MEDICINA NUCLEARE E RADIOTERAPIA: UN NUOVO PERCORSO DI MAPPATURA
Il Mauriziano di Torino apre nuove aree alla mappatura del rischio a priori impiegando il metodo CartoRisk di Sham. L’iniziativa è partita direttamente dai reparti e dal Risk Management dell’Azienda sanitaria, e ha coinvolto in prima persona i professionisti sanitari coinvolti ogni giorno nell’erogazione delle cure. A fronte di bassi rischi per i pazienti, sono state individuate le procedure interne che i professionisti sentivano l’esigenza di migliorare
Intervista a Barbara Mitola, Risk Manager Azienda Ospedaliera Mauriziano, Torino
Nel primo semestre del 2018 l’Azienda Sanitaria Ospedaliera Mauriziano di Torino ha effettuato una mappatura del rischio a priori in quelle che sono considerate le cinque principali aree del rischio: Emergenza e Accettazione (DEA); l’identificazione del paziente; il percorso del Farmaco; la Chirurgia e l’Ostetricia.
Lo strumento utilizzato è stato CartoRisk, il metodo sviluppato dalla Mutua Sham che si basa sulla formazione di gruppi di lavoro multidisciplinari per l’analisi dei singoli processi di erogazione delle prestazioni sanitarie al fine di misurare, quantitativamente e qualitativamente, il rischio a priori in ogni passaggio, l’efficacia delle barriere utilizzate e l’entità del rischio residuo da gestire.
“Il passaggio successivo – spiega Barbara Mitola, Risk Manager Azienda Ospedaliera Mauriziano – è stato andare oltre i percorsi tracciati in precedenza, applicando lo strumento ad aree che non erano state mai mappate prima”.
“Lo stimolo – spiega la dottoressa – è partito direttamente dai servizi di Radioterapia e Medicina Nucleare, che hanno chiesto di approfondire l’analisi e la comprensione del rischio all’interno dei loro processi”.
“CartoRisk risponde a questa esigenza perché è uno strumento concreto – aggiunge Anna Guerrieri, Risk Manager Sham che ha affiancato il processo di mappatura – Sono gli stessi medici, infermieri, tecnici e professionisti sanitari che prendono in esame, azione per azione, l’intero processo di cura al quale partecipano ogni giorno e identificano tutti i rischi potenziali insiti nel percorso. L’esito non è solo un quadro del rischio a priori, ma una più profonda consapevolezza di ogni passaggio e delle sue implicazioni nonché la comprensione di un metodo di lavoro che, come dimostra l’esperienza del Mauriziano, può essere replicato in ambiti diversi ove gli operatori stessi sentano l’esigenza di approfondire l’analisi”.
“La mappatura del rischio in Radioterapia e Medicina Nucleare ha richiesto, infatti, due distinti passaggi – riprende Mitola – la comprensione del metodo e la traduzione della sua logica per applicarlo alle nuove aree interessate”. Inoltre, rispetto all’analisi dei processi già tracciati, c’è stato bisogno di descrivere i processi da analizzare, nella logica dello strumento.
L’attività è stata divisa in un primo momento di preparazione, con formazione sullo strumento e descrizione del processo, e successive due giornate dedicate all’analisi di circa 50 rischi per ognuna delle due strutture, all’identificazione delle criticità e allo sviluppo di proposte di miglioramento che hanno coinvolto, oltre a medici, infermieri e tecnici, anche fisici e biologi.
La mappatura si è concentrata sugli ambiti ambulatoriali che sono preminenti nelle attività della Radioterapia e Medicina Nucleare. Nel primo caso si è focalizzata l’attenzione sull’identificazione del paziente e sul suo percorso all’interno della struttura. La Medicina Nucleare ha analizzato i principali percorsi diagnostici che prevedono l’inoculazione di radiofarmaci, la cui captazione, registrata in immagini, permette di misurare l’attività metabolica degli organi e delle funzioni biologiche oggetto di studio.
“I risultati delle due mappature – annuncia Mitola – hanno confermato complessivamente un basso rischio per i pazienti, già riscontrato anche nelle mappature effettuate nelle altre aree del Mauriziano. Molto positiva, però, è stata la possibilità per gli operatori di identificare alcune criticità nei processi interni che l’analisi ha permesso di mettere in evidenza e di analizzare”.
“In particolare, per la Radioterapia è emersa l’opportunità di aumentare l’integrazione delle diverse interfacce dei numerosi software digitali impiegati e di mantenere alto, con alcuni accorgimenti aggiuntivi quale l’acquisto di una seconda macchina fotografica, la soglia di attenzione nel percorso di identificazione del paziente. Nella Medicina Nucleare è emersa una criticità interna relativa agli aspetti amministrativi dei processi aziendali e una criticità specifica relativo all’eventualità – pur remota – di una fuoriuscita dal lume venoso (stravaso) dell’infusione. Quest’ultima ha portato alla proposta di acquistare una nuova apparecchiatura che incrementi la capacità di individuazione in sede di esame”.
“Ognuna delle criticità identificate dagli operatori – conclude Mitola – ha portato alla formulazione di una proposta di miglioramento. E sono proprio queste proposte a rappresentare l’ultimo e forse più importante contributo del lavoro di mappatura alle politiche di Gestione del Rischio. Ogni singolo passaggio sanitario, infatti, presenta dei rischi. Mapparli, quantificarli e comprenderli in un percorso continuo di miglioramento è la chiave della prevenzione e della sicurezza delle cure”.
Per approfondire
- La S.C. Medicina Nucleare eroga prestazioni diagnostiche e terapeutiche con utilizzo di radiofarmaci che si concentrano nell’organo oggetto di studio o che si comportano come tracciante di una particolare funzione biologica. Le radiazioni emesse vengono registrate in immagini che, elaborate e lette dai medici nucleari, aiutano le diagnosi “funzionali”, cioè l’espressione di una funzione vitale.
Le indagini delle Medicina Nucleare spaziano diversi campi specialistici:
CARDIOLOGIA, per la diagnosi e lo studio della cardiopatia ischemica e delle disfunzioni ventricolari; CHIRURGIA RADIOGUIDATA, per l’imaging e l’individuazione intraoperatoria del “linfonodo sentinella”, in diverse patologie oncologiche operabili; GASTROENTEROLOGIA, attraverso indagini funzionali per la diagnosi e la valutazione di patologie del sistema digerente; INFEZIONI E INFIAMMAZIONI, con esami scintigrafici per la diagnosi e la valutazione di patologie reumatologiche ed infettive; TIROIDOLOGIA, mediante diagnostica scintigrafica, ecografica ed invasiva per lo studio delle patologie della tiroide, sia di tipo funzionale che di tipo oncologico; METABOLISMO FOSFO-CALCICO, per lo studio della iperfunzione paratiroidea e per l’individuazione preoperatoria degli adenomi paratiroidei; NEFROLOGIA, per lo studio morfo-funzionale del rene e delle vie urinarie, nell’adulto; NEFRO-UROLOGIA PEDIATRICA, per lo studio morfo-funzionale del rene e delle vie urinarie, nel bambino; NEUROLOGIA, per la valutazione della perfezione cerebrale e per la diagnosi precoce e lo studio della malattia di Parkinson; ONCOLOGIA, attraverso l’imaging scintigrafico tradizionale per la diagnosi e lo studio delle patologie oncologiche; PNEUMOLOGIA, per la valutazione della perfusione polmonare nella diagnosi e lo studio della malattia tromboembolica; valutazione della funzionalità polmonare preoperatoria.
La Medicina Nucleare studia e permette la diagnosi, inoltre, degli edemi primitivi e secondari degli arti inferiori e superiori (con protocollo standardizzato di Bourgeois).
La disciplina, inoltre, eroga la terapia radiometabolica sia in regime di ricovero sia in regime ambulatoriale attraverso, per esempio, il trattamento radiometabolico dell’ipertiroidismo e delle metastasi ossee dolorose o la Sinoviolisi radiometabolica (sinoviortesi) nelle artriti.
Questi trattamenti comportano l’impiego di elevati quantitativi di radioattività che viene veicolata sul tumore o sull’organo bersaglio da un carrier specifico in modo che dosi elevate di radiofarmaco si leghino a strutture espresse da neoplasie maligne oppure ne vengano metabolizzate, ed esercitino, così, un effetto terapeutico erogando alla lesione una considerevole energia radiante (radioterapia metabolica).
La Struttura Complessa di Radioterapia a Direzione Universitaria dell’AO Mauriziano Umberto I di Torino è dotata di 2 acceleratori lineari che producono radiazioni ionizzanti di alta energia (fotoni X ed elettroni). Tale trattamento, utilizzato in circa il 50% dei pazienti affetti da neoplasia, ha come obiettivo la distruzione delle cellule tumorali e, in casi selezionati, può essere utilizzata nella terapia di patologie non neoplastiche.
Tutti i trattamenti radioterapici vengono erogati con tecniche altamente complesse e ad alto gradiente di dose quali la Radioterapia ad Intensità Modulata (Intensity Modulated Radiotherapy – IMRT) e Volumetrica (Volumetric Arc Therapy – VMAT), Guidata dalle Immagini (Image Guided Radiotherapy – IGRT) e Conformazionale (3D Conformal Radiotherapy – 3DCRT). Tali tecniche, in particolare la VMAT, permettono di incrementare l’efficacia terapeutica con contenimento degli effetti collaterali acuti e tardivi sui tessuti sani.