ICA: OBIETTIVO MENO 70 PER CENTO. A COSTO ZERO

Presentato in Sicilia uno studio che conferma lo spazio di miglioramento. Dai dati forniti congiuntamente da HCRM e SIAARTI, sono 11 i milioni risparmiati ogni 4 investiti in alcune tra le più semplici misure di prevenzione: dal lavaggio delle mani alla normotermia in sala operatoria. E dal Meridione si fanno strada un nuovo approccio al Risk Management Sanitario e nuove occasioni di incontro

 

“Il riscaldamento del paziente in sala operatoria, il lavaggio delle mani, i programmi di corretta somministrazione degli antibiotici sono solo alcuni esempi di interventi economici o addirittura a costo zero che la Sanità Italiana può adottare in maniera decisa e capillare con un ritorno di prevenzione altissimo. Se cominciamo a ragionare in quest’ottica possiamo sperare di ridurre del 70 per cento l’insorgere delle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA)”. A dirlo è Alberto Firenze, Assistant Professor all’Università di Palermo e Presidente dell’Associazione Scientifica Hospital & Clinical Risk Managers (HCRM). Giovedì 13 giugno, a Catania, è stato presentato uno studio realizzato dalla stessa HCRM assieme alla Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI).

“Il razionale del progetto normotermia in regione Sicilia è stato quello di elaborare un protocollo operativo per la gestione della normotermia del paziente chirurgico, che riprenda le raccomandazioni presenti nelle BPC SIAARTI nell’ottica della prevenzione dei rischi per il paziente come da linee di indirizzo HCRM.

Il progetto è stato avviato in tre ospedali di riferimento della regione Sicilia, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Paolo Giaccone di Palermo, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e l’Ospedale San Vincenzo di Taormina.

È stato previsto lo sviluppo di una serie di fasi consequenziali. Dapprima è stato svolto il monitoraggio iniziale per verifica dello stato dell’arte nelle tre strutture ospedaliere partecipanti attraverso uno studio osservazionale condotto per un’intera settimana su tutti gli interventi chirurgici di una o due sale operatorie campione. Successivamente, è stata condotta la formazione del personale ospedaliero tramite incontri dedicati al fine di sensibilizzare sulla tematica ed illustrare il protocollo operativo. Infine, è stato svolto il monitoraggio sperimentale con una nuova analisi osservazionale nei medesimi reparti campione per verificare gli eventuali miglioramenti ottenuti in termini comportamentali e di frequenza di ipotermia accidentale.

I risultati ottenuti dal confronto del monitoraggio iniziale e sperimentale suggeriscono che la corretta gestione della normotermia perioperatoria è strettamente correlata al monitoraggio continuo della temperatura centrale del paziente, inoltre una percentuale elevata di ipotermie è stata riscontrata nei primi 30 minuti dall’induzione dell’anestesia suggerendo che la fase di preriscaldamento è fondamentale per contrastare l’abbassamento termico successivo all’induzione dell’anestesia.

In ultima analisi possiamo affermare che lo Studio ha fornito informazioni importanti facilitando la comprensione di processi e dinamiche all’interno dei blocchi operatori. Pertanto l’implementazione del protocollo operativo porterebbe a solide prove di efficacia clinica proiettate verso l’Evidence Based Medicine”.

“Le ICA non sono solo una grave minaccia per la salute del paziente che la presenza crescente di microrganismi resistenti rende ancora più seria – spiega Firenze che è, anche, membro, in qualità di esperto del Ministero della Salute, dell’Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità – ma anche una minaccia alla sostenibilità finanziaria della sanità.

La più recente indagine su tutto il territorio nazionale copre il periodo dal 2004 al 2011 e fissa intorno al 3 per cento i sinistri correlati alle Infezioni ospedaliere. Le nostre più recenti analisi, però, alzano, in alcuni casi, questa percentuale al 6,4. Si tratta di una quota significativa che incide in maniera palpabile sulle risorse destinate alle cure”.

La portata dello studio presentato a Catania va, però, oltre il tema circoscritto delle ICA. “Per noi è, anche, l’occasione di dimostrare la validità di un approccio più concreto al Risk Management. Un approccio che accoglie appieno lo spirito e le previsioni della Legge 24/2017. Il periodo che stiamo vivendo verrà ricordato come un bivio nella storia del Risk Management in Italia. Le pedine, infatti, sono tutte sulla scacchiera: abbiamo le conoscenze, abbiamo i requisiti di legge, abbiamo le tutele – offerte sempre dalla legge – per pazienti e professionisti sanitari. Per queste motivazioni la rete di Risk Manager, che l’associazione HCRM sta costruendo in Italia, pensa che non servano altri convegni: servono piani operativi. Sappiamo già quasi tutto su cosa funziona o cosa no, cosa è pericoloso, dove migliorare e come. Dobbiamo solo attuarlo e contestualizzarlo”.

“Il Sud Italia è il territorio nel quale la consapevolezza del rischio è meno diffusa e il rischio della ICA più sottostimato; eppure è proprio da qui che partiamo per sviluppare una nuova formula di Risk Management”.

“Questa formula – spiega Firenze – si poggia su tre idee di fondo che, per varie ragioni sia economiche che di correttezza verso i pazienti, alle Aziende del Servizio Sanitario Nazionale, risulta necessario:

  1. mettere fine alle varie forme di autoassicurazione esistenti;
  2. puntare sulla prevenzione nelle persone sane prima che si ammalino (perché non si può aspettare, prima di intervenire, che una persona si ammali esattamente come non si può aspettare che un incidente si verifichi senza fare nulla per impedirlo);
  3. costruire percorsi pratici concreti di prevenzione sia negli ospedali che sul territorio. Percorsi che siano stabili nel tempo e omogenei, a livello nazionale, negli interventi e nel linguaggio”.

“L’HCRM – conclude Firenze – sta cercando di costruire queste proposte in maniera condivisa, mettendo assieme le persone che, in tutta Italia, si scontrano ogni giorno con il rischio e le sue conseguenze”.

Prossimo banco di prova sarà, perciò, l’HACKATHON dedicato al contenimento delle Infezioni Correlate all’Assistenza che si terrà all’Ospedale del Mare di Napoli i 4 e 5 novembre prossimi. Un appuntamento concepito e svolto nel Meridione per trovare soluzioni di miglioramento applicabili in tutta Italia.