RICONQUISTARE LA CAPACITÀ DI DECIDERE

L’empowerment della persona assistita messo in pratica al Centro Diurno Rododendri di Rozzano attraverso la risocializzazione e la riconquista delle abilità sociali. Il Centro è parte del DSMD (Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze), ASST Santi Paolo e Carlo di Milano, Presidio San Paolo

 

“Lo scopo del Centro Diurno Rododendri è permettere alle persone assistite di riconquistare spazi di vita che la malattia psichiatrica ha tolto loro. I percorsi e le aree di intervento sono diversi” spiegano Valentina Barbieri e Barbara Bottene, rispettivamente responsabile del Centro Diurno 1 – che comprende il Centro Diurno Rododendri e il Centro Diurno di via Ovada (e della Macroattività Ambulatoriale Complessa di Psichiatria) – e Coordinatrice infermieristica”. Il Centro copre il territorio di 11 Comuni con un bacino di popolazione di 130mila abitanti e segue circa 70 pazienti all’anno tra i 18 e i 65 anni, trenta dei quali in maniera intensiva. Il quadro diagnostico varia dalla schizofrenia, circa il 70 per cento degli assistiti, ai disturbi dell’umore e della personalità fino ad una crescente presenza di casi di ansia grave.

“Non è immediato, però, collegare il quadro diagnostico all’intervento riabilitativo – spiegano Barbieri e Bottene – Assieme alle educatrici professionali Franca Bianchi e Paola Longo e alle infermiere Patrizia Lazzaro, Isabella Giannoccaro e Olimpia Jazzetta i percorsi vengono calibrati individualmente, partendo più dai bisogni e dalle risorse che dalla diagnosi. Ciò significa accompagnare le persone ad incrementare le capacità di interazione sociale in spazi pubblici ‘non protetti’, in autonomia, partendo dalle difficoltà e dai punti di forza di ognuno”.

Le aree di intervento spaziano dalle uscite sul territorio in cinema, musei e supermercati, alle attività sportive, ai laboratori manuali ed espressivi che spaziano dal teatro alla danza, dalla musica alla poesia.

Staff del Centro Diurno Rododendri di Rozzano

“Ognuna di queste aree permette di espandere i confini della persona, rafforzando la sua sicurezza e l’autonomia. Ma il primo confine da estendere è quello della capacità di decidere”.

Conseguentemente, all’incirca metà dell’orario settimanale è dedicato a “gruppi di parola” il cui scopo è accompagnare le persone assistite a confrontarsi e decidere sulle attività stesse che andranno a svolgere. Quale mostra andare a vedere, cosa comprare al supermercato, su quali aspetti concentrare i laboratori: “Sono le scelte che i nostri ospiti imparano a prendere di nuovo. È questo il loro empowerment: tornare a scegliere in autonomia sulle azioni della loro vita”.

Nel percorso di riabilitazione e risocializzazione gioca un ruolo importante il rapporto con le associazioni del territorio che ospitano diverse attività e incontri. “Particolarmente efficace è, anche, un’iniziativa autonoma che non parte dal Centro Diurno ma che alcuni nostri operatori affiancano: La Carovana Itinerante”. Si tratta di un gruppo autogestito che riunisce, in parti diverse della città, dalle 30 alle 50 persone con diagnosi psichiatrica per discutere assieme. “Per i nostri assistiti – conclude l’educatrice Franca Bianchi – l’impegno di spostarsi e partecipare è considerevole, ma anche il beneficio. Noi operatori, infatti, li accompagniamo ma ci teniamo in disparte, e sono i pazienti stessi a fissare l’agenda della discussione, condurla e stilare il verbale per la volta successiva. È un grande esercizio di autonomia; un passo in più per riconquistare quella libertà di agire ed esprimersi convivendo con la malattia psichiatrica che rappresenta l’obiettivo finale del nostro impegno”.