IL CIRCOLO VIRTUOSO DEL METODO SHAM
Mappare il rischio per quantificare il miglioramento; quantificare il miglioramento per ridurre i costi. Ridurre i costi per investire in cure sempre più sicure.
Sham condivide il rischio sanitario con le strutture associate. Di conseguenza, ridurre il rischio clinico con esse è garanzia di sostenibilità per la mutua stessa. Da qui nasce un metodo unico dove assicurazione e consulenza nella gestione del rischio si fondono con l’obiettivo di ridurlo e, conseguentemente, garantire la sicurezza delle cure e l’abbattimento dei costi di copertura.
La chiave di volta di questo metodo è la valorizzazione dei dati in dote a ciascuna azienda sanitaria. Le informazioni relative all’attività di una struttura permettono di misurare adeguatamente il rischio, valutare l’opportunità di interventi pratici per risolverne le criticità e, infine, ridurre la probabilità del verificarsi di un evento avverso.
Essendo ogni struttura diversa – dal punto di vista architettonico, organizzativo e dei processi interni – ogni analisi deve partire dalla conoscenza della singola, specifica situazione. Più nello specifico, il metodo Sham si sostanzia nella mappatura del rischio e individuazione delle criticità, nella pianificazione e nell’implementazione-verifica degli interventi.
La mappatura è un percorso di conoscenza e avviene a priori, ovvero non in risposta a un evento sfavorevole, ma esaminando e valutando a prescindere i principali ambiti organizzativi e i processi interni.
Questo permette di misurare il livello di rischio di ogni area considerata e di individuare i campi dove migliorare. I processi o gli ambiti presi in esame spaziano dalla gestione del rischio, al controllo delle infezioni nosocomiali, al percorso del farmaco, alla documentazione sanitaria, alle specialità cliniche a maggior rischio: come ad esempio ostetricia, emergenze e chirurgia.
Ciò che conta è la capacità di individuare i singoli processi e analizzarli nelle loro componenti fondamentali. In questo Sham mette a disposizione uno specifico strumento di analisi denominato CartoRisk, che permette di visualizzare in un colpo d’occhio tutti gli attori coinvolti nel processo, le procedure ottimali di gestione e quelle che sono messe in atto, facendo apprezzare il rischio residuo su cui intervenire al fine di ridurlo.
La pianificazione è il passaggio successivo: attraverso l’analisi dei processi si identificano le aree dove intervenire e, attraverso tavoli di lavoro, l’esame delle cartelle cliniche, il confronto con i professionisti sanitari e i risk manager, si individuano i passaggi da implementare. Da questa attività, che viene coordinata esternamente dal consulente di Sham, emerge un palinsesto di interventi specifici da sottoporre alla Direzione Generale.
L’implementazione-verifica costituisce l’ultima fase. Una volta approvati, gli interventi devono essere introdotti nella pratica della struttura. Dopo un opportuno lasso di tempo, di norma un anno, si sottopone la stessa struttura alla mappatura originaria, confrontando le due misurazioni e tracciando l’efficacia delle implementazioni.
Ancora una volta i dati si dimostrano l’unico strumento per verificare adeguatamente il progresso di una struttura e creare uno “storico” che quantifichi, processo per processo, la riduzione del rischio.
È a questo punto che la forza del metodo Sham si rivela in tutte le sue implicazioni: i dati permettono di misurare l’esposizione al rischio e di lavorare con appropriatezza per ridurre la frequenza di accadimento di un evento avverso ovvero la gravità del danno. La riduzione di questo rischio permette di ricalcolare i fondi che, ogni anno, vengono accantonati in previsione dei risarcimenti, permettendo di reindirizzarli alle cure e aumentando ulteriormente la loro sicurezza.
Anna Guerrieri
Risk Manager Sham Italia