GIOCO D’AZZARDO: LA MINACCIA NASCOSTA ALLA SALUTE DELLA DONNA
La patologia da gioco colpisce uomini e donne in egual misura, ma le donne chiedono aiuto ancora meno degli uomini. Un sommerso che il SERD dell’ASST Cremona sta cercando di portare alla luce
“In Italia la dipendenza da gioco è un fenomeno esteso e sommerso – spiega Roberto Poli, Direttore SERD dell’ASST Cremona – Esteso perché culturalmente l’abitudine al gioco, dal lotto ai ‘gratta e vinci’, è diffusa, ha una tradizione storica ed è socialmente accettata. Sommerso perché più la persona si indebita e consuma le risorse della famiglia, più si vergogna di un comportamento che non riesce a correggere e agli effetti del quale cerca di rimediare, il più delle volte, continuando a giocare”.
Dottor Poli, quand’è che il gioco viene classificato come malattia?
Quando impedisce alla persona di scegliere. La condizione che chiamiamo dipendenza è dipinta con precisione dalla radice latina della parola inglese addiction: il significato letterale è schiavitù. Quando i tentativi delle persone di smettere di giocare, fumare, assumere alcolici o stupefacenti si rivelano infruttuosi nonostante la sua volontà, allora la libertà è messa a tacere dal bisogno. Lì inizia la malattia.
Qual è l’incidenza della patologia da gioco nelle donne?
Uguale a quella degli uomini, ma ancora più difficile da intercettare. Le donne sono vittime di questa dipendenza, ma, ancora meno degli uomini sono inclini a chiedere aiuto.
Quand’è che una persona che gioca accede al vostro servizio?
Tendenzialmente ciò avviene negli stadi avanzati, quando la situazione economica è compromessa. Molto spesso i primi che vediamo sono i familiari che cercano di capire come affrontare il problema del congiunto.
Quali sono le vostre strategie per far sì che le donne chiedano aiuto?
Il SERD di Cremona ha creato un percorso di cura espressamente riservato alle donne che soffrono da dipendenza da gioco. Un percorso dove confidiamo le donne possano sentirsi più a loro agio e superare la ritrosia a intraprendere un percorso terapeutico. Parallelamente, ci sforziamo di comunicare che questo servizio esiste. Un esempio è stata la partecipazione all’Open Day BeneEssere Donna, la giornata dedicata dall’ASST Cremona alle visite gratuite e senza prenotazione in ambito senologico, ginecologico e ai servizi territoriali collegati alla maternità e alla salute femminile.
Quale forma assume la dipendenza da gioco nelle donne?
Spesso si esprime nel consumo di ‘gratta e vinci’ e simili, meno attraverso le sale scommesse, le macchinette nei bar o nelle sale da gioco che sono ambiti prevalentemente maschili.
Quanto è esteso il fenomeno della dipendenza da gioco d’azzardo?
Molto. Le stime variano, ma moltissime più persone avrebbero bisogno di essere seguite di quante effettivamente accedano ai servizi. Il SERD dell’ASST Cremona ne ha in carico 52: una frazione di quelli che speriamo di coinvolgere nei percorsi di cura. É una tematica molto sentita a livello regionale al punto che stiamo per ricevere finanziamenti specificamente diretti ad intercettare il bisogno sommerso di cure attraverso un importante investimento in comunicazione e sensibilizzazione, oltre che, ovviamente, di prevenzione nelle scuole.
Qual è il percorso di cura?
Premetto che la cura è sempre su base volontaria e che le persone che si presentano lo fanno, spesso, quando la situazione economica è già compromessa. Alla luce di questi elementi il SERD offre due grandi ambiti di aiuto. Il primo è un percorso psicoterapeutico, a volte individuale, al quale si affiancano i gruppi di auto aiuto guidati da una persona che ha avuto lo stesso problema e sostiene le altre nel superarlo. Il secondo è rappresentato da misure che arginano il rischio di spendere perché limitano le possibilità di spesa, sia attraverso un amministratore di sostegno (sempre volontario) sia attraverso un controllo periodico dei conti fatto assieme all’assistenza sociale del SERD e, spesso, con a fianco un familiare.

Roberto Poli, Direttore SERD dell’ASST Cremona
Nel profilo delle persone che sviluppano dipendenza da gioco ci sono degli elementi ricorrenti?
Sì. I più frequenti sono il consumo di bevande alcoliche e l’assunzione di cocaina, ovvero sostanze disinibenti ed eccitanti. Molto frequente, anche, la compresenza di stati di ansia, disturbi psichiatrici e depressione. Una percentuale statisticamente ragguardevole delle persone che il gioco d’azzardo rovina partono da una condizione economica già disagiata e non hanno un livello di istruzione alto. In pratica, il gioco tende ad impoverire ulteriormente persone che sono povere di partenza. Anche per questo l’accesso al SERD è costruito per essere molto facile e assolutamente gratuito: basta una telefonata, una mail o, semplicemente, accedere alla struttura.
Ci sono analogie tra il gioco d’azzardo e altre dipendenze?
Le dipendenze da sostanze o comportamenti hanno delle fortissime radici comuni, sia dal punto di vista delle dinamiche psicologiche che dei percorsi biochimici. Tutte le dipendenze hanno un forte rischio di cronicità e di ricadute. Tutte le dipendenze attivano il percorso della ricompensa, ovvero si inseriscono sui meccanismi di rilascio della dopamina. Sostanze come la nicotina o comportamenti come il gioco alterano questo percorso biochimico che genera appagamento e sul quale, una volta alterato, si innesta il meccanismo della dipendenza. Ci sono tante sostanze e tanti comportamenti che lo fanno e, infatti, si possono sviluppare dipendenze anche in ambiti che non vengono frequentemente associati a questa patologia, come lo sport. Ma esistono alcune sostanze e alcuni comportamenti che sono particolarmente efficaci nel generare scariche di dopamina e, conseguentemente, creare dipendenze più forti e più difficili da sradicare. Il gioco d’azzardo, purtroppo, è uno di questi.