I PAZIENTI NON SONO MAI SOLI. ACCOMPAGNARE I MALATI A RIPRENDERSI SPAZI DI VITA
L’esperienza della Comunità Riabilitativa ad Alta Intensità di Buccinasco, Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze, ASST Santi Paolo e Carlo – Milano
“Ricordo un ospite che, appena arrivato, non riusciva a varcare la soglia d’ingresso perché l’aria sulla pelle, all’esterno, gli dava la sensazione di soffocare”. Giovanna Durante, coordinatrice infermieristica della Comunità Riabilitativa ad Alta intensità Buccinasco di Milano – Polo San Carlo Borromeo – conosce bene sia le potenzialità che i limiti della riabilitazione psichiatrica. “Noi – dice – possiamo arrivare fin dove la malattia ce lo consente. La chiave è trovare uno spiraglio che ci permetta di inserirci nel circuito delle allucinazioni e fare leva sulla forza e sulle qualità della persona per riportarla nella nostra realtà”.
L’obiettivo è riconquistare spazi di socialità; gli strumenti sono la parola, l’ascolto e l’attività di gruppo; il filo per avvicinarsi all’interiorità delle persone assistite, spesso, passa attraverso l’arte, la musica, la fotografia.
La Comunità è dedicata ad assistere, contemporaneamente, circa 45 malati di schizofrenia o disturbi di personalità, tra i 18 e i 50 anni, spesso in fase post acuta, sia residenziali che semi residenziali per un periodo che, salvo casi eccezionali, non supera i 18 mesi.
“Si procede a piccoli passi, con un progetto terapeutico e un piano riabilitativo stilati sulla base di ogni singolo ospite, cioè sui suoi punti di forza e sulle sue debolezze. Affiancate all’indispensabile terapia farmacologica si sommano attività di gruppo che sono, in sé stesse, attività di risocializzazione, per riacquistare la capacità di stare assieme agli altri. Una facoltà che rappresenta una conquista per molti pazienti, in particolare coloro che provengono da contesti familiari disfunzionali, con genitori a loro volta ammalati o che non sono riusciti a sostenere la malattia del figlio o della figlia. La nostra Comunità, una palazzina di tre piani indipendente e circondata da un giardino, è un luogo protetto non perché chiuso – al contrario è aperto e volontario – ma perché è uno spazio privo di tensioni nel quale medici, infermieri ed educatori ascoltano e accompagnano”.

Mostra Fotografica Buccinasco. All’estrema destra, la dottoressa Giovanna Durante. Gli ospiti del CRA in primo linea con le loro immagini. In seconda fila da sx: Dario Borgato, educatore; il dott. Carmine Pismataro Direttore UO Dipartimentale Residenzialità; l’Assessore al Welfare del Comune di Buccinasco Rosa Palone; il Sindaco di Buccinasco Rino Pruiti; il dott. Giuseppe Biffi, Direttore del DSMD; Elena Bolla, educatrice
Nel percorso riabilitativo la vicinanza agli altri ospiti e agli operatori è già un passo in avanti, seguito dai gruppi di lavoro incentrati su disegno, cucina, fotografia, musica. In particolare, le arti espressive permettono di fare luce sull’intimità delle persone ammalate e i loro progressi. “Man mano che il tempo passa vediamo che i disegni acquistano respiro: da enigmatici e confusi si fanno più chiari, con nuovi colori e nuove tecniche. Anche la fotografia rappresenta un’attività di grande efficacia. Gli ospiti scelgono assieme i soggetti, ne discutono in gruppo, poi escono e fotografano. Quelle immagini, che per loro, spesso, assumono un significato diverso da quello dato da persone non affette da schizofrenia, rappresenta un punto di contatto tra la realtà dei malati e quella di chi gli sta vicino”.
“Per quanto la riabilitazione psichiatrica non possa guarire la schizofrenia, è però indubbio che, assieme alle terapie farmacologiche, accompagni le persone malate nel loro percorso di vita, ampliandone gli orizzonti, sostenendole nei progressi e aiutandole a reinserirsi, spesso con successo, nel contesto familiare e sociale. Ciò è possibile grazie non solo all’équipe multidisciplinare che opera nella nostra Comunità, ma anche alla rete territoriale dei Centri Psico-Sociali che segue individualmente ogni singolo paziente nei diversi passaggi e sul lungo periodo, unendo gli sforzi di tutte le professioni coinvolte: dagli psichiatri per la terapia agli assistenti sociali per l’assistenza nelle pratiche burocratiche, la ricerca dell’abitazione e la gestione della pensione di invalidità. Ogni percorso terapeutico viene valutato periodicamente dall’intera rete assistenziale e, nei casi più critici, discusso globalmente in specifiche riunioni a livello dipartimentale. A volte può sembrare il contrario – conclude Giovanna Durante – ma la verità è che i nostri malati non vengono mai lasciati soli. Li conosciamo per nome e li seguiamo nel tempo”.