IG TETANO: COME EVITARE LE SOMMINISTRAZIONI SUPERFLUE

Il progetto al Pronto Soccorso dell’Ospedale San Paolo di Savona, presentato al Premio Sham 2018, ha permesso di identificare i pazienti non immunizzati ai quali circoscrivere il trattamento

 

Le Immunoglobuline antitetaniche (Ig tetano) sono emoderivati umani somministrati a pazienti con ferite potenzialmente infette, non coperti da vaccinazione per il tetano o con stato vaccinale non noto. Il tetano è una malattia acuta causata da una neurotossina prodotta dal Clostridium Tetani che può determinare un’infezione penetrando attraverso ferite sulla cute. La tossina determina una malattia spesso letale, invadendo il sistema nervoso e provocando una compromissione progressiva fino alla paralisi dei muscoli respiratori e quindi alla morte. Non stupisce pertanto che l’impiego delle Ig tetano in Pronto Soccorso sia molto frequente. All’Ospedale San Paolo di Savona, prima del 2018, si contavano circa 1600 somministrazioni all’anno.

Esistono, però, tre ‘complicazioni’ nell’impiego delle Ig tetano. Il primo è la necessità di acquisire un consenso informato alla luce del rischio allergico/anafilattico e di trasmissione di malattie intrinseco all’assunzione di emoderivati. Il secondo è la reperibilità delle stesse Ig tetano sul mercato che è suscettibile a periodiche oscillazioni. Il terzo è il costo, circa 18 euro per somministrazione a fronte dei 3 euro del costo del vaccino.

Rispondendo a questi diversi stimoli, il Pronto Soccorso dell’Ospedale San Paolo di Savona ha messo in uso un semplice metodo per determinare in anticipo lo stato immunologico antitetanico del paziente e verificare, perciò, la necessità o meno di un trattamento con immunoglobuline. La verifica avviene tramite prelievo di sangue capillare e attraverso un apposito kit gestibile dagli infermieri di triage o di sala del Pronto Soccorso. A tal fine è stato utilizzato l’SD BIOLINE Tetanus Test: un test rapido qualitativo in grado di rilevare la presenza di anticorpi contro il tetano (IgG/IgM) con limiti di rilevazione di 200mUl/ml nel sangue intero, quantità ritenuta adeguata per la copertura contro un eventuale contatto con la tossina tetanica. Il test, di rapida esecuzione, tempo tecnico di risposta 10 minuti, non ha nessuna interferenza con altri valori ematici e ha sensibilità del 96,5% e specificità dell’87%.

Il Dott. Roberto Lerza e il suo team

L’utilizzo del test prima della somministrazione delle gammaglobulineha permesso di ridurre le dosi somministrate da circa 130/mese a circa 80/mese.

Il progetto, presentato anche al Premio Sham 2018, ha permesso, perciò, di ottenere un risparmio significativo anche considerando il costo di 3,60 euro dei singoli test. Molto più rilevante a livello clinico,però,è la riduzione del rischio per i pazienti già immunizzati ai quali viene risparmiato un trattamento del quale non hanno bisogno ma che racchiude sempre, come la maggior parte dei trattamenti medici, un rischio potenziale.

Il progetto continua tutt’oggi e il 2018 si è chiuso con la riduzione lieve ma evidente sia delle dosi di vaccino che di quelle di gammaglobuline.

“NON C’È TEMPO DA PERDERE”: L’ALLARME ONU SULLA RESISTENZA ANTIMICROBICA

Se la crescente resistenza ai farmaci da parte dei microbi patogeni non viene arginata, un secolo di conquiste mediche rischia di essere messo in discussione. Il report delle Nazioni Unite riporta l’attenzione del mondo su una crisi silenziosa che uccide oltre 700 mila persone all’anno

 

Le malattie infettive hanno rappresentato una delle principali cause di morte fino all’avvento degli antibiotici. Oltre alle malattie, qualsiasi ferita, anche di lieve entità, poteva risultare un’infezione letale e lo stesso poteva dirsi di qualsiasi intervento chirurgico. L’introduzione della penicillina ha aperto le porte ad una nuova era. Eppure lo stesso Alexander Fleming, ricordato come lo scopritore della Penicillina, aveva intuito “un pericolo nell’uso degli antibiotici: esporre i microbi a dosi non letali della medicina che li rendano resistenti”. Era l’11 Dicembre 1945. Oggi quel pericolo si sta avverando.

A fine aprile 2019 l’Interagency Coordination Group on Antimicrobial Resistance delle Nazioni Unite ha presentato un rapporto destinato al Segretario Generale delle Nazioni Unite ed intitolato enfaticamente: “No Time to Wait: Securing the future from drug-resistant infections”.

L’analisi del rapporto è secca e non rassicurante: ogni anno muoiono 700 mila persone per malattie causate da gli agenti patogeni che hanno sviluppato una o più resistenze alle medicine che, fino ad oggi, erano state sufficienti per contrastarli. Nei prossimi decenni queste morti aumenteranno raggiungendo i dieci milioni nell’arco di 30 anni.

Non si tratta solo di una grande tragedia umana e di una catastrofe economica, i costi della quale saranno paragonabili alla crisi del 2008. Forse ancora più grave: i patogeni resistenti hanno la capacità di rimettere in discussione molte conquiste mediche date, ormai, per scontate.

“Sempre più numerose malattie comuni, come le infezioni del tratto respiratorio o urinario, non possono più essere curate – scrive la World Health Organization – procedure mediche in grado di salvare la vita diventano più pericolose e la catena di processazione del cibo si è fatta più precaria”.

E non si trattasolo di batteri,ma anche di funghi e protozoi patogeni che stanno sviluppando resistenze[1] perché messi troppo spesso in contatto[2] con le stesse medicine o principi attivi impiegati nella cura delle persone.Un problema che va molto oltre l’assistenza sanitaria e coinvolge direttamente i settori dell’allevamento o dell’agricoltura. É nell’allevamento, infatti, che gli antibiotici vengono profusi in maniera preventiva per garantire un tasso di crescita soddisfacente degli animali. Ed è nell’agricoltura che si usano antifungini praticamente identici a quelli impiegati in medicina. In entrambi i casi, i microbi –esposti in maniera massiccia a quelle che il Direttore del WHO Tedros Adhanom ha definito “le nostre più essenziali medicine” – vedono sorgere ceppi resistenti che proliferano al posto di quelli non resistenti i quali, invece, scompaiono.

The World Health Organization

Gli antimicrobici sono fondamentali per salvaguardare la produzione alimentarela sicurezza e il commerciocosì come la salute umana e animale.” – ha commentato José Graziano da Silva, Direttore Generale FAO – “I paesi possono promuovere sistemi alimentari sostenibili e pratiche agricole che riducano il rischio di resistenza agli antimicrobici ricercando valide alternative all’uso di questi ultimi, come stabilito nelle raccomandazioni del rapporto”.

“La resistenza antimicrobica – ha concluso alla presentazione del documento IACG il Vice Segretario Generale dell’ONU Amina Mohammed –è una delle maggiori minacce che affrontiamo come comunità globale. Questo rapporto riflette la profondità e la portata della risposta necessaria per frenare la sua ascesa e proteggere un secolo di progressi nel campo della salute. È proprio il caso di dire che non c’è tempo da perdere”.

 

[1] vedi anche Candida auris, il fungo killer che sfida i farmaci 

[2]  nel link la citazione riportata dal New York Times: “ Dr. Johanna Rhodes, an infectious disease expert at Imperial College London. “We are driving this with the use of antifungicides on crops,” she said of drug-resistant germs.

PREMIO SHAM PARTNER DI FEDERSANITÀ ANCI PER IL 4° ANNO CONSECUTIVO

Anche nel 2019 la Mutua francese avrà l’appoggio della Federazione con lo scopo, spiega la presidente Tiziana Frittelli, di trasformare le buone pratiche locali in modelli diffusi su tutto il territorio nazionale

 

Ci sarà̀ tempo fino a settembre 2019 per partecipare alla 4a edizione del ‘Premio Sham per la prevenzione dei rischi’, un’iniziativa unica in Italia che raccoglie, confronta e promuove i progetti di prevenzione messi in atto dalle strutture sanitarie su tutto il territorio nazionale. A novembre 2019 una speciale commissione di Risk Manager deciderà i vincitori assegnando i premi da 6mila euro destinati ad essere reinvestiti nella sicurezza delle cure.

Scopo del Premio Sham è, infatti, condividere le best practice sviluppate a livello delle singole strutture e farle conoscere perché vengano applicate a livello nazionale.

“Sin dalla sua fondazione in Francia 90 anni fa – spiega Roberto Ravinale, Direttore Esecutivo di Sham in Italia – la nostra Mutua ha lavorato al fianco di istituzioni sanitarie, sociali e medico-sociali per supportare le loro iniziative di prevenzione e Risk Management, sviluppando strumenti innovativi e buone pratiche da condividere per diminuire il rischio in sanità. Siamo un attore europeo di primo piano nel campo della responsabilità̀ civile sanitaria e, in virtù del nostro modello mutualistico, consideriamo la cultura e la prassi della prevenzione un obiettivo indipendente dalle logiche di mercato. Per questo condividiamo strumenti e buone pratiche nella sanità italiana senza distinzioni tra strutture associate o non. Il Premio Sham si basa, infatti, sull’assunto fondamentale che il rischio sia uguale per tutti e che tutti possano contribuire a trovare soluzioni comuni ad un problema comune”.

Confermata anche nel 2019 la partecipazione delle strutture sanitarie pubbliche grazie alla consolidata partnership con FEDERSANITÀ ANCI. Negli ultimi 3 anni i progetti presentati da decine di ASL italiane sono stati oltre 100.

“Per il quarto anno consecutivo Federsanità Anci ha scelto di condividere con Sham un percorso premiante per le strutture sanitarie che hanno dimostrato una particolare attenzione alla qualità delle cure mediante la promozione di iniziative finalizzate al miglioramento dei servizi attraverso percorsi sicuri e certificati. Ma c’è un obiettivo più grande – ha dichiarato Tiziana Frittelli, Presidente di Federsanità Anci – che è quello di far diventare modelli diffusi quelle che al momento restano buone pratiche in alcune realtà territoriali”.

“Per questa ragione Federsanità e Sham hannoconcordato per il prossimo triennio di affiancare al Premio ulteriori azioni di divulgazione della cultura della sicurezza in sanità come seminari,corsi di formazione che possano coinvolgere operatori,management e stakeholder. Prioritario resta infatti mettere in atto un’adeguata funzione di monitoraggio e gestione del rischio in sanità in tutte le strutture sanitarie al fine di moltiplicare le attività di prevenzione e fare un ulteriore passo in avanti, ovvero far sì che la gestione del rischio non si limiti agli eventi sentinella, ma entri nei processi clinici, nei percorsi diagnostici terapeutici, nel programma esiti, nell’accesso tempestivo alle cure, nell’appropriatezza, nella comunicazione con il paziente umana e non solo formale”.

Novità dell’edizione 2019 del Premio Sham,infine,è la partecipazione delle strutture private: sia di quelle senza scopo di lucro –grazie alla partnership con ARIS –sia di quelle private commerciali.

Un campione vario e rappresentativo della sanità italiana si incontra al Premio Sham per confrontare e diffondere le azioni e i progetti all’avanguardia volti a migliorare la sicurezza delle cure.

Per questo i progetti candidati al Premio Sham dovranno essere misurabili e replicabili in tutte le realtà sanitarie che vogliano adottarli.

“Il Premio Sham –conclude Ravinale –vuole offrire un contributo concreto alla sicurezza delle cure e, nel 2019, si dimostrerà ancora più efficace rispetto agli anni passati grazie alla creazione di due nuove categorie dedicate, rispettivamente alle strutture sanitarie private con o senza scopo di lucro. In questo modo tutti i volti della sanità italiana saranno riuniti in un unico progetto dedicato alla prevenzione”.

 

Per candidarsi al Premio Sham 2019 e scaricare la documentazione tecnica:http://bit.ly/PremioSham2019

 

Ascolta le testimonianze dei vincitori 2018

Scopri tutti i progetti dell’edizione 2018

OSPEDALE-TERRITORIO: COSA STA FACENDO L’ALTO ADIGE?

Il nuovo ruolo dei Medici di base, il rapporto tra cronicità e deprivazione economica, l’invecchiamento inesorabile della popolazione e gli ostacoli al cambiamento. Un’intervista a tutto campo con il DG dell’ASL Bolzano Florian Zerzer che parte da una radicale riorganizzazione dei servizi territoriali

 

Da circa un anno l’Alto Adige ha avviato un processo di riorganizzazione dei servizi territoriali per i suoi 524.000 abitanti partendo dall’esigenza di far fronte, e sul lungo periodo, all’aumento delle cronicità e dell’invecchiamento della popolazione. Tra le tante misure intraprese, una è l’organizzazione di oltre 280 medici di medicina generale in 27 Aggregazioni funzionali territoriali.“Questo – spiega il DG dell’ASL Bolzano, Florian Zerzer – ci ha permesso di garantire un orario di apertura mediamente di 12 ore”. Non è una misura isolata ma un esempio di una strategia più vasta. Da anni l’Alto Adige ha puntato su un sistema di servizi sociali che è divenuto il primo nel Paese con oltre 4.300 posti letto residenziali e servizi alla persona integrati da un assegno di cura per oltre 19.000 persone. Recentemente l’ASL ha adottato un Piano per le Cronicità modellato sulle esigenze particolari della Provincia e nel quale è centrale la definizione del rapporto tra ospedale e territorio.

Direttore Zerzer: perché è così importante definire i confini dell’assistenza ospedaliera e territoriale?

L’Italia è destinata a diventare nei prossimi anni il Paese più vecchio del mondo. L’anno scorso 24 milioni di italiani hanno dichiarato di essere affetti da una patologia cronica e nel 2028 il valore sarà di 25 milioni di cui 14 con multicronicità. Attualmente, si stima che si spendano circa 67 miliardi per affrontare il problema e la richiesta di risorse aumenterà, soprattutto se non si affrontano iproblemi socio-economici. È dimostrato che la percentuale di pazienti cronici aumenta in presenza di fenomeni di deprivazione.

Questa tendenza vale chiaramente anche in Alto Adige dove i 154.000 pazienti cronici sono destinati ad aumentare progressivamente fino a sfiorare i 190.000 nel 2035 e dove la spesa è per il 70% orientata alla loro assistenza.

I nuovi bisogni, sanitari e – sottolineo – sociali,possono essere affrontati con strumenti nuovi di riorganizzazione dell’assistenza primaria che vedono i medici di medicina generale, gli infermieri, il personale del sociale lavorare insieme secondo percorsi assistenziali condivisi.

Questa è la sfida che molte Regioni stanno affrontando secondo modelli organizzativi centrati sulla presa in carico della persona.

Quale principio deve regolare la relazione tra i due ambiti dell’assistenza?

L’assistenza ospedaliera deve focalizzarsi sul trattamento delle condizioni acute. Il principio guida è quello dell’intensità delle cure: percorsi interni diversificano il flusso dei pazienti, orientando i più gravi verso le aree a più elevata assistenza in regime di ricovero ordinario e i pazienti meno gravi verso modelli organizzativi “aperti” come il day service, la day surgery, il day hospital.

Il territorio, invece, deve dare risposte sia abisogni sanitari che sociali. Queste risposte devono essere integrate e devono poter garantire la continuità delle cure nel tempo anche nell’ottica di ridurre gli accessi ospedalieri ai soli casi appropriati. Per questo uno degli aspetti centrali dell’assistenza sul territorio è la coordinazione degli interventi tra molte e diverse figure professionali.

Nel prossimo futuro la spesa sociale è destinata ad aumentare come quella sanitaria e l’intercettazione dei pazienti fragili, prevalentemente cronici, non può che avvenire a carico dei servizi sul territorio. Certamente queste due metà della mela, ospedale e territorio, dovranno integrarsi in maniera crescente, definendo, in particolare, le modalità di transito dei pazienti da un ambito all’altro.

Florian Zerzer, DG dell’ASL Bolzano

Quali soluzioni sviluppate o applicate in Alto Adige possono divenire buone pratiche alle quali altre ASL potranno ispirarsi?

Alla fine del mese di gennaio i medici di medicina generale coinvolti dall’Azienda nell’arruolamento dei pazienti diabetici secondo un PDTA condiviso, saranno ricontattati ed inseriti in una piattaforma informatica collegata al fascicolo sanitario elettronico e ad un sistema di prenotazione che dovrebbe consentirci di governare meglio le liste di attesa. Altri percorsi assistenziali condivisi tra medici di medicina generale e specialisti ospedalieri sono in fieri e andranno ad arricchire il fascicolo e i sistemi di interconnessione tra servizi.

Sono partite importanti esperienze territoriali di integrazione con il mondo del sociale (punti unici di accesso), sono stati individuati i requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi dei posti letto di cure intermedie, sono stati avviati i primi corsi di formazione sul campo.

Quali elementi, infine, ostacolano l’evoluzione?

Il problema culturale è al centro di tutti i cambiamenti. Convincere ed orientare il personale medico e le altre professioni sanitarie e sociali a lavorare assieme è complesso. Negli ospedali questa cultura è più diffusa e favorita dalle ‘mura’ all’interno delle quali i servizi si sono sviluppati nel tempo. Non è così per il territorio dove i servizi, spesso lontani tra loro, non si interconnettono e non si scambiano informazioni. Anche la carenza di flussi informativi provenienti dai servizi territoriali è un problema in quanto non consente di conoscere i bisogni delle persone.

Anche per questosento di dover ringraziare i tanti gruppi di professionisti che hanno lavorato e stanno lavorando in Azienda su questi temi, ma anche le Associazioni dei cittadini con i quali abbiamo condiviso la Carta dei servizi, le Associazioni di volontariato che stiamo coinvolgendo in alcune iniziative, i Dirigenti dell’Assessorato che hanno portato avanti le delibere di Giunta e alla Giunta stessa che le ha prontamente adottate.

Penso che il bilancio della nostra esperienza fin qui sia positivo ma anche che il lavoro da fare sia ancora molto lungo.

TERRITORIO E INFEZIONI: I DUE GRANDI TEMI DELLA SANITÀ CONTEMPORANEA

In questo numero Sanità 360 arricchisce il suo dossier con un’altra testimonianza di altissimo livello sull’evoluzione dei servizi socio sanitari territoriali e la loro relazione con l’attività per acuti negli ospedali

 

Dopo aver presentato l’esperienza della Puglia e del Piemonte nei numeri precedenti, oggi pubblichiamo l’intervista il DG dell’ASL Bolzano Florian Zerzer incentrata su un’importante riorganizzazione dei servizi territoriali, il loro rapporto con i reparti specialistici, il coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale e il quadro demografico ed epidemiologico nel quale questa trasformazione si cala.

Sempre al territorio è dedicato il duplice approfondimento del Premio Sham, l’iniziativa che si propone di trasformare le buone pratiche di prevenzione locali in modelli diffusi a livello nazionale.

Altro grande tema sanitario – e globale – è il contenimento delle infezioni legate all’assistenza con particolare attenzione per la crescita dei microbi drug-resistant. Un tema che un recente rapporto ONU ha rilanciato con forza e che la nostra Newsletter tratterà anche nei prossimi numeri dando voce ai professionisti sanitari che stanno affrontando questa crescente emergenza.

 

Anna Guerrieri

Risk Manager SHAM

UN NUOVO ANNO DI CRESCITA PER RELYENS

Resi noti i risultati 2018 del gruppo assicurativo mutualistico Relyens che in Italia, con il suo marchio Sham, è leader nella RCM nelle regioni settentrionali del Paese servendo 70 ospedali pubblici e 1 fondazione privata. Sham in Italia si è aggiudicata i Piani Regionali di Piemonte, Veneto, Val d’Aosta, Friuli.  La caratteristica del modello mutualistico è quella di non limitarsi ad assicurare il rischio, ma abbinare proposte assicurative e servizi di gestione dei rischi integrati al fine di avviare percorsi di miglioramento della sicurezza

 

Relyens, Gruppo mutualistico europeo di riferimento nell’assicurazione e nella gestione dei rischi al servizio degli operatori sanitari e degli enti locali, presenta per la prima volta i suoi risultati annuali con la sua nuova identità. Il Gruppo, fortemente radicato nell’ecosistema dei propri clienti con i marchi Sham, Sofaxis e Neeria, propone soluzioni globali personalizzate abbinando proposte assicurative e servizi di gestione dei rischi.

– Nel 2018 Relyens ha raccolto premi per 847 mln di € (di cui 340 mln di € nel ramo danni e 507 mln € nelle assicurazioni di persone), con un incremento di 19 mln di € rispetto al 2017.

– Il fatturato del gruppo ha raggiunto i 456 mln di €, in aumento di 17 mln di € rispetto al 2017.

– Il risultato netto è stato pari a 16 mln di €. È un risultato di buon livello, seppure in calo dopo un esercizio 2017 caratterizzato da utili molto elevati grazie all’attività di investimenti finanziari del gruppo.

Dominique Godet, Direttore Generale del Gruppo Relyens, ha dichiarato: «Gli ottimi risultati ottenuti nel 2018 testimoniano ancora una volta della fiducia dei nostri clienti e della validità della nostra strategia. Nel 2019 iniziamo una nuova fase dinamica nella vita del Gruppo, lanciando un progetto ambizioso per consolidare le nostre posizioni in Europa con un portafoglio di attività diversificato, per affermarci come un gruppo europeo di riferimento nelle assicurazioni e nella gestione dei rischi. In un contesto di profondi mutamenti strutturali, organizzativi e sociali, abbiamo la volontà di rappresentare un operatore di fiducia, per essere sempre più efficacemente al fianco dei nostri clienti nella realizzazione dei loro compiti di interesse generale».

Dominique Godet, Direttore Generale del Gruppo Relyens

Un gruppo di riferimento nei nostri mercati

– In Italia Sham è leader nella RCM nelle regioni settentrionali del Paese servendo 70 ospedali pubblici e 1 fondazione privata. La società mutualistica si è aggiudicata il contratto regionale del Veneto e ha confermato quello della regione Piemonte, portando a quattro il numero di programmi regionali assicurati (Piemonte, Veneto, Val d’Aosta, Friuli).

– In Francia il Gruppo collabora con gli operatori della sanità (Sham) e degli enti locali (Sofaxis) nella protezione contro tutti i loro rischi. Il contesto di mercato si evolve intorno a mutamenti rilevanti tuttora in corso (riforma del sistema sanitario, evoluzione della funzione territoriale), a vincoli normativi e finanziari notevoli sia a livello di strutture sanitarie che degli enti locali, ed è caratterizzato da una concorrenza intensa, accanita e persistente.

Grazie a Sham, prima compagnia assicuratrice della Responsabilità Civile Medica presso le strutture sanitarie pubbliche e private, il Gruppo non solo ha mantenuto la supremazia in questi due segmenti, ma ha anche rafforzato la presenza presso le strutture private. Il Gruppo ha proseguito l’espansione presso le strutture socio-sanitarie, in particolare nei segmenti degli anziani e dei disabili. Nel segmento dei professionisti della sanità, l’andamento degli anni precedenti ha accelerato il passo registrando un notevole incremento del fatturato, salito del 19%. Sham si è rafforzata anche nelle assicurazioni alle persone. Da maggio 2018 la società mutualistica collabora con i ministeri che svolgono funzioni sociali (Sanità, Lavoro, Istruzione Nazionale e Sport) nella protezione sociale dei loro addetti. Questo bando di gara è il secondo vinto da Sham in collaborazione con la MGAS, dopo quello aggiudicato nel 2017 per la protezione dei dipendenti della Direzione Generale dell’Aviazione Civile francese (DGAC).

Per quanto riguarda gli enti territoriali, il Gruppo, tramite la sua filiale Sofaxis, mantiene la posizione di leader nella protezione contro i rischi derivanti da obblighi di legge e registra un’intensa crescita nel settore della previdenza collettiva. Grazie alla collaborazione con Fonpel e Prefon per la parte pensionistica il Gruppo propone un’offerta completa in materia di protezione sociale.

– In Spagna, tramite Sham il Gruppo è il principale assicuratore nella Responsabilità Civile Medica (RCM) presso le strutture pubbliche ed è un operatore di primo piano con le associazioni professionali dei medici. Sham assicura oltre 46.000 medici, 150 strutture sanitarie e 1.250 centri di cura e ha registrato eccellenti risultati commerciali nel 2018 (rinnovo del contratto del sistema sanitario di Madrid e Contratto degli ospedali a gestione pubblica del Gruppo QuironSalud).

– In Germania Sham intensifica l’impegno e gli investimenti per contribuire all’evoluzione di un mercato molto competitivo, funzionante ancora in base ad eventi generatori di responsabilità e non alle richieste di risarcimento.

 

Una solidità finanziaria che consente di potenziare la capacità d’investimento e l’indipendenza del gruppo

L’attività di investimento di Sham, società capogruppo di Relyens, nell’anno in esame ha messo a segno un’altra eccellente performance ottenendo un risultato finanziario di 51,30 mln di €. Quest’attività riflette l’impegno di Relyens al servizio del proprio ecosistema. Dal 2006 Sham ha investito 60 mln di € in oltre 20 società innovative operanti nella sanità tradizionale e telematica, nelle biotecnologie e nello sviluppo di nuovi dispositivi medicali. Il gruppo partecipa anche al finanziamento dei progetti dei clienti con uno stanziamento 100 mln di € per prestiti che permettono alle strutture sanitarie di soddisfare le loro esigenze di investimenti, di sviluppo e di ristrutturazione.

Più recentemente, ossia a fine 2018, è stato istituito il Fondo Sofaxis Investissements et Territoires, grazie al quale gli enti locali potranno investire per finanziare i progetti locali.

Nel 2018 il livello di sinistrosità è rimasto elevato a 362 mln di € (rispetto a 361,70 mln di € nel 2017), a conferma della tendenza all’aumento del costo degli indennizzi dal 2011. L’andamento dell’indice di frequenza RCM è salito da 241 nel 2017 a 244 nel 2018.

I capitali propri hanno totalizzato 342,20 mln di € (da 322,50 mln di € nel 2017). Il coefficiente di solvibilità, ancora ampiamente superiore agli obblighi di legge, al 31 dicembre 2018 era invariato rispetto al 2017 a quota 170%. Per il 4° anno consecutivo l’agenzia di rating AM Best successivo ha sottolineato la nostra solidità e le performance finanziarie.

Un nuovo piano strategico che punta al 2021, per realizzare la nostra ambizione europea presso gli operatori che svolgono compiti di interesse generale

Il progetto strategico di Relyens, lanciato a gennaio 2019, si articola su 3 assi portanti:

1/ Restare al centro del proprio ecosistema: tramite le collaborazioni con le principali associazioni professionali dei Paesi in cui è presente, le comunità scientifiche, i circoli di riflessione e le attività di investimento, Relyens contribuisce attivamente allo sviluppo del proprio contesto e favorisce l’innovazione, la competenza e la creazione di valore.

2/ Proporre un’offerta di valore integrata incentrata sulle 2 grandi attività operative storiche del Gruppo – il rischio medico e la protezione sociale – facendo leva su tre marchi:

  • Sham è l’operatore di riferimento presso gli operatori sanitari e il primo operatore nella responsabilità civile medica in Europa;
  • Sofaxis è l’operatore leader nell’assicurazione dei rischi derivanti da obblighi di legge e nella protezione sociale presso gli enti territoriali;
  • Neeria è una società di Consulenza che fornisce servizi ed eroga formazione alle strutture sanitarie e agli enti locali, prestando particolare attenzione all’innovazione.

Attualmente Relyens propone un’ampia offerta che abbina soluzioni assicurative – assicurazioni di persone e beni (danni a terzi, auto, edilizia, cyber-rischio…) – e servizi di Risk Management.

3/ Affermare un modello aziendale diverso: dal 2017 tutti i collaboratori del Gruppo sono coinvolti in un processo di trasformazione culturale dell’azienda, coniugando autonomia e responsabilità, valore riconosciuto al cliente e rispetto delle esigenze professionali. Partendo dalla storia, del spirito mutualistico e dalla ricchezza dei profili e delle professionalità del Gruppo (per provenienza, lingue, cultura ed età), i nostri collaboratori hanno definito congiuntamente nuove modalità operative per allinearsi pienamente al progetto del Gruppo ed ottimizzare le interazioni non solo tra loro e con i clienti, com’è ovvio, ma anche con l’insieme degli stakeholder del Gruppo.

Dati chiave

Relyens assicura e protegge oltre 30.000 soci/assicurati e assicura 900.000 persone in 4 Paesi.

In Francia il Gruppo assicura:

●      2 strutture sanitarie su 3 per responsabilità civile medica

●      1 struttura sanitaria su 3 per i rischi del personale

●      2 Servizi provinciali antincendio e di soccorso su 3

●      1 ente locale su 2

●      2 centri di gestione su 3

Il Gruppo, presente in tutti i Poli ospedalieri territoriali francesi, assicura sia la struttura capogruppo che le altre strutture appartenenti al polo.

In Spagna il Gruppo assicura la Responsabilità Civile Medica di:

●      Oltre 46.000 medici

●      150 strutture sanitarie

●      1.250 centri di cura

In Italia il Gruppo garantisce la Responsabilità Civile Medica di:

●      70 ospedali pubblici

●      1 fondazione privata

«Informazione importante: i dati riportati nel presente documento sono tratti dal bilancio annuale approvato dal Consiglio di Amministrazione di Sham nella riunione del 5 aprile 2019 e saranno sottoposti al voto dei Soci nell’Assemblea Generale del 14 giugno 2019. Potranno quindi essere considerati definitivi solo dopo la loro approvazione in tale data.»

 

Qualche dato su Relyens

Con quasi 1.000 collaboratori, oltre 30.000 clienti e associati e 900.000 assicurati in 4 Paesi (Francia, Spagna, Italia e Germania), Relyens è un gruppo mutualistico europeo di riferimento nelle assicurazioni e nella gestione dei rischi, al servizio degli operatori della sanità, dei servizi sociali e degli enti locali che svolgono compiti di interesse generale. Il Gruppo, fortemente radicato nella clientela con i marchi Sham, Sofaxis e Neeria, propone soluzioni globali personalizzate abbinando soluzioni assicurative (assicurazioni di persone e beni) e servizi di gestione dei rischi. Nel 2018 Relyens ha raccolto 847 mln di € di premi realizzando un giro d’affari di 456 mln di €.

www.relyens.eu

Twitter: @Relyens

PREMIO SHAM 2019: TUTTI I VOLTI DELLA SANITÀ UNITI NELLA PREVENZIONE

Nel 2019 il Premio Sham vedrà protagoniste sia strutture sanitarie pubbliche che private commerciali o senza scopo di lucro, con progetti innovativi che migliorano la gestione del rischio e aumentano la qualità delle cure. 6mila euro destinati ai vincitori da reinvestire nella sicurezza. 31 i progetti del 2018 da 9 regioni italiane

 

Roma, 06 Maggio 2019 – Ci sarà tempo fino a settembre 2019 per partecipare alla 4a edizione del Premio Sham per la prevenzione dei rischi, un’iniziativa unica in Italia che raccoglie, confronta e promuove i progetti di prevenzione messi in atto dalle strutture sanitarie su tutto il territorio nazionale. Una speciale commissione di Risk Manager deciderà i vincitori a novembre assegnando i premi da 6mila euro destinati a essere reinvestiti nella sicurezza delle cure.

Novità dell’edizione 2019 è la partecipazione non solo delle strutture pubbliche, grazie alla partnership con Federsanità ANCI, ma anche di quelle private senza scopo di lucro grazie alla partnership con ARIS e di quelle private commerciali. Un campione vario e rappresentativo della Sanità italiana con azioni o progetti all’avanguardia volti a migliorare la sicurezza dei pazienti e del personale socio-sanitario.

Scopo del Premio Sham, infatti, è condividere le best practice sviluppate a livello delle singole strutture e farle conoscere perché vengano applicate a livello nazionale.

“Sin dalla sua fondazione in Francia 90 anni fa – spiega Roberto Ravinale, Direttore Esecutivo di Sham in Italia – la nostra Mutua ha lavorato al fianco di istituzioni sanitarie, sociali e medico-sociali per supportare le loro iniziative di prevenzione e Risk Management, sviluppando strumenti innovativi e buone pratiche da condividere per diminuire il rischio in sanità. Siamo un attore europeo di primo piano nel campo della responsabilità civile sanitaria e, in virtù del nostro modello mutualistico, consideriamo la cultura e la prassi della prevenzione un obiettivo indipendente dalle logiche di mercato. Per questo condividiamo strumenti e buone pratiche nella sanità italiana senza distinzioni tra strutture associate o non. Il Premio Sham si basa, infatti, sull’assunto fondamentale che il rischio sia uguale per tutti e che tutti possano contribuire a trovare soluzioni comuni ad un problema comune”.

Da qui nasce la condizione che i progetti presentati siano misurabili e replicabili in altre realtà sanitarie che vogliano adottarli. “Il Premio Sham vuole, così, offrire un contributo concreto alla sicurezza delle cure e, nel 2019, si dimostrerà ancora più efficace rispetto agli anni passati grazie alla creazione di due nuove categorie dedicate, rispettivamente alle strutture sanitarie private con o senza scopo di lucro. In questo modo – conclude Ravinale – tutti i volti della Sanità italiana saranno riuniti in un unico progetto dedicato alla prevenzione”.

Per candidarsi al Premio Sham 2019 e scaricare la documentazione tecnica: http://bit.ly/PremioSham2019

Ascolta le testimonianze dei vincitori 2018

Scopri tutti i progetti dell’edizione 2018

 

UN’ALLEANZA PER LA QUALITÀ DELLE CURE MEDICHE

Strumenti concreti per mappare, prevenire e gestire il rischio e i sinistri in sanità: siglato l’accordo all’insegna del no-profit tra la Mutua assicurativa Sham Italia e l’Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari italiani che annovera ben 26mila posti letto e impiega oltre 50mila professionisti sanitari

 

ROMA, 11 Aprile 2019 – L’Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari italiani e la Mutua assicurativa Sham Italia hanno stretto una partnership sulla base di una missione e una filosofia comuni: operare nell’interesse generale del mondo della sanità contribuendo alla sicurezza delle cure e a diffondere la cultura della prevenzione.

ARIS è costituita da oltre 240 strutture sanitarie e socio-sanitarie che spaziano dai centri di riabilitazione e istituti di ricovero a carattere scientifico alle case di cura. Attiva in ambito nazionale da oltre cinquant’anni, rappresenta una rilevante componente del mix pubblico-privato, operante senza fine di lucro, con un’offerta globale di assistenza socio-sanitaria sul territorio nazionale di circa 26mila posti letto dei quali 15mila in area ospedaliera, 11mila in quella extraospedaliera ai quali vanno sommati 10mila assistiti dell’area semiresidenziale ed ambulatoriale.

Anche Sham in Italia opera nell’interesse generale dei soci/assicurati della Mutua assicurativa specializzata nella responsabilità civile sanitaria. La sua particolarità è il fatto che non si limita ad assicurare il rischio delle strutture ospedaliere, ma fornisce strumenti e strategie per accompagnare i soci/assicurati in un percorso di crescita nella sicurezza delle cure. Tra questi strumenti, sviluppati e continuamente aggiornati in più di novant’anni di storia, figurano: la mappatura a priori per quantificare attraverso oltre cento parametri di valutazione il rischio in sanità e ridurlo; l’analisi degli eventi avversi per costruire il miglioramento sulla base dell’esperienza; la gestione dei sinistri per garantire sostenibilità all’azienda sanitaria e tutela della dignità dei pazienti che hanno subito un danno con responsabilità accertata.

Tra i vantaggi che la partnership con Sham Italia offrirà ai soci ARIS figura l’accesso privilegiato a queste competenze e la partecipazione a una speciale edizione del Premio Sham per la prevenzione dei rischi: un concorso annuale che premia le buone pratiche di prevenzione locali per farle conoscere ed applicare a livello nazionale.

“Come dimostra l’accordo stretto con l’Associazione Religiosa Istituti Socio Sanitari italiani – spiega Roberto Ravinale, Direttore Esecutivo di Sham in Italia – la nostra Mutua ha la vocazione di condividere la sua esperienza e i suoi strumenti con tutti i professionisti e tutte le strutture sanitarie al fine di sviluppare e diffondere buone pratiche di prevenzione e strategie comuni di miglioramento della qualità delle cure per ogni cittadino”.

“La sicurezza delle cure – continua il Presidente ARIS P. Virginio Bebber – è il singolo comune denominatore di tutti gli operatori del panorama sanitario: un orizzonte di prevenzione che unisce pubblico e privato e che coincide perfettamente con la missione delle Opere sanitarie senza fine di lucro. Contribuire al continuo aggiornamento delle pratiche e della cultura sanitaria per garantire una cura competente e integrale della persona che soffre è l’obiettivo che ARIS persegue. Facilitare tramite la partnership con Sham la condivisione delle migliori tecniche della gestione del rischio tra tutte le strutture aderenti all’associazione e i 59mila professionisti sanitari che vi lavorano, è una conferma di questo contributo, nonché un’occasione per sottolineare il ruolo e la dedizione del non-profit privato nell’universo della Sanità italiana”.

ASL TO 3: LA GRANDE TRASFORMAZIONE ALL’INSEGNA DEL CHRONIC CARE MODEL

Il passaggio da ospedale per acuti a polo territoriale: l’esperienza di Avigliana e il ruolo della ‘medicina della convalescenza’ nel prevenire le riacutizzazioni delle cronicità

Integrazione ospedale-territorio, invecchiamento della popolazione, necessità di adattare gli ospedali ai bisogni di salute. Sono questi i punti chiave che hanno guidato la trasformazione del Polo Sanitario di Avigliana nel territorio della ASL TO 3 Collegno e Pinerolo: ospedale per acuti nel 2013; Casa della Salute per le cure domiciliari e le degenze post acuzie sotto la supervisione dei Medici di Medicina Generale (MMG), oggi.

“Una trasformazione che non affonda le sue radici in un’esigenza di razionalizzazione economica, ma nel bisogno di salute della popolazione che invecchia” tiene a precisare il direttore del Distretto Val Susa – Val Sangone, il dottor Mauro Occhi.

Il cambiamento di Avigliana ѐ stato profondo. Meno di sei anni fa c’erano reparti di medicina interna, chirurgia e ortopedia, un punto nascite e un centro prelievi e altri servizi ancora.

Nel 2019 tutto questo non c’ѐ più e le prestazioni sanitarie ruotano attorno a tre capisaldi. Il primo sono 18 posti letto per degenze post acuzie, con i pazienti inviati principalmente dai reparti specialistici di medicina interna, chirurgia e ortopedia degli ospedali limitrofi per la convalescenza. 20 MMG a turno assistono questi pazienti e possono, ove lo reputino necessario, effettuare esami diagnostici, a cardiologici o radiologici, inviandoli in telemedicina ai medici specialisti per refertazione o consulto. Lo stesso servizio di telemedicina ѐ inserito nel secondo caposaldo del polo di Avigliana: le cure domiciliari.

Gli infermieri coordinano gli interventi e, dove necessario, coinvolgono i medici negli interventi domiciliari, utilizzando strumenti compatti e portatili per effettuare esami diagnostici e diversi device mobile per documentare, ad esempio, il progresso di lesioni o piaghe e richiedere diagnosi e terapie. Il terzo caposaldo di Avigliana ѐ la Casa della Salute propriamente detta, ovvero la possibilità, da parte dei MMG, di inviare i pazienti al Polo sanitario e ai loro colleghi in turno affinché vengano visitati, sottoposti ad accertamenti come l’elettrocardiogramma, tenuti in osservazione per qualche tempo e, eventualmente, ricoverati”.

“Abbiamo riacquistato una fortissima integrazione tra assistenza sanitaria e assistenza sociale – spiega Piero Genovese, Coordinatore infermieristico nel Distretto Val Susa – Val Sangone. La cura degli acuti spesso non cura le ragioni dell’acuzie. Ci sono dimensioni sociali, economiche e abitative della malattia che non possono essere affrontate in un setting specialistico. Le cure domiciliari e il lavoro a fianco della famiglia affrontano queste dimensioni mentre la riabilitazione riduce di molto la probabilità che una nuova crisi si ripresenti. Quello che facciamo al Polo di Avigliana è un correttivo ad uno sviluppo iper tecnico della medicina al quale abbiamo assistito. Oggi torniamo a curare la persona come persona”.

A sx la dottoressa Monica Rebora, DS ASL TO 3; a dx Piero Genovese, Coordinatore infermieristico nel Distretto Val Susa – Val Sangone

In pratica, il Polo offre una valvola di sfogo importante, soprattutto per quei pazienti che vengono dimessi dai reparti specialistici dopo pochi giorni dall’intervento ma non possono dirsi del tutto guariti.

“Quello che possiamo chiamare ‘medicina della convalescenza’ – scandisce il dottor Occhi – ѐ importante tanto quanto qualsiasi altro ambito delle cure e lo ѐ, in particolar modo, quale strumento di prevenzione delle riacutizzazioni nella cronicità. Con l’invecchiamento della popolazione, la corretta convalescenza e l’assistenza sanitaria nello spazio intermedio tra il reparto specialistico e il domicilio hanno la possibilità concreta di ridurre le ospedalizzazioni, confinandole negli ultimi mesi di vita, e non negli ultimi venti anni come avviene, oggi, con le malattie croniche e gli anziani che entrano ed escono continuamente dagli ospedali”.

Polo Sanitario di Avigliana

“Questa visione ѐ alla base del Chronic Care Model applicato nel Polo di Avigliana. È un progetto di gestione delle cronicità che sostituisce la responsabilità individuale del singolo specialista con una responsabilità condivisa nel percorso di cura tra tutti i professionisti sanitari. É, perciò, un modello che cambia non solo l’approccio alla persona assistita ma il ruolo e l’autonomia dell’infermiere, che diventa il vero case manager, lo snodo di tutte le informazioni e il coordinatore di tutti gli interventi che costellano la storia sanitaria di ogni singolo paziente. É, infine, il modello scelto da alcune tra le maggiori compagnie assicuratrici statunitensi, il che testimonia il valore, sia in salute sia economico, racchiuso in un approccio che favorisce la prevenzione piuttosto che la cura degli stadi acuti”.

“In quest’ottica, e considerando l’invecchiamento della popolazione, la riduzione delle risorse e il peso insostenibile che la cura delle cronicità promette di rovesciare sui sistemi sanitari, il Chronic Care Model è anche l’unica scelta possibile per i Paesi ad alto reddito al fine di arginare l’ospedalizzazione seriale degli anziani e garantire una nuova risposta sanitaria calibrata sui loro nuovi bisogni di salute”.

COME AVVIENE IL PASSAGGIO DA OSPEDALE A TERRITORIO?

Lo sviluppo dei servizi sul territorio è un elemento presente nel dibattito e nella pianificazione sanitaria di tutti i Paesi ad alto reddito da, ormai, diversi anni. Ma come avviene, nel concreto, il passaggio?

 

Sanità 360 ha avuto il privilegio di visitare il Polo Sanitario di Avigliana, nel territorio della ASL TO 3 Collegno e Pinerolo, che ha avviato questa trasformazione a partire dal 2013. Un percorso, raccontato nella seguente intervista, che ha portato il Polo dal gestire reparti per acuti all’ospitare le degenze affidate ai Medici di Medicina Generale e coordinare gli interventi di assistenza domiciliare.

Il sopralluogo è avvenuto all’interno del seminario GRAPH Europe che si è tenuto a Torino tra il 17 e il 20 aprile 2019 e che, a riprova dell’interesse internazionale per la tematica, ha riunito decine di direttori e rappresentanti della Sanità francese venuti a confrontarsi con l’esperienza delle sanità regionali in Italia e piemontese in particolare.

Sham, che assicura il Piano Regionale della Regione Piemonte, ha partecipato con entusiasmo al seminario, ribadendo la vocazione al confronto e allo scambio delle esperienze che contraddistingue il suo modello mutualistico.

E sempre alla mutualità è correlata un’altra importante notizia contenuta nel numero odierno della Newsletter. É stata, infatti, sottoscritta una partnership all’insegna del non profit in sanità tra SHAM e le strutture sanitarie associate ad ARIS: l’Associazione Religiosa degli Istituti Sanitari che operano senza fine di lucro.

La partnership metterà a disposizione dei soci ARIS gli strumenti sviluppati da Sham per migliorare la mappatura e la gestione integrata di Risk Management e gestione dei sinistri, costruendo percorsi di crescita in sicurezza per ogni struttura che desideri intraprenderli e confermando, ancora una volta, che la Mutua SHAM non si limita ad assicurare il rischio in sanità, ma è impegnata a tutto tondo per ridurlo concretamente.

Una modalità è il Premio Sham per la prevenzione dei rischi del quale siamo felici di annunciare oggi il lancio della 4 edizione italiana. Si tratta di un’iniziativa unica nel nostro Paese che confronta, premia e promuove i progetti di prevenzione del rischio messi in atto nelle diverse Asl dei territori italiani con l’obiettivo di far adottare a livello nazionale le migliori best practice locali. Nel 2019 il Premio aggiunge anche un’importante novità: grazie alla partnership con ARIS l’edizione di quest’anno sarà aperta, per la prima volta, anche alle strutture sanitarie private, aggiungendo un ulteriore, importante tassello, all’impegno di Sham nella sicurezza dell’ecosistema sanitario italiano.

 

Anna Guerrieri

Risk Manager Sham