LA GESTIONE DEL RISCHIO: IL NUOVO ORIZZONTE DELL’ASL TO4 CHIVASSO – CIRIE’ – IVREA
L’Asl TO4 – 500 mila abitanti assistiti in Regione Piemonte – compie un passo di fondamentale importanza per la sicurezza delle cure: il Risk Management mette in campo un progetto teso a mappare, grazie all’esperienza sul campo maturata dai propri professionisti, i rischi potenziali insiti nei percorsi di cura. Sullo sfondo la grande trasformazione della legge Gelli – Bianco che ha elevato la prevenzione a prerequisito delle cure nella quale l’errore non è più una colpa da assegnare ma un problema da affrontare in maniera sistematica e scientifica.
L’Asl TO4 ha dato il via ad una serie di corsi ECM accreditati presso il Ministero della Salute e pianificati per tutto il 2018. La formazione è diretta a medici, infermieri e operatori socio-sanitari dei Presidi Ospedalieri dell’azienda che procederanno all’analisi preventiva dei rischi attraverso lo studio dei cinque processi identificati a maggior rischio dalla letteratura: il percorso del farmaco, il processo di identificazione della persona assistita e il suo percorso nei tre ambiti della Chirurgia, Ostetricia ed Emergenza/Urgenza.
La novità dell’approccio inizia dal titolo del corso: “La mappa del rischio parte dagli operatori sanitari”. Non si tratta, infatti, solo di lezioni frontali ma di un vero e proprio “addestramento sul campo” nel quale sono i professionisti e gli operatori sanitari a ricostruire la loro quotidianità utilizzando uno strumento che permette di analizzare processi e sotto-processi in maniera pro-attiva: ovvero andando alla ricerca dei rischi latenti per evitare che possa accadere realmente un evento avverso. “Quello che offriamo agli operatori è un metodo – spiega Anna Guerrieri, Risk Manager della Mutua Sham – e questo metodo, una volta appreso, può essere applicato in qualsiasi setting assistenziale”.
Il metodo in questione è quello di Sham CartoRisk che permette di individuare tutte le azioni connesse ad un procedimento sanitario e analizzarle singolarmente. Ogni azione – o la mancata azione – comporta un rischio e questo rischio viene quantificato numericamente sulla base della frequenza/probabilità e della gravità delle conseguenze. In questo modo è possibile calcolare il rischio cosiddetto lordo nonché l’efficacia delle barriere innalzate dall’organizzazione per contenerlo, in tal modo è possibile evidenziare il rischio netto che risulta ancora presente dopo la loro applicazione.
La differenza fondamentale di questo approccio è che trasferisce la prevenzione del rischio, che potrebbe sembrare del tutto teorica, alla pratica clinico-assistenziale quotidiana del personale di reparto: si parla delle loro azioni, dei loro processi, delle interazioni tra diverse specialità e strutture. In definitiva, dei loro problemi e delle loro sfide quotidiane. È per questo che, fin dal secondo giorno del corso, sono i professionisti sanitari a disegnare la mappa del rischio: CartoRisk non è solo un metodo sul quale basare le strategie di prevenzione ma è anche lo strumento più efficace, a disposizione di medici, infermieri e operatori sanitari, per dimostrare cosa si può cambiare a livello clinico, amministrativo e organizzativo chiedendo che il miglioramento venga messo in atto. Infine, la quantificazione dei rischi e il monitoraggio, ad intervalli regolari, è il mezzo attraverso il quale chi lavora in un reparto può letteralmente ‘vedere’ il miglioramento nella sicurezza delle cure del quale è stato artefice. La mappa del rischio, perciò, è molto più che uno strumento. È un nuovo modo di guardare alla sanità, di confrontarsi in équipe, di prendere delle decisioni collegiali. Anche dal punto di vista umano è gratificante perché previene, attraverso la comunicazione, le incomprensioni che, nella quotidianità, nascono dal non avere abbastanza tempo per parlarsi.
Non da ultimo, mappare il rischio rende partecipi gli operatori dell’enorme complessità connessa ad ogni singolo passaggio che riguarda le cure. “Se attraverso CartoRisk cominciamo a dividere in singole azioni un processo apparentemente semplice, come spostare un campione biologico da una struttura all’altra, ci rendiamo conto che i passaggi sono tantissimi: i contenitori asettici, la temperatura durante il trasporto, le firme di presa in carico, la digitalizzazione della richiesta etc. Prendere coscienza della complessità aiuta ad affrontarla. Per esempio, aiuta il personale sanitario a dialogare con la direzione dell’Asl per richiedere interventi precisi”. (L’ultimo in ordine di tempo è stata la proposta, nata dalla mappatura dei rischi, di prevedere nei futuri bandi di aggiudicazione di personale interinale (medici e infermieri), la certificazione di esperienza e competenza professionale per poter svolgere le attività nelle strutture sanitarie nelle quali sarà inserito).
“Tutto questo” spiega Vincenza Palermo – medico legale e direttore della Struttura Complessa Risk Managerment dell’ Asl TO4 “si cala in uno scenario che negli ultimi anni ha visto importanti interventi normativi a partire dalla legge finanziaria del 2016 (Legge 28.12.2015, n.208), che ha reso obbligatorio attivare un’adeguata funzione di gestione del rischio sanitario nelle Aziende Sanitarie per promuovere l’appropriatezza dell’assistenza prestata ai cittadini, ridurre il fenomeno della medicina difensiva e garantire la sostenibilità del sistema sanitario nazionale.

Dott.ssa Vincenza Palermo
Direttore S.C. Risk Management ASLTO4 Chivasso-Ciriè-Ivrea
Con la successiva Legge 8 marzo 2017 n.24 (c.d. legge Gelli), la sicurezza delle cure è divenuta parte costitutiva del diritto alla salute ed è perseguita nell’interesse dell’individuo e della collettività così come sancito dall’art. 32 della Costituzione.
I programmi per lo sviluppo dei servizi sanitari e sociosanitari in termini qualitativi sono dunque indispensabili per evitare che il danno, l’errore, l’evento infausto o imprevisto, da sempre considerati quale colpa del professionista, possano divenire invece strumento delle Aziende Sanitarie per risolvere il problema in modo sistematico e scientifico.
Conoscere, identificare, saper affrontare gli eventi avversi e prevenire i rischi in sanità diviene un imperativo per gli operatori e per il sistema nel suo complesso, divenendo un obiettivo da perseguire in ogni momento della loro attività.
La mappatura del rischio mediante la raccolta e l’analisi d’informazioni quantificabili – effettuata dall’Asl TO4 attraverso lo strumento di analisi CartoRisk di Sham Italia – è il primo passo per realizzare questo obiettivo. Lo sviluppo della cultura della prevenzione del rischio, unitamente all’impegno costante degli operatori sanitari ad analizzare i processi clinico-assistenziali, ha quale fine quello di quantificare il rischio e mettere in atto una serie di azioni migliorative per ridurlo. Il nostro obiettivo, attuato anche attraverso un corso di formazione sul campo, è indurre un cambio di mentalità nei professionisti sanitari i quali, utilizzando la mappatura dei rischi che loro stessi hanno contribuito ad identificare, possano mettere in campo nella pratica clinica un modus operandi corretto e secondo buone prassi: l’analisi di tutti i processi, di tutti i rischi, delle barriere che si erigono per contrastarli e degli interventi da proporre per affrontarli possono e devono divenire un habitus mentale; un automatismo che deve essere parte integrante dell’attività quotidiana.
I Presidi Ospedalieri d’Ivrea, Chivasso e Ciriè hanno aperto la strada nella Regione e, dal mese di ottobre, tutte le altre Aziende Sanitarie del Piemonte, sulla scorta dell’esperienza positiva dell’Asl TO4, adotteranno lo stesso approccio a partire dalla valutazione pro-attiva dei rischi inerente il percorso della persona assistita in ostetricia”.