ALLA SCOPERTA DEI PROGETTI DEL PREMIO SHAM 2017 (VI PARTE)
Continua il viaggio di Sanità 360° tra i progetti del Premio Sham 2017 focalizzati sulla prevenzione del rischio in sanità. Uno spazio di informazione pensato da Sham Italia per far conoscere le buone pratiche a livello nazionale e far crescere la consapevolezza attorno alla gestione del rischio e ai suoi strumenti migliori.
ARNAS CATANIA: Monitoraggio della corretta applicazione del PDTA frattura del femore e revisione del modello organizzativo.
Descrizione progetto: Presso l’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione Garibaldi di Catania è stata elaborata, redatta ed implementata una check list per il monitoraggio della corretta applicazione del PDTA della frattura del femore, rappresentante la declinazione delle azioni da fare o da verificare per eseguire correttamente il percorso diagnostico-assistenziale per i pazienti ultrasessantacinquenni affetti da frattura del collo del femore.
Utilizzando la banca dati ospedaliera è stato estratto il campione oggetto di studio, ovvero l’elenco delle 110 cartelle cliniche dei pazienti, over 65, giunti con prima diagnosi di frattura del femore nel periodo gennaio-giugno 2017. Tale documentazione è stata oggetto di studio con applicazione di una chek list elaborata e redatta ad hoc, contenente le varie fasi del percorso, declinati in indicatori specifici con relativi target.

Check List
L’audit ha evidenziato una buona adesione al percorso diagnostico assistenziale per i pazienti over 65 in relazione al coinvolgimento multidisciplinare medico, mentre appare ottimizzabile l’attenzione agli aspetti inerenti i bisogni fisiologici di alcuni pazienti.

Esiti dell’Audit
ASL 2 LIGURIA/DIPARTIMENTO IMMAGINI – Protezione di pazienti femmine (italiane/straniere) in età fertile che devono eseguire esami diagnostici, al fine di scongiurare l’irraggiamento indebito del feto, attraverso la predisposizione di un’istruzione dipartimentale, con opportuna segnaletica e adeguata modulistica multilingue.
Descrizione progetto: Premesso che a tutte le pazienti in età fertile (14-50 anni) viene chiesto di dichiarare un eventuale stato di gravidanza prima di ogni esame diagnostico con raggi X, tuttavia un numero esiguo, ma non nullo di queste scopre di essere in gravidanza successivamente all’esecuzione dell’esame e si rivolge al reparto per richiedere a posteriori una stima di dose al feto.
Ciò può succedere perché la donna ignora il suo stato, ma potrebbe succedere anche perché non comprende il significato della dichiarazione prima dell’esame. Il numero dei cittadini stranieri residenti presso i comuni di Savona e Cairo Montenotte negli ultimi dieci anni è cresciuto passando da circa il 5 al 10 percento, con una leggera prevalenza di residenti femmine rispetto ai maschi (51%). Analogamente è aumentato il numero di utenti stranieri presso i nostri ospedali: tra questi, in particolare, il numero di pazienti straniere femmine in età fertile (14-50 anni) coinvolte nel progetto è passato da circa l’8 al 18%. Si è sentita quindi la necessità di mettere in atto ulteriori mezzi di prevenzione con una adeguata cartellonistica e opportuni moduli di consenso.
Si è quindi proceduto a redigere e mettere in atto l’istruzione operativa dipartimentale denominata “IQD 102 – Dose pazienti in gravidanza per esami di radiodiagnostica convenzionale e TAC (dose al feto)”, condiviso a livello dipartimentale e distribuito entro tutti i presidi, in particolar modo nei Pronto Soccorso.
La Rev. 5 del febbraio 2017 del documento, vista la crescente attenzione nei riguardi del paziente straniero, ha introdotto la Cartellonistica multilingue.
ASL ASTI – IL PAZIENTE FRAGILE E IL PASSAGGIO DA OSPEDALE A TERRITORIO: l’identificazione dei bisogni assistenziali con presa in carico personalizzata presso il servizio di Continuità Assistenziale a Valenza Sanitaria, una “struttura ponte” che fornisce risposte personalizzate favorendo l’empowerment di paziente e caregiver, per un rientro a domicilio in sicurezza e autonomia.
Descrizione progetto: L’Ufficio Qualità dell’ASL AT di Asti ha avviato un progetto mirato a indagare il bisogno di continuità assistenziale dei pazienti ricoverati presso reparti per acuti del Presidio Ospedaliero. Inoltre, in considerazione del fatto che una precoce ed esaustiva valutazione dei bisogni del paziente consente di intercettare tempestivamente le aree di fragilità, di misurare la severità dei problemi emersi e di individuare con precisione gli ambiti di intervento, si è deciso di verificare se lo strumento in uso presso la nostra realtà ai fini della individuazione delle fragilità (Blaylock Risk Assessment Screening Score, da qui in avanti BRASS) consenta una diagnosi esaustiva dei bisogni e delle aree di intervento.
La scala Blaylock Risk Assessment Screening Score è uno strumento strutturato per la pianificazione della dimissione dei pazienti con età superiore a 65 anni a rischio di ospedalizzazione prolungata e dimissione difficile. Gli items della scala indagano le abilità del paziente, il grado di autonomia funzionale e cognitiva, la presenza /necessità di supporto nello svolgimento delle abituali attività quotidiane. La sua compilazione richiede pochi minuti e non necessita di un addestramento specifico. Inoltre, consente di individuare particolari aree funzionali maggiormente compromesse e le risorse socio familiari compensative disponibili. Si tratta di una scala con buona sensibilità e ancor maggiore specificità. Il punteggio finale varia da 0 a 40 ed è direttamente proporzionale alla intensità di rischio laddove: da 0 a 10 si individua la presenza di una disabilità molto limitata che non necessita di particolare pianificazione della dimissione, da 11 a 20 si rileva una situazione di moderato rischio e la necessità di attivare eventuali servizi territoriali. Punteggi superiori a 20 indentificano situazioni complesse che necessitano di supporto temporaneo o definitivo anche presso istituti assistenziali specifici.
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Si è previsto di effettuare l’indagine entro 6 mesi, suddividendola in 3 successive fasi:
1° fase: indagine prospettica con fotografia del bisogno assistenziale dei pazienti ricoverati presso 5 reparti di degenza che registrano una maggiore incidenza di dimissioni difficili.
2° fase: indagine presso il CAVS – Continuità Assistenziale a Valenza Sanitaria – con analisi delle fragilità del campione giunto al servizio, delle risposte erogate e delle modalità di dimissione.
3° fase: valutazione del grado di soddisfazione dei pazienti afferiti al CAVS rispetto alla risposta ricevuta e alle abilità raggiunte.
In conclusione, questa metodologia avrebbe permesso di verificare se: gli strumenti attualmente in uso intercettassero in maniera corretta i pazienti fragili e gli ambiti assistenziali di maggior fragilità; se le criticità evidenziate venissero misurate nella maniera adeguata; se la risposta ai bisogni sia congruente, efficace ed esaustiva. Di conseguenza, la stessa metodologia avrebbe permesso di verificare se le modalità di governo clinico adottate presso la struttura potessero effettivamente determinare una riduzione dei rischi correlati ad una gestione inadeguata del paziente fragile; e, quindi, identificare e pianificare le eventuali azioni correttive per un potenziamento delle tecnologie in uso.
È emerso che più della metà dei pazienti inclusi nello studio (52,4%) aveva necessità di ulteriore assistenza in risposta ad uno stato di fragilità determinato da condizioni intrinseche cliniche o da situazioni estrinseche familiari e sociali.
La ricerca ha evidenziato che la scala di BRASS già in uso consente di intercettare pressoché la totalità dei pazienti a rischio di dimissione difficile, ma la valutazione riferita alle condizioni precedenti il ricovero non permette di focalizzare gli ambiti di autonomia compromessi sui quali pianificare l’attività assistenziale, formativa ed educativa mirate al recupero delle condizioni precedenti il ricovero. Si è quindi proposta l’effettuazione di una seconda valutazione con scala di BRASS da effettuarsi poco prima della dimissione riferendosi alle condizioni cliniche in prossimità della dimissione stessa: il raffronto tra le due valutazioni effettuate consente di definire più precisamente gli ambiti compromessi sui quali intervenire maggiormente per il recupero dell’autosufficienza, e quindi di pianificare un intervento educativo mirato in maniera ancora più specifica.
Il CAVS si è rivelato essere setting ideale per 2 tipologie di pazienti dimessi da ricovero in acuzie:
per pazienti che richiedono uno svezzamento dall’ospedale ed una autonomizzazione nella gestione della patologia (o di eventuali dispositivi)
per pazienti che presentano una situazione di supporto famigliare/sociale precario e che, in seguito all’evento acuto, avrebbero difficoltà nella gestione del quotidiano con rischio di ricadute importanti a livello del singolo e sociale
Presso questa struttura “ponte” tra ospedale e territorio i pazienti si sentono “accompagnati” e tutelati nel loro percorso verso il rientro a domicilio e riacquistano molto più facilmente l’autonomia.