Mutua SHAM e considerato, da diversi addetti ai lavori intervistati da Sanità 360°, tra i più efficienti e concreti a disposizione dei Risk Manager e operatori sanitari. Uno strumento che, sulla scorta di un référentielle specifico, permette agli operatori stessi di stimare il rischio e le misure di miglioramento necessarie ai processi sanitari che erogano quotidianamente.

“Ad esempio – spiega il Dottor Storti – la mappatura ci ha permesso di confrontare le attività di tre presidi distinti, ognuno con la sua storia e peculiarità, riscontrando sia l’efficacia di alcune misure precedentemente introdotte, sia l’opportunità di creare un coordinamento centrale tra i diversi servizi di Farmacia: un obiettivo al quale ci dedicheremo nei prossimi mesi”.

“La Fondazione è giovane – sottolinea Gaia Camerini – ma si è impegnata fin dall’origine per continuare ad aggiornare i protocolli e le misure organizzative che migliorano la sicurezza, a partire dalla cartella clinica elettronica. Questo risultato è possibile anche grazie alla strettissima vicinanza tra il team di lavoro del Risk Management, quello degli affari legali e il gruppo dedicato al monitoraggio e implementazione della qualità”.

“Ci caliamo – conclude Storti – in un costante processo di miglioramento interno che, però, non è isolato ma si riflette in un cambiamento del rapporto tra pubblico e privato in Lombardia. Ho lavorato a lungo nella Sanità pubblica e ricordo l’assenza di un confronto e di un coordinamento tra i due mondi. Oggi è diverso: ci si parla e ci si incontra con una certa regolarità. Il che è un ottimo segnale perché permette al privato di accedere al grande bacino di esperienza del pubblico nell’ambito della gestione del rischio e crescere, conseguentemente, con maggiore velocità nella cultura e nella prassi della sicurezza. Mi pare che ci sia una tendenza di fondo ad uniformare il livello di qualità tra i due ambiti sanitari, superando la distinzione di natura giuridica e concentrandosi sulla finalità della funzione. Ciò significa che, per quanto riguarda la persona assistita, pubblico e privato devono aspirare ad essere intercambiabili perché la qualità delle cure è – e deve essere – un denominatore comune e irrinunciabile per l’intero ecosistema sanitario”.