LA MOSSA DEL CHIRURGO
Prevedere l’imprevisto: la strategia del Comitato Gestione Rischi (Co.Ge.Ri) all’AO Marche Nord per scongiurare gli eventi inattesi. Intervista al Risk Manager Nicola Nardella e alla responsabile del Comitato Cristiana Cattò
“Gli effetti collaterali possono essere scongiurati in due modi: sviluppando tutti gli accorgimenti possibili per ridurre la probabilità che si verifichino ed essere pronti a gestirli se ciò avviene comunque. All’AO Marche Nord percorriamo entrambe le strade”. Per Nicola Nardella, Risk Manager dell’Azienda Ospedaliera di Pesaro e Fano “Ogni volta che si verifica un evento inatteso – dannoso o potenzialmente tale – se quest’evento viene documentato, analizzato e registrato ci offre una concreta possibilità di miglioramento: un’azione che impedisca all’evento di capitare nuovamente o, alternativamente, un’azione che impedisca all’evento di creare un danno qualora si manifesti una seconda volta. “Questa è la mossa del chirurgo: sapere dove intervenire per non ledere alcun vaso; ma sapere anche cosa fare nell’istante nel quale inavvertitamente il vaso venga danneggiato”.
Il Comitato Gestione Sinistri (CO.GE.RI.) è il luogo dove tutte le informazioni convergono, vengono analizzate in maniera proattiva – per prevedere le eventualità – e reattiva – per prevenire che un evento avverso si verifichi nuovamente. “È un crocevia – spiega la responsabile Cristiana Cattò – dove le informazioni arrivano da tutte le fonti, coinvolgono tutti gli attori e sono tradotte in nuove procedure e accorgimenti che ritornano ai reparti e influenzano i percorsi clinici e organizzativi”.
“Ci sono due grandi ambiti di intervento – riprende Nardella – Assicurarsi che le procedure siano efficaci nel prevenire il rischio ed assicurarsi che i professionisti sanitari non solo seguano le procedure, ma documentino il percorso che intraprendono. La raccolta dei dati è, infatti, la pietra angolare che garantisce la sicurezza del paziente e dell’operatore: i documenti permettono di ricostruire quanto avvenuto, permettono di capire cosa migliorare per la salute del paziente, ma permettono, anche e nello stesso tempo, al professionista di dimostrare la bontà della sua condotta. Per questo l’ambito medico legale e quello della gestione del rischio non sono scindibili. Le informazioni si trasmettono dall’uno all’altro senza soluzione di continuità”.
Queste informazioni arrivano al CO.GE.RI. dal Comitato Valutazione Sinistri (Dottoressa Luana Stefanelli), dalle segnalazioni spontanee, dalle periodiche revisioni delle cartelle cliniche, dalle schede delle cadute accidentali, dalle istanze del Tribunale del Malato e dagli audit di processo che vengono effettuati nel corso dell’anno.

Da sx: Luana Stefanelli (CO.VA.SI); Nicola Nardella (Risk Manager); Cristiana Cattò (CO.GE.RI.) AO Marche Nord
“Qualora si verifichino delle complicanze in una tipologia di intervento – spiegano Nardella e Cattò – raccogliamo i dati, verifichiamo la distribuzione degli eventi tra gli operatori e contattiamo il centro di riferimento nazionale per un confronto sulle procedure a cui diamo seguito attraverso un ciclo di formazione. Partendo da un percorso dei campioni istologici che prevedeva la raccolta in tre ospedali, l’analisi in uno solo di questi e almeno due punti di raccolta intermedi, abbiamo analizzato ogni singolo passaggio per capire quali fossero i requisiti di un percorso “a prova di smarrimento” e solo sulla base di quell’analisi abbiamo prodotto un protocollo molto rigido che lo garantisse. Quando ci siamo accorti che i nuovi contenitori per le soluzioni fisiologiche (quadrati e in plastica) erano simili a quelli di una particolare categoria di antibiotici, abbiamo avviato una procedura con il Ministero per prevenire il rischio di scambiarle nell’attività quotidiana di reparto. Quando abbiamo ricevuto evidenza che due procedure, entrambe considerate corrette, in alcuni casi potevano dare esiti diversi da quelli attesi, ci siamo focalizzati sulle caratteristiche di quei casi per avere la risposta giusta la prossima volta che si fossero presentate le medesime condizioni. Nulla di tutto ha a che fare con il rispetto formale delle procedure e spesso neppure con la singola procedura in quanto tale – sottolineano entrambi – ma con la loro efficacia sostanziale una volta inserite nella complessità del percorso di cura”.
Sviluppare questa strategia nella pianificazione sanitaria richiede che tutti gli attori interessati ad ogni livello del percorso in esame siano presenti nel momento in cui le evidenze vengono discusse. Per questo il Comitato Gestione Rischi viene presieduto dal Responsabile del Risk Management, vede sempre la presenza della Dottoressa Cattò e della Dottoressa Stefanelli (COVASI), entrambe medici legali, coinvolge il Direttore Generale, Maria Capalbo, Il Direttore Sanitario, Edoardo Berselli, e, in successione, il Direttore Medico del Presidio, il Responsabile dei flussi sanitari, il Dirigente di Comparto della funzione infermieristica, nonché, ovviamente, i referenti della materia in oggetto. “Le sedute ‘plenarie’ sono circa 9 all’anno – spiega Cattò – ma il Comitato è attivo ininterrottamente interessando anche gruppi di lavoro focalizzati che si dividono tra analisi, formazione e sviluppo delle linee di miglioramento”.
“Ogni gruppo di lavoro dedicato alla Gestione del Rischio è, di per sé, un gruppo di formazione e di miglioramento – conclude Nardella – e la partecipazione alle attività del CO.GE.RI. è giustamente riconosciuta come tale anche nella certificazione ECM. Per gestire il rischio, infatti bisogna conoscerlo e ciò non può essere fatto senza una profonda, globale e continuamente aggiornata comprensione di tutti gli aspetti del processo sanitario del quale ogni operatore è parte”.