CURE UNIVERSALI PER I PROSSIMI 40 ANNI
Il sistema sanitario italiano è uno dei migliori al mondo. Il quadro epidemiologico della cronicità però, sta cambiando in fretta. C’è bisogno di una riforma nei modelli di assunzione in cura e questo è il momento propizio. A Firenze le figure apicali delle 200 Aziende sanitarie pubbliche si ritrovano per parlarne assieme. Appuntamento all’Auditorium di Forum Risk Management il 28 novembre 2018 a Firenze
Intervista a Enrico Desideri, Direttore Generale dell’Azienda USL Toscana sud est; Coordinatore Nazionale del Forum dei Direttori Generali di Federsanità e Presidente della Fondazione Nazionale Innovazione e Risk Management presso l’Istituto Superiore di Sanità.
“A quarant’anni di distanza dall’istituzione del Sistema Sanitario Nazionale, il bilancio delle cure universali in Italia è un successo del quale andare fieri. In Italia – afferma con forza Enrico Desideri, DG USL Toscana sud est e Coordinatore Nazionale del Forum dei Direttori Generali di Federsanità – si cura bene, in maniera efficiente e senza sprechi. Questa è la verità: il nostro è tra i primi sistemi sanitari al mondo”.
Altrettanto vero, però, è che “il quadro epidemiologico sta cambiando velocemente e ci sono delle criticità che dobbiamo affrontare. La prima riguarda la prevenzione e il trattamento delle malattie croniche: l’Italia vive il paradosso di essere uno tra i più longevi Paesi del mondo ma anche uno dei più afflitti, in Europa, dalle malattie croniche correlate all’età. Questo dato indica una mancanza di prevenzione e comporta un costo che non è sostenibile sul lungo periodo”. L’incidenza delle malattie croniche pesa, infatti, fino all’80 per cento sulle spese sanitarie anche se riguarda poco più di un terzo della popolazione.
“A questo – continua Desideri, che ricopre anche il ruolo di Presidente della Fondazione Nazionale Innovazione e Risk Management presso l’Istituto Superiore di Sanità – si aggiunge un’altra crescente problematica: la disparità di accesso alle cure e agli screening. Sempre più chi ha un reddito basso ha un accesso ridotto alle cure e alle attività di prevenzione”.
Incremento delle cronicità e disparità di accesso sono intimamente correlati perché l’assenza di prevenzione, oggi, porta ad avere più malattie croniche domani. “In Italia le soglie degli screening per il tumore della mammella toccano il 71 per cento, quelle per il tumore della cervice uterina sono ancora più basse. Né le une né le altre sono sufficienti. Test preliminari, stili di vita sani, accesso regolare all’assistenza sanitaria sono l’unico modo per ritardare il passaggio della popolazione dalla fascia delle persone sane a quella delle persone a rischio o ammalate”.

Enrico Desideri, Direttore Generale dell’Azienda USL Toscana sud est, Coordinatore Nazionale del Forum dei Direttori Generali di Federsanità e Presidente della Fondazione Nazionale Innovazione e Risk Management presso l’Istituto Superiore di Sanità
Per rispondere a questo nuovo scenario c’è bisogno di una riforma culturale e di prassi che interessino l’intero sistema delle cure in Italia. “Abbiamo bisogno di nuovi modelli di assunzione in cura per le cronicità. Questo – annuncia Desideri – sarà il tema dell’appuntamento che riunirà le figure apicali delle oltre 200 aziende sanitarie pubbliche all’Auditorium di Forum Risk Management in Sanità a Firenze il 28 novembre 2018”.
“Il fulcro della riforma è il progetto Reti Cliniche Integrate e Strutturate che si fonda sull’istituzione delle Comunità di Pratica. A livello operativo significa collegare il sistema di cure primarie (Primary Care Team) con lo/gli specialisti di riferimento, le farmacie e l’assistenza sociale in modo da seguire l’intero percorso di cura della persona. Questo percorso – che segue in maniera proattiva il paziente – inizia con il Medico di Medicina Generale, dal quale parte il sospetto diagnostico, passa ai medici specialisti che effettuano accertamenti e terapie, torna al Medico di Medicina generale per il Follow Up e prosegue fino al completamento della cura attraverso, rispettivamente, l’infermiere specializzato e l’assistente sociale per l’assistenza domiciliare e la rete capillare delle farmacie sul territorio per assicurare l’aderenza alle terapie. Follow Up e Aderenza alle Terapie sono passaggi focali – sottolinea Desideri – perché non basta che la persona riceva una diagnosi; bisogna assicurarsi che segua la cura, continui gli esami di monitoraggio e assuma i farmaci. Solo in questo modo possiamo assicurarci che la persona non solo guarisca, ma rimanga sana anche dopo la guarigione”.
“Tutto quanto detto finora – precisa il DG – è perfettamente in linea con il Piano Nazionale delle Cronicità ed è attraverso l’attuazione capillare di quest’ultimo che si potrà applicare una riforma nazionale declinandola secondo le singole esigenze regionali. C’è un vasto consenso sul tema, sia a livello ministeriale che sul territorio. Questo è il momento propizio per farlo”.